OHi Mag Report Geopolitico nr. 123 Introduzione L'arresto di Ekrem İmamoğlu, carismatico sindaco di Istanbul e figura di spicco dell'opposizione turca, avvenuto nel maggio 2025, ha scosso profondamente le dinamiche interne della Turchia, inviando onde d'urto ben oltre i suoi confini. Questo evento, come analizzato nell'articolo "Imamoglu’s arrest: risk analysis and future perspectives" di Alessandro Borgato, pubblicato il 7 maggio 2025, non è un episodio isolato, ma si inserisce in una strategia mirata a destabilizzare il fronte avverso al presidente Recep Tayyip Erdoğan, in particolare il Partito Popolare Repubblicano (CHP). Le accuse di corruzione e presunto sostegno al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), unitamente alla successiva revoca del suo diploma – mossa che gli precluderebbe la candidatura alle elezioni presidenziali del 2028 – delineano un quadro di crescente tensione politica. La presente analisi, traendo spunto dal lavoro di Borgato, esplorerà i fatti salienti, le implicazioni geopolitiche, strategiche, marittime e le specifiche conseguenze per l'Italia, cercando di offrire una visione chiara, sintetica ed esauriente delle complesse sfide che la Turchia e la comunità internazionale si trovano ad affrontare. Corpo Centrale L'articolo di Alessandro Borgato delinea con precisione gli eventi che hanno seguito l'arresto di Ekrem İmamoğlu, evidenziando una manovra politica con profonde radici e ambizioni. L'arresto del sindaco di Istanbul, principale rivale politico di Erdoğan, è stato motivato ufficialmente da accuse di corruzione e di presunti legami con il PKK. Tuttavia, Borgato sottolinea come l'intento primario sembri essere la destabilizzazione dell'opposizione, il CHP, dato che il controllo della metropoli più grande della Turchia è considerato vitale per entrambe le fazioni in vista delle future elezioni. La vittoria di İmamoğlu nelle elezioni municipali del marzo 2019 aveva rappresentato un segnale importante; la sua rimozione appare quindi come una contromisura strategica. Subito dopo l'arresto, le autorità turche hanno imposto restrizioni all'accesso a internet su scala nazionale, una mossa interpretata come un tentativo di limitare la diffusione di informazioni e l'organizzazione del dissenso. Parallelamente, l'Università di Istanbul ha revocato il diploma di laurea di İmamoğlu, citando presunte irregolarità. Questa azione assume un peso determinante, poiché la Costituzione turca richiede un titolo di studio universitario per la candidatura presidenziale, escludendo di fatto İmamoğlu dalla corsa del 2028 se l'annullamento venisse confermato. La reazione popolare non si è fatta attendere. Il CHP ha capitalizzato l'ondata di sdegno, mobilitando sostenitori anche al di fuori della propria base tradizionale. Manifestazioni su larga scala hanno attraversato il paese, interessando almeno 55 delle 81 province turche. Le tensioni tra polizia e manifestanti sono degenerate in arresti di dimostranti, studenti e giornalisti. In questo clima, Dilek Kaya, moglie di İmamoğlu, arringando la folla davanti al municipio di Istanbul, ha denunciato "l'ingiustizia" subita dal marito, toccando "ogni coscienza". Paradossalmente, l'arresto ha cementato la figura di İmamoğlu come candidato dell'opposizione per le presidenziali. A questa mobilitazione si è contrapposta la retorica del blocco di governo guidato da Erdoğan, incentrata sulla delegittimazione e criminalizzazione delle proteste, con minacce di future conseguenze per l'opposizione. Le ripercussioni economiche sono state immediate e severe. La lira turca, già fragile, è crollata toccando un minimo storico di 42 lire per dollaro. Nonostante segnali di ripresa nei mesi precedenti, con la Banca Centrale che aveva avviato un ciclo di allentamento monetario portando il tasso di riferimento al 42,5% e un rallentamento dell'inflazione annua al 38,1% a marzo, i mercati finanziari hanno subito un duro colpo. Borgato evidenzia come la fiducia degli investitori sia stata minata, con il rischio che ulteriori shock possano compromettere la resilienza del sistema monetario turco e ritardare il ciclo di riduzione dei tassi. Una debolezza monetaria prolungata, inoltre, eroderebbe il sostegno pubblico al governo. Un aspetto cruciale, sottolineato da Borgato, è la comune consapevolezza, sia da parte del CHP che dell'AKP (e del suo alleato MHP), della necessità di attrarre il voto curdo. Le accuse contro İmamoğlu, in particolare la sua presunta vicinanza a figure del PKK, sembrano mirare a conquistare una parte dell'elettorato nazionalista, storicamente distante dalle posizioni dell'AKP. Tuttavia, questa mossa rischia di compromettere gli sforzi del governo per porre fine all'insurrezione quarantennale del PKK, un piano che si basa sulla delicata cooperazione con il partito filo-curdo DEM. Molti curdi, infatti, hanno espresso preoccupazione che la detenzione di İmamoğlu possa segnalare una deriva autocratica, mettendo a repentaglio le prospettive di una storica riconciliazione. L'analisi di Borgato identifica tre principali categorie di rischio: politico, economico e sociale. Il rischio politico include l'instabilità di governo, acuita da una possibile reazione pubblica negativa. La fiducia nel governo mostra già una spaccatura generazionale, con i giovani sotto i 35 anni meno fiduciosi rispetto agli anziani, e una correlazione con l'osservanza religiosa. Il basso ranking della Turchia secondo Freedom House per libertà di espressione e diritti civili e politici conferma questo rischio. Il rischio economico, come già accennato, riguarda la stabilità della lira e le sue conseguenze sul potere d'acquisto e sul consenso. Il rischio sociale si concentra sull'impatto negativo che l'arresto potrebbe avere sul processo di pace con i curdi e sull'ulteriore polarizzazione della società. Borgato valuta la probabilità di occorrenza di questi rischi come medio-bassa, ma con un impatto potenziale medio, che potrebbe diventare enorme per i cittadini in caso di errate misure economiche. Le motivazioni speculative dietro queste mosse rischiose sono, per il CHP, quella di dimostrare la debolezza del governo e forzare elezioni anticipate, e per l'AKP, quella di consolidare il potere e ampliare il proprio bacino elettorale. L'articolo propone anche strategie di mitigazione del rischio, articolate in prevenzione (collaborazione dell'opposizione, revisione delle politiche di incarcerazione, politiche economiche meno ortodosse), mitigazione (maggiore libertà di espressione, indipendenza della magistratura), contenimento e risposta (compromesso con l'opposizione, rilascio di İmamoğlu) e pianificazione di contingenza (strategie di accountability). Gli scenari futuri oscillano tra un "best case", con il rilascio di İmamoğlu e compromessi, e un "worst case", con un'escalation delle divisioni e conseguenze catastrofiche. Conseguenze Geopolitiche Le conseguenze geopolitiche dell'arresto di İmamoğlu e della potenziale instabilità interna turca sono molteplici e significative. Innanzitutto, si profila un ulteriore deterioramento delle relazioni tra la Turchia e i suoi partner occidentali, in particolare l'Unione Europea e gli Stati Uniti. L'erosione dello stato di diritto, la repressione del dissenso e le purghe politiche allontanano Ankara dagli standard democratici richiesti per un dialogo costruttivo e per il progresso nel processo di adesione all'UE, già da tempo in stallo. La Turchia, membro chiave della NATO, potrebbe vedere la sua affidabilità come alleato messa in discussione se le dinamiche interne dovessero portare a una politica estera ancora più imprevedibile o assertiva per distogliere l'attenzione dai problemi domestici. La questione curda, esacerbata dalle accuse contro İmamoğlu, ha ramificazioni regionali dirette, soprattutto in Siria e Iraq, dove la Turchia è attivamente impegnata in operazioni militari contro gruppi curdi. Un indurimento della posizione di Ankara potrebbe intensificare questi conflitti e complicare ulteriormente la già fragile stabilità regionale. Inoltre, una Turchia politicamente instabile o eccessivamente focalizzata sulle proprie dinamiche interne potrebbe ridurre la sua capacità di agire come mediatore o attore stabilizzatore in altre aree di crisi, come il Caucaso (Nagorno-Karabakh), la Libia o il Mar Nero, dove storicamente ha giocato un ruolo di peso. La credibilità internazionale del paese, già intaccata da precedenti derive autoritarie, subirebbe un ulteriore colpo, limitando la sua influenza nei consessi multilaterali. Conseguenze Strategiche Sul piano strategico, l'instabilità interna turca pone seri interrogativi sulla coesione e l'efficacia dell'Alleanza Atlantica. La posizione geostrategica della Turchia, che controlla gli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli e confina con aree di crisi cruciali, la rende un perno insostituibile per la sicurezza europea e mediorientale. Un governo turco percepito come inaffidabile o eccessivamente nazionalista potrebbe compromettere la cooperazione in materia di difesa, lo scambio di intelligence e le operazioni congiunte della NATO. Le scelte strategiche di Ankara potrebbero orientarsi verso un isolazionismo reattivo o, al contrario, verso un'ulteriore proiezione di potenza aggressiva per consolidare il consenso interno. Entrambe le direzioni comporterebbero rischi significativi. La gestione della politica di difesa e sicurezza, inclusa la modernizzazione delle forze armate e le acquisizioni di sistemi d'arma (come nel caso degli S-400 russi), potrebbe diventare ancora più opaca e meno allineata con gli interessi dell'Alleanza. La lotta al terrorismo, sia contro il PKK che contro altre organizzazioni jihadiste, potrebbe risentire di una polarizzazione interna che aliena potenziali alleati, inclusi segmenti della popolazione curda moderata o partner internazionali. Infine, la sicurezza energetica, con la Turchia che funge da corridoio cruciale per il transito di gas e petrolio verso l'Europa, potrebbe essere minacciata da un'instabilità politica prolungata, influenzando i prezzi e la disponibilità di risorse energetiche per il continente. Conseguenze Marittime Le implicazioni marittime sono particolarmente rilevanti data la posizione della Turchia. Nel Mediterraneo Orientale, le tensioni con Grecia e Cipro riguardo le Zone Economiche Esclusive (ZEE) e i diritti di esplorazione energetica potrebbero acuirsi. Un governo turco sotto pressione interna potrebbe essere tentato di adottare una postura ancora più assertiva in queste dispute, aumentando il rischio di incidenti e destabilizzando ulteriormente un'area già critica per la sicurezza energetica europea. La gestione della Convenzione di Montreux, che regola il transito attraverso gli Stretti Turchi, è un altro elemento di cruciale importanza, specialmente nel contesto della guerra in Ucraina e delle dinamiche di potere nel Mar Nero. Qualsiasi incertezza sulla politica turca o sulla sua capacità di garantire un'applicazione imparziale della Convenzione avrebbe ripercussioni dirette sulla libertà di navigazione e sugli equilibri navali nella regione. Anche se un impatto diretto dell'arresto di İmamoğlu su queste dinamiche è meno probabile nel breve termine, un'erosione sistemica della stabilità e della prevedibilità turca potrebbe, nel lungo periodo, influenzare la gestione di queste rotte vitali per il commercio globale e la sicurezza regionale. Conseguenze per l’Italia Per l'Italia, le conseguenze dell'instabilità turca sono dirette e multiformi. L'Italia è uno dei principali partner commerciali della Turchia e vanta significativi investimenti nel paese. La volatilità della lira turca, l'incertezza economica e un possibile deterioramento del clima per gli investimenti esteri danneggerebbero le imprese italiane che operano in Turchia o che esportano verso quel mercato. Settori come il manifatturiero, l'automotive, l'energia e il tessile potrebbero risentirne particolarmente. La gestione dei flussi migratori è un altro ambito di forte preoccupazione. La Turchia svolge un ruolo chiave nell'attuazione dell'accordo UE-Turchia del 2016, volto a contenere i flussi migratori irregolari verso l'Europa. Un'eventuale instabilità politica o una decisione di Ankara di utilizzare la leva migratoria per scopi politici, come già minacciato in passato, avrebbe un impatto immediato sull'Italia, paese di primo approdo nel Mediterraneo. Nel teatro libico e più in generale nel Mediterraneo Orientale, Italia e Turchia hanno spesso avuto interessi divergenti e, a tratti, conflittuali. Un cambiamento nella postura strategica turca, magari più aggressiva o imprevedibile, potrebbe complicare ulteriormente la stabilizzazione della Libia e la gestione delle risorse energetiche, aree in cui l'Italia ha interessi vitali. La cooperazione in materia di sicurezza, inclusa la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata transnazionale, potrebbe anch'essa risentire negativamente di un clima di sfiducia o di instabilità politica. Infine, la posizione dell'Italia all'interno dell'UE riguardo alla Turchia, spesso orientata al mantenimento del dialogo, potrebbe trovarsi sotto pressione qualora le derive antidemocratiche ad Ankara si accentuassero, richiedendo una linea più ferma da parte dell'Unione nel suo complesso. Conclusioni e Raccomandazioni L'analisi di Alessandro Borgato sull'arresto di Ekrem İmamoğlu tratteggia un quadro preoccupante per il futuro della democrazia e della stabilità in Turchia, con ripercussioni che si estendono ben oltre i confini nazionali. I rischi politici, economici e sociali identificati sono intrinsecamente connessi e minacciano di esacerbare le divisioni interne, compromettere la ripresa economica e minare il ruolo costruttivo che la Turchia potrebbe svolgere sullo scenario internazionale. Le dinamiche innescate da questo evento richiedono un monitoraggio attento e una riflessione profonda da parte della comunità internazionale. È fondamentale che le forze politiche turche, sia di governo che di opposizione, intraprendano un percorso di de-escalation e dialogo, ponendo al centro il rispetto dello stato di diritto, delle libertà fondamentali e dei principi democratici. La polarizzazione estrema e la criminalizzazione dell'avversario politico non possono che condurre a un'ulteriore destabilizzazione. Per la comunità internazionale, inclusa l'Italia e l'Unione Europea, la sfida consiste nel trovare un equilibrio tra la ferma condanna di eventuali violazioni dei diritti umani e delle libertà democratiche e la necessità di mantenere aperti canali di comunicazione e cooperazione con un attore geostrategicamente cruciale come la Turchia. È imperativo incoraggiare Ankara ad affrontare seriamente i rischi evidenziati, non solo per il benessere dei propri cittadini, ma anche per preservare la stabilità regionale e la solidità delle alleanze di cui fa parte. La Turchia si trova a un bivio: scegliere la via dell'autoritarismo e dell'isolamento, o riscoprire i valori democratici che possono garantirle prosperità e un ruolo positivo nel consesso delle nazioni. Riferimento Borgato, Alessandro, "Imamoglu’s arrest: risk analysis and future perspectives", IARI.site, 7 Maggio 2025, https://iari.site/2025/05/07/imamoglus-arrest-risk-analysis-and-future-perspectives/ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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