Vittorio Veneto da crocevia strategico nel corso della prima guerra mondiale e palcoscenico nell'ultimo scontro armato tra Italia e Impero austro-ungarico, a location privilegiata per incontri e riflessioni a tema geopolitico, relazioni e crisi internazionali, grazie a Cesmar, Limes Club della Vittoria e OhiMag, tre realtà nate nella stessa città da un impegno costante da parte di un gruppo di esperti, diplomatici, insegnanti, politologi, esperti di informatica e giuristi. Tema della conversazione di geopolitica, svoltasi lo scorso 15 Novembre presso la prestigiosa Aula civica Museo della Battaglia, l'impatto del voto statunitense sulle crisi internazionali. A rispondere ad alcune domande sul tema è stato chiamato un'ospite d'eccezione: Gianandrea Gaiani, direttore responsabile di Analisi Difesa, giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, che dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Moderatore è stato Danilo Riponti, giurista e storico. Ad ascoltare una sala gremita di appassionati, ma anche giovani studiosi ed esperti del settore. In discussione c'è l'informazione. I media occidentali, che di fatto hanno volutamente messo in crisi i sondaggi e la prevedibilità degli scenari del voto americano, in un contesto dove la partita a scacchi veniva giocata sulla base di una vera e propria distorsione della realtà. Una scenografia montata ad arte che ha tratto in inganno milioni di elettori e gli stessi opinionisti, in un finto testa a testa tra democratici e repubblicani. Lo scenario è quello descritto da George Orwell nel suo 1984, che descrive un mondo pilotato dalla disinformazione dove dire la verità è un atto rivoluzionario. Un secondo punto trattato riguarda la finanza che influenza e determina la politica di oggi, dato che gli “oligarchi” dispongono di patrimoni a volte ben superiori a quelli degli stati. Non a caso Elon Musk, oltre a finanziare e influenzare il voto, addirittura con una lotteria a premi, alza la cornetta rompendo di fatto qualsiasi stereotipo diplomatico. Così Trump stravince perchè è vicino al mondo reale più di quanto non sia la Harris, piace perchè incarna il self made man, il Tycoon per eccellenza, conquista per il suo sovranismo che porta a una nuova età dell'oro lontana dalle guerre e dall'odio. Il suo grido è che i soldi si fanno con la pace, è un uomo d'affari e bisogna negoziare, le grandi potenze trovano sempre una soluzione quando viene messo a rischio il guadagno e il commercio. E non è più una questione di competitività commerciale con Russia e Cina; oggi sul tavolo dei giochi ci sono i BRICS che negli ultimi due anni e mezzo sono preoccupantemente cresciuti. Trump si affaccia in questo scenario; ha bisogno di Putin quindi deve risolvere velocemente la "seccatura" dell'Ucraina in una visione dove ogni stato deve provvedere, a proprie spese, alla propria sovranità, Europa compresa. "L'Europa non esiste" parole di Gaiani che rabbrividiscono e fanno quasi male, e "La NATO è morta" anche se, come l'ONU, non può essere sostituita. E' oramai chiaro a tutti che il Tycoon è un sovranista americano, non europeo e tantomeno italiano. E tutto si traduce sui dazi, sul prezzo che l'Europa dovrà pagare, perchè tutto ha un costo. La dispendiosa deterrenza,- che tuttavia ha permesso a noi "boomer" di vivere una vita tutto sommato serena -, deve avere un nuovo costo. Quindi l'"ombrello nucleare" avrà un prezzo diverso per noi europei, mentre Gaiani non considera che la NATO possa più guidare gli eventi internazionali come ha sempre cercato di fare. Una politica dove l'America si riscoprirà sempre più autosufficiente anche dal punto di vista tecnologico, artefice della propria indipendenza industriale e produttiva. Gaiani punta anche il dito sulla presidente della Commissione Europea la cui visione a largo raggio potrebbe non essere tanto europeista, dato che fu indicata da Biden come possibile segretario generale della NATO, ruolo che fu poi dato a Mark Rutte. "Siamo sicuri che Ursula von der Leyen abbia a cuore gli interessi dell'Europa?" ribatte Gaiani. Poi c'è la questione delle armi: l'uso indiscriminato con cui vengono attualmente consumate non consentono a nessun stato, compreso gli USA, di sostituirle al ritmo con cui vengono consumate sia in un arco temporale soddisfacente, sia per l'indisponibilità di manodopera specializzata che per i costi stessi dell'acciaio la cui industria occidentale è appesantita dal prezzo fuori controllo dell’energia. Quindi, da buon imprenditore, quando a scarseggiare è la finanza, non resta che negoziare: con Putin, con Netanyahu, con Ching-te, con Jinping, offrendo loro tutte le garanzia di stabilità possibili. Questo è il quadro generale che il voto americano ha reso ancora più realistico, e noi europei, in questo disegno, non siamo compresi per la semplice ragione che non abbiamo più nulla da mettere nel piatto della bilancia degli asset geopolitici internazionali. Trump è il buon samaritano per casa sua, è un imprenditore, teniamolo sempre ben presente. L'Europa è stata cotta a puntino, digerita e vomitata nel giro di poche decadi. Ritornando al ruolo dell'informazione e dei media, tema da cui eravamo partiti, destabilizzanti la percezione della realtà, questo ci introduce a un grande problema: la disinformazione, che poi può essere descritta come forma occulta di cyber warfare, guerra dei dati e dove le stesse intelligence, pur non commettendo errori, vengono coinvolte in un utilizzo improprio degli stessi dati forniti. Un Deep State sempre meno intelligibile ed evanescente e il pericolo che le visioni di Orwell possano diventare sempre più concrete nello scenario futuro dell’America di Trump e del suo ruolo sul resto del mondo. Leggi l'articolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA Gianandrea Gaiani è un giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario. Nato a Venezia il 3.11.1960 , dopo studi classici, Danilo Riponti ha conseguito a ventitré anni la laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Trieste con voti 110 e lode. La tesi di laurea in Procedura Penale, redatta nel corso di un Simposio Internazionale tenutosi a Tokyo in materia di Vittimologia, è stata pubblicata da CEDAM con presentazione del già Ministro della Giustizia e Giudice Costituzionale Giuliano Vassalli. Da oltre 25 anni è cultore di Antropologia Criminale prima e di Criminologia poi, presso l'Università di Trieste ed è autore di numerose pubblicazioni in materia criminologica.
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