OHi Mag Report Geopolitico nr. 132 Introduzione Il panorama geostrategico globale è stato recentemente scosso da un evento bellico che, sebbene circoscritto regionalmente, proietta lunghe ombre sulle dottrine militari e gli equilibri di potere futuri. Stiamo parlando del presunto conflitto aereo su vasta scala tra Pakistan e India, avvenuto nella prima settimana di maggio 2025, come analizzato dettagliatamente da Hua Bin nel suo articolo "The DeepSeek moment for modern air combat – lessons from the Pakistan India air war", pubblicato il 12 maggio 2025 su substack.com. Questo scontro, definito il più grande combattimento aereo degli ultimi cinquant'anni, non ha solo visto una vittoria schiacciante e unilaterale da parte dell'aeronautica pakistana, ma ha soprattutto messo in luce la superiorità di un approccio sistemico e integrato, di matrice cinese, rispetto a una collezione, seppur tecnologicamente avanzata, di piattaforme occidentali e russe eterogenee. Le implicazioni di questa "lezione" asiatica risuonano profondamente, interrogando le fondamenta delle strategie di difesa e acquisizione occidentali. I Fatti Secondo il resoconto di Hua Bin, la guerra aerea tra Pakistan e India si è conclusa con un risultato sorprendentemente asimmetrico: l'aeronautica pakistana (PAF), equipaggiata con un ecosistema di armamenti cinesi, avrebbe inflitto perdite significative all'aeronautica indiana (IAF) senza subire alcuna perdita. Le perdite indiane riportate includono tre caccia francesi Rafale, un Sukhoi Su-30 di fabbricazione russa, un MiG-29, anch'esso russo, e un drone Heron di origine israeliana. Ciò che rende questo esito particolarmente scioccante, sottolinea l'autore, è la totale inefficacia del Rafale, un caccia dal costo unitario di 240 milioni di dollari, spesso osannato come il più avanzato jet da combattimento europeo. I suoi sofisticati missili aria-aria, Mica e Meteor, sarebbero stati ritrovati intatti tra i rottami, a testimonianza del fatto che i velivoli sono stati abbattuti prima ancora di poter ingaggiare il nemico. Il protagonista di questa vittoria pakistana è stato il caccia multiruolo cinese J-10C, acquisito dal Pakistan per soli 40 milioni di dollari per unità. Pur essendo un velivolo considerato "ben oltre il suo apice" nelle forze aeree cinesi (PLA), che dispongono di caccia di quinta generazione come il J-20 e il J-35 e stanno testando velivoli di sesta generazione, il J-10C si è dimostrato letale. L'articolo evidenzia che, sebbene in un combattimento ravvicinato (dogfight) il Rafale potrebbe teoricamente competere con il J-10C, la realtà del moderno combattimento aereo è un'altra. La chiave del successo pakistano, secondo Hua Bin, risiede nella forza del sistema d'arma cinese integrato. A differenza dell'India, che si affida a un "miscuglio" di armi provenienti da Francia, Russia, Israele e Stati Uniti, il Pakistan ha utilizzato una suite completa di sistemi da combattimento aereo cinesi, altamente integrati e sincronizzati. Questi includono:
La sconfitta indiana, conclude Bin, è il risultato della sua mancanza di un sistema di guerra aerea integrato. Armi singole, per quanto avanzate, non possono garantire la superiorità aerea senza l'integrazione con altri sistemi e datalink fluidi nell'attuale ambiente di combattimento informatizzato. Naturalmente, anche un addestramento e una pianificazione tattica carenti da parte indiana sono considerati fattori contribuenti. Questo evento è etichettato come il "momento DeepSeek" del mondo militare, paragonando l'impatto di questa dimostrazione tecnologica a quello avuto dall'intelligenza artificiale DeepSeek. Conseguenze Geopolitiche Le conseguenze geopolitiche di questo presunto scontro sono profonde e multidimensionali. In primo luogo, l'esito riscrive, almeno nella percezione immediata, gli equilibri di potere nel subcontinente indiano. Il Pakistan, tradizionalmente considerato militarmente inferiore all'India in termini quantitativi e di spesa, emerge da questo confronto con un prestigio rinnovato e una capacità di deterrenza potenziata. Al contrario, l'India subisce un duro colpo alla sua immagine di potenza regionale emergente, e la sua strategia di diversificazione delle acquisizioni militari, volta a non dipendere da un singolo fornitore, si rivela un tallone d'Achille in termini di integrazione sistemica. In secondo luogo, l'evento rappresenta un formidabile spot pubblicitario per l'industria della difesa cinese. Dimostrare che sistemi esportabili, e quindi tecnologicamente inferiori a quelli in dotazione alla PLA (l'autore stima un divario di una o due generazioni), possono sconfiggere piattaforme occidentali di punta come il Rafale, apre prospettive di mercato enormi per Pechino. Paesi del Medio Oriente, dell'Africa e di altre regioni potrebbero essere attratti dalla combinazione di efficacia, integrazione e costi competitivi offerta dalla Cina. L'Egitto, menzionato nell'articolo come potenziale acquirente del J-10C, potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. In terzo luogo, viene messa in discussione la narrativa occidentale che vede l'India come un efficace "contrappeso" strategico alla Cina nell'Indo-Pacifico. L'autore dell'articolo è lapidario nel definire questa idea "solo rumore", suggerendo che l'India, con le sue attuali carenze sistemiche, difficilmente potrebbe rappresentare un ostacolo significativo per Pechino. Questo potrebbe indurre gli Stati Uniti e i loro alleati a ricalibrare le proprie aspettative e strategie nella regione. Infine, l'evento potrebbe innescare una riconsiderazione globale delle strategie di acquisizione della difesa. Le nazioni potrebbero dare priorità all'integrazione e alla coerenza sistemica piuttosto che alla mera sofisticazione tecnologica delle singole piattaforme. Per i paesi esportatori occidentali, come la Francia (produttrice del Rafale), si tratta di un campanello d'allarme che potrebbe impattare negativamente sulle future vendite e sulla reputazione dei loro prodotti, a meno che non dimostrino una capacità di integrazione sistemica pari o superiore a quella cinese. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico-militare, le lezioni di questa guerra aerea sono altrettanto significative. La più evidente è la validazione della dottrina della "guerra di sistemi" (system-of-systems warfare). L'era in cui la superiorità di una singola piattaforma poteva determinare l'esito di uno scontro sembra tramontata. Oggi, è l'architettura complessiva – che include sensori, effettori, reti di comunicazione e centri di comando e controllo – a fare la differenza. La capacità di creare una "kill chain" integrata, fluida e resiliente è diventata il fattore determinante. L'importanza critica del C4ISR (Comando, Controllo, Comunicazioni, Computer, Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione) e dei datalink emerge con prepotenza. La capacità del Pakistan di utilizzare l'HQ-9 e lo ZDK-03 per rilevare e tracciare i bersagli, e di trasmettere questi dati in tempo reale ai J-10C tramite il Link 17 per ingaggi oltre il raggio visivo (BVR), ha neutralizzato il vantaggio teorico del Rafale in altri parametri. Questo sottolinea che la superiorità informativa e la capacità di networking sono moltiplicatori di forza essenziali. Il dominio del combattimento BVR, se supportato da una superiore consapevolezza situazionale e da missili a più lunga gittata (come il PL-15E), riduce drasticamente le opportunità per i combattimenti ravvicinati, un tempo considerati l'apice dell'abilità aerea. La tecnologia radar, in particolare l'adozione di AESA con materiali avanzati come il GaN, gioca un ruolo cruciale nel "vedere per primi". L'affermazione che il radar del J-10C possa rilevare il Rafale prima di essere a sua volta rilevato è un punto chiave. L'articolo suggerisce anche che la Cina potrebbe utilizzare i mercati di esportazione e i conflitti per procura come "terreni di prova" per le proprie tecnologie e dottrine, affinando i propri sistemi in condizioni operative reali, anche se con hardware di generazioni precedenti rispetto a quello della PLA. Questo fornisce a Pechino un prezioso feedback per lo sviluppo futuro. Infine, non va sottovalutato l'aspetto dell'addestramento e della dottrina. Sebbene l'articolo si concentri sull'hardware, accenna al fatto che "scarse capacità di addestramento e pianificazione tattica" da parte indiana abbiano contribuito alla sconfitta. Un sistema integrato, per quanto sofisticato, richiede personale altamente addestrato e una dottrina operativa che ne sfrutti appieno le potenzialità. Conseguenze Marittime Sebbene l'articolo di Hua Bin si concentri esclusivamente sul combattimento aereo, i principi evidenziati hanno importanti ricadute anche sul dominio marittimo. La "guerra di sistemi" è altrettanto, se non più, cruciale in mare, dove piattaforme diverse (navi di superficie, sottomarini, aviazione navale, droni marittimi, sistemi costieri) devono operare in maniera coordinata e sinergica. La superiorità informativa e la robustezza dei datalink sono fondamentali per le operazioni navali. Un sistema AWACS come lo ZDK-03, descritto con capacità di tracciare bersagli aerei inclusi quelli a bassa quota e stealth, possiede intrinsecamente anche capacità di sorveglianza marittima, potendo rilevare navi e coordinare attacchi anti-nave. La capacità di integrare le informazioni provenienti da tali piattaforme con i sistemi d'arma delle unità navali o dell'aviazione di pattugliamento marittimo è essenziale. Missili aria-aria a lungo raggio come il PL-15E, se imbarcati su caccia operanti da portaerei o da basi costiere, rappresentano una minaccia significativa per l'aviazione navale avversaria, potendo creare bolle di interdizione aerea (A2/AD) che limitano la libertà di manovra delle flotte nemiche. Analogamente, sistemi di difesa aerea integrati come l'HQ-9, se dispiegati lungo le coste, possono estendere la copertura difensiva sul mare, proteggendo asset navali e infrastrutture costiere vitali. La lezione pakistana sull'integrazione dei sistemi suggerisce che una marina dotata di piattaforme individualmente meno sofisticate, ma interconnesse da datalink efficienti e guidate da un C4ISR integrato, potrebbe prevalere su una marina avversaria con navi tecnologicamente superiori ma operanti in modo isolato o con scarsa interoperabilità. L'efficacia dei sistemi di comunicazione cinesi, come il Link 17 (e le sue versioni più avanzate usate dalla PLA), se estesa al dominio marittimo, potrebbe fornire un vantaggio decisivo nelle operazioni navali congiunte e combinate. La minaccia non risiederebbe solo nel singolo missile o nella singola nave, ma nell'intera rete che li connette e li dirige. Conseguenze per l’Italia Le implicazioni di questo scenario, sebbene apparentemente lontano, toccano da vicino anche l'Italia e la sua postura strategica e industriale. L'Italia, come membro della NATO e utilizzatrice di sistemi d'arma prevalentemente occidentali (europei e statunitensi), deve trarre insegnamenti da questa presunta debacle indiana. La prima lezione è un monito contro l'eccessiva fiducia nella superiorità tecnologica intrinseca delle singole piattaforme, se non inserite in un'architettura di sistema realmente integrata a livello nazionale e alleato. La "sconfitta" del Rafale, un caccia europeo di punta, dovrebbe stimolare una riflessione critica all'interno dell'industria della difesa europea, inclusa quella italiana che partecipa a programmi come l'Eurofighter Typhoon e guarda a futuri sistemi come il GCAP. È imperativo assicurare che questi sistemi siano non solo tecnologicamente avanzati, ma anche capaci di integrarsi fluidamente con un'ampia gamma di altri asset (radar terrestri, AWACS, sistemi di difesa aerea, unità navali) attraverso datalink sicuri e interoperabili. L'Italia dovrebbe quindi intensificare gli sforzi per rafforzare le proprie capacità C4ISR e di networking, assicurando che le diverse componenti delle Forze Armate possano operare come un'unica forza coesa e informatizzata. La dipendenza da standard di datalink come il Link 16 NATO deve essere accompagnata dalla consapevolezza che potenziali avversari stanno sviluppando sistemi proprietari (come quelli cinesi) che potrebbero offrire vantaggi in termini di sicurezza, larghezza di banda o integrazione IA. Sul piano industriale, l'ascesa di sistemi cinesi competitivi e integrati potrebbe rappresentare una sfida per le esportazioni italiane nel settore della difesa, specialmente in mercati non allineati. Diventa cruciale offrire non solo piattaforme valide, ma soluzioni "chiavi in mano" che includano l'integrazione sistemica e l'addestramento necessario. Infine, a livello strategico più ampio, la dimostrazione di forza cinese, anche attraverso un alleato come il Pakistan, rafforza la necessità per l'Italia di contribuire attivamente a una postura di difesa e deterrenza credibile dell'Alleanza Atlantica e dell'Unione Europea, tenendo conto della crescente sofisticazione tecnologica e sistemica di attori globali come la Cina, anche in teatri di diretto interesse italiano come il Mediterraneo Allargato e l'Africa. Conclusioni e Raccomandazioni L'analisi di Hua Bin sullo scontro aereo indo-pakistano del maggio 2025, per quanto basata su un evento la cui piena portata e dinamica restano da confermare da fonti multiple e indipendenti, offre una narrazione potente e un avvertimento cruciale: l'era del combattimento aereo (e, per estensione, bellico in generale) è dominata dalla "guerra di sistemi". La superiorità non risiede più unicamente nella sofisticazione tecnologica di una singola piattaforma, ma nella capacità di integrare sensori, effettori e nodi di comando in una rete coesa, reattiva e intelligente. Il "momento DeepSeek", come lo definisce l'autore, segnala un potenziale cambio di paradigma che l'Occidente non può permettersi di ignorare. Le nazioni occidentali, Italia inclusa, devono trarre da questo scenario, reale o simulato che sia nelle sue conseguenze immediate, alcune raccomandazioni strategiche urgenti. È fondamentale prioritizzare gli investimenti nell'integrazione sistemica, nei datalink avanzati, sicuri e interoperabili, e nelle capacità C4ISR. Le strategie di acquisizione dovrebbero favorire non solo la "migliore piattaforma", ma la "migliore architettura di sistema". L'addestramento congiunto e interforze, focalizzato sull'operatività in un ambiente network-centrico, deve diventare la norma. È altresì imperativo non sottovalutare la velocità con cui attori come la Cina stanno sviluppando e, come suggerisce l'articolo, testando sul campo sistemi integrati che sfidano la tradizionale supremazia tecnologica occidentale. Infine, coltivare un'industria della difesa nazionale ed europea capace di innovare in questi settori critici (IA per la difesa, sensoristica avanzata, cyber-sicurezza delle reti militari) è essenziale per mantenere un vantaggio qualitativo e una credibile capacità di deterrenza nel XXI secolo. Riferimento: Bin, Hua. "The DeepSeek moment for modern air combat – lessons from the Pakistan India air war," Substack (Hua Bin Oliver's Newsletter), 12 maggio 2025, https://huabinoliver.substack.com/p/the-deepseek-moment-for-modern-air. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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