OHi Mag Report Geopolitico nr. 25 Lima, 24 ottobre 2024 Il XXI secolo sta segnando un profondo cambiamento nella configurazione geopolitica globale, dove l’egemonia degli Stati Uniti si confronta con una concorrenza crescente, sul piano conflittuale, da parte della Cina; mentre in Europa la guerra tra Russia e Ucraina, sostenuta dalla NATO, genera una nuova frontiera di dimensioni politiche, economiche e demografiche come poche volte nella storia. Tutto questo mentre la stessa guerra tra Israele e Hamas produce un nuovo tipo di allineamento politico in Medio Oriente. Questo scenario presenta sfide serie e inevitabili per paesi come il Perù, che, per la sua posizione geografica e le sue risorse naturali, si trova in una posizione strategica chiave nel mezzo di un ordine internazionale dirompente che altera gli equilibri di potere sulle coste dell’Oceano Pacifico. Per decenni, gli Stati Uniti sono stati l’attore dominante in America Latina, assicurando la propria influenza attraverso meccanismi politici come l’espansione della democrazia liberale, meccanismi economici come l’espansione del libero mercato finanziario e capitalista internazionale, e meccanismi sociali in termini di promozione di una società classista progressista e liberale. A questo si affiancava una proiezione militare in termini di potere di intervento e promozione di accordi e alleanze in materia di sicurezza. Tuttavia, negli ultimi anni, l’egemonia statunitense ha cominciato a erodersi a causa di vari fattori. Come conseguenza dell’imposizione di un modello ideologico politico di governance globale progressista e liberale sulla regione da parte di Organizzazioni Non Governative (ONG) e organizzazioni internazionali, le strutture di potere nei diversi paesi si sono indebolite fino al punto di essere inefficaci. Gli spazi vuoti sono stati coperti dalla corruzione e dalla criminalità organizzata, che si sono aggiunti al disinteresse per la regione, mentre le sue priorità sono state trasferite ad altre fonti di tensione globale, come il Sud-Est asiatico, l’Europa dell’Est e il Medio Oriente, generando le situazioni più difficili condizioni vantaggiose per le potenze extra-continentali emergenti, in particolare la Repubblica popolare cinese, che hanno saputo proiettare coraggiosamente la loro presenza in America Latina attraverso massicci investimenti nelle infrastrutture e nel commercio. La Cina ha consolidato il suo potere globale attraverso un modello economico di capitalismo di stato che combina un forte intervento del governo sui meccanismi del libero mercato. Questo modello sfida il paradigma secondo cui solo il libero mercato genera ricchezza, permettendo alla Cina di guidare un’espansione commerciale senza precedenti, posizionandosi come il principale partner commerciale di molte nazioni nel mondo e in America Latina, incluso il Perù. Il porto di Chancay, costruito con ingenti investimenti cinesi, è un tassello fondamentale in questo progetto. Situato strategicamente a nord di Lima, questo porto non servirà solo a migliorare i collegamenti logistici del Perù, ma consentirà anche alla Cina di consolidare le rotte marittime vitali per il suo commercio globale. Il progetto Chancay ha implicazioni più ampie che trascendono la sfera commerciale. Modificando il sistema di cabotaggio che collega l’America dall’Alaska alla Terra del Fuoco e riconfigurando le rotte marittime del Pacifico, la Cina modifica le dinamiche geopolitiche della regione, con effetti economici e politici, nonché sulla criminalità organizzata transnazionale. Questo sviluppo riduce la tradizionale dipendenza dal Canale di Panama, la necessità vitale di controllare i passaggi marittimi dell’America meridionale e rafforza il ruolo dell’Oceano Pacifico come spazio strategico chiave per il commercio mondiale nei prossimi secoli. Il porto di Chancay rende il Perù un attore cruciale all’interno di questa nuova configurazione globale. La sua posizione lo proietta come un HUB regionale per il commercio transcontinentale, facilitando non solo le esportazioni minerarie e agroindustriali peruviane, ma anche le operazioni logistiche globali. Ciò pone il Perù in una posizione privilegiata di fronte alle crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti. La creazione di un porto di questa portata ha il potenziale per dirottare il focus degli interessi geopolitici degli Stati Uniti verso il Perù, che ora si pone come luogo di maggiore rilevanza strategica rispetto ad altre nazioni latino-americane, come il Cile, storicamente rilevante per il suo controllo dei passaggi marittimi nel sud del continente. Questo cambiamento rafforza anche l’importanza dell’Oceano Pacifico come epicentro del commercio mondiale e spazio di competizione tra le due principali potenze economiche. La crescente influenza della Cina non si limita alla sfera commerciale. Il suo ruolo nel rafforzamento del blocco BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa e altri cinque) e il fatto che oggi, al vertice che si svolge in Russia, partecipano quasi 40 rappresentanti di vari paesi, tra cui Brasile, Bolivia, Venezuela e Il Nicaragua, che insieme rappresenta circa il 60% del PIL globale, è un’indicazione della sua intenzione di creare un nuovo ordine economico che sfidi le istituzioni finanziarie dominate dall’Occidente come il FMI e la Banca Mondiale. La proposta di un nuovo sistema finanziario globale, che includa l’uso di valute alternative al dollaro da parte dei paesi del “sud sottosviluppato”, rappresenta una sfida diretta alla struttura del potere economico internazionale. Per il Perù, che ha mantenuto strette relazioni con gli Stati Uniti, questo cambiamento di paradigma può generare tensioni, ma anche opportunità per diversificare le sue alleanze commerciali, politiche e di sicurezza. La riconfigurazione dell’ordine geopolitico regionale porterà in Perù un nuovo tipo di tensioni esterne ed interne, che rischiano di mettere a dura prova la sicurezza nazionale principalmente come effetto delle tensioni globali, ma ciò si riverberà anche sui paesi della regione che saranno significativamente colpiti. Allo stesso tempo, possono aggravare l’indebolimento e la frammentazione del potere politico nazionale come conseguenza dell’espansione della criminalità organizzata transnazionale rafforzata dalla corruzione e dal rafforzamento delle economie illegali che sfidano il potere dello Stato. Nello scenario descritto, è necessario avere molta chiarezza sulla necessità di disporre di Forze Armate in grado di scoraggiare i pericoli e le minacce alla sicurezza nazionale nel salvaguardare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale essenziali per affrontare le sfide dei cambiamenti geopolitici globali. D’altra parte è indispensabile sia rinnovare le Forze di Polizia in modo che possano garantire l'ordine pubblico e interno come requisito fondamentale per la convivenza pacifica tra i peruviani sia puntare al rafforzamento del nostro sistema diplomatico (di relazioni estere) a fronte di uno scenario globale dirompente in piena trasformazione. LOS EFECTOS DE LA PRESENCIA CHINA EN CHANCAY Coronel Ejercito del Perú Juan Carlos Liendo Lima, 24 de octubre de 2024 El siglo XXI está marcando un cambio profundo en la configuración geopolítica global, donde la hegemonía de Estados Unidos enfrenta una creciente competencia, a nivel conflicto, por parte de China; mientras en Europa la guerra entre Rusia y Ucrania, apoyada por la OTAN, genera una nueva frontera de dimensiones políticas, económicas y demográficas como pocas veces en la historia y la guerra entre Israel y Hamas produce un nuevo tipo de alineamiento político en medio oriente. Este escenario presenta serios e inevitables desafíos para países como Perú, que, debido a su ubicación geográfica y sus recursos naturales, se encuentra en una posición estratégica clave en medio de un orden internacional de carácter disruptivo que altera el equilibrio de poder sobre las costas del Océano Pacífico. Durante décadas, Estados Unidos ha sido el actor dominante en América Latina, asegurando su influencia a través de mecanismos políticos como la expansión de la democracia liberal burguesa, económicos como la expansión del libre mercado capitalista y financiero internacional, sociales en términos de la promoción de una sociedad de clases liberal progresista, y de proyección militar en cuanto su poder de intervención y promoción de acuerdos y alianzas en materia de seguridad. Sin embargo, en los últimos años, su hegemonía ha comenzado a erosionarse debido a diversos factores. Como consecuencia de la imposición de un modelo ideológico político de gobernanza global liberal progresista sobre la región a cargo de Organismos No Gubernamentales (ONGs) y de organismos internacionales, las estructuras de poder en los diferentes países se debilitaron al punto de la inoperancia; los espacios vacíos fueron cubiertos por la corrupción y el crimen organizado, lo cual sumado al desinterés hacia la región, mientras sus prioridades se trasladaban a otros focos de tensión global, como el Sudeste Asiático, Europa del Este y Medio Oriente, generaron las condiciones más ventajosas para que potencias extra continentales emergentes, en particular, la República Popular China, proyecten en forma audaz su presencia en América Latina a través de inversiones masivas en infraestructura y comercio. China ha consolidado su poder global mediante un modelo económico de capitalismo de Estado que combina una fuerte intervención gubernamental sobre los mecanismos de libre mercado. Este modelo desafía el paradigma de que sólo el libre mercado genera riqueza, permitiéndole impulsar una expansión comercial sin precedentes, posicionándose como el principal socio comercial de muchas naciones del mundo y en América Latina, incluido Perú. El puerto de Chancay, construido con una significativa inversión china, es una pieza fundamental en este esquema. Ubicado estratégicamente al norte de Lima, este puerto no solo servirá para mejorar las conexiones logísticas del Perú, sino que también permitirá a China consolidar rutas marítimas que son vitales para su comercio global. El proyecto de Chancay tiene implicaciones más amplias que trascienden el ámbito comercial. Al modificar el sistema de cabotaje que conecta América desde Alaska hasta Tierra del Fuego, y al reconfigurar las rutas marítimas del Pacífico, China cambia la dinámica geopolítica de la región, con efectos económicos y políticos, así como en el crimen transnacional organizado. Este desarrollo reduce la tradicional dependencia del Canal de Panamá, la necesidad vital del control de los pasos marítimos del sur de América y refuerza el papel del Océano Pacífico como un espacio estratégico clave para el comercio mundial durante los próximos siglos. El puerto de Chancay convierte a Perú en un actor crucial dentro de esta nueva configuración global. Su ubicación lo proyecta como un HUB regional para el comercio transcontinental, facilitando no solo las exportaciones mineras y agroindustriales peruanas, sino también las operaciones logísticas a nivel global. Esto coloca a Perú en una posición privilegiada frente a las crecientes tensiones entre China y Estados Unidos. La creación de un puerto de esta magnitud tiene el potencial de desviar el enfoque de los intereses geopolíticos estadounidenses hacia Perú, que ahora se erige como un punto de mayor relevancia estratégica que otras naciones sudamericanas, como Chile, históricamente relevante por su control de los pasos marítimos en el sur del continente. Este cambio, además, refuerza la importancia del Océano Pacífico como epicentro del comercio mundial y espacio de competencia entre las dos principales potencias económicas. La creciente influencia de China no se limita al ámbito comercial. Su papel en el fortalecimiento del bloque BRICS (Brasil, Rusia, India, China y Sudáfrica y otros cinco más) y que hoy, en la cumbre que se desarrolla en Rusia, llegan a cerca 40 representantes de diversos países entre los cuales se encuentran Brasil, Bolivia, Venezuela y Nicaragua, representando en total el 60% del PBI mundial aproximadamente, es un indicio de su intención de crear un nuevo orden económico que desafíe las instituciones financieras dominadas por Occidente, como el FMI y el Banco Mundial. La propuesta de un nuevo sistema financiero global, que incluya el uso de monedas alternativas al dólar por los países del “sur subdesarrollado”, plantea un desafío directo a la estructura del poder económico internacional. Para Perú, que ha mantenido relaciones cercanas con Estados Unidos, este cambio de paradigma puede generar tensiones, pero también oportunidades para diversificar sus alianzas comerciales, políticas y de seguridad. La reconfiguración del orden geopolítico regional traerá sobre el Perú un nuevo tipo de tensiones externas e internas, que tienen el riesgo de desafiar la seguridad nacional principalmente como efecto de las tensiones globales y en particular sobre países de la región que se verán significativamente afectados; al mismo tiempo pueden profundizar el debilitamiento y fraccionamiento del poder político nacional como consecuencia de la expansión del crimen transnacional organizado fortalecido por la corrupción y el empoderamiento de economías ilegales que desafían el poder del Estado. Sobre el escenario descrito, es necesario tener muy en claro la necesidad de contar con Fuerzas Armadas en condiciones de disuadir los peligros y amenazas sobre la seguridad nacional en resguardo de la independencia, soberanía e integridad territorial indispensables para enfrentar los desafíos de los cambios geopolíticos globales en pleno proceso; y por otro lado la necesidad de contar con Fuerzas Policiales renovadas que aseguren el orden público y el orden interno como requisito básico para la convivencia pacífica entre peruanos; simultáneamente el empoderamiento de nuestro sistema de relaciones exteriores frente a un escenario disruptivo global en pleno desarrollo. Articolo in PDF
© RIPRODUZIONE RISERVATA
0 Comments
OHi Mag Report Geopolitico nr. 24 Cfr.: https://tiburno.tv/2021/10/25/i-kamikaze-dalla-battaglia-del-golfo-di-leyte-a-donatella-rettore/ Nell’ottantesimo anniversario della battaglia, nota per aver rappresentato il primo importante impiego di piloti kamikaze da parte giapponese, molti autori si chiedono quali possano essere gli insegnamenti da acquisire in funzione della disputa che oggi si trascina nel Mar Cinese Meridionale tra le marine cinese e statunitense. Le motivazioni di questa ipotesi nasce dalla consapevolezza che il rischio di una possibile guerra navale con la Cina sia elevato, influenzato com’è dalla vulnerabilità della US Navy in campo cantieristico che vede la capacità cinese ben 230 volte superiore a quella statunitense. Ciò che conta in realtà è provare a ricercare gli aspetti dello scontro navale conosciuto come la battaglia del Golfo di Leyte, avvenuta al largo delle Filippine tra il 23 e il 26 ottobre, che possano essere ricondotti alla sfida odierna tra le due marine. Per molti analisti questo duello è considerato la più grande battaglia navale dell’intera Seconda Guerra Mondiale e forse dell’intera storia moderna. Una ragione in più per spingere alcuni studiosi cinesi a concentrare la loro attenzione nello studio di questo evento avvenuta nelle acque filippine. Una delle ragioni potrebbe essere che, essendo la marina cinese a corto di esperienza di guerra navale su grande scala, la necessità di studiare casi storici venga ritenuta importante. Molta attenzione è stata dedicata allo sbarco anfibio e alla capacità statunitense di saturare le difese giapponesi con attacchi ad alta densità da direzioni diverse, riuscendo a consentire lo sbarco senza subire perdite elevate. I principali elementi emersi dall’analisi del caso da parte degli studiosi cinesi sono stati:
[1] Secondo il Generale Omar Bradley “Amateurs talk strategy. Professionals talk logistics”. Secondo il Generale John J. Pershing “Infantry wins battles, logistics wins wars." [2] Nimitz e MacArthur seppero trovare un compromesso giusto per entrambi teso alla conquista delle Filippine, prima di lanciarsi nella conquista del Giappone; [3] L’ammiraglio William Halsey era caduto nel tranello teso dai giapponesi e si era diretto a nord alla ricerca delle porterei giapponesi (esca) mettendo in grave rischio le forze rimaste al largo di Leyte. Famoso il messaggio inviato da Nimitz a Halsey, per richiamarlo a sud, che oggi diremmo essere virale: : "Dov'è la Task Force 34... Il mondo si chiede". [4] Importante ricordare la famosa frase di Orazio Nelson che ricordava ai propri ufficiali di ingaggiare il nemico da distanza ravvicinata, cosa questa che non sarebbe mai stata vista come qualcosa di negativo anche in caso di perdita della propria unità navale. Articolo in PDF
© RIPRODUZIONE RISERVATA
XIV Trans-Regional Sea Power SymposiumXIV Trans-Regional Sea Power Symposium (8-10 Ottobre 2024)25/10/2024 OHi Mag Report Geopolitico nr. 23 Angelica Gimbo, Costanza Fusco e Francesca Marcucci Dall’8 al 10 Ottobre la suggestiva cornice dell’Arsenale della Marina Militare Italiana, un antico complesso di cantieri navali fondato intorno al 1100 a Venezia, ha ospitato il XIV Trans Regional Seapower Symposium, un forum atteso a livello mondiale, aperto ed inclusivo, dove il dialogo, il dibattito e la condivisione collegano tra loro mondi diversi: 300 delegazioni di Marine alleate e partner, attori del mondo dell’industria, delle istituzioni pubbliche, organizzazioni internazionali, dei cluster marittimi e accademici, tutti legati da un dialogo trasversale dedicato alle molteplici declinazioni della marittimità. La cerimonia di inaugurazione si è svolta presso la Sala Squadratori dell’Arsenale ed è stata aperta dall’intervento del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, seguito dal Ministro della Difesa Guido Crosetto e del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, l’Ammiraglio di squadra Enrico Credendino. Durante le tre giornate del Simposio, hanno preso la parola esponenti di spicco delle Marine Militari del mondo, tra i quali, il Capo di Stato Maggiore della Marine Nationale (Amm. Nicolas Vaujour), il Capo di Stato Maggiore della Armada (Amm. Antonio Piñeiro Sánchez), il Capo delle Operazioni Navali della US Navy (Ammiraglio Lisa M. Franchetti). La quattordicesima edizione del Simposio, “A Spotlight on the depths: the underwater as the new frontier for humankind”, ha definito come obiettivo precipuo quello di mettere in luce attraverso il dialogo tra gli attori coinvolti come l’ambiente subacqueo, prossima frontiera per l’umanità, costituisca uno spazio in cui si concentrano dinamiche complesse, (ancora) non chiaramente definito e soggetto alle attenzioni di entità statali. Riconoscendo la necessità a livello globale di esplorare i fondali marini, sia per le risorse naturali sia per le infrastrutture strategiche che vi si trovano, la tre giorni di Venezia ha messo in luce l’importanza di un impegno comune, anche attraverso l’elaborazione di regolamenti condivisi, per un uso pacifico, legittimo e sostenibile della dimensione subacquea. Dai panel che si sono succeduti nell’arco delle tre giornate è emerso con chiarezza il ruolo fondamentale che il dominio underwater detiene per la società internazionale e la conseguente necessità di creare delle strategie per la cooperazione tra partner al fine di garantire la sicurezza degli interessi (deep sea mining, infrastrutture critiche, tutela degli ecosistemi marini) che vi si concentrano, contro le minacce rappresentate tanto da catastrofi naturali quanto dall’azione umana. Risulta quindi essenziale potenziare il livello di Underwater Domain Awareness tramite la sorveglianza e la condivisione delle informazioni sulla situazione e delle lessons learnt. Il Simposio è riuscito a stimolare preziosi contributi in merito alle principali opportunità e sfide relative all' esplorazione del mondo sottomarino: il primo panel ha visto grandi esperti del settore analizzare il mondo sottostante alla superficie del mare, inteso come ecosistema diversificato ed eterogeneo, dal punto di vista securitario e ambientale; il secondo ha elaborato riflessioni sullo stato dell'arte della tecnologia subacquea, comprensivo dei sistemi applicati dell'intelligenza artificiale, informatica quantistica e big data; il terzo, ha raccordato gli aspetti normativi e di governance, affinchè generino un necessario quadro giuridico condiviso per regolamentare il pacifico e legittimo uso di questo futuro dominio securitario. Per quanto concerne il coinvolgimento della Marina Militare italiana, durante il convegno è stata posta speciale attenzione al Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS), inaugurato nel 2023 presso il comprensorio di San Bartolomeo (SP) di La Spezia con l’obiettivo di promuovere e coordinare la ricerca e la cooperazione fra gli enti nazionali pubblici e privati operanti nell’ambito dell’underwater. Il PNS ambisce a configurarsi come un modello innovativo di polo tecnologico a testimonianza del “Sistema-Paese", allo scopo di aggregare le eccellenze nazionali operanti nell'innovazione subacquea. L’Italia continua infatti a predisporsi in prima linea sull’esplorazione di questo settore, avendo proposto di istituire a La Spezia un Centro d'Eccellenza Subacquea della NATO per far leva sull'ecosistema della subacquea esistente, avvalendosi della presenza del Centro NATO per la Ricerca e Sperimentazione Marittima (CMRE), dell'iniziativa NATO DIANA (Defense Investment Accelerator for the North Atlantic) di cui è parte il CSSN (Centro di Supporto e Sperimentazione Navale). Tale dimensione racchiude aree di interesse che spaziano da giacimenti di risorse naturali, a cavi di comunicazione, gasdotti, fonti energetiche sostenibili, biotecnologie, e agricoltura sottomarina; la configurazione poliedrica dei fondali marini rende problematica la loro protezione, specialmente laddove manchino regolamentazioni precise. In quest’ottica, il Transregional Seapower Symposium ha abbracciato la complessità della dimensione sottomarina, fornendo punti di vista diversificati e originali, stimolando la sinergia tra tre macroaree di interesse: sicurezza e difesa, sviluppo tecnologico, e governance. Target principale è stato quello di aumentare il coordinamento operativo tra i diversi attori e tra le aree, migliorando la resilienza strategica ed economica dei fondali marini. Eventi recenti, come il danneggiamento deliberato del gasdotto North Stream nel Settembre 2022, sono esemplificativi di come la dimensione sottomarina sia rimasta ampiamente esposta ad attacchi fisici e cibernetici; ne consegue che il crescente livello di ostica incertezza nella comunità internazionale abbia reso fondamentale la condivisione di idee e valori comuni al riguardo. L'ambiente sottomarino appare oggi come una dimensione ancora non chiaramente definita, la cui esplorazione è divenuta ormai una necessità ineludibile, considerato che le acque coprono il 70% della superficie del pianeta e che la dimensione sottomarina ospita infrastrutture strategiche, un patrimonio archeologico inestimabile, riserve energetiche strategiche tra cui i noduli polimetallici. La sempre maggiore rilevanza strategica dello spazio subacqueo è rappresentata dal numero di Stati investitori nelle proprie capacità sottomarine: su 162 Paesi con accesso al mare, 43 posseggono almeno un sottomarino; il valore economico del mercato degli Unmanned Underwater Vehicles (UUV) si attesta sui 3 miliardi di dollari, con una crescita esponenziale prevista entro il prossimo decennio. La competizione emergente del settore che potremmo rinominare “nuova corsa all'oro", in cui gli attori statali cercano di garantirsi maggiori accessi alle risorse strategiche, prevede copiosi investimenti per sviluppare le tecnologie necessarie ad assicurare il controllo e la sorveglianza dei fondali. I dialoghi condivisi a Venezia hanno evidenziato l’importanza della cooperazione sinergica tra gli attori coinvolti per quanto concerne la condivisione di informazioni e lo sviluppo di tecnologie a duplice uso. Una più acuta interoperabilità comporterebbe l’acquisizione congiunta di capacità militari, che diminuirebbe i costi di ricerca generando nuove catene produttive, e una sempre più sviluppata Maritime Domain Awareness (MDA), traducibile come la consapevolezza olistica di ciò che potrebbe inficiare la sicurezza sottomarina. Tali sviluppi sarebbero spendibili nello sviluppo di droni e sistemi autonomi: infatti, attualmente le operazioni di sminamento, ricognizione, aggiustamento di cavi e gasdotti, controllo dell’habitat sottomarino sono spesso gestite attraverso strumenti pilotati a distanza (Remotely Operated Vehicles, ROVs) o completamente autonomi (Autonomous Underwater Vehicles, AUVs); livelli più alti di cooperazione in questo settore risultano pertanto essere fondamentali per rendere la dimensione marina più sicura, protetta e resiliente. In un contesto unico ed esemplificativo a livello mondiale come quello offerto dall'inconfondibile città di Venezia, le Marine militari, il mondo accademico, l'industria e tutti gli attori presenti hanno avuto nuovamente modo di tesaurizzare una proficua opportunità di cooperazione congiunta per rafforzare legami e interessi reciproci, nonché di condividere visioni comuni e condivise per un uso sicuro, protetto e sostenibile della dimensione sottomarina. © RIPRODUZIONE RISERVATA
OHi Mag Report Geopolitico nr. 22 Spesso oggi si parla di ordine mondiale, nuovo ordine mondiale, sistema basato sulle regole, ma spesso ci si dimentica che un ordine mondiale presuppone un dialogo tra le potenze (stati) che riescano a mettere in perfetta relazione tra loro gli interessi di ciascuno. Ugualmente quando si parla di regole, queste si legano strettamente a quando indicato dalle Nazioni Unite, e non alla volontà di una singola potenza, per quanto essa sia superiore alle altre. Per i realisti la società è anarchica e quindi è indispensabile trovare l’accordo, senza il quale il caos si perpetua. L’immagine di fronte ai nostri occhi ci mostra proprio un mondo in cui il caos domina le relazioni tra gli stati in molte parti del globo. Un tentativo di trovare le soluzioni ai problemi che dovremmo affrontare nel nostro futuro è rappresentato dal documento uscito dal summit tenutosi alla Nazioni Unite nel settembre scorso il cui titolo “The Pact for the Future, global digital compact, and declaration on future generations” ci richiama ad una condivisione di responsabilità. In un momento di grande difficoltà e di elevati rischi esistenziali l’ONU ci chiama ad agire per proteggere i bisogni e gli interessi delle generazioni di oggi e di domani e non precipitare in un futuro di sofferenza. Gli obiettivi della comunità mondiale dovrebbero essere concentrati verso la ricerca di un mondo “… più sicuro, pacifico, giusto, equo, inclusivo, sostenibile e prospero”. Soprattutto è necessario per l’ONU agire in maniera coordinata, solidale e collettiva in quanto le sfide sono troppo elevate per ogni singolo paese. Il potere degli stati deve essere messo al servizio della comunità internazionale. Il diritto deve rappresentare la chiave dei rapporti internazionali unitamente al rispetto per la Carta delle Nazioni Unite e i suoi scopi e principi. Da ciò deriva la necessità di concentrare gli sforzi su sviluppo sostenibile, pace, sicurezza e diritti umani (considerati universali, indivisibili, interdipendenti e interrelati). La povertà di vaste fasce di popolazione rappresenta la sfida globale e la sua “… eliminazione è un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile”. La sfida che ci è posta dal cambiamento climatico, con effetti devastanti sulle popolazioni più deboli, e il contenimento dei conflitti soprattutto con un ritrovato uso della diplomazia sono priorità irrinunciabili. È necessario liberare gli esseri umani dalla paura, dall’ingiustizia, dalla disuguaglianza e dal bisogno. Per poter perseguire questi obiettivi l’ONU deve essere rafforzato, sostenuto e finanziato stabilmente. I termini usati nella dichiarazione sono naturalmente condivisibili da tutti, ma si è evitato accuratamente di alimentare tensioni su temi come, ad esempio, il multipolarismo, la sovranità statuale e le regole della corte penale internazionale, temi oggi non condivisi da tutti gli stati. È evidente quindi che tra le affermazioni di principio del documento delle Nazioni Unite e la realtà in cui viviamo vi siano grandi differenze. Non sarebbe difficile adeguarsi ai principi esposti se le società fossero permeate di onestà, di volontà di rispettare i valori, se giustizia e rispetto fossero messi al primo posto anche nei rapporti internazionali. Se le società sono viste come disoneste e ingiuste si fa strada la convinzione che esistano complotti tesi a sfruttare le vulnerabilità dei più deboli. Al contrario se la società risponde a modelli di vita giusti e rispettosi le persone si comportano di conseguenza e acquisiscono modelli di vita virtuosi che determinano vantaggi esistenziali. Per vantaggio esistenziale si intende una positività per l’esistenza individuale, un miglioramento della qualità della vita, ad esempio, il rispetto del codice della strada. Qualsiasi forma sociale si identifica principalmente sul rispetto delle regole comuni pur tutelando, nei limiti del danno sociale, i diritti fondamentali dell'individuo. Questo è un altro tema divisivo sia internamente sia esternamente gli stati. A chi va la priorità: alla collettività o all’individuo, allo stato o ai privati, a un’economia guidata da regole o libera di agire in base a una concorrenza sfrenata. Se il singolo, o una minoranza, ambiscono ad un diritto fondamentale a parer loro non riconosciuto, devono sostenere una causa sociale avanzando le prove che il diritto fondamentale a loro negato non sia giustificato dal beneficio collettivo. Anche in questo caso i diritti delle minoranze vanno assolutamente rispettati, senza con questo diventare un alibi per rimuovere regole di vita essenziali alla sopravvivenza della collettività. La cancel culture, la distruzione della storia o la sua riscrittura portano al loro interno forme di violenza verso coloro che in quella cultura si riconoscono. Detto questo una qualsiasi causa sociale avrebbe senso di esistere, ma va attentamente regolata al fine che la degenerazione verso forme di violenza come colpi di stato, conflitti armati, e destabilizzazioni socio economiche della società coinvolta non prendano il sopravvento. Ma cosa sono le prove, informazioni, fatti e omissioni ampiamente verificabili sotto tutte le angolazioni narrative e non solo sul piano strettamente personale o di minoranza e dove reperirli e come usarli. Percezioni, impressioni, sentito dire, studi scientifici non verificati a livello di comunità, fonti di dubbia esperienza e fine, logiche che non tengono conto degli equilibri socio politici internazionali, delle risorse e dei dati effettivamente riscontrabili sul piano scientifico, non possono essere riconosciute come prove. In campo militare, un "evento" nello spazio temporale viene identificato con una sequenza alfanumerica ben definita. Il gruppo data orario (time/date group), identifica in ambito NATO la data di spedizione di un messaggio o il momento in cui un fatto è avvenuto. Così anche una verità è tale in quel preciso punto temporale identificabile nel "gruppo, data, ora" in cui si è svolto il fatto, fisico o informatico che sia. Da quel momento tutto potrà assumere una valenza completamente diversa. La libera interpretazione umana e la ricontestualizzazione dell'evento stesso in una molteplicità di scenari diversi, faranno sì che una verità possa essere trasformata in qualcosa di diverso seppur ne conservi alcuni tratti realistici. Tuttavia un sano sospettare su tutto ciò che avviene nel mondo che ci circonda, rientra nella normale concezione umana e nello stato di diritto della libertà di espressione. Non a caso il primo emendamento della Costituzione statunitense o Carta dei diritti (Bill of rights) parla proprio della libertà di parola che non è sottoposta ad alcun vincolo nel senso che essa è considerata pre- esistente alla nascita del Congresso che quindi non ha la potestà di legiferare contro di essa. Tutto ciò non deve però portare a una dialettica violenta seguita da disordinate e improduttive rappresaglie di piazza, fisiche e/o digitali che possono sostituirsi a una normale ed efficace procedura legislativa. Violenza diffusa, tensioni politiche, e mancanza di libertà di esprimere le proprie idee, unitamente a problemi economici alimentano l'emigrazione verso comunità sociali ritenute più vicine al proprio ideale di vita e dove la speranza per le giovani generazioni possano essere assicurate. Il lamento sulla piazza digitale dei social non ha quell'impatto sulle masse e sui poteri che potrebbe sembrare, viceversa sono il terreno ideale per momentanee diatribe, insignificanti comportamenti sociali, sostanziose perdite di tempo sottratte alla propria vita, alla risoluzione dei problemi, a una sana attività politica soprattutto a livello locale. Ma sarebbe sbagliato impedire che ciò avvenga, sebbene esista il pericolo di subire forme di ipnosi, prigioni all'interno delle proprie ideologie. La cultura di massa e quella sensazione di libertà che offrono i media contemporanei, creano l'ambiente ideale per soggiogare coloro che credono di dare fastidio ai grandi meccanismi di potere che a loro volta offrono agli stessi il vantaggio di appartenenza: lo stile di vita sopra la media globale, lauti pasti, accessori di ogni genere, assistenza nel fine vita e sicurezza. In ambito marinaro si dice che all’equipaggio debba essere comunque assicurata la possibilità di esprimere le proprie idee attraverso il “mugugno” al fine di prevenire che le ingiustizie portino all’ammutinamento, cosa questa che sovvertirebbe l’ordine e la disciplina di bordo. Dissentire quindi può essere positivo a meno che non sfoci in anarchia e lotta senza quartiere. Le masse possono avere così la possibilità di sfogare la propria rabbia, ma il suo contenimento può avvenire solo se i principi di massima esposti dalle Nazioni Unite saranno assicurati. In sostanza non potremo mai vivere in un mondo perfetto, ma ciò non significa che ci si debba sforzare di puntare al meglio per tutti gli esseri viventi. L’uso dei mezzi informatici può quindi diventare un fattore di potenza o una vulnerabilità. Dipende solo dall’uso che se ne fa e dalle regole che gli individui decidono di seguire. © RIPRODUZIONE RISERVATA
OHi Mag Report Geopolitico nr. 20 The strategic guide issued by the Chief of Naval Operation of the US Navy Admiral Lisa Franchetti (equivalent to our Chief of Naval Staff) was released a few days ago. The new Navigation Plan aims to further develop the combat capability of the US Navy. The Plan envisages that the suggested changes will be achieved by 2027, a date indicated as the possible start of a hot conflict with the Chinese Navy. In fact, the proposed Plan represents a strategic indication on future actions to be undertaken to optimize the effectiveness of the Navy as a whole and therefore has implications and influences that the other NATO navies cannot overlook. The last Navigation Plan was published in 2022 and represented the desire of the then CNO Admiral Mike Gilday to communicate the objectives that the US Navy should pursue at a time of great changes represented above all by the beginning of the war in Ukraine, but also of progressive tension with China. Leggi l'articolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
|
RedazioneCERCA▼Cerca per argomenti oppure un'autore
Archives
November 2024
Categories |