OHi Mag Report Geopolitico nr. 148 Introduzione L'imminente vertice NATO dell'Aia, previsto per la fine di giugno 2025, si profila non come una semplice riunione di routine, ma come un momento della verità per il futuro dell'Alleanza Atlantica. L'analisi condotta da Emma Ashford e Nevada Joan Lee per lo Stimson Center mette in luce come questo incontro possa definire la traiettoria delle relazioni transatlantiche sotto la seconda presidenza di Donald Trump. Dopo un'era di totale allineamento sotto l'amministrazione Biden, il ritorno di Trump ha introdotto un approccio transazionale e critico che ha scosso le fondamenta della fiducia europea. Il vertice diventa, quindi, un banco di prova cruciale per comprendere se la NATO sia destinata a un'ulteriore erosione, se l'impegno verso l'Ucraina verrà definitivamente archiviato e se i partner europei riusciranno a trovare una chiave per gestire un'alleanza con un leader americano sempre più imprevedibile e orientato all' "America First". I fatti L'analisi di Ashford e Lee si concentra su tre questioni fondamentali che determineranno il successo o il fallimento del vertice. In primo luogo, la dinamica interpersonale tra Donald Trump e i leader europei. Il passaggio da un presidente come Joe Biden, definito quasi "presidente della NATO" per il suo incrollabile sostegno, a un'amministrazione Trump che, attraverso figure come il vicepresidente J.D. Vance e il Segretario alla Difesa Pete Hegseth, ha etichettato i partner europei come "patetici", ha creato uno shock profondo. I leader europei si trovano di fronte a un bivio: tentare la via della conciliazione, come ha fatto con successo il laburista britannico Keir Starmer, che attraverso l'adulazione è riuscito a negoziare un accordo commerciale bilaterale, oppure scegliere la via del confronto, come tentato dal presidente ucraino Zelensky e da quello francese Macron, con risultati disastrosi in termini di relazioni con la Casa Bianca. Il ricordo di Trump che abbandona il vertice di Londra del 2019 dopo essere stato deriso in un fuorionda è un monito potente. La capacità dei leader europei di gestire l'ego e la suscettibilità del presidente americano, evitando gesti di sufficienza e cercando un terreno comune, sarà decisiva. Fino ad ora, solo leader ideologicamente allineati come l'ungherese Orbán e l'italiana Meloni, insieme al pragmatico Starmer, sembrano aver decifrato il codice per interagire efficacemente con la nuova amministrazione. La seconda grande incognita riguarda le possibili decisioni politiche concrete. Mentre vertici passati hanno prodotto cambiamenti sostanziali, come il nuovo modello di forze del 2022, quello dell'Aia si preannuncia più focalizzato su direttive che su dispiegamenti militari. La minaccia più temuta, un ritiro unilaterale delle truppe americane stazionate in Europa orientale, appare per ora improbabile. Il fulcro della discussione sarà, prevedibilmente, la spesa per la difesa. L'amministrazione Trump ha alzato l'asticella, spingendo per un nuovo obiettivo del 5% del PIL, una richiesta che suona come una provocazione per i paesi europei che hanno appena raggiunto, con grande fatica, la soglia del 2%. Il Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, ha tentato una mediazione, proponendo una "contabilità creativa" che includa un 3,5% per la "difesa hard" e un 1,5% per aree correlate come le infrastrutture e la cybersecurity. Tuttavia, non è chiaro se Washington accetterà questa interpretazione, né se gli stati europei siano realmente in grado, o disposti, a sostenere un tale onere finanziario, come dimostra la recente revisione della difesa del Regno Unito, che si impegna a un più modesto 3%. La sensazione è che i leader europei cercheranno di resistere, ma alla fine Trump potrebbe accontentarsi di qualsiasi concessione che possa presentare come una "vittoria" al suo elettorato, sempre più scettico verso la NATO. La terza e più esistenziale questione riguarda il futuro stesso della NATO e il suo ruolo in Ucraina. La presidenza Biden aveva rivitalizzato l'Alleanza, ponendola al centro del coordinamento degli aiuti a Kyiv e prospettando un "ponte verso l'adesione" per l'Ucraina. L'amministrazione Trump ha invertito drasticamente questa rotta. Il Segretario alla Difesa Hegseth ha dichiarato senza mezzi termini che l'adesione dell'Ucraina alla NATO non è un'opzione realistica, che eventuali forze di pace dovrebbero operare al di fuori del quadro dell'Alleanza e che la sicurezza europea è, in ultima analisi, una responsabilità degli europei stessi. Questo spinge l'Europa a confrontarsi con la necessità di sviluppare una propria autonomia strategica e di difesa, un processo lento e irto di ostacoli. Decisioni difficili come il consolidamento dell'industria della difesa, il ripristino della leva obbligatoria o un massiccio aumento della spesa sono state finora evitate. Le iniziative europee, come la "coalizione dei volenterosi" per l'Ucraina, si sono rivelate poco efficaci, scontrandosi con problemi logistici e con la necessità di operare per consenso. Il vertice dell'Aia potrebbe essere l'occasione per presentare un nuovo piano di sostegno europeo a Kyiv, ma le prospettive di un accordo unanime appaiono scarse. Conclusioni In conclusione, il vertice NATO dell'Aia del 2025 si preannuncia come un evento dominato più dal "tono" e dall'atmosfera che da decisioni politiche rivoluzionarie. Sarà il linguaggio del corpo, le dichiarazioni estemporanee e le reazioni emotive a definire se l'incontro sarà una mera riunione di famiglia litigiosa o l'anticamera di un funerale. Il futuro dell'Alleanza Atlantica dipenderà dalla capacità dei leader europei di navigare le acque agitate di una relazione transatlantica ridefinita dall'approccio transazionale e imprevedibile di Donald Trump. Di fronte a questa realtà, l'Europa non può più permettersi di attendere passivamente. La raccomandazione strategica che emerge è inequivocabile: è imperativo accelerare il percorso verso una reale autonomia strategica europea. Questo non significa abbandonare la NATO, ma trasformarla in un'alleanza tra pilastri più equilibrati. L'Europa deve superare le proprie divisioni interne, consolidare la propria base industriale e tecnologica della difesa e assumersi la responsabilità primaria della sicurezza nel proprio vicinato. Solo un'Europa più forte e coesa potrà interagire efficacemente con qualsiasi amministrazione americana, garantendo che l'Alleanza rimanga uno strumento credibile per la sicurezza collettiva e non il palcoscenico di una progressiva e pericolosa irrilevanza. Riferimento: Emma Ashford, Nevada Joan Lee, "Three Big Questions for the 2025 NATO Summit", Stimson Center, 6 Giugno 2025, https://www.stimson.org/2025/three-big-questions-for-the-2025-nato-summit/ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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