OHi Mag Report Geopolitico nr. 16 Secondo British Petroleum entro il 2050 la domanda di petrolio sarà dimezzata, utilizzata principalmente per l'industria della plastica e del tessile. Spencer Dale, capo economista di BP, incoraggia addirittura una transizione energetica più veloce per contenere gli investimenti (1). E poi c'è Warren Buffet, uno dei più influenti investitori di tutti i tempi (Berkshire Hathaway con 180 miliardi di liquidità) a investire su BYD(2), sottolineando comunque la difficoltà per gli investors nel puntare su un settore in rapida crescita, ma altrettanto rischioso poiché non tutti gli attori in gioco ne usciranno vincitori, causa la forte competitività tra le case automobilistiche. Ma se ci si sente ancora disorientati, le compagnie assicuratrici sono un'efficiente cartina di tornasole anche in questo nuovo ambito. L'Economic Insight di Swiss Re Institute, ha dichiarato che le vendite globali di veicoli elettrici crescono talmente rapidamente da far emergere addirittura una nuova serie di rischi per gli assicuratori e per le loro RC auto (3). Questi sono i dati più attendibili che confermano l'impossibilità di un cambio di direzione del nuovo percorso energetico. Ormai i combustibili fossili sono condannati da molteplici fattori che non sono solo quelli dell'ecosostenibilità. In gioco c'è il futuro della finanza da cui tutti dipendiamo e degli equilibri geopolitici che potrebbero trarne nuove opportunità di pace e cooperazione con gli stati che oggi estraggono petrolio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonti:
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OHi Mag Report Geopolitico nr. 15 È passato quasi un anno da quando John Mearsheimer, noto professore statunitense legato alla corrente realista, aveva rilasciato un’intervista a The GREYZONE, un sito indipendente statunitense di giornalismo investigativo, politicamente anti-liberale e talvolta anche accusato di diffondere notizie favorevoli ai russi, che si occupa di politica estera statunitense. John Mearsheimer, che era diventato una Cassandra scomoda ed era piuttosto evitato per le sue idee fuori dal coro, pur di esprimere le proprie opinioni aveva accettato la scomoda intervista di Aaron Matè del luglio 2023, rispondendo senza peli sulla lingua relativamente alla situazione della guerra in Ucraina. Per lui la controffensiva ucraina non aveva ottenuto i risultati che gli USA si attendevano. Il sostegno all’Ucraina, che tutti davano per scontato, sembrava già essere venuto meno perché la guerra non era più così appoggiata dalle masse come all’inizio. Una situazione di questo tipo se confermata nel tempo avrebbe messo in grossa difficoltà il presidente Zelensky in primis e i sostenitori della guerra alla Russia poi. Soprattutto indicava i pericoli per gli USA di un eventuale ingresso dell’Ucraina nella NATO. Leggi l'articolo
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OHi Mag Report Geopolitico nr. 13 Hilal Khashan, politologo di origine libanese che scrive per Geopolitical Futures, ha pubblicato recentemente (il 25 giugno scorso) un saggio sulla guerra asimmetrica nella rivalità tra Israele e i Paesi arabi limitrofi. La tesi illustrata nel suo saggio riguarda la consapevolezza araba che, in una guerra di tipo convenzionale, non sarebbe stato mai possibile per i Paesi arabi riuscire a battere Israele e le sue Forze armate, perché tecnologicamente superiori: il vantaggio militare era chiaramente dalla loro parte e gli esiti delle diverse guerre succedutesi a partire dal 1948 hanno evidenziato questa vulnerabilità araba. I primi a comprendere ciò, consci che i palestinesi sarebbero comunque rimasti isolati rispetto agli altri popoli arabi della regione, e a iniziare una guerra asimmetrica contro Israele, sin dal 1965, furono i membri di Al-Fatah, che diedero vita ad azioni di guerriglia, auspicando di poter ottenere gli stessi buoni risultati che aveva ottenuto la guerriglia in Algeria, avendo portato all'indipendenza del Paese. Leggi l'articolo
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