OHi Mag Report Geopolitico nr. 126 Introduzione L'articolo "Ciudades inteligentes' para un pueblo supuestamente estúpido", pubblicato l'11 maggio 2025 sull'edizione spagnola del Gatestone Institute a firma di Robert Williams, lancia un allarme penetrante riguardo alla crescente promozione del concetto di "città intelligenti" da parte di organizzazioni globali come le Nazioni Unite (ONU) e il Forum Economico Mondiale (WEF) guidato da Klaus Schwab. Williams sostiene che, dietro la facciata di sostenibilità ambientale, efficienza energetica e miglioramento della qualità della vita, si celi un'agenda sinistra volta alla messa in opera di un sistema di vigilanza statale capillare, al controllo totale degli abitanti e all'estrazione indiscriminata dei loro dati (geotargeting, geofencing e geolocalizzazione), sul modello del sistema di credito sociale cinese. L'autore evidenzia come figure di spicco come Schwab abbiano apertamente elogiato il modello cinese, segnalando un inquietante slittamento dell'Occidente verso l'accettazione, se non l'emulazione, di pratiche precedentemente considerate aberranti e lesive dei diritti umani fondamentali, come la libertà e la privacy. I Fatti Descritti " Robert Williams inizia la sua analisi ricordando un passato, non troppo lontano ma significativamente diverso, in cui l'Occidente si professava custode di valori come la libertà, il diritto alla privacy e nutriva una sana diffidenza verso la sorveglianza e la raccolta massiccia di dati sui cittadini. Il modello statale cinese, con la sua capillare sorveglianza, veniva pubblicamente descritto come una minaccia ai diritti umani, non certo come un esempio da seguire. Tuttavia, secondo Williams, questo scenario è drasticamente cambiato. Da anni, agenzie come l'ONU e il WEF, sotto la guida di Klaus Schwab, promuovono attivamente il concetto di "città intelligenti" in nome di nobili cause quali la sostenibilità ambientale, l'efficienza energetica, la sicurezza e la comodità. L'autore sottolinea come la Cina, già nel 2018, vantasse oltre 500 città intelligenti, evidenziando la rapida e vasta implementazione di questo modello nel paese asiatico. Un punto di svolta, secondo Williams, è stata la pandemia di Covid-19. Durante questo periodo, l'ONU e il WEF hanno coniato lo slogan "Build Back Better" (Ricostruire Meglio), prontamente adottato e riciclato da leader mondiali come l'allora presidente statunitense Joe Biden. Molti leader nazionali, descritti da Williams come "piccoli robot programmati", hanno ripetuto incessantemente questo mantra, mentre la maggioranza dei cittadini rimaneva all'oscuro del suo reale significato. Questi stessi leader, evidenzia l'autore, hanno iniziato a vedere la pandemia come un'"opportunità unica nella vita di ricostruire meglio", sfruttando la distruzione causata dalle loro stesse politiche di lockdown. Il piano "Build Back Better" di Biden, ad esempio, includeva come priorità la lotta al cambiamento climatico attraverso la costruzione di "infrastrutture intelligenti". Il WEF, lungi dal nascondere le sue tendenze, ha argomentato in un documento la necessità di "reinventare" il capitalismo stesso. Williams riporta come Klaus Schwab sia un dichiarato ammiratore del modello statale comunista cinese, elogiato nel 2022 come un "modello" da emulare, con Schwab che affermava alla televisione di stato cinese come "il modello cinese sia senza dubbio un modello molto attraente per parecchi paesi". La via per "Ricostruire Meglio", secondo l'ONU e il WEF, passa attraverso la creazione di "città intelligenti". A giustificazione di ciò si argomenta che, essendo le aree urbane l'epicentro della pandemia, ora si presenta l'opportunità di costruire città più resilienti, inclusive e sostenibili. Innovazioni come l'Internet delle Cose (IoT) e l'Intelligenza Artificiale (IA) vengono presentate come strumenti per migliorare i servizi urbani, aumentare l'efficienza amministrativa, stimolare la crescita inclusiva, promuovere l'inclusione sociale, ridurre la congestione del traffico, combattere la criminalità, migliorare la resilienza durante le catastrofi naturali e ridurre le emissioni di gas serra. Schwab stesso, nel dicembre 2024, ha paragonato il cambiamento climatico al Covid-19, definendolo un "virus" con conseguenze potenzialmente molto più dannose e a lungo termine. Sulla carta, la "città intelligente" viene spesso dipinta come una benedizione tecno-utopica. Williams cita una definizione di National Geographic, rivolta ai bambini, che la descrive come un luogo in cui una rete di sensori raccoglie dati elettronici da e sulle persone e infrastrutture per migliorare l'efficienza e la qualità della vita, con i residenti che possono accedere ai servizi tramite app, segnalare problemi e pagare imposte. L'enfasi è posta sull'efficienza energetica e la sostenibilità. Tuttavia, Williams smaschera questa narrazione, affermando che il vero scopo della città intelligente ha poco a che fare con il miglioramento della qualità della vita. Al contrario, si tratta prevalentemente di imporre la vigilanza statale, seguita da un controllo totale degli abitanti e dall'estrazione indiscriminata dei loro dati per alimentare un sistema di "crediti sociali". Citando la MIT Technology Review, l'autore spiega come il governo cinese ritenga che un sistema di "credito sociale" possa aiutare a valutare l'affidabilità delle persone, analogamente a come il rating del credito finanziario valuta la solvibilità. La propaganda sui benefici delle città intelligenti, secondo Williams, riecheggia sinistramente il modo in cui i comunisti cinesi promuovevano il concetto nelle sue fasi iniziali. Viene citato il sindaco Chen Xinfa di Karamay (Xinjiang) che nel 2012 parlava di integrare la tecnologia dell'informazione in ogni aspetto della vita cittadina per renderla più comoda e per allertare i dirigenti su questioni urgenti. Williams ricorda che nello Xinjiang, gli uiguri sono stati tra i primi a essere controllati con tecnologie di sorveglianza e riconoscimento faciali. Le "città intelligenti", infatti, sono un'idea cinese-comunista, stabilita nel 12° Piano Quinquennale del 2011. In Cina, queste città si sono trasformate in "terrificanti incubi tirannici". Città come Shanghai e Hangzhou dispongono di centri dati distrettuali, i "Cervelli della Città", che monitorano e immagazzinano enormi quantità di informazioni su ogni cittadino, raccolte da milioni di telecamere con riconoscimento facciale potenziate dall'IA. Questi sistemi registrano dettagli minimi, come il mancato uso del casco da parte di un operaio o lo smaltimento errato dei rifiuti. Le pattuglie di polizia accedono a questi sistemi tramite app mobili per intervenire immediatamente. I media statali cinesi, riporta Deutsche Welle, si vantano che la polizia può identificare ogni persona per strada in un solo secondo. I cittadini sono sorvegliati in ogni momento, anche all'ingresso dei loro appartamenti, permettendo alla polizia di rispondere istantaneamente a chiunque osi violare i lockdown. Le infrazioni comportano un basso punteggio di credito sociale, che può portare all'inserimento in liste nere, impedendo viaggi, accesso a servizi e persino l'affitto di un appartamento. Questo, sottolinea Williams, è il sistema che Schwab ammira apertamente. L'autore denuncia come l'origine e gli aspetti totalitari delle città intelligenti, così apprezzati da Schwab e dai globalisti del WEF, siano raramente o mai menzionati dai media. Un articolo del 2024 di World Population Review, ad esempio, presenta le città intelligenti come uno strumento per i governi per controllare e migliorare la vita dei residenti, facendole iniziare in Europa con Barcellona e Amsterdam come pioniere, e menzionando diverse città statunitensi, senza alcun riferimento alla Cina e alle sue oltre 500 implementazioni. Mobile Magazine, nel 2023, ha falsamente affermato che le 10 principali città intelligenti si trovano in Europa e negli Stati Uniti, omettendo completamente la Cina. Williams ricorda che già nel 2014, quando il dibattito pubblico includeva ancora critiche, il Consiglio Empresarial Stati Uniti-Cina esprimeva preoccupazione per il livello di sorveglianza e controllo senza precedenti offerto da questi sistemi e per la scarsa attenzione alle questioni di privacy e sicurezza dei dati, specialmente in Cina, criticando anche aziende internazionali come Cisco per aver fornito tecnologia di sorveglianza al paese. Oggi, conclude amaramente Williams, nessuno sembra più preoccuparsi di queste tecnologie di sorveglianza, considerandole parte della "nuova normalità" o, nelle parole del WEF, del "Grande Reset". Schwab, nel 2020, dichiarava che i vecchi sistemi non erano più adatti al XXI secolo e che era necessario un "grande reset", riunendo le "migliori menti del mondo" per un pianeta "migliore, più giusto, più verde e più sano". Il ruolo del WEF nel promuovere le città intelligenti su scala globale è, secondo Williams, cruciale. Nonostante non sia un organismo eletto, il WEF guida l'iniziativa delle città intelligenti del G20, con l'obiettivo dichiarato di garantire un uso responsabile ed etico delle tecnologie e dei dati raccolti. Williams pone la domanda retorica: "Chi vigila sui vigilanti?". Schwab stesso occupa un posto di rilievo nelle riunioni del G20, forse, ipotizza l'autore, perché molti leader mondiali sono passati attraverso il suo programma "Young Global Leaders". Williams cita la vanteria di Schwab del 2017 sulla "penetrazione" del WEF nei gabinetti governativi, menzionando figure come Justin Trudeau, Emmanuel Macron, Annalena Baerbock, Leo Varadkar e Jacinda Ardern, oltre a numerosi ministri, reali e leader economici e culturali. Per Williams, Schwab e i suoi accoliti politici e imprenditoriali hanno in serbo un "controllo oscuro e globale per il mondo libero: vigilanza totale, controllo totale". Le stesse riunioni annuali di Davos, descritte come "concili segreti di élite", mancano di trasparenza, e il WEF, temendo critiche, ha disattivato i commenti sul proprio account X. Nonostante ciò, i leader eletti continuano a partecipare, sperando forse di essere scelti per governare nel "politburó mondiale di élite" di Schwab, desiderosi, come il loro ospite, di un "controllo totale". La gestione della pandemia da parte dei leader mondiali, specialmente occidentali, ha dimostrato, secondo Williams, la loro brama di adottare i valori del Partito Comunista Cinese: lockdown estremi, chiusure selettive di attività, divieti scolastici, controllo degli accessi, monitoraggio dei movimenti, multe, obblighi di mascherine e vaccini. Alcuni paesi, come l'Australia, hanno persino istituito campi di quarantena. Williams conclude avvertendo che se i leader hanno adottato misure così totalitarie in nome della salute, è lecito immaginare cosa sarebbero disposti a fare in nome del clima. Conseguenze Geopolitiche Le conseguenze geopolitiche dell'agenda delle "città intelligenti", come descritta da Williams, sono allarmanti e indicano una potenziale ridefinizione degli equilibri di potere e della natura stessa della sovranità statale. La promozione di un modello di governance urbana fortemente centralizzato e dipendente da tecnologie di sorveglianza globale, sotto l'egida di organizzazioni non elette come il WEF e l'ONU, solleva interrogativi sulla progressiva erosione della sovranità nazionale a favore di entità sovranazionali con agende proprie. Se le "città intelligenti" diventano nodi di una rete globale di controllo e raccolta dati, gestita secondo standard e direttive elaborate da questi organismi, gli stati nazionali potrebbero vedere ridotta la loro autonomia decisionale in ambiti cruciali come la sicurezza interna, la gestione dei dati dei cittadini e persino le politiche urbane. L'ammirazione di figure come Schwab per il "modello cinese" suggerisce una potenziale convergenza geopolitica verso sistemi di governance più autoritari, mascherati da esigenze di efficienza e sostenibilità. Questo potrebbe portare a un rafforzamento di un blocco di nazioni inclini a limitare le libertà individuali in nome della stabilità e del controllo, alterando gli equilibri geopolitici a scapito delle democrazie liberali tradizionali. La "penetrazione" del WEF nelle leadership politiche, come denunciato, potrebbe facilitare l'adozione acritica di queste agende, indebolendo la capacità degli stati di resistere a pressioni esterne e di tutelare gli interessi specifici dei propri cittadini. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico, l'implementazione diffusa delle "città intelligenti" secondo il modello descritto comporta rischi significativi. La creazione di infrastrutture urbane interconnesse e dipendenti da sistemi centralizzati di raccolta e analisi dati le rende potenziali bersagli di attacchi informatici su vasta scala, con conseguenze catastrofiche per i servizi essenziali e la sicurezza dei cittadini. La concentrazione di enormi quantità di dati sensibili in "Cervelli della Città" crea vulnerabilità strategiche che potrebbero essere sfruttate da attori statali ostili o da organizzazioni criminali per scopi di spionaggio, sabotaggio o destabilizzazione. Inoltre, la dipendenza da tecnologie e standard globali, potenzialmente influenzati da attori con agende geopolitiche specifiche (come la Cina, pioniera in questo campo), potrebbe limitare la libertà d'azione strategica degli stati. La capacità di uno stato di proteggere le proprie infrastrutture critiche e i dati dei propri cittadini diventa una componente essenziale della sua sicurezza nazionale. L'adozione di un modello che privilegia la sorveglianza e il controllo sociale, come quello cinese, potrebbe anche erodere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, minando la coesione sociale interna, un fattore cruciale per la resilienza strategica di una nazione. La "nuova normalità" del "Grande Reset", se implica una rinuncia alle libertà fondamentali in cambio di una presunta sicurezza o efficienza, potrebbe portare a società strategicamente più fragili e meno capaci di mobilitare le proprie risorse umane e morali in caso di crisi. Conseguenze Marittime Le implicazioni marittime dell'agenda delle "città intelligenti", sebbene non esplicitate da Williams, possono essere dedotte dalla natura globale del controllo e della raccolta dati. I porti, nodi cruciali del commercio globale e infrastrutture vitali per qualsiasi nazione marittima, sono candidati naturali a diventare "porti intelligenti", integrati nei sistemi di sorveglianza e gestione delle "città intelligenti". Questo, se da un lato può migliorare l'efficienza logistica, dall'altro espone il settore marittimo alle stesse vulnerabilità informatiche e ai rischi di sorveglianza e controllo descritti per le aree urbane. La raccolta massiccia di dati sui flussi commerciali, sui movimenti delle navi e sul personale marittimo potrebbe essere utilizzata per scopi di spionaggio economico o per esercitare pressioni geopolitiche. Il controllo delle infrastrutture portuali "intelligenti" da parte di entità esterne o l'adozione di tecnologie fornite da attori con interessi strategici divergenti potrebbero compromettere la sicurezza delle catene di approvvigionamento e la sovranità nazionale sulle proprie acque e sui propri terminali. Inoltre, la logica del controllo totale potrebbe estendersi alla sorveglianza delle attività marittime, con implicazioni per la libertà di navigazione e per la privacy degli operatori del settore. Una governance globale delle tecnologie per le "città intelligenti", come quella auspicata dal WEF, potrebbe influenzare anche gli standard tecnologici e operativi nel dominio marittimo, con potenziali ripercussioni sull'autonomia strategica delle nazioni marittime. Conseguenze per l'Italia Per l'Italia, paese membro del G20 e profondamente integrato nelle dinamiche europee e globali, le preoccupazioni sollevate da Williams sono particolarmente rilevanti. L'adozione acritica del modello delle "città intelligenti", sotto la spinta di agende globaliste, potrebbe comportare per l'Italia una significativa cessione di sovranità nella gestione dei dati dei propri cittadini e nel controllo delle proprie infrastrutture urbane. La prospettiva di un sistema di "credito sociale" all'italiana, sul modello cinese, rappresenterebbe una deriva autoritaria inaccettabile e una violazione dei principi costituzionali di libertà e privacy. Le città italiane, con il loro ricco patrimonio storico e la loro complessa struttura sociale, potrebbero mal adattarsi a un modello di governance tecnologica standardizzato e potenzialmente invasivo. La dipendenza da tecnologie e piattaforme globali per la gestione delle "città intelligenti" esporrebbe l'Italia a rischi di sicurezza informatica e a potenziali ingerenze esterne. È cruciale che l'Italia mantenga un approccio critico e vigile, valutando attentamente i benefici e i rischi di queste tecnologie, garantendo che qualsiasi implementazione avvenga nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini e della sovranità nazionale, e non diventi uno strumento per un "controllo totale" mascherato da progresso. Conclusioni L'articolo di Robert Williams per il Gatestone Institute traccia un quadro inquietante del futuro prospettato dai promotori delle "città intelligenti", un futuro in cui la promessa di efficienza e sostenibilità cela un'agenda di vigilanza globale e controllo sociale di matrice orwelliana. L'ammirazione per il modello cinese da parte di figure influenti come Klaus Schwab e l'adozione acritica di slogan come "Build Back Better" da parte di leader mondiali segnalano, secondo l'autore, una pericolosa deriva verso l'accettazione di pratiche totalitarie in nome di una presunta emergenza, sia essa sanitaria o climatica. La "penetrazione" di organizzazioni non elette come il WEF nelle sfere decisionali politiche solleva seri interrogativi sulla trasparenza democratica e sulla tutela della sovranità nazionale. Di fronte a questo scenario, la principale raccomandazione che emerge è la necessità di una maggiore consapevolezza critica da parte dei cittadini e di una ferma difesa dei principi di libertà, privacy e democrazia da parte delle istituzioni. È fondamentale che il dibattito pubblico sulle "città intelligenti" e sul "Grande Reset" non sia dominato da narrazioni tecno-utopiche o da interessi opachi, ma includa un'analisi rigorosa dei rischi per i diritti fondamentali e per l'autonomia individuale e statale. I cittadini devono esigere trasparenza dai propri leader riguardo alle agende promosse da organismi sovranazionali e resistere a qualsiasi tentativo di implementare sistemi di sorveglianza e controllo sociale che minino le libertà fondamentali. Le istituzioni democratiche hanno il dovere di vigilare affinché l'innovazione tecnologica sia al servizio dell'uomo e non viceversa, e che ogni "progresso" sia compatibile con i valori irrinunciabili di una società libera e aperta. Riferimento. Williams, Robert, "Ciudades inteligentes' para un pueblo supuestamente estúpido", gatestoneinstitute.org, 11 de Mayo de 2025, https://es.gatestoneinstitute.org/21611/ciudades-inteligentes © RIPRODUZIONE RISERVATA
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