OHi Mag Report Geopolitico nr. 103 Introduzione La strategia militare cinese nelle sue acque territoriali adiacenti (near seas) si caratterizza per un approccio coercitivo sotto la soglia del conflitto aperto, rappresentando una sfida significativa per la sicurezza regionale. Queste azioni, che spaziano da schermaglie di confine a manovre navali aggressive e incursioni aeree, non raggiungono l'intensità di una guerra dichiarata, ma esercitano una pressione costante sui paesi limitrofi. Nel corso degli anni, i vicini della Cina hanno sviluppato una maggiore resilienza e capacità di risposta a tali tattiche. Il saggio di Atul Kumar analizza la strategia cinese "sotto la soglia", esaminandone le limitazioni attraverso casi studio incentrati sulle operazioni contro Taiwan e le Filippine nei rispettivi contesti marittimi. Attraverso questa analisi, si intende fornire una valutazione chiara delle dinamiche in gioco, evidenziando le implicazioni geopolitiche, strategiche e marittime, nonché le conseguenze specifiche per l'Italia, basandosi sul lavoro di Atul Kumar intitolato "Challenges to China’s ‘Below the Threshold’ Military Strategy in Its Near Seas" pubblicato dall'Observer Research Foundation nell'aprile 2025. I fatti La Cina ha costantemente impiegato una strategia aggressiva al di sotto della soglia di guerra nei confronti dei suoi vicini territoriali e marittimi. Queste azioni comprendono scontri fisici minori con le forze armate confinanti, limitati coinvolgimenti di truppe terrestri, speronamenti di navi in mare, scontri con le guardie costiere e frequenti esercitazioni militari e pattugliamenti aerei. Sebbene tali azioni non siano di gravità tale da scatenare un conflitto aperto, non sono nemmeno trascurabili, poiché cumulativamente modificano la situazione sul terreno a vantaggio della Cina, migliorandone la posizione militare e la leva negoziale. Questa strategia rientra nel concetto più ampio di operazioni nella "zona grigia", volte a modificare il comportamento di un avversario attraverso mezzi non letali, operando in un continuum tra pace e guerra. Le operazioni nella zona grigia includono attività clandestine e di sabotaggio, sfruttamento cibernetico a bassa intensità e campagne di disinformazione, tutte mirate a rimodellare le dinamiche politico-diplomatiche. La strategia "sotto la soglia", tuttavia, offre un quadro analitico più preciso per comprendere le attività cinesi nei suoi mari adiacenti, concentrandosi sull'uso protratto di mezzi coercitivi per logorare gli avversari più piccoli, rendendo la resistenza nel tempo apparentemente futile. La Cina utilizza la sua Guardia Costiera, le forze navali e gli assetti aerei per proiettare una schiacciante disparità di potere, dissuadendo l'opposizione senza ricorrere a un conflitto aperto, in linea con l'antica dottrina del "vincere senza combattere". Per ottimizzare l'efficacia di questa strategia, la Cina ha consolidato le sue diverse agenzie di applicazione della legge marittima nel 2013, creando la Guardia Costiera Cinese (CCG). Questa forza integrata è stata ulteriormente potenziata nel 2018, quando il suo controllo amministrativo è stato trasferito alla Polizia Armata Popolare (PAP) sotto l'autorità della Commissione Militare Centrale (CMC), facilitando una maggiore coordinazione con la Marina cinese. Da allora, la CCG ha svolto un ruolo proattivo nelle operazioni di disturbo cinesi nelle acque contese, diventando uno strumento chiave della sua strategia di coercizione marittima armata. Tuttavia, la strategia "sotto la soglia" presenta delle limitazioni. Il suo rapporto costi-benefici peggiora oltre un certo punto. La riluttanza a trasformare il frequente e costante disturbo in un conflitto attivo rischia di far apparire le dimostrazioni di forza cinesi come semplice "posturing", diminuendone l'aura militare. Sebbene questo approccio miri a spingere gli avversari verso negoziati, spesso si rivela controproducente, poiché gli stati più piccoli rispondono potenziando le proprie capacità interne o alleandosi con potenze esterne alla regione (soprattutto gli USA) per bilanciare la minaccia cinese. Il successo di questa strategia dipende fortemente dalle disposizioni individuali degli stati colpiti, dall'atteggiamento dei loro leader nei confronti della Cina e dalla loro determinazione a resistere. Negli ultimi dieci anni, la Cina si è concentrata principalmente sulle Filippine, su Taiwan e sul Giappone, sebbene anche Vietnam, Malesia, Indonesia e Brunei siano coinvolti in potenziali conflitti nel Mar Cinese Meridionale (SCS). La Cina ha avuto un breve conflitto con il Vietnam per le Isole Paracel negli anni '70, ottenendone il controllo. Tuttavia, da allora, le sporadiche dispute navali non hanno significativamente interrotto le loro relazioni politiche ed economiche più ampie. Allo stesso modo, le tensioni con Malesia, Indonesia e Brunei sui territori marittimi sono rimaste a un livello basso, con occasionali incontri navali. Al contrario, le dispute che coinvolgono le Filippine, Taiwan e il Giappone mostrano dinamiche marcatamente diverse. La Cina percepisce le sue rivendicazioni sovrane sulla regione marittima che comprende il Mar Cinese Orientale (ECS), lo Stretto di Taiwan e il SCS come interconnesse. Le sue azioni in un'area hanno implicazioni anche per le altre due. Nell'ultimo decennio, le sue azioni hanno cercato di testare le soglie del conflitto, dispiegando assetti aerei per sondare i sistemi di difesa aerea del Giappone, inviando frequentemente navi nelle acque intorno alle isole Senkaku controllate dal Giappone, disturbando le navi filippine all'interno delle loro zone economiche esclusive, bloccando le missioni di rifornimento delle forze filippine alle isole contese, costruendo isole artificiali per uso militare e impegnandosi in frequenti dimostrazioni di aggressione militare intorno a Taiwan. Queste azioni riflettono un approccio su misura, calibrato sulle capacità militari e sulle alleanze di questi tre stati. Taiwan La Cina ha intensificato la sua pressione militare su Taiwan attraverso una serie di esercitazioni congiunte, come la "Joint Sword 2024-B", che ha coinvolto un numero significativo di aerei e navi della Marina e della Guardia Costiera cinesi. Queste esercitazioni, spesso presentate come risposte a dichiarazioni o azioni di leader taiwanesi considerate separatiste da Pechino, mirano a normalizzare un'aggressione incrementale e a creare un nuovo status quo allineato all'obiettivo cinese di riunificazione. La frequenza e la portata di queste attività sono aumentate negli ultimi anni, evidenziando la capacità cinese di imporre una quarantena, un blocco o persino un'invasione su larga scala dell'isola. Storicamente, la Cina ha reagito con forza a quelle che percepiva come sfide al suo principio "Una sola Cina", come dimostra la crisi dello Stretto di Taiwan del 1995-96, scatenata dalla visita negli Stati Uniti dell'allora presidente taiwanese Lee Teng-hui. La risposta statunitense, con il dispiegamento di portaerei, costrinse la Cina a ritirarsi, ma portò a un significativo rafforzamento delle sue forze armate, in particolare della Marina. Mentre le relazioni tra Cina e Taiwan hanno conosciuto periodi di relativa distensione, soprattutto durante la presidenza di Ma Ying-jeou (2008-2016), l'ascesa del Partito Democratico Progressista (DPP) a Taiwan, con la sua inclinazione verso l'indipendenza, ha segnato un nuovo inasprimento. La modernizzazione militare cinese, con l'introduzione di portaerei, sottomarini nucleari e navi da guerra avanzate, ha fornito a Pechino gli strumenti per attuare tattiche di "salami-slicing" (la tattica del "salami-slicing" (in italiano, "tagli a fette di salame") è una strategia che consiste nel suddividere un obiettivo o un problema in una serie di piccoli passi, eseguendoli gradualmente nel tempo per ottenere un risultato complessivo più ampio, che sarebbe difficile o illegale realizzare in un'unica soluzione. Questo approccio è spesso utilizzato in politica, negoziazione e anche nella risoluzione di problemi complessi) e attività sotto la soglia del conflitto. Nonostante l'intensificarsi delle manovre militari cinesi, Taiwan ha dimostrato una notevole resilienza. A differenza della reazione alla crisi del 1995, il mercato azionario taiwanese ha reagito in modo contenuto alle esercitazioni del 2024, e la popolazione è rimasta in gran parte imperturbabile. Questa resilienza può essere attribuita alla preparazione decennale a un'eventuale invasione cinese, al sostegno internazionale e all'esempio dell'Ucraina nella resistenza all'aggressione russa. Gli Stati Uniti, pur non essendo, per trattato, un alleato formale di Taiwan, forniscono supporto in base al Taiwan Relations Act e mantengono una significativa presenza militare nel Pacifico occidentale, agendo come deterrente per un conflitto aperto. Tuttavia, la mancanza di una garanzia formale di intervento militare statunitense lascia Taiwan in una posizione delicata, spingendola a rafforzare le proprie capacità di difesa. La forte economia di Taiwan, in particolare nel settore dei semiconduttori, e la sua capacità di acquisire armamenti avanzati contribuiscono alla sua capacità di deterrenza. La riluttanza cinese a passare da una strategia "sotto la soglia" a un conflitto attivo contro Taiwan è influenzata da diversi fattori, tra cui la preparazione difensiva di Taiwan, la deterrenza estesa degli Stati Uniti e le limitazioni del PLA nelle operazioni di sbarco anfibio e nella guerra urbana. Inoltre, la leadership cinese potrebbe temere che un'invasione su vasta scala alienerebbe la maggioranza della popolazione taiwanese, che Pechino sostiene essere favorevole alla riunificazione, danneggiando il prestigio di Xi Jinping. Recentemente, anche la campagna anticorruzione all'interno del PLA ha creato incertezza e potenziali debolezze nelle forze armate cinesi, influenzando la valutazione della leadership sulle probabilità di successo di un'operazione militare. Le Filippine Le dispute tra Cina e Filippine nel Mar Cinese Meridionale si sono intensificate negli anni, con la Cina che cerca di estendere il suo territorio costiero e le sue zone economiche esclusive (ZEE). Episodi come l'occupazione di Mischief Reef nel 1994 e l'incagliamento deliberato della nave filippina BRP Sierra Madre sulla Second Thomas Shoal nel 1999 hanno segnato momenti chiave di tensione. Tuttavia, le relazioni sono peggiorate significativamente durante la presidenza di Benigno Aquino III (2010-2016). Sotto la presidenza Aquino, le Filippine hanno adottato una linea più dura nei confronti delle rivendicazioni cinesi, in particolare dopo l'occupazione cinese della Scarborough Shoal nel 2012. In risposta, le Filippine hanno rinominato ufficialmente il Mar Cinese Meridionale (SCS) come Mar delle Filippine Occidentali e hanno avviato un procedimento di arbitrato internazionale presso la Corte Permanente di Arbitrato delle Nazioni Unite, contestando le ampie rivendicazioni cinesi all'interno della ZEE filippina. La Cina ha reagito costruendo strutture su scogliere e atolli nelle Isole Spratly, stabilendo zone amministrative e dispiegando sistemi di difesa aerea. Inoltre, le navi cinesi hanno iniziato a disturbare regolarmente le forze filippine nel SCS, ostacolando le missioni di rifornimento e utilizzando tattiche aggressive. Nonostante un iniziale periodo di distensione sotto il presidente Rodrigo Duterte, la Cina ha ripreso le azioni di disturbo nei confronti delle Filippine, in particolare dopo la sentenza del 2016 della Corte Permanente di Arbitrato che ha respinto gran parte delle rivendicazioni cinesi basate sulla "linea dei nove tratti". L'attuale presidente Ferdinand "Bongbong" Marcos Jr. ha adottato una posizione ancora più ferma nei confronti della Cina, rafforzando i legami con gli Stati Uniti e intensificando la resistenza alle provocazioni cinesi. Un vantaggio cruciale per le Filippine è il suo trattato di alleanza con gli Stati Uniti, che, secondo successive amministrazioni statunitensi, copre anche le dispute nel SCS, inclusa la BRP Sierra Madre. Il sostegno degli Stati Uniti, tramite esercitazioni congiunte, fornitura di intelligence e potenziale scorta alle missioni di rifornimento filippine, funge da deterrente per un'escalation cinese. Le Filippine hanno anche utilizzato con successo il ricorso legale internazionale e hanno minacciato di adire nuovamente la Corte Permanente di Arbitrato in risposta alle continue azioni di disturbo cinesi. Inoltre, le Filippine stanno attivamente potenziando le proprie capacità di difesa, acquisendo nuove armi, tra cui aerei da combattimento, navi da guerra e missili anti-nave, come i missili supersonici Brahmos dall'India. Questi missili, schierati strategicamente, avrebbero la capacità di colpire bersagli nell'intero SCS, dallo Stretto di Taiwan alle Isole Spratly, aumentando significativamente i costi potenziali di qualsiasi azione ostile cinese. Conseguenze Geopolitiche La strategia "sotto la soglia" della Cina e la conseguente reazione dei paesi vicini hanno profonde conseguenze geopolitiche nella regione indo-pacifica. La persistente pressione cinese rafforza la percezione di una minaccia crescente, spingendo i paesi più piccoli a cercare alleanze esterne, in particolare con gli Stati Uniti e i suoi alleati. Questo porta a un rafforzamento delle partnership bilaterali e alla nascita di "minilaterali" come il Quad (Stati Uniti, Australia, India e Giappone) e AUKUS (Australia, Regno Unito e Stati Uniti), il cui obiettivo principale è controbilanciare l'influenza cinese. La mancata risoluzione delle dispute nel Mar Cinese Meridionale attraverso istituzioni multilaterali come l'ASEAN, a causa dei conflitti di interesse tra i suoi membri, spinge ulteriormente i paesi a cercare soluzioni al di fuori di questi contesti. La crescente competizione strategica porta a una regionalizzazione della corsa agli armamenti, con un aumento degli investimenti in capacità militari avanzate da parte di numerosi paesi, modificando gli equilibri di potere e aumentando il rischio di incidenti. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico, la strategia cinese "sotto la soglia" mira a ottenere guadagni territoriali e di influenza senza innescare un conflitto aperto che comporterebbe costi elevati e rischi di coinvolgimento di potenze esterne. Tuttavia, questa strategia presenta delle vulnerabilità. Il continuo ricorso a tattiche di disturbo senza un'escalation finale rischia di erodere la credibilità della deterrenza cinese. Inoltre, spinge gli avversari a rafforzare le proprie difese e a cercare il sostegno di potenze esterne, potenzialmente isolando la Cina a livello regionale e internazionale. La dipendenza da tattiche "sotto la soglia" potrebbe anche riflettere incertezze sulle reali capacità del PLA in caso di conflitto ad alta intensità, in particolare nelle operazioni anfibie e nella guerra urbana, nonché le ripercussioni della recente campagna anticorruzione all'interno delle forze armate. La crescente attenzione degli Stati Uniti alla regione indo-pacifica, con il rafforzamento delle proprie alleanze e la conduzione di operazioni tese ad assicurare la libertà di navigazione (Operazioni di SLOC control), pone ulteriori vincoli alle ambizioni strategiche cinesi. Conseguenze Marittime Le conseguenze marittime della strategia cinese sono evidenti nel Mar Cinese Meridionale e nello Stretto di Taiwan. La presenza costante e aggressiva della Guardia Costiera e della Marina cinese nelle acque contese mette a rischio la libertà di navigazione e il commercio internazionale. Le azioni di disturbo contro le navi filippine e le incursioni aeree vicino a Taiwan creano un ambiente di instabilità e aumentano il rischio di errori di calcolo o incidenti che potrebbero portare a un'escalation. La costruzione di isole artificiali militarizzate nel Mar Cinese Meridionale ha alterato la geografia della regione, fornendo alla Cina basi operative avanzate e rafforzando le sue rivendicazioni territoriali de facto. La risposta dei paesi vicini, con il potenziamento delle proprie guardie costiere e marine militari, contribuisce a una crescente militarizzazione delle acque regionali, aumentando la probabilità di confronti. Conseguenze per l'Italia Per l'Italia, le dinamiche in atto nei mari adiacenti alla Cina hanno diverse implicazioni. In primo luogo, la stabilità della regione indo-pacifica è cruciale per il commercio internazionale, data l'importanza delle rotte marittime che attraversano queste aree. Un'escalation del conflitto potrebbe avere gravi ripercussioni sull'economia globale, inclusa quella italiana. In secondo luogo, l'Italia, come membro dell'Unione Europea e alleato degli Stati Uniti, è indirettamente coinvolta nelle dinamiche di sicurezza regionali. Le decisioni prese a livello internazionale in risposta alle azioni cinesi e il ruolo degli Stati Uniti nella regione hanno implicazioni per la politica estera e di difesa italiana. In terzo luogo, la crescente militarizzazione della regione e la corsa agli armamenti potrebbero creare nuove opportunità per l'industria della difesa italiana, ma richiedono anche un'attenta valutazione degli equilibri geopolitici e delle alleanze. Infine, l'Italia ha un interesse nel promuovere il rispetto del diritto internazionale e la risoluzione pacifica delle dispute, principi messi alla prova dalle azioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale. Conclusioni e Raccomandazioni La strategia militare "sotto la soglia" impiegata dalla Cina nei suoi mari adiacenti rappresenta una sfida complessa e persistente per la sicurezza regionale. Sebbene eviti un conflitto aperto su vasta scala, la sua natura coercitiva altera gradualmente lo status quo a vantaggio della Cina, mettendo a dura prova la resilienza e la deterrenza dei paesi vicini. I casi di Taiwan e delle Filippine illustrano come questa strategia si manifesti in modi diversi, influenzati dalle specifiche capacità militari, dalle alleanze e dalla determinazione politica degli stati presi di mira. Le conseguenze di questa strategia sono molteplici e interconnesse, con implicazioni geopolitiche che vanno oltre la regione indo-pacifica. La crescente polarizzazione, la corsa agli armamenti e la formazione di nuove alleanze strategiche sono tutti sintomi di un ambiente di sicurezza in evoluzione. Per l'Italia, è fondamentale monitorare attentamente questi sviluppi e sostenere iniziative diplomatiche volte a promuovere la stabilità regionale e il rispetto del diritto internazionale. È altresì importante rafforzare la cooperazione con gli alleati e i partner nella regione, in linea con gli interessi economici e di sicurezza nazionali. Si raccomanda, pertanto, di:
Riferimento: Atul Kumar, “Challenges to China’s ‘Below the Threshold’ Military Strategy in Its Near Seas,” ORF Occasional Paper No. 472, April 2025, Observer Research Foundation. https://www.orfonline.org/research/challenges-to-china-s-below-the-threshold-military-strategy-in-its-near-seas © RIPRODUZIONE RISERVATA
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