OHi Mag Report Geopolitico nr. 111 Introduzione Il presente saggio trae spunto dall'articolo "El Dilema de la Energía", pubblicato sul Boletín del Centro Naval e redatto dal Professor Abel González, dal Prefetto Generale (R) Ítalo D'amico e dal Capitano di Vascello (R) Javier Valladares. L'articolo emerge da riflessioni condivise in seno all'Academia del Mar argentina, focalizzandosi sulle sfide energetiche contemporanee, in particolare nel contesto marittimo e costiero. Viviamo un'epoca di dilemmi cruciali, costretti a scegliere tra opzioni energetiche con implicazioni complesse e spesso contrastanti. La transizione dai combustibili fossili, dominanti dal XIX secolo ma gravati da crescenti preoccupazioni ambientali, verso fonti più sostenibili si scontra con limiti tecnologici ed economici. In questo scenario, l'articolo esplora il potenziale controverso ma tecnicamente interessante dell'energia nucleare, specialmente attraverso le nuove tecnologie dei reattori modulari, come possibile risposta al dilemma energetico globale e alla decarbonizzazione del trasporto marittimo. I Fatti L'articolo degli autori argentini dipinge un quadro chiaro del dilemma energetico del XXI secolo. Da un lato, vi è la consolidata dipendenza globale dai combustibili fossili (petrolio, carbone, gas), fonti "non rinnovabili" la cui combustione genera impatti ambientali sempre più evidenti e preoccupanti. Dall'altro, emergono le fonti rinnovabili (idroelettrica, geotermica, eolica, solare, mareomotrice, del moto ondoso, delle correnti marine), definite "sostenibili" se ben gestite, ma che presentano ancora significative sfide. La loro intermittenza, la difficoltà di stoccaggio su larga scala, l'adattamento non semplice per l'uso nei trasporti e un rapporto costo-beneficio spesso ancora inferiore rispetto ai fossili ne limitano la rapida e universale adozione. Questo stallo è acuito dalla posizione dei paesi ricchi di riserve fossili, restii ad abbandonare un vantaggio economico consolidato per abbracciare un cambio di paradigma energetico radicale. Si assiste così a una fase di convivenza incerta, caratterizzata da misure di mitigazione degli impatti dei fossili e da un'adozione non ancora pienamente consapevole dei rischi ambientali associati. Il settore marittimo, in particolare il trasporto internazionale, si trova al centro di questa transizione. L'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha spinto verso obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione, puntando a emissioni nulle o quasi nulle entro il 2050. Per raggiungere questo scopo, l'industria sta implementando diverse strategie: miglioramento dell'efficienza energetica delle navi (ad esempio, propulsioni ibride, uso di vele ausiliarie), adozione di combustibili alternativi (come metanolo, ammoniaca, idrogeno), navigazione a velocità ridotta ("slow steaming") e utilizzo dell'alimentazione elettrica da terra ("cold ironing" o shore power) durante le soste in porto. Tuttavia, manca ancora un consenso su quale sia la fonte energetica "migliore" per il futuro della flotta globale. Ed è qui che l'articolo introduce l'opzione nucleare come potenziale soluzione. Viene sottolineato come numerosi studi presentino l'energia nucleare, su scala più ampia dell'attuale, come un'alternativa valida per contrastare il cambiamento climatico e soddisfare la crescente domanda energetica mondiale. L'attenzione si concentra sui Reattori Modulari di Piccola Taglia (Small Modular Reactors - SMR), definiti come reattori con potenza elettrica fino a circa 300 MW. Questi SMR offrono vantaggi quali la costruzione modulare e potenzialmente più rapida, la possibilità di installazione in aree remote (terrestri o galleggianti) prive di infrastrutture di trasmissione, e la capacità di integrarsi in sistemi energetici ibridi. Sono considerati validi per la cogenerazione di elettricità e calore per processi industriali, per la desalinizzazione dell'acqua marina e per la produzione di idrogeno "nucleare" (pulito). Gli SMR possono essere installati su piattaforme galleggianti, dando vita a due concetti principali: le Centrali Nucleari Galleggianti (Floating Nuclear Power Plants - FNPP), che sono impianti stazionari non autopropulsi progettati per fornire energia alla rete elettrica costiera o a complessi industriali; e le Centrali Nucleari Trasportabili (Transportable Nuclear Power Plants - TNPP), che potrebbero essere utilizzate anche per la propulsione navale. Le FNPP, in particolare, sono viste come uno strumento per supportare la decarbonizzazione marittima nei porti, fornendo energia pulita per il "cold ironing". L'articolo cita l'esempio concreto della FNPP russa "Akademik Lomonosov", entrata in funzione commerciale nel 2020 nel porto artico di Pevek. Questo impianto, basato su due reattori KLT-40S derivati da quelli usati sui rompighiaccio nucleari russi, fornisce calore ed elettricità alla regione, dimostrando la fattibilità del concetto. Si menziona che anche Cina, Danimarca e Corea del Sud stanno sviluppando tecnologie simili. Viene inoltre evidenziato l'aspetto normativo: l'IMO e l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) stanno lavorando sull'aggiornamento delle normative esistenti (come il Codice di Sicurezza per le Navi Mercantili Nucleari del 1981) per adattarle ai nuovi tipi di reattori. Esiste un Forum dei Regolatori degli SMR facilitato dall'IAEA, e società di classificazione come l'American Bureau of Shipping (ABS) hanno già introdotto norme specifiche per le FNPP, ricordando il ruolo storico dell'ABS nell'approvazione della prima nave mercantile nucleare, la NS Savannah, nel 1959. Infine, l'articolo menziona il reattore SMR CAREM, sviluppato in Argentina, come potenzialmente idoneo per l'impiego su FNPP, suggerendone l'utilità per regioni vaste e con centri urbani distanti come la Patagonia. Conseguenze Geopolitiche La scelta delle fonti energetiche e lo sviluppo di nuove tecnologie come gli SMR e le FNPP hanno profonde implicazioni geopolitiche. La resistenza dei paesi produttori di idrocarburi alla transizione energetica è fonte di tensioni internazionali e influenza le alleanze strategiche. Lo sviluppo e la potenziale esportazione di tecnologia nucleare avanzata (SMR/FNPP) da parte di attori come Russia, Cina e, implicitamente, Stati Uniti (considerando il ruolo dell'ABS), apre nuovi scenari di competizione tecnologica e sfere d'influenza. Offrire FNPP a nazioni in via di sviluppo o a regioni isolate potrebbe diventare uno strumento di soft power o di diplomazia energetica, creando nuove dipendenze tecnologiche e legami politici. Il controllo del ciclo del combustibile nucleare, l'accesso all'uranio arricchito e le questioni legate alla non proliferazione rimangono centrali. La dislocazione di reattori nucleari, seppur di piccola taglia, in aree marittime o costiere sensibili solleva questioni di sicurezza internazionale (rischio di incidenti, terrorismo, gestione delle scorie) che richiedono quadri normativi e di controllo multilaterali robusti. La trasparenza operativa e la fiducia tra gli stati diventano ancora più cruciali. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico nazionale, l'energia è sinonimo di sicurezza e indipendenza. Gli SMR e le FNPP potrebbero offrire una soluzione per garantire l'approvvigionamento energetico a regioni remote, isole o basi militari avanzate, riducendo la dipendenza da importazioni di combustibili fossili o da lunghe e vulnerabili linee di trasmissione elettrica. Per le potenze navali, la tecnologia nucleare compatta è da tempo un asset strategico (sottomarini, portaerei); gli SMR potrebbero estenderne l'applicazione a navi di superficie o a infrastrutture portuali critiche. La capacità di dispiegare rapidamente fonti di energia significative (come una FNPP) può rappresentare un vantaggio strategico in scenari post-disastro, per supportare operazioni umanitarie o militari, o per consolidare la presenza in aree geografiche contese (si pensi all'Artico, dove opera la Lomonosov). La natura dual-use della tecnologia nucleare (potenziale uso civile e militare) impone una vigilanza costante per prevenire deviazioni verso programmi non pacifici. La leadership tecnologica in questo settore si traduce in un vantaggio strategico complessivo. Conseguenze Marittime Le implicazioni per il settore marittimo sono dirette e potenzialmente trasformative. Le FNPP rappresentano una soluzione concreta per implementare il "cold ironing" su larga scala nei porti, abbattendo drasticamente le emissioni di gas serra e altri inquinanti prodotti dalle navi all'ormeggio, che altrimenti terrebbero accesi i motori ausiliari alimentati a combustibili fossili. Questo contribuirebbe significativamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall'IMO e dalle normative regionali (come quelle UE). Le TNPP, sebbene tecnologicamente più complesse e soggette a maggiori preoccupazioni di sicurezza e accettazione pubblica, potrebbero, in futuro, rappresentare la chiave per la propulsione a emissioni zero di grandi navi mercantili (portacontainer, petroliere), superando i limiti di autonomia e densità energetica dei combustibili alternativi attualmente allo studio. Tuttavia, l'integrazione del nucleare nel settore marittimo civile richiede lo sviluppo di un quadro normativo internazionale completo e armonizzato (aggiornamento SOLAS, codici specifici), la formazione di personale specializzato, l'adeguamento delle infrastrutture portuali per accogliere navi a propulsione nucleare o per collegare le FNPP, e, non da ultimo, il superamento delle resistenze dell'opinione pubblica riguardo alla sicurezza e alla gestione delle scorie. L'esperienza della Lomonosov e i passi normativi intrapresi dall'ABS sono indicativi di un percorso avviato ma ancora lungo. Conseguenze per l'Italia Per l'Italia, paese con una forte dipendenza dalle importazioni energetiche, una lunga linea costiera punteggiata da importanti scali portuali e un'industria marittima e cantieristica di primo piano, le riflessioni dell'articolo aprono scenari complessi. Teoricamente, le FNPP potrebbero offrire una soluzione energetica localizzata per grandi complessi portuali (es. Genova, Trieste, Gioia Tauro, Augusta), riducendo le emissioni locali e alleggerendo la rete elettrica nazionale, soprattutto in vista della crescente elettrificazione dei consumi. Tuttavia, l'ostacolo principale è di natura politica e sociale: l'Italia ha in vigore una moratoria sull'energia nucleare, frutto di referendum popolari. Qualsiasi ipotesi di adozione di FNPP sul territorio nazionale si scontrerebbe con questa realtà consolidata e richiederebbe un radicale cambiamento del dibattito pubblico e delle scelte politiche, attualmente non all'orizzonte. Ciò nonostante, l'Italia non può ignorare gli sviluppi internazionali. Le normative globali sulla decarbonizzazione marittima (IMO 2050, EU ETS Marittimo, FuelEU Maritime) avranno un impatto diretto sulla flotta mercantile battente bandiera italiana e sui porti nazionali. La necessità di fornire "cold ironing" diventerà sempre più stringente, e se altri paesi adotteranno FNPP per alimentare le loro infrastrutture portuali, si creerà un divario competitivo. Inoltre, l'industria cantieristica italiana (Fincantieri in primis), leader mondiale nella costruzione di navi complesse, potrebbe essere coinvolta nella costruzione degli scafi per FNPP o di componenti non nucleari per impianti destinati all'estero, qualora questo mercato dovesse svilupparsi significativamente. Strategicamente, la diversificazione energetica rimane un obiettivo cruciale per l'Italia, data la sua esposizione alle fluttuazioni dei mercati del gas e alle tensioni geopolitiche nelle aree di approvvigionamento (Nord Africa, Mediterraneo Orientale, Caucaso). Pur rimanendo il nucleare un'opzione controversa internamente, monitorarne gli sviluppi tecnologici e normativi a livello globale è indispensabile. Conclusioni e Raccomandazioni L'articolo "El Dilema de la Energía" mette efficacemente in luce la complessità delle scelte energetiche attuali. La necessità impellente di decarbonizzare l'economia globale, e in particolare il settore marittimo, si scontra con i limiti delle tecnologie rinnovabili mature e con le resistenze legate all'abbandono dei combustibili fossili. In questo contesto, l'energia nucleare, attraverso le innovazioni rappresentate dagli SMR e dalle loro applicazioni galleggianti (FNPP/TNPP), viene presentata come un'opzione tecnicamente percorribile e potenzialmente vantaggiosa per fornire energia pulita, affidabile e abbondante, sia per applicazioni costiere che per la propulsione navale futura. Tuttavia, la strada verso un'adozione diffusa di queste tecnologie è irta di sfide significative: sicurezza operativa, gestione delle scorie radioattive a lungo termine, rischi di proliferazione nucleare, costi di sviluppo e smantellamento, e, soprattutto, accettazione pubblica e politica. L'esperienza russa con la Lomonosov è un passo pionieristico, ma serviranno ulteriori dimostrazioni di affidabilità e sicurezza. Si raccomanda quindi un approccio cauto ma proattivo: sostenere la ricerca e lo sviluppo continui sugli SMR e sulle FNPP per migliorarne l'efficienza e la sicurezza intrinseca; promuovere un dialogo internazionale trasparente per definire quadri normativi robusti e condivisi (sotto l'egida di IAEA e IMO); favorire un dibattito pubblico informato che affronti apertamente i benefici e i rischi, sfatando miti e basandosi su evidenze scientifiche; e valutare attentamente il contesto socio-politico specifico di ogni nazione (come nel caso dell'Italia) prima di considerare eventuali implementazioni. La transizione energetica richiede un mix di soluzioni, e il nucleare modulare potrebbe realisticamente farne parte, a patto che le sfide associate vengano gestite con rigore e responsabilità. Riferimento González, Abel; D'amico, Ítalo; Valladares, Javier. "El Dilema de la Energía". Boletín del Centro Naval 864, ENE / MAR 2025, pp. 33-37. (Nota: La data indicata nella fonte originale è "ENE / MAR 2025") © RIPRODUZIONE RISERVATA
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