OHi Mag Report Geopolitico nr. 160 Sintesi del Report 2025: Il Mediterraneo e il Mondo che CambiaA cura della Fondazione Med-Or Introduzione Il "Report 2025: Il Mediterraneo e il mondo che cambia", curato dalla Fondazione Med-Or, analizza la profonda transizione in corso nel sistema internazionale. L’analisi evidenzia il definitivo superamento dell'ordine post-Guerra Fredda, un tempo dominato dall'Occidente, e l'avvento di una realtà multipolare instabile, caratterizzata dal ritorno della competizione strategica tra grandi potenze e dall’ascesa di nuovi attori. In questo quadro emerge il "Sud Globale", non più come un insieme di paesi subalterni ma come un polo eterogeneo di influenza. Attori come Cina, Russia, India, Turchia e le monarchie del Golfo perseguono agende autonome, sfidando gli equilibri tradizionali in settori strategici quali l'energia, la tecnologia, l'economia e la difesa, attraverso dinamiche alternate di cooperazione e competizione. Al centro di questa trasformazione si colloca il "Mediterraneo allargato", un'area geopolitica estesa dal Sahel all'Asia Centrale. Tale regione non è più una periferia, ma l'epicentro in cui queste nuove dinamiche si manifestano con maggiore intensità. Il 2024 viene descritto come un anno di svolta, segnato da una "policrisi" che ha accelerato tale transizione. Eventi specifici, come il protrarsi del conflitto in Ucraina, l'escalation della crisi israelo-palestinese, le tensioni nel Mar Rosso e la repentina caduta del regime di Assad in Siria, hanno alterato equilibri consolidati. A questi si aggiunge il ritorno di Donald Trump alla presidenza statunitense, un fattore che prefigura un'ulteriore ridefinizione delle priorità e delle alleanze globali. In questo scenario complesso e fluido, il Mediterraneo agisce come specchio delle trasformazioni globali: un crocevia di rotte commerciali, flussi energetici, crisi e opportunità, la cui stabilità risulta decisiva per la sicurezza europea e internazionale. Struttura Il "Report 2025: Il Mediterraneo e il mondo che cambia" è suddiviso in quattro parti principali, precedute da un'introduzione. L'indice rivela un percorso analitico che parte da una visione d'insieme, per poi esaminare le singole regioni, le crisi specifiche, i grandi attori globali e, infine, gli scenari futuri. Il Report analizza il Mediterraneo allargato come specchio della competizione tra le potenze tradizionali e i nuovi attori globali emergenti, definendo il quadro generale di quanto si sta svolgendo nel Mediterraneo allargato e nell’Infinito Mediterraneo . Parte I: Regioni e Paesi Questa sezione offre un'analisi geopolitica dettagliata delle principali regioni che compongono il "Mediterraneo allargato". L'obiettivo è esaminare le dinamiche interne e le traiettorie di ciascuna area. Le aree trattate sono: Nord Africa, Medio Oriente, Paesi del Golfo, Sahel, Corno d'Africa, Balcani occidentali, Caucaso, Asia centrale e Asia meridionale Parte II: Terre e Mari, di Crisi e di Conflitti La seconda parte si concentra sui principali focolai di crisi e sui conflitti in corso che hanno un impatto diretto o indiretto sulla stabilità regionale e globale. I temi trattati sono: la crisi ucraina, le guerre irrisolte di Israele (Gaza e Libano), l'instabilità nel Mar Rosso, la Siria dopo la caduta di Assad, il ruolo della Libia nella strategia russa, la guerra civile in Sudan, le crisi nella regione dei Grandi Laghi, l'Afghanistan dei Talebani, la contesa per Taiwan e il Mar Cinese meridionale. Parte III: Protagonisti Internazionali tra Mediterraneo e Sud Globale Questa terza parte analizza le strategie e le ambizioni dei principali attori statali che influenzano gli equilibri mondiali, con un focus particolare sull'ascesa del "Global South". Tra questi: l'ascesa del Global South, il ruolo della Russia dal Medio Oriente all'Africa, la strategia della Cina in Africa, la politica estera americana e il ritorno di Donald Trump, le ambizioni della Turchia, le alleanze strategiche dell'Iran, il ruolo geopolitico del Brasile e la politica estera dell'India tra autonomia e multipolarismo. Parte IV: Analisi di Scenario La parte conclusiva è dedicata all'analisi di scenari futuri, esplorando le possibili evoluzioni di due delle dinamiche più impattanti per l'ordine globale: la politica estera degli Stati Uniti durante la seconda amministrazione Trump e la competizione sino-indiana per la supremazia nell'Indopacifico. I fatti. Analisi relativa all’anno 2024. Il 2024 è stato un anno caratterizzato da significative fratture geopolitiche e da una riconfigurazione degli equilibri di potere a livello globale. L'analisi degli eventi principali rivela una crescente instabilità in aree strategiche e l'emergere di nuove dinamiche tra gli attori statali. Epicentro Mediorientale: Il Conflitto a Gaza e le sue Ripercussioni. Il principale fattore di destabilizzazione è stato il conflitto tra Israele e Hamas, iniziato alla fine del 2023 e proseguito per tutto il 2024. L'operazione militare israeliana a Gaza, una delle più lunghe e intense della sua storia, ha causato una grave crisi umanitaria e ha portato all'eliminazione di figure apicali di Hamas, tra cui Yahya Sinwar e Ismail Haniyeh. Il conflitto ha prodotto effetti a cascata in tutta la regione. In Libano, si è intensificato lo scontro tra Israele e Hezbollah, culminato con l'uccisione del segretario generale Hassan Nasrallah e un'operazione terrestre israeliana nel sud del paese. Nel Mar Rosso, gli attacchi del gruppo Houthi contro il traffico navale hanno internazionalizzato la crisi, evidenziando la vulnerabilità delle rotte commerciali globali e richiedendo un intervento militare internazionale. Un evento di portata storica è stato il primo confronto militare diretto tra Iran e Israele. Tale escalation, unita alla morte del presidente Ebrahim Raisi e, soprattutto, alla rapida caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria a dicembre, ha segnato un arretramento strategico per Teheran. Il collasso del governo siriano, avvenuto in pochi giorni a seguito di un'offensiva guidata da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ha modificato radicalmente gli equilibri regionali, indebolendo l'influenza di Iran e Russia nell'area. Dinamiche Africane: Divergenze e Instabilità. In Nord Africa si osservano traiettorie divergenti. Il Marocco ha consolidato il suo status di potenza regionale, rafforzando la sua posizione diplomatica sul Sahara Occidentale e proiettandosi come hub economico verso l'Atlantico e il Sahel. Al contrario, Algeria, Tunisia ed Egitto affrontano significative fragilità economiche interne, che ne limitano la proiezione esterna e ne aumentano la dipendenza da supporti finanziari internazionali. La Libia permane in uno stato di partizione di fatto tra Tripolitania e Cirenaica, con una crescente influenza russa che consolida la divisione. Nel Sahel, si è consolidata l'Alleanza degli Stati del Sahel (AES), composta da Mali, Burkina Faso e Niger. Questo blocco di giunte militari ha assunto una postura ostile verso la Francia e l'ECOWAS, orientandosi verso nuovi partner strategici come Russia, Turchia e Cina. Nel Corno d'Africa, la tensione tra Etiopia e Somalia, scaturita dall'accordo etiope con il Somaliland per un accesso al mare, è stata parzialmente gestita tramite la mediazione turca. Permangono inoltre gravi crisi irrisolte, come la guerra civile in Sudan e l'instabilità nella regione dei Grandi Laghi, alimentata dalla competizione per le risorse minerarie. Altri Scenari Globali e Strategie delle Potenze. Il conflitto in Ucraina è evoluto in una guerra di logoramento. La Russia ha consolidato il controllo su circa il 20% del territorio ucraino, mentre sul fronte occidentale sono emerse difficoltà nel sostenere lo sforzo bellico di Kiev. In Asia, le elezioni in India hanno confermato il governo di Narendra Modi ma con una maggioranza ridotta. Il Pakistan è rimasto in una fase di stallo politico e il Bangladesh ha vissuto una transizione di potere a seguito di proteste di massa. Le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e intorno a Taiwan sono rimaste elevate. Questi eventi si inseriscono in un contesto di riassetto del sistema internazionale, strutturato attorno a tre poli: il blocco occidentale a guida statunitense, un polo revisionista (Cina e Russia) e l'insieme eterogeneo dei paesi del "Sud Globale". La politica estera statunitense si orienta verso un approccio transazionale e una maggiore concentrazione sulla competizione strategica con la Cina. La Russia, pur sotto pressione, ha ampliato la sua influenza securitaria in Africa e Medio Oriente. La Cina persegue un'espansione globale basata sulla sua forza economica, con un approccio cauto. Potenze come India, Turchia e Brasile agiscono con crescente autonomia, perseguendo politiche di "multipolarismo selettivo" e bilanciando le alleanze per massimizzare la propria influenza regionale e globale. Conseguenze Geopolitiche Analisi delle Conseguenze Geopolitiche: Verso un Ordine Globale Frammentato. L'analisi degli eventi geopolitici recenti converge sulla tesi di una transizione irreversibile verso un ordine internazionale multipolare e frammentato. L'erosione del sistema post-Guerra Fredda, un tempo dominato da un'unica superpotenza, ha lasciato spazio a una struttura più complessa e competitiva, definita dall'interazione tra potenze consolidate, attori revisionisti e un "Sud Globale" sempre più assertivo. Riconfigurazione delle Alleanze e Strategie delle Grandi Potenze. l sistema internazionale appare strutturato attorno a tre poli distinti. Il primo è il blocco occidentale, la cui coesione è messa alla prova da un riorientamento della politica estera statunitense verso un approccio più transazionale e selettivo. Questo disimpegno parziale da alcune aree strategiche costringe gli alleati, in particolare quelli europei, a perseguire una maggiore autonomia strategica e a farsi carico della propria sicurezza. Il secondo polo è costituito da attori revisionisti come la Russia e la Cina. Nonostante il logoramento dovuto al conflitto in Ucraina, la Russia ha rafforzato la sua proiezione come partner securitario alternativo all'Occidente, consolidando la sua influenza in Africa e Medio Oriente. La sua dipendenza da partner come Iran e Corea del Nord, tuttavia, ne evidenzia i limiti strutturali. La Cina, dal canto suo, prosegue la sua espansione globale attraverso una cauta ma pervasiva strategia di penetrazione economica e tecnologica, consolidando tramite investimenti in infrastrutture e minerali critici la sua posizione di partner commerciale primario per numerose nazioni del Sud Globale. L'Ascesa del "Sud Globale" come Attore Autonomo. L'elemento più caratterizzante di questa fase è l'ascesa del "Sud Globale" non come un blocco omogeneo, ma come un insieme di attori geopolitici autonomi. Potenze medie come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Turchia e India non agiscono più come semplici delegati (proxy) di potenze maggiori, ma come protagonisti globali con agende proprie. Utilizzano la loro influenza economica e diplomatica per perseguire interessi nazionali su scala mondiale, mediando in conflitti (il Qatar a Gaza; la Turchia tra Etiopia e Somalia), diversificando i partner e stringendo alleanze multiple basate su convenienze contingenti. Questo fenomeno determina una frammentazione degli allineamenti tradizionali. L'influenza occidentale, in particolare quella francese nel Sahel, è in netto declino, lasciando un vuoto riempito non solo da Russia e Cina, ma da una pletora di nuovi attori. La caduta del regime di Assad in Siria, per esempio, ha ridotto l'influenza dell'Iran nel Levante, aprendo maggiori spazi di manovra per la Turchia e le monarchie del Golfo. Un Ordine Competitivo e Istituzioni Indebolite. La conseguenza di queste dinamiche è l'emergere di un sistema internazionale definito da una competizione permanente. Le istituzioni multilaterali nate nel secondo dopoguerra, come l'ONU, mostrano una ridotta efficacia, mentre acquisiscono peso forum alternativi come i BRICS e il G20, dove i paesi del Sud Globale esercitano un'influenza crescente. Il principale terreno di confronto per questa competizione è l'Africa, descritta come il "cuore del Global South". Qui si scontrano non solo interessi geopolitici, ma anche modelli ideologici: da un lato il modello occidentale basato su democrazia e condizionalità politiche; dall'altro, il modello sino-russo che offre sviluppo economico e supporto alla sicurezza senza tali vincoli. In conclusione, l'equilibrio globale non si sta assestando su un nuovo bipolarismo USA-Cina, ma su una struttura fluida e imprevedibile. L'ordine internazionale emergente è definito da una complessa rete di relazioni variabili, dove le alleanze non sono più fisse ma strumentali e rinegoziate costantemente in base a interessi nazionali mutevoli. Conseguenze strategiche L'attuale contesto geopolitico è caratterizzato da una serie di conseguenze strategiche interconnesse che definiscono il comportamento degli attori statali. Le dinamiche emergenti indicano un allontanamento da allineamenti rigidi verso un ambiente di competizione fluida, combattuta su più domini e con strumenti di potere in evoluzione. La Dottrina Dominante: Hedging e Autonomia Strategica. La principale tendenza strategica adottata dalle potenze medie e regionali, in particolare nel Golfo Persico e nel Mediterraneo allargato, è quella dell'hedging o "multi-allineamento". Questa dottrina consiste nell'evitare uno schieramento netto nella competizione tra Stati Uniti e Cina, bilanciando le partnership di sicurezza con Washington con legami economici e tecnologici approfonditi con Pechino. Esempi emblematici includono gli Emirati Arabi Uniti, che sono un partner di difesa statunitense pur ospitando hub tecnologici cinesi, e l'Arabia Saudita, che negozia un'alleanza di difesa con gli USA mentre rafforza i suoi legami con i BRICS. L'obiettivo di questa strategia è massimizzare i benefici da tutti i fronti, aumentando la propria autonomia strategica e rendendo le alleanze internazionali più fluide e transazionali. I Nuovi Domini della Competizione Strategica. La competizione tra potenze si è estesa oltre la tradizionale sfera militare per includere nuovi domini cruciali. Risorse e Infrastrutture. Si osserva una corsa al controllo delle risorse e delle infrastrutture chiave. La competizione per i minerali critici (litio, cobalto, terre rare), essenziali per la transizione digitale ed energetica, è diventata un fattore di conflitto e un obiettivo strategico primario, con la Cina che detiene posizioni dominanti in diverse catene di approvvigionamento. Parallelamente, si intensifica la lotta per il controllo di nodi logistici, come i porti africani, e di corridoi di trasporto, esemplificata dalla rivalità tra la Belt and Road Initiative (BRI) cinese e progetti alternativi come l'IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor). Tecnologia ed Economia. Lo scontro strategico si combatte anche sul terreno tecnologico (5G, intelligenza artificiale, semiconduttori) ed economico. Gli Stati Uniti ricorrono a politiche come il friend-shoring per costruire catene di approvvigionamento sicure con i propri alleati, mentre la Cina utilizza la sua supremazia in alcuni settori tecnologici per legare a sé i paesi in via di sviluppo. L'Evoluzione degli Strumenti di Potere. La proiezione di influenza si avvale di strumenti sempre più diversificati, che combinano approcci convenzionali e non. Militarizzazione e Proiezione Ibrida. Si assiste a una crescente militarizzazione della politica estera. La Turchia utilizza la sua industria della difesa, in particolare i droni, come strumento primario di influenza diplomatica e militare. La Russia si affida a forze per procura come l'Africa Corps per offrire sicurezza in cambio di accesso a risorse e influenza politica. Allo stesso tempo, le monarchie del Golfo investono in modo massiccio nella modernizzazione dei loro apparati militari convenzionali. Minacce Ibride e Transnazionali. La natura del conflitto si sta evolvendo. L'impiego di droni e la guerra cibernetica sono diventati elementi centrali, mentre la combinazione di tattiche convenzionali e non convenzionali si è dimostrata efficace in diversi teatri. Infine, il terrorismo, in particolare quello legato a gruppi come l'ISKP in Afghanistan, continua a rappresentare una minaccia transnazionale capace di generare instabilità ben oltre i confini regionali. Conseguenze marittime. Il Dominio Marittimo come Arena di Competizione Globale La dimensione marittima emerge come un’arena centrale e strategica della competizione globale. Il controllo delle rotte, dei punti di transito obbligati (chokepoints) e delle infrastrutture portuali non è più solo una questione militare, ma un fattore determinante per la sicurezza economica, energetica e tecnologica degli stati. Vulnerabilità delle Rotte e Centralità dei Chokepoints. La crisi nel Mar Rosso, innescata dagli attacchi del gruppo Houthi, ha dimostrato la fragilità delle catene di approvvigionamento globali. Gli attacchi hanno avuto un impatto diretto su circa il 12% del commercio mondiale, costringendo le compagnie di navigazione a circumnavigare l'Africa e dimezzando le entrate del Canale di Suez per l'Egitto. Questo evento ha evidenziato la vulnerabilità strategica di chokepoints come Bab al-Mandab e lo Stretto di Hormuz e ha richiesto risposte militari internazionali, come l'operazione europea Aspides, per garantire la libertà di navigazione. Ha inoltre mostrato i limiti della deterrenza convenzionale di fronte ad attori non-statali determinati. La Competizione Strategica per le Infrastrutture Portuali. Parallelamente alla sicurezza delle rotte, è in corso una competizione per il controllo delle infrastrutture portuali. Compagnie cinesi ed emiratine (come DP World e Cosco) stanno acquisendo la gestione di decine di terminal strategici lungo le coste africane, dall’Atlantico all’Oceano Indiano, e nel Mediterraneo. Questi porti non sono semplici snodi commerciali, ma piattaforme a potenziale "doppio uso" (dual-use), in grado di proiettare influenza politica e, in futuro, militare. Questa "corsa ai porti" altera gli equilibri strategici regionali. La Russia, ad esempio, a seguito della potenziale perdita della base di Tartus in Siria, mostra un crescente interesse per i porti libici di Tobruk e Bengasi per mantenere una presenza navale nel Mediterraneo centrale. I Teatri di Confronto, dall'Indo-Pacifico al Mediterraneo Allargato. L'Indo-Pacifico è identificato come il teatro principale della competizione strategica, in particolare tra Stati Uniti e Cina. La strategia statunitense mira a contenere l'espansionismo di Pechino attraverso il rafforzamento di alleanze securitarie (AUKUS, QUAD) e il consolidamento della presenza militare lungo la "prima catena di isole". La Cina risponde con una rapida modernizzazione della sua flotta e una politica assertiva nel Mar Cinese Meridionale, generando un classico "dilemma della sicurezza" che alimenta una spirale di militarizzazione regionale. In questo quadro si inserisce il concetto strategico di "Mediterraneo allargato", che sottolinea la connessione tra l'Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo. Progetti come l'IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor) rappresentano un tentativo di creare un corridoio logistico alternativo alla Via della Seta marittima cinese. Questa dinamica rende ancora più cruciale il controllo delle rotte e dei porti che collegano i due bacini. La rivalità sino-indiana è una componente chiave di questo scenario, con la Cina che estende la sua influenza attraverso la strategia della "collana di perle" e l'India che risponde potenziando la propria marina e stringendo partnership strategiche. In conclusione, il dominio marittimo è diventato un campo di battaglia multidimensionale. Il suo controllo è intrinsecamente legato alla gestione dei flussi commerciali, alla sicurezza energetica e alla connettività globale, garantita dalle infrastrutture critiche come i cavi sottomarini che corrono lungo i fondali marini. Conseguenze per l’Italia. Le trasformazioni geopolitiche in corso nel Mediterraneo allargato pongono l'Italia in una duplice condizione di vulnerabilità e opportunità strategica. La sua posizione geografica la colloca al centro di un'area attraversata da molteplici linee di faglia, esponendola direttamente alle instabilità provenienti da Nord Africa, Sahel, Medio Oriente e Mar Nero, ma allo stesso tempo la posiziona come un hub naturale tra Europa, Africa e Levante. Le Sfide Dirette alla Sicurezza Nazionale. La stabilità italiana è intrinsecamente legata a quella del suo vicinato. Le conseguenze sono multidimensionali e toccano interessi vitali del Paese quali la Sicurezza Energetica, la stabilità di partner come Algeria e Libia è fondamentale per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas. La cooperazione con i paesi nordafricani è inoltre cruciale per lo sviluppo di energie rinnovabili, come l'idrogeno verde, necessarie alla diversificazione energetica; la Gestione dei Flussi Migratori, questo fenomeno richiede un dialogo e accordi costanti con i paesi di origine e transito, come dimostrano le intese con Tunisia, Libia e Albania, al fine di governare un processo che ha impatti diretti sul territorio nazionale e la Sicurezza Economica, l'economia italiana, fortemente orientata all'esportazione, è vulnerabile all'instabilità regionale e a potenziali conflitti commerciali tra le grandi potenze. Le minacce alle rotte commerciali, come quelle nel Mar Rosso, possono avere un impatto diretto sugli interessi delle imprese italiane. Le Opportunità e la Proiezione Strategica Italiana. La stessa posizione centrale offre all'Italia significative opportunità per rafforzare la propria proiezione internazionale. Iniziative come il "Piano Mattei per l'Africa" rappresentano il tentativo di definire un nuovo modello di politica estera, basato su partnership paritarie e non predatorie, in linea con le aspirazioni di molti paesi del Sud Globale. Questa visione si estende oltre l'Africa. La partnership strategica con l'India, formalizzata nel "Piano di Azione Congiunto 2025-2029", proietta l'Italia come un attore rilevante nel corridoio strategico "Indo-Mediterraneo" (IMEC). Questo posizionamento conferisce al Paese un ruolo nella connettività marittima, energetica e digitale tra Asia ed Europa, aprendo nuove opportunità economiche e industriali in mercati emergenti come il Golfo e l'Asia Centrale. La Dimensione Militare e di Sicurezza. Sul piano strategico-militare, l'Italia è chiamata a un ruolo di primo piano per garantire la stabilità del suo "fianco Sud". Questo si traduce in un impegno diretto in missioni internazionali considerate cruciali per la sicurezza regionale, tra cui EUFOR Althea in Bosnia-Erzegovina, UNIFIL in Libano, e la partecipazione attiva a operazioni di sicurezza marittima come Aspides nel Mar Rosso. Un approccio più selettivo da parte degli alleati, in particolare degli Stati Uniti, costringe l'Italia e l'Europa a un maggiore onere nella gestione della sicurezza del proprio vicinato. La Necessità di una Visione Integrata. Per capitalizzare le opportunità e mitigare le vulnerabilità, l'Italia deve dotarsi di una visione strategica coerente e di lungo periodo. È necessario agire come un "sistema-paese" integrato, allineando gli strumenti della diplomazia, della difesa, dell'industria e dell'intelligence. Rafforzare la capacità di analisi e comprensione delle complesse dinamiche regionali è fondamentale per anticipare le crisi. Attraverso un investimento coerente di risorse e sfruttando la propria capacità di dialogo con tutti gli attori, l'Italia ha la possibilità di trasformare la propria vulnerabilità geografica in un punto di forza, affermandosi come il perno della proiezione strategica europea verso il Sud. Conclusioni Il sistema internazionale è entrato in una fase di disordine strutturale e competizione permanente. L'ordine unipolare è tramontato, lasciando il posto a un multipolarismo competitivo, caratterizzato da crescente frammentazione, alleanze fluide e una profonda interconnessione delle crisi. La guerra in Ucraina, il conflitto a Gaza e la riconfigurazione degli equilibri in Medio Oriente non sono eventi isolati, ma manifestazioni di questa trasformazione globale. In questo nuovo scenario, il Mediterraneo allargato non è più un teatro secondario, ma un palcoscenico centrale dove si concentrano le principali linee di faglia geopolitiche e si definisce il futuro ordine globale. L'ascesa del "Sud Globale" come insieme di attori autonomi e assertivi è il tratto distintivo di questa nuova era, che richiede un ripensamento delle categorie politiche ed economiche tradizionali. Per un paese come l'Italia, la cui sicurezza e prosperità sono indissolubilmente legate a questa regione, l'inazione non è un'opzione; l'immobilismo rappresenta la strategia più rischiosa. È pertanto imperativo adottare una politica estera proattiva e multidimensionale, basata su una chiara visione strategica. Le raccomandazioni che emergono sono di seguito elencate. Sviluppare una Visione Strategica per il Mediterraneo Allargato. L'Italia deve superare la percezione del Mediterraneo come mera fonte di minacce (migrazione, terrorismo) e consolidare il proprio ruolo di ponte tra Europa e Africa e di hub nel corridoio "IMEC". Iniziative come il Piano Mattei devono diventare un pilastro della politica estera, affiancate da un investimento strategico nella sicurezza marittima, nelle infrastrutture portuali e nella connettività digitale, elementi essenziali per la proiezione di influenza. Costruire Partnership Paritarie e Diversificate. Pur mantenendo saldi gli ancoraggi tradizionali, è cruciale costruire relazioni strategiche flessibili con i nuovi protagonisti del Sud Globale. L'approccio deve evolvere da una logica paternalistica a una di partnership autentica e paritaria, riconoscendo il ruolo e le aspirazioni di attori come India, Brasile e le potenze del Golfo. L'Italia può posizionarsi come un mediatore credibile e un interlocutore affidabile, in grado di dialogare con tutti gli attori. Adottare un Approccio Sistemico e Investire in Conoscenza. Per promuovere efficacemente gli interessi nazionali è necessario un approccio olistico che integri e coordini tutte le risorse del "Sistema Paese": diplomazia, difesa, industria, intelligence e mondo accademico. La crescente complessità dello scenario globale richiede inoltre un potenziamento continuo delle capacità di analisi e ricerca strategica, al fine di anticipare le crisi e sviluppare risposte adeguate. Promuovere una Reale Autonomia Strategica Europea. Di fronte al possibile disimpegno selettivo degli Stati Uniti, l'Europa deve accelerare il processo di integrazione della propria difesa e della propria base industriale e tecnologica. Per l'Italia, questo significa spingere per un aumento coordinato ed efficiente delle capacità di sicurezza collettiva, al fine di garantire la stabilità del proprio vicinato e ridurre le dipendenze strategiche esterne. In conclusione, il mondo è cambiato in modo irreversibile. Per l'Italia, cogliere le opportunità offerte da questa trasformazione e affrontare le sfide con visione e coraggio non è una scelta, ma una condizione essenziale per garantire la propria sicurezza e prosperità futura. Informazioni sul Report 2025 della Med-Or Italian Foundation dal titolo “Il Mediterraneo e il mondo che cambia. Sfide strategiche, attori globali e dinamiche geopolitiche nel Mediterraneo allargato”, Pubblicato nel giugno 2025 all’indirizzo web: www.med-or.org. Autori: Enrico Casini, Anna Maria Cossiga, Francesco Meriano, Settimo Cerniglia, Alessia Melcangi, Manfredi Martalò, Luciano Pollichieni, Antonio Stango, Beatrice Arborio Mella, Giorgio Cella, Eleonora Ardemagni, Alessandro Riccioni, Damiano Toderi, Giuseppe Mancini, Federico Deiana, Giuseppe Dentice, Stefano Marroni, Emanuele Rossi, Alessandra Ruggeri, Davide Maria Galbusera. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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