OHi Mag Report Geopolitico nr. 120 Introduzione In un'epoca caratterizzata da crescenti tensioni geopolitiche e da una rinnovata competizione tra grandi potenze, le forze armate delle principali nazioni sono chiamate a un rapido adattamento strategico e operativo. La US Navy, storicamente un pilastro della proiezione di potenza americana a livello globale, si trova oggi ad affrontare sfide senza precedenti, in particolare poste dall'ascesa militare ed economica della Cina. In questo contesto, l'intervento dell'Ammiraglio James W. Kilby, il più alto ufficiale della US Navy, alla conferenza Modern Day Marine di Washington il 1° maggio 2025, assume un'importanza cruciale. Come riportato da Riley Ceder su Military Times, l'indirizzo di Kilby non è stato una semplice rassegna dello stato della Marina, ma una chiamata all'azione focalizzata e urgente, centrata su un orizzonte temporale ben preciso – il 2027 – e su priorità chiave volte a garantire la prontezza operativa in un ambiente marittimo sempre più conteso. I fatti L'articolo di Riley Ceder riferisce che l'Ammiraglio James W. Kilby, nel suo discorso sullo "stato della Marina", ha delineato con chiarezza le priorità del servizio alla luce delle tempistiche avversarie percepite, identificando il 2027 come un anno cardine. Questo focus temporale deriva direttamente, secondo Kilby, da un'asserita dichiarazione cinese di voler essere militarmente "pronta" entro quella data. Di conseguenza, l'Ammiraglio ha affermato che la US Navy, e per estensione l'intero apparato militare statunitense, "deve essere pronta nel 2027 su tutte le piattaforme". Questa preparazione non è un concetto astratto, ma si articola in diverse linee d'azione concrete. La prima priorità identificata è la prontezza operativa (combat-readiness): l'obiettivo è garantire che l'80% degli aerei, sottomarini e navi non impegnati in attività di manutenzione siano effettivamente pronti al combattimento e disponibili per i comandanti di flotta. Questo implica uno sforzo significativo per ottimizzare i cicli di manutenzione e massimizzare la disponibilità degli asset. Un secondo asse di sviluppo riguarda l'adozione di tecnologie emergenti, con un'enfasi particolare sui sistemi robotici e autonomi. Kilby ha confermato la volontà della Marina di continuare a integrare tali sistemi, mirando alla creazione di una flotta ibrida, composta da piattaforme con e senza equipaggio. Questa transizione è vista come fondamentale per mantenere il vantaggio tecnologico e operativo. Parallelamente all'innovazione tecnologica, Kilby ha sottolineato la criticità delle risorse umane. Ha evidenziato la necessità impellente di colmare le attuali carenze di personale in mare, quantificate in circa 23.000 posizioni vacanti ("manning gaps"). L'obiettivo è "bruciare" questi gap il più rapidamente possibile per garantire che ogni nave sia pienamente operativa e in grado di svolgere la propria missione. Legato al tema del personale, l'Ammiraglio ha ribadito l'importanza degli investimenti nella qualità del servizio, un sentimento già espresso dai vertici del Corpo dei Marines nella stessa settimana. Ha menzionato specificamente l'iniziativa "Barracks 2030" (un programma da quasi 11 miliardi di dollari per rinnovare gli alloggi dei Marines) e ha promesso miglioramenti concreti anche per i marinai, come un migliore accesso a Wi-Fi e parcheggi adeguati. Un'ulteriore priorità chiave è la competenza del combattente (warfighter competency). Ciò si traduce in investimenti in tecnologie di addestramento avanzate, come l'addestramento virtuale e costruttivo dal vivo (Live Virtual Constructive - LVC), per preparare meglio i marinai agli incontri con avversari potenziali in scenari realistici. Infine, Kilby ha enfatizzato la necessità di ripristinare infrastrutture critiche, come moli e piste di atterraggio, specialmente in relazione al rafforzamento della presenza navale statunitense nel Pacifico. L'Ammiraglio ha contestualizzato questi sforzi descrivendo il cambiamento fondamentale dell'ambiente operativo globale. "Siamo ora in un ambiente conteso", ha dichiarato, marcando una netta rottura con gli anni passati, percepiti come relativamente "incontrastati". In questo nuovo scenario, aspetti fondamentali dell'operatività navale – come le comunicazioni sicure, l'uso efficace del radar e le interazioni fluide tra i marinai e la catena di comando – assumono un'importanza ancora maggiore. Ha citato esplicitamente l'ostilità crescente nella regione Indo-Pacifica e le azioni destabilizzanti dei ribelli Houthi nel Mar Rosso come esempi di questo ambiente conteso. Kilby ha poi descritto un cambiamento nella missione principale della Marina. Per lungo tempo, il focus è stato sulla proiezione di potenza (power projection) – essenzialmente, trasportare un aeroporto mobile (la portaerei) in una data località e usare le navi di scorta per lanciare potenza verso terra ("power ashore"). Questo, ha spiegato, era relativamente semplice in ambienti permissivi. Ora, lo scenario è cambiato ("the script has flipped"). Nell'ambiente conteso dell'Indo-Pacifico, diventa imperativo affermare il controllo del mare (sea control) attraverso molteplici domini: aereo, spaziale, di superficie e sottomarino. Tradizionalmente, la Marina portava i Marines dal mare alla terra; Kilby ha evidenziato nuove opportunità per invertire questa dinamica, portando la potenza dei Marines dalla terra al mare. Esempi concreti di questa nuova sinergia includono la capacità dei Marines di lanciare missili antinave dalla costa verso punti di passaggio obbligati (choke points) o di operare sistemi radar avanzati come il G/ATOR da terra per supportare le operazioni navali. Queste capacità, secondo Kilby, hanno acquisito un significato e un'importanza nuovi in questo mutato contesto dinamico. Le dichiarazioni dell'Ammiraglio Kilby hanno profonde conseguenze geopolitiche. Il focus esplicito sul 2027 come data di riferimento, legato direttamente alla presunta tabella di marcia cinese, invia un segnale inequivocabile a Pechino: gli Stati Uniti sono determinati a mantenere la superiorità militare guadagnata nel tempo e a non farsi trovare impreparati di fronte alle ambizioni cinesi. Questo linguaggio diretto e focalizzato su una data specifica intensifica la percezione di una competizione strategica sempre più serrata e potenzialmente conflittuale nell'Indo-Pacifico. Agli alleati degli Stati Uniti, questo messaggio può offrire rassicurazioni sulla determinazione americana, ma al contempo aumenta la pressione affinché anch'essi accelerino i propri sforzi di modernizzazione e prontezza militare, allineandosi all'urgenza dettata da Washington. Potrebbe stimolare maggiori investimenti nella difesa e una più stretta cooperazione militare, specialmente tra i partner chiave nella regione come Giappone, Australia, Corea del Sud e Filippine. Per attori come la Russia o l'Iran (menzionato indirettamente tramite gli Houthi), il discorso di Kilby ribadisce l'impegno globale degli USA, nonostante la priorità data alla Cina, e la volontà di operare efficacemente anche in ambienti marittimi contestati come il Mar Rosso. La menzione della necessità di un controllo del mare multi-dominio segnala inoltre l'intenzione di contrastare le strategie A2/AD (Anti-Access/Area Denial) sviluppate da potenziali avversari per limitare la libertà di manovra americana. Sul piano strategico, l'indirizzo di Kilby delinea un'evoluzione significativa nella dottrina navale statunitense. Il passaggio da un focus primario sulla "proiezione di potenza" in ambienti permissivi a un imperativo di "controllo del mare" in ambienti contestati riflette un adattamento fondamentale alle nuove realtà strategiche. Non si tratta più solo di portare la forza verso la terra da un mare sicuro, ma di dover prima combattere e vincere per garantire l'accesso e il controllo degli spazi marittimi stessi. La fissazione dell'obiettivo di prontezza dell'80% entro il 2027 impone una disciplina strategica rigorosa, potenzialmente spostando risorse dalla ricerca di piattaforme future o dall'espansione numerica della flotta verso la massimizzazione dell'efficienza e della disponibilità delle forze esistenti. L'enfasi sulla flotta ibrida (manned-unmanned) indica una scommessa strategica sull'integrazione di sistemi autonomi per aumentare la massa, la persistenza e la letalità della flotta, pur dovendo affrontare le sfide tecnologiche, dottrinali e organizzative che tale integrazione comporta. Strategicamente rivoluzionaria è la concettualizzazione della sinergia Navy-Marine Corps in chiave "shore-to-sea". L'idea che i Marines, tradizionalmente forza di proiezione anfibia verso terra, possano contribuire attivamente al controllo del mare lanciando missili antinave o fornendo capacità ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) dalla costa, apre nuovi scenari operativi, specialmente in contesti insulari o litoranei come quelli dell'Indo-Pacifico, e rafforza la logica della guerra distribuita. Infine, l'attenzione alla competenza del combattente e alle infrastrutture sottolinea che la strategia non si basa solo sulla tecnologia, ma anche sul fattore umano e sulla resilienza logistica. Le conseguenze marittime delle priorità enunciate da Kilby sono dirette e concrete. L'obiettivo dell'80% di prontezza operativa avrà un impatto diretto sui cicli di manutenzione (richiedendo cantieri più efficienti e forse nuove tecnologie di manutenzione predittiva), sull'addestramento degli equipaggi e sul ritmo operativo (operational tempo - OPTEMPO) delle unità. Raggiungere e mantenere tale livello di prontezza su una flotta globale è una sfida enorme. L'introduzione su larga scala di sistemi unmanned nella flotta ibrida modificherà la composizione dei gruppi navali, le tattiche impiegate e le esigenze di comando e controllo, comunicazione e gestione dei dati. La necessità di affermare il controllo del mare in tutti i domini richiederà una sempre maggiore integrazione tra le piattaforme di superficie, sottomarine, aeree, spaziali e cibernetiche, rendendo le operazioni navali intrinsecamente multi-dominio e interconnesse. Il concetto "shore-to-sea" portato avanti dai Marines avrà conseguenze marittime dirette: batterie di missili antinave terrestri potranno negare l'accesso a tratti di mare o proteggere forze navali amiche, mentre sensori terrestri avanzati potranno estendere la consapevolezza del quadro marittimo (maritime domain awareness). Questo richiederà un coordinamento estremamente stretto tra comandi navali e terrestri. Infine, il ripristino e l'ammodernamento delle infrastrutture portuali e aeroportuali nel Pacifico sono prerequisiti essenziali per sostenere una presenza navale avanzata e resiliente, capace di operare efficacemente in un ambiente potenzialmente degradato dal conflitto. Per l'Italia, le dichiarazioni dell'Ammiraglio Kilby e le priorità della US Navy hanno implicazioni rilevanti, principalmente nel quadro dell'Alleanza Atlantica e nel contesto della sicurezza marittima globale. Il forte focus americano sul 2027 e sulla sfida cinese nell'Indo-Pacifico potrebbe portare a una richiesta implicita o esplicita agli alleati europei, Italia compresa, di assumersi maggiori responsabilità per la sicurezza nel proprio vicinato strategico, in primis il Mediterraneo Allargato e il fianco orientale della NATO. Se la US Navy concentra risorse e attenzioni sul Pacifico, la presenza navale statunitense nel Mediterraneo potrebbe stabilizzarsi o persino ridursi in termini relativi, richiedendo un ruolo più incisivo da parte delle marine europee, inclusa la Marina Militare Italiana, per garantire la deterrenza e la sicurezza marittima. L'enfasi americana sulla prontezza operativa (80% target) potrebbe influenzare gli standard NATO, spingendo anche l'Italia a valutare e potenzialmente incrementare i propri livelli di disponibilità degli asset navali. L'adozione di flotte ibride e tecnologie unmanned da parte USA è un trend che l'Italia sta già seguendo, ma l'accelerazione americana potrebbe stimolare ulteriori investimenti e cooperazione in questo settore. Il concetto innovativo di sinergia "shore-to-sea" tra Marina e Marines potrebbe offrire spunti interessanti anche per le forze armate italiane, considerando la geografia litoranea e insulare nazionale. Infine, la necessità per gli USA di colmare i gap di personale e investire nella qualità della vita dei marinai è una sfida condivisa da molte marine occidentali, inclusa quella italiana, suggerendo possibili aree di confronto e scambio di best practices. Conclusioni e Raccomandazioni L'intervento dell'Ammiraglio Kilby alla conferenza Modern Day Marine delinea una US Navy in piena fase di adattamento strategico, spinta da un senso di urgenza dettato dalla percezione della sfida cinese e dalla realtà ineludibile di un ambiente operativo marittimo divenuto altamente conteso. Il focus sul 2027 non è solo uno slogan, ma un catalizzatore per priorità concrete: massimizzare la prontezza operativa della flotta esistente, accelerare l'integrazione di sistemi autonomi per creare una flotta ibrida, colmare le critiche carenze di personale investendo anche sulla qualità della vita, affinare le competenze dei combattenti con addestramento avanzato e rafforzare le infrastrutture logistiche, specialmente nel Pacifico. Il tutto è finalizzato a un obiettivo strategico chiaro: passare dalla semplice proiezione di potenza al controllo attivo e multi-dominio del mare, anche attraverso nuove sinergie operative come quella "shore-to-sea" con i Marines. Le raccomandazioni che ne derivano sono implicite ma chiare. È fondamentale che questo slancio verso la prontezza e l'adattamento sia sostenuto da risorse finanziarie adeguate e prevedibili nel tempo. La sfida maggiore sarà bilanciare l'urgenza della prontezza a breve termine (2027) con gli investimenti necessari per la modernizzazione e l'innovazione a lungo termine. Il successo dipenderà non solo dalla tecnologia, ma anche dalla capacità di attrarre, formare e trattenere personale qualificato. In un mondo conteso, il rafforzamento delle alleanze e dell'interoperabilità diventa ancora più cruciale; la strategia delineata da Kilby, pur focalizzata sulla US Navy, richiede implicitamente un maggiore contributo e allineamento da parte dei partner. Infine, la rapidità del cambiamento tecnologico e strategico impone un approccio flessibile e una cultura dell'apprendimento continuo per rimanere competitivi. Riferimento: Riley Ceder, Head Navy officer lists top tasks for service, eyes 2027, Military Times, 2 Maggio 2025, 10:18 PM, https://www.marinecorpstimes.com/news/your-marine-corps/2025/05/02/head-navy-officer-lists-top-tasks-for-service-eyes-2027/ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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