OHi Mag Report Geopolitico nr. 107 Introduzione In un panorama globale segnato da fratture sempre più profonde, instabilità cronica e una crescente sfiducia nel multilateralismo, iniziative volte a rinvigorire il dialogo diplomatico assumono un'importanza cruciale. L'Antalya Diplomacy Forum (ADF), giunto alla sua quarta edizione e tenutosi dall'11 al 13 aprile 2025 sotto l'egida della presidenza turca, si è proposto proprio questo ambizioso obiettivo. Con il tema "Riconquistare la diplomazia in un mondo frammentato", il forum ha riunito nella città turistica mediterranea oltre quattromila partecipanti – tra capi di stato, ministri, accademici ed esponenti della società civile – per esplorare vie d'uscita dalla paralisi attuale. L'ADF aspira a essere non solo una piattaforma di discussione, ma un catalizzatore per ridefinire gli strumenti e i principi della diplomazia, cercando soluzioni innovative alle crisi complesse che affliggono il sistema internazionale e mettendo in luce la necessità di un'azione collettiva su un terreno comune sempre più difficile da trovare. I Fatti, Contesto e Dinamiche Emergenti L'Antalya Diplomacy Forum 2025 si è inserito in un contesto internazionale particolarmente turbolento. Le motivazioni alla base della sua convocazione, come esplicitato dagli organizzatori, risiedono nella constatazione di un sistema globale in affanno: divisioni geopolitiche acuite, disuguaglianze crescenti, violenza diffusa, intolleranza ideologica, incertezze tecnologiche e le ricadute pervasive della crisi climatica. Questi fattori hanno eroso la fiducia nelle istituzioni internazionali, dimostratesi spesso incapaci di fornire risposte efficaci, minando così gli sforzi di cooperazione. L'ADF si è quindi posto come obiettivo primario quello di analizzare le radici di questa frammentazione e di promuovere un dialogo costruttivo sul recupero del ruolo centrale della diplomazia. Non si trattava solo di lamentare lo stato delle cose, ma di cercare attivamente percorsi alternativi, concentrandosi su strumenti innovativi per la risoluzione dei conflitti, strategie di mediazione efficaci e meccanismi di cooperazione regionale che possano integrare o supplire alle carenze del sistema multilaterale globale. Un aspetto significativo dell'edizione 2025 è stata l'attenzione dedicata al ruolo degli attori non governativi, riconoscendo che la diplomazia tradizionale necessita del supporto e dell'integrazione di nuove voci e prospettive per diventare più inclusiva, adattabile e resiliente di fronte alle sfide contemporanee. La vasta e qualificata partecipazione ha confermato l'interesse internazionale per questo tipo di piattaforma, capace di offrire uno spazio di confronto relativamente informale ma di alto livello. Un risultato tangibile del Forum, presentato come un successo diplomatico seppur circoscritto per la Turchia ospitante, è stato l'incontro tra i Ministri degli Esteri di Azerbaigian e Armenia, Jeyhun Bayramov e Ararat Mirzoyan. I due ministri hanno discusso lo stato del processo di normalizzazione tra i loro paesi, in particolare riguardo alla bozza di accordo di pace e all'instaurazione di relazioni diplomatiche, manifestando la volontà di proseguire il dialogo. Questo incontro, facilitato da Ankara, ha rappresentato un segnale positivo in un contesto regionale, quello caucasico, ancora segnato da profonde tensioni, e ha permesso alla Turchia di rivendicare un ruolo di mediatore attivo. Tuttavia, questo piccolo successo si colloca in un quadro più ampio che ha visto, nelle settimane precedenti il Forum, un certo ridimensionamento delle ambizioni geopolitiche turche su altri fronti. Un primo segnale è stata la scelta dell'Arabia Saudita, e non di Istanbul, come sede per la ripresa dei colloqui di pace tra Russia e Ucraina sotto l'egida statunitense. Questa decisione suggerisce una percezione internazionale di Riyad come attore potenzialmente più neutrale o influente di Ankara in quella specifica, delicatissima partita diplomatica, segnando un cambiamento rispetto al ruolo prominente che la Turchia aveva giocato nelle prime fasi del conflitto ospitando negoziati nel marzo 2022. Un secondo, e forse più significativo, sviluppo è emerso dal vertice di Samarcanda tra Unione Europea e Repubbliche dell'Asia Centrale. L'annuncio di un partenariato strategico focalizzato su trasporti, energia e digitale ha avuto non solo implicazioni economiche, ma anche un chiaro risvolto politico. I leader centroasiatici presenti hanno riaffermato il loro impegno verso i principi del diritto internazionale, inclusa l'inviolabilità dei confini riconosciuti e la sovranità statale. Questa dichiarazione di principio ha trovato una concretizzazione diretta nell'adesione, da parte delle repubbliche centroasiatiche (anche quelle membri dell'Organizzazione degli Stati Turchi come Kirghizistan, Kazakistan, Uzbekistan), alle Risoluzioni 541 e 550 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU relative a Cipro. Queste risoluzioni condannano la proclamazione unilaterale della "Repubblica Turca di Cipro Nord" (RTCN), la dichiarano giuridicamente invalida, chiedono il ritiro delle truppe turche dall'isola e invitano tutti gli stati a riconoscere solo il governo della Repubblica di Cipro (greco-cipriota) come legittimo. L'adesione a queste risoluzioni da parte di paesi considerati vicini ad Ankara, all'interno di un consesso focalizzato sulla cooperazione con l'UE, ha rappresentato una chiara presa di distanza dalla posizione turca sulla questione cipriota, un pilastro della sua politica estera. La Turchia ha scelto di non commentare ufficialmente questa mossa, probabilmente per non incrinare i rapporti con i partner centroasiatici e per non compromettere le opportunità economiche derivanti dal rafforzamento dei corridoi eurasiatici. Conseguenze Geopolitiche Gli eventi che hanno fatto da sfondo all'ADF 2025 delineano un quadro geopolitico complesso per la Turchia e per le regioni circostanti. L'organizzazione stessa del Forum è un tentativo da parte di Ankara di riaffermare il proprio peso diplomatico e la propria capacità di porsi come ponte tra diverse aree e attori globali, in linea con la sua tradizionale politica estera multi-vettoriale. Tuttavia, la mancata scelta per i colloqui Russia-Ucraina e, soprattutto, l'allineamento dei paesi centroasiatici sulla questione cipriota indicano i limiti di questa influenza o, quantomeno, la crescente complessità del contesto in cui Ankara opera. La preferenza per l'Arabia Saudita suggerisce che, nel delicato equilibrio mediorientale e globale, altri attori stanno guadagnando credibilità come mediatori neutrali o efficaci, forse anche grazie a risorse economiche e diplomatiche percepite come più decisive in certi frangenti. Questo non annulla il ruolo della Turchia, ma lo relativizza, costringendola a competere in un campo diplomatico più affollato. L'esito del vertice di Samarcanda è geopoliticamente ancora più rilevante. Dimostra la crescente assertività dell'Unione Europea in Asia Centrale, una regione strategicamente vitale per la sua prossimità a Russia e Cina e per le sue risorse energetiche e minerarie. L'UE sta chiaramente cercando di rafforzare la propria influenza offrendo partenariati economici e politici che incentivano i paesi della regione a diversificare le proprie alleanze, allontanandosi dalla tradizionale dipendenza da Mosca e bilanciando la crescente presenza cinese. La mossa dei paesi centroasiatici su Cipro può essere interpretata come un segnale di disponibilità a venire incontro alle posizioni europee (e internazionali) in cambio di benefici concreti, evidenziando come i legami etno-linguistici o l'appartenenza a organizzazioni come quella degli Stati Turchi possano essere subordinati a calcoli di interesse nazionale più pragmatici. Per la Turchia, questo rappresenta una sfida diretta alla sua narrativa pan-turca e alla sua pretesa di leadership in quel mondo. Conseguenze Strategiche Sul piano strategico, emerge con forza l'importanza crescente dei corridoi di connettività eurasiatici, in particolare il cosiddetto "Corridoio di Mezzo" (Trans-Caspian International Transport Route), che bypassa la Russia. L'interesse congiunto di UE e paesi centroasiatici per questo corridoio, sostenuto da promesse di investimenti miliardari (10 miliardi di euro citati dall'UE), è una diretta conseguenza della guerra in Ucraina e delle sanzioni contro Mosca, che hanno reso le rotte tradizionali attraverso la Russia meno affidabili o politicamente impraticabili per l'Europa. La Turchia si trova in una posizione geografica ideale per beneficiare di questo sviluppo, fungendo da snodo cruciale tra il Caucaso/Asia Centrale e l'Europa. La strategia di Ankara sembra quindi quella di puntare su questa dimensione geoeconomica per compensare eventuali perdite di influenza politica o diplomatica su altri fronti. Diventare un hub energetico e logistico insostituibile per le rotte eurasiatiche le permetterebbe di mantenere una rilevanza strategica fondamentale, indipendentemente dalle fluttuazioni delle alleanze politiche. Parallelamente, la strategia dell'UE mira a garantirsi l'accesso a risorse energetiche e materie prime critiche (come le terre rare, di cui il Kazakistan ha annunciato nuove scoperte) dall'Asia Centrale, diversificando le fonti di approvvigionamento e riducendo la dipendenza da Russia e Cina. Il rafforzamento dei legami con il Kazakistan (attraverso l'accordo di partenariato rafforzato) e con gli altri paesi della regione è funzionale a questo obiettivo strategico di lungo termine. Per i paesi dell'Asia Centrale, questa dinamica offre l'opportunità di rafforzare la propria sovranità e autonomia strategica, giocando sulla competizione tra grandi potenze (Russia, Cina, UE, Turchia, USA) per attrarre investimenti e garantirsi margini di manovra politica. Conseguenze Marittime Sebbene il testo si concentri principalmente su dinamiche terrestri e diplomatiche, le conseguenze marittime non sono trascurabili. Il Corridoio di Mezzo dipende intrinsecamente dalle rotte marittime nel Mar Caspio (per collegare Asia Centrale e Caucaso) e nel Mar Nero (per il collegamento finale verso l'Europa). Il potenziamento di questo corridoio aumenterà inevitabilmente il traffico e l'importanza strategica di questi bacini marittimi, con potenziali implicazioni per la sicurezza e la libertà di navigazione. La Turchia, grazie al controllo degli Stretti Turchi (Bosforo e Dardanelli) secondo la Convenzione di Montreux, mantiene una leva fondamentale sull'accesso al Mar Nero, un asset strategico che acquista ulteriore valore nel contesto del Corridoio di Mezzo. Inoltre, la questione di Cipro, riemersa indirettamente a Samarcanda, ha profonde radici e conseguenze marittime nel Mediterraneo Orientale. Le dispute sulla delimitazione delle Zone Economiche Esclusive (ZEE), i diritti di esplorazione e sfruttamento delle risorse energetiche offshore (gas naturale) e la presenza navale nella regione sono direttamente collegate allo status irrisolto dell'isola. La riaffermazione della posizione internazionale maggioritaria da parte dei paesi centroasiatici, seppur simbolica, contribuisce a isolare ulteriormente la Turchia e la RTCN sulla scena internazionale, indebolendo politicamente, anche se non militarmente, le loro rivendicazioni marittime e rendendo più difficile la normalizzazione dello status quo nell'area. Conseguenze per l'Italia Per l'Italia, in quanto potenza europea e mediterranea con significativi interessi economici e strategici nella regione, gli sviluppi descritti comportano diverse implicazioni. Il potenziamento del Corridoio di Mezzo può rappresentare un'opportunità per le imprese italiane nei settori della logistica, delle infrastrutture e dell'energia, aprendo nuove rotte commerciali alternative. Tuttavia, richiede anche un contesto stabile e prevedibile lungo tutto il percorso, che attraversa regioni politicamente complesse come il Caucaso. Il rafforzamento del partenariato UE-Asia Centrale è in linea con l'interesse italiano a una maggiore diversificazione energetica e a una stabilizzazione della regione, potenzialmente aprendo anche nuovi mercati e opportunità di investimento. L'accesso alle materie prime critiche centroasiatiche è di vitale importanza per la transizione energetica e digitale italiana ed europea. La posizione della Turchia rimane un fattore cruciale per l'Italia. Roma intrattiene con Ankara un rapporto complesso ma fondamentale, come alleato NATO, partner economico e attore chiave nella gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo. Un'eventuale perdita di influenza diplomatica turca o un suo maggiore isolamento potrebbero avere ripercussioni negative sulla stabilità regionale e sulla cooperazione bilaterale. Al contempo, il ruolo geoeconomico crescente della Turchia come hub del Corridoio di Mezzo potrebbe rafforzare l'interdipendenza economica. Infine, la stabilità del Mediterraneo Orientale, legata anche alla questione cipriota, è di diretto interesse per l'Italia, sia per la sicurezza marittima sia per gli interessi energetici (data la presenza di ENI nell'area). Il persistere delle tensioni e la mancanza di soluzioni politiche rappresentano un fattore di rischio che la diplomazia italiana deve continuare a monitorare e a cercare di mitigare. Conclusioni e Raccomandazioni L'Antalya Diplomacy Forum 2025 si è confermato come una piattaforma utile per il dialogo in un'epoca di profonda crisi del multilateralismo, cercando di "riconquistare" uno spazio per la diplomazia. Tuttavia, il contesto in cui si è svolto evidenzia la complessità delle sfide e le fortune alterne degli attori coinvolti. Per la Turchia, il Forum ha rappresentato un'occasione per proiettare un'immagine di mediatore (successo parziale con Armenia-Azerbaigian), ma non ha potuto nascondere i recenti contraccolpi diplomatici subiti su altri fronti cruciali (Russia-Ucraina, Cipro), che ne segnalano un possibile, seppur relativo, appannamento geopolitico. Emerge con prepotenza la crescente rilevanza strategica dell'Asia Centrale e dei corridoi di connettività eurasiatici, spinta dalla necessità europea di diversificazione e dalla competizione tra grandi potenze. Questo offre opportunità ma genera anche nuove tensioni e richiede una gestione diplomatica attenta. La Turchia punta a ritagliarsi un ruolo chiave in questa dimensione geoeconomica, sfruttando la propria posizione geografica come leva strategica fondamentale. La raccomandazione principale che emerge è la necessità impellente di perseverare negli sforzi diplomatici multilaterali e bilaterali, come quelli promossi dall'ADF, pur riconoscendone i limiti. È fondamentale adottare approcci pragmatici, basati sugli interessi reciproci, per affrontare questioni complesse come lo sviluppo dei corridoi infrastrutturali e la gestione delle risorse. La diplomazia deve farsi più inclusiva, coinvolgendo attori non statali, e più innovativa, cercando soluzioni creative ai conflitti e alle crisi di governance. Per l'Italia e l'Europa, è cruciale continuare a investire nel partenariato con l'Asia Centrale, gestire con equilibrio il rapporto con la Turchia e lavorare per la stabilità nel Mediterraneo Orientale, consapevoli che la frammentazione globale richiede un impegno diplomatico costante e lungimirante. Riferimento: Stefano Vernole, Ad Antalya, la Turchia rilancia il proprio peso diplomatico nell’arena globale. Antalya Diplomacy Forum 2025, Strategic Culture, april 20, 2025, https://strategic-culture.su/news/2025/04/20/ad-antalya-turchia-rilancia-il-proprio-peso-diplomatico-nellarena-globale © RIPRODUZIONE RISERVATA
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