OHi Mag Report Geopolitico nr. 116 Introduzione Il rapporto aggiornato al 24 aprile 2025 del Congressional Research Service (CRS), intitolato "China Naval Modernization: Implications for U.S. Navy Capabilities—Background and Issues for Congress", rappresenta un documento fondamentale per comprendere una delle dinamiche geopolitiche e strategiche più rilevanti del nostro tempo: la rapida e imponente modernizzazione della Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione (PLAN) cinese e le sue profonde implicazioni per la Marina degli Stati Uniti (US Navy). Questo sforzo cinese, in corso da circa trent'anni, è identificato dal Dipartimento della Difesa USA come il focus principale della pianificazione e del budget della difesa americana. Il presente saggio, basandosi su tale autorevole analisi del CRS, si propone di delineare i fatti salienti di questa trasformazione, esplorandone le conseguenze geopolitiche, strategiche e marittime globali, con un'attenzione particolare alle possibili ricadute per l'Italia, per poi concludere con una sintesi delle sfide evidenziate e delle raccomandazioni implicite nel documento congressuale. I Fatti Il rapporto del CRS dipinge un quadro dettagliato e, per certi versi, allarmante della metamorfosi della PLAN. Iniziato tra l'inizio e la metà degli anni '90, lo sforzo di modernizzazione ha trasformato la marina cinese da una forza costiera relativamente arretrata a una potenza navale formidabile, capace di operare con crescente assertività non solo nei mari vicini (Mar Giallo, Mar Cinese Orientale e Meridionale), ma anche in acque più distanti come il Pacifico occidentale, l'Oceano Indiano e persino in Europa. Un dato chiave evidenziato è il sorpasso numerico avvenuto tra il 2015 e il 2020: la PLAN è diventata la marina più grande del mondo per numero di navi da battaglia ("battle force ships", secondo la metrica usata dalla US Navy), superando la flotta statunitense. Il Dipartimento della Difesa (DOD) stima che la PLAN contasse oltre 370 piattaforme nel 2024 (escludendo circa 60 pattugliatori lanciamissili classe Houbei), con proiezioni che indicano una crescita a 395 navi entro il 2025 e 435 entro il 2030. Gran parte di questa crescita è concentrata nelle unità combattenti principali di superficie (incrociatori, cacciatorpediniere, fregate). Per contro, la US Navy contava 296 navi da battaglia al settembre 2024, con una proiezione di 294 unità entro il 2030 secondo il budget FY2025. Questa disparità numerica e il ritmo vertiginoso della cantieristica navale cinese, confrontato con le capacità industriali statunitensi (un rapporto menzionato nel testo originale indica una capacità cinese, in termini di tonnellaggio lordo, potenzialmente 230 volte superiore, sebbene questo dato sia da interpretare con cautela poiché riferito principalmente alla cantieristica commerciale), suscitano forte preoccupazione tra i funzionari militari e gli osservatori americani. La modernizzazione cinese non è solo quantitativa, ma anche qualitativa. Le nuove navi, aerei e sistemi d'arma cinesi sono considerati moderni e, in molti aspetti, comparabili a quelli delle marine occidentali. Il DOD sottolinea che la PLAN è oggi composta in gran parte da piattaforme multiruolo moderne con armamenti e sensori avanzati (anti-nave, anti-aerei, anti-sommergibile). L'Office of Naval Intelligence (ONI) aggiunge che la qualità progettuale e materiale è spesso paragonabile a quella statunitense, con la Cina che sta rapidamente colmando eventuali lacune residue. Lo sforzo abbraccia un'ampia gamma di acquisizioni: missili balistici anti-nave (ASBM) come i DF-21D e DF-26, missili da crociera anti-nave (ASCM) avanzati come gli YJ-18 (con la preoccupante ipotesi di versioni containerizzate), sottomarini (convenzionali SS, nucleari d'attacco SSN e lanciamissili balistici SSBN, con nuovi modelli come i Type 095/096 in sviluppo che potrebbero avvicinarsi alle capacità russe), portaerei (la Liaoning e la Shandong operative, la più avanzata Fujian [Type 003] con catapulte elettromagnetiche in fase di prove in mare, una quarta in costruzione e persino una possibile portaerei dedicata ai droni), unità combattenti di superficie (incrociatori/grandi cacciatorpediniere Type 055, cacciatorpediniere Type 052D, fregate Type 054A/B, corvette Type 056), navi anfibie (Type 071 LPD, Type 075 LHD, e la futura Type 076 LHD forse dotata di catapulta), velivoli imbarcati (caccia J-15 e il futuro J-35 stealth, aereo AEW KJ-600), veicoli senza equipaggio (UV) e sofisticati sistemi C4ISR (comando, controllo, comunicazioni, computer, intelligence, sorveglianza e ricognizione). Parallelamente, la Cina investe nel miglioramento della logistica, della dottrina, della qualità del personale, dell'addestramento e delle esercitazioni. Gli obiettivi strategici di questa imponente modernizzazione sono valutati dal CRS come multifattoriali: sviluppare capacità per affrontare militarmente la questione di Taiwan se necessario; raggiungere un maggiore controllo o dominio sui mari vicini, in particolare il Mar Cinese Meridionale; far rispettare la propria interpretazione del diritto marittimo riguardo le attività militari straniere nella sua Zona Economica Esclusiva (ZEE); difendere le proprie linee di comunicazione marittime commerciali (SLOC), specialmente verso il Golfo Persico; scalzare l'influenza statunitense nel Pacifico occidentale; e affermare lo status della Cina come potenza regionale leader e grande potenza mondiale. Cruciale è la capacità della PLAN di agire come componente di una forza Anti-Access/Area Denial (A2/AD), volta a scoraggiare l'intervento USA in un conflitto regionale (su Taiwan o altro) o, in caso di fallimento della deterrenza, a ritardare o ridurre l'efficacia delle forze statunitensi intervenienti. Nonostante i progressi, il rapporto riconosce che la PLAN presenta ancora limiti e debolezze: operazioni congiunte interforze, guerra anti-sommergibile (ASW), capacità di targeting a lungo raggio, logistica per il rifornimento in mare lontano dalle basi, numero limitato di basi oltremare (sebbene in espansione, con Djibouti operativa e interesse per altre località come Ream in Cambogia), necessità di addestrare enormi quantità di personale, una cultura di comando che non delega sufficiente iniziativa ai sottufficiali, e la mancanza di recente esperienza di combattimento. La Cina, tuttavia, sta lavorando attivamente per superare queste lacune. Il rapporto nota anche l'importanza della Guardia Costiera Cinese (la più grande al mondo) e della milizia marittima nell'affermazione delle rivendicazioni marittime cinesi. Di fronte a questa sfida, la US Navy ha adottato diverse contromisure: spostare una percentuale maggiore della flotta nel Pacifico, assegnare a questo teatro le unità e i velivoli più moderni, mantenere o aumentare le operazioni di presenza, le esercitazioni e la cooperazione con le marine alleate (Giappone, Australia) e partner (India), aumentare la dimensione futura pianificata della flotta (obiettivo 381 navi), accelerare numerosi programmi per nuove tecnologie, navi (SSN classe Virginia, portaerei classe Ford, DDG classe Burke, fregate classe Constellation), velivoli (F-35), veicoli senza equipaggio (LUSV, MUSV) e armi (LRASM, missili ipersonici), sviluppare nuovi concetti operativi come le Distributed Maritime Operations (DMO), e rafforzare alleanze come AUKUS (per sommergibili a propulsione nucleare e tecnologie avanzate) e il Quad. Conseguenze Geopolitiche L'ascesa navale cinese, come documentata dal CRS, sta innescando un profondo rimodellamento degli equilibri geopolitici globali. La conseguenza più evidente è l'erosione della storica supremazia marittima statunitense, particolarmente nel Pacifico occidentale. La capacità cinese di proiettare potenza nei mari vicini e, sempre più, a livello globale (supportata dalla base di Djibouti e dalla ricerca di nuove basi) sfida direttamente lo status quo post-Guerra Fredda e l'influenza americana nella regione Indo-Pacifica. Questo spinge gli Stati Uniti a rafforzare le proprie alleanze (Quad, AUKUS) e a cercare nuovi partenariati per bilanciare la crescente potenza cinese. La competizione si estende al controllo delle SLOC vitali, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza energetica e commerciale globale. La modernizzazione navale è anche uno strumento per Pechino per affermare il proprio status di grande potenza e per sostenere le proprie rivendicazioni territoriali e marittime, aumentando il rischio di tensioni e incidenti con altri paesi rivieraschi e con le potenze esterne presenti nella regione. Il tentativo cinese di creare bolle A2/AD mira a limitare la libertà di manovra degli USA e dei suoi alleati, potendo influenzare le decisioni politiche in caso di crisi (es. Taiwan). Conseguenze Strategiche Sul piano strategico, la modernizzazione della PLAN impone agli Stati Uniti un ripensamento radicale. La sfida A2/AD cinese, basata su missili balistici e da crociera anti-nave a lungo raggio, sottomarini moderni e capacità C4ISR avanzate, mette in discussione la sopravvivenza delle grandi piattaforme navali statunitensi, come le portaerei, all'interno della "prima catena di isole". Ciò ha spinto la US Navy ad adottare nuovi concetti operativi come le Distributed Maritime Operations (DMO), che prevedono la dispersione delle forze, l'impiego massiccio di sistemi senza equipaggio (per estendere la portata dei sensori e delle armi e aumentare la massa sacrificabile), e lo sviluppo di armi a più lungo raggio e capacità di rete resilienti. Si assiste a una corsa agli armamenti tecnologica in settori chiave come i missili ipersonici (con la Cina che sembra avere un vantaggio in alcuni sistemi offensivi, mentre gli USA lavorano sulle difese e su propri sistemi offensivi), la guerra sottomarina (dove gli USA mantengono un vantaggio qualitativo ma la Cina sta recuperando rapidamente), l'intelligenza artificiale e la guerra elettronica. La disparità nella capacità cantieristica solleva preoccupazioni strategiche non solo sulla capacità di costruire una flotta adeguata, ma anche sulla capacità di rimpiazzare le perdite in un conflitto prolungato. Infine, la necessità di concentrare risorse nel Pacifico mette sotto pressione la capacità USA di mantenere impegni in altri teatri (Europa, Medio Oriente). Conseguenze Marittime Le conseguenze dirette sul dominio marittimo sono molteplici. La crescente presenza e assertività della PLAN, della Guardia Costiera e della milizia marittima cinese nei mari vicini sfida apertamente la libertà di navigazione e sorvolo, principi cardine dell'ordine marittimo internazionale sostenuto dagli USA. Aumenta il rischio di incidenti e confronti diretti tra navi e aerei cinesi e quelli di altri paesi. Le capacità A2/AD cinesi modificano il calcolo del rischio per le operazioni navali all'interno della prima catena di isole. La proliferazione di sottomarini cinesi moderni e silenziosi aumenta la minaccia nel dominio sottomarino. L'introduzione massiccia di sistemi senza equipaggio da entrambe le parti sta rivoluzionando le tattiche navali, con un'enfasi crescente sulla guerra distribuita, sul rete-centrismo e sulla gestione di sciami di droni. La sicurezza delle rotte commerciali marittime diventa più precaria, data la capacità cinese di minacciarle e la crescente militarizzazione di punti strategici. La competizione per il controllo del dominio sottomarino, fondamentale per la deterrenza strategica (SSBN) e le operazioni convenzionali (SSN/SS), si intensifica. Conseguenze per l'Italia Sebbene l'Italia non sia direttamente coinvolta nella competizione navale USA-Cina nel Pacifico, le conseguenze sono rilevanti. Come membro della NATO e partner stretto degli Stati Uniti, l'Italia è interessata al mantenimento della stabilità globale e della libertà di navigazione, essenziale per la sua economia basata sull'export. Un'eventuale escalation nel Pacifico potrebbe distogliere risorse e attenzione USA da altri teatri, incluso il Mediterraneo, dove l'Italia ha interessi primari. La crescente presenza navale cinese anche in Mediterraneo e Atlantico, seppur limitata, richiede monitoraggio. Sul piano militare, l'evoluzione della US Navy verso la DMO e l'integrazione massiccia di sistemi unmanned impone all'Italia e alle altre marine alleate di mantenere l'interoperabilità, investendo in tecnologie e dottrine compatibili. La sfida tecnologica e industriale posta dalla Cina stimola indirettamente anche l'industria della difesa europea e italiana a innovare. La necessità per gli USA di fare affidamento sugli alleati per bilanciare la Cina potrebbe tradursi in richieste di maggiore impegno e capacità anche da parte dell'Italia nel contesto NATO e UE, sia nel Mediterraneo allargato sia potenzialmente in supporto a missioni nell'Indo-Pacifico. Conclusioni e Raccomandazioni Il rapporto del Congressional Research Service delinea in modo inequivocabile la portata e la velocità della modernizzazione navale cinese come la sfida strategica prioritaria per gli Stati Uniti. La PLAN non solo ha raggiunto la parità numerica, ma sta rapidamente riducendo il gap qualitativo in molti settori, supportata da una capacità cantieristica senza pari e da obiettivi geopolitici ambiziosi. Sebbene la US Navy mantenga vantaggi cruciali (esperienza, guerra sottomarina, alleanze, proiezione globale), le tendenze attuali, se non contrastate efficacemente, mettono a rischio la futura supremazia navale americana. Le raccomandazioni implicite che emergono dall'analisi del CRS per il Congresso USA sono chiare: è necessario approvare, e potenzialmente rafforzare, i piani, i budget e i programmi proposti per rispondere alla sfida cinese. Ciò include non solo continuare a investire in piattaforme e tecnologie avanzate (sistemi senza equipaggio, armi a lungo raggio, ipersonico, difese missilistiche, capacità cibernetiche ed elettroniche), ma anche affrontare con urgenza le debolezze strutturali, in primis le limitazioni della base industriale e cantieristica statunitense. Occorre accelerare l'implementazione di nuovi concetti operativi come le DMO, migliorare la prontezza operativa della flotta esistente (soprattutto nel breve termine, la "Davidson window"), e rafforzare ulteriormente la cooperazione con alleati e partner, elemento fondamentale per bilanciare la massa crescente della flotta cinese. La competizione navale con la Cina richiede uno sforzo nazionale sostenuto, multidimensionale e a lungo termine. Riferimento Congressional Research Service (CRS). "China Naval Modernization: Implications for U.S. Navy Capabilities—Background and Issues for Congress". Report RL33153, Aggiornato al 24 Aprile 2025. Accessibile tramite https://crsreports.congress.gov. https://news.usni.org/2025/05/01/report-to-congress-on-chinese-naval-modernization-21 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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