OHi Mag Report Geopolitico nr. 122 Il Conclave Vaticano oggi. Un crocevia geopolitico globale Questo saggio è stato scritto prima dell’elezione del nuovo Pontefice. Abbiamo voluto pubblicarlo perché quanto viene riportato è in linea perfetta con la figura di Papa Leone XIV. Introduzione Il fumo che si leva dal comignolo della Cappella Sistina non è soltanto il segnale atteso da oltre un miliardo di fedeli cattolici sparsi per il globo; è un indicatore che cattura l'attenzione delle cancellerie mondiali, degli analisti strategici e dell'opinione pubblica internazionale. In un'epoca segnata da conflitti crescenti, polarizzazioni acute e sfide epocali come i cambiamenti climatici e le migrazioni di massa, la scelta del successore di Pietro assume una valenza che trascende ampiamente la sfera puramente religiosa. Come sottolineato da Joe Donnelly, ex ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, in una sua analisi per il Council on Foreign Relations (CFR) del 7 maggio 2025, il Conclave in corso non è un mero rito secolare, ma un momento cruciale con profonde implicazioni per la politica estera e gli equilibri geopolitici globali. La voce del Pontefice, infatti, risuona con un'autorità morale unica, capace di influenzare dinamiche complesse e di offrire una prospettiva differente sui grandi dilemmi del nostro tempo. Intervista a Donnelly L'articolo di Phil McCausland per il CFR ci trasporta nel cuore del Vaticano, dove i cardinali elettori, provenienti da ogni angolo del pianeta, sono riuniti nel riserbo del Conclave per discernere chi guiderà la Chiesa Cattolica nel prossimo futuro. Il processo, avvolto in una tradizione secolare, prevede votazioni giornaliere fino al raggiungimento di una maggioranza qualificata dei due terzi, segnalata al mondo dalla fumata bianca. Questo Conclave, evidenzia Donnelly, si svolge in un contesto particolarmente significativo, ereditando il lascito di Papa Francesco, un Pontefice che ha elevato notevolmente il profilo della Santa Sede negli affari internazionali. La sua attenzione alla rappresentanza globale all'interno del Collegio Cardinalizio, con nomine in nazioni che mai prima avevano avuto un porporato, ha introdotto una pluralità di prospettive inedita, alimentando speculazioni sulla possibile elezione del primo Papa africano o asiatico. Circa l'80% dei cardinali votanti, sottolinea Donnelly, è stato nominato da Francesco, un fattore che potrebbe garantire una continuità con la sua visione di una Chiesa che guarda alla politica estera e impegnata nelle "periferie" del mondo. Donnelly, forte della sua esperienza diretta come ambasciatore, senatore e cattolico, rimarca come la voce del Papa sia, insieme a quella del Presidente degli Stati Uniti, tra le più ascoltate a livello globale. Papa Francesco, in particolare, ha saputo conquistare un'udienza vasta e diversificata, diventando una figura di riferimento morale specialmente in continenti come l'Africa. Il suo pontificato è stato caratterizzato da un impegno profondo per i "senza voce", incarnando una Chiesa che, secondo le sue stesse parole, deve avere "l'odore delle pecore" ed essere un "ospedale da campo" per i feriti e i sofferenti, piuttosto che un premio per i perfetti. Un esempio concreto di questa diplomazia umanitaria è stata la missione del Cardinale Matteo Zuppi, inviato speciale del Papa per l'Ucraina, con cui Donnelly ha collaborato intensamente per cercare di riportare a casa oltre 30.000 bambini ucraini deportati dalla Russia. Questa iniziativa, spiega Donnelly, nasce dalla profonda convinzione della Chiesa nel valore di ogni singola anima e nella necessità di non lasciare indietro nessuno. La diversità del Collegio Cardinalizio attuale, definito da Donnelly come "probabilmente il più diversificato che abbiamo mai avuto", presenta sia sfide che opportunità. Da un lato, vi sono cardinali con decenni di esperienza nella Curia Romana, profondi conoscitori delle dinamiche vaticane; dall'altro, porporati provenienti dalle "periferie", alcuni dei quali con scarsa familiarità con Roma se non per la cerimonia di imposizione della berretta rossa. Questa eterogeneità richiede un dialogo intenso, in cui i "veterani" offrono contesto e i "nuovi" portano prospettive fresche e spesso inaspettate. L'auspicio, condiviso da Donnelly, è che il nuovo Papa sia una figura capace di unire, di non posizionarsi troppo a destra o a sinistra, ma di includere tutti, inviando un chiaro segnale sulla necessità di lavorare insieme per il bene comune. In un mondo che brama integrità, carattere e decenza, il successore di Pietro è chiamato a incarnare queste virtù, mostrando empatia e avendo il coraggio di opporsi a chi sfrutta i più deboli. Conseguenze Geopolitiche L'elezione di un nuovo Papa avrà immediate e significative conseguenze geopolitiche. La Santa Sede, pur essendo il più piccolo stato sovrano al mondo, esercita un'influenza sproporzionata sulla scena internazionale, agendo come una "superpotenza morale" o, come definita da alcuni analisti, un attore di "soft power" per eccellenza. La sua diplomazia, discreta ma pervasiva, si estende a 183 stati con cui intrattiene relazioni formali, oltre a un ruolo di osservatore permanente presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali. Il nuovo Pontefice, seguendo o innovando l'approccio di Francesco, potrà modulare il ruolo della Chiesa in diverse arene. La sua origine geografica, le sue priorità pastorali e il suo stile di leadership influenzeranno l'agenda globale. La voce papale può fungere da catalizzatore per la pace e la riconciliazione. L'esempio della mediazione vaticana nel riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba sotto Francesco, o gli sforzi continui per il dialogo in Ucraina attraverso figure come il Cardinale Zuppi, dimostrano la capacità della Santa Sede di aprire canali di comunicazione anche laddove la diplomazia tradizionale fatica. In un mondo caratterizzato da una crescente competizione tra grandi potenze (Stati Uniti, Cina, Russia), la Santa Sede può rappresentare una voce indipendente e un potenziale mediatore. Le sue posizioni su temi come il disarmo nucleare, i diritti umani, la libertà religiosa e la giustizia sociale hanno un peso morale che può influenzare le politiche statali e le dinamiche multilaterali. Un Pontefice che insista sulla fraternità universale e sul dialogo interreligioso potrebbe contribuire a smorzare le tensioni e a costruire ponti in un panorama internazionale frammentato. La sua capacità di mobilitare l'opinione pubblica cattolica globale, e non solo, conferisce alle sue parole un impatto che pochi altri leader possono eguagliare. Conseguenze Strategiche Sul piano strategico, l'orientamento del nuovo Papa potrebbe alterare, seppur indirettamente, i calcoli di diversi attori statali e non statali. La Santa Sede non dispone di eserciti o di leve economiche dirette, ma la sua influenza si manifesta attraverso la sua autorità morale e la sua vasta rete globale di diocesi, organizzazioni caritative, missioni e istituzioni educative. Un Papa che continui sulla linea di Francesco, ponendo l'accento sulla "diplomazia della misericordia" e sull'impegno per i più vulnerabili, potrebbe rafforzare la pressione internazionale su governi e organizzazioni per affrontare crisi umanitarie, disuguaglianze e ingiustizie. Le encicliche papali, come "Laudato Si'" sull'ambiente o "Fratelli Tutti" sulla fraternità, non sono meri documenti teologici, ma veri e propri manifesti politici che offrono una cornice etica per affrontare le sfide globali, influenzando dibattiti e politiche pubbliche a livello nazionale e internazionale. La strategia della Santa Sede si basa sulla promozione della dignità umana come fondamento della pace e della sicurezza. Un Pontefice che denunci con forza le violazioni dei diritti umani o le derive autoritarie può mettere in difficoltà regimi oppressivi e sostenere i movimenti per la democrazia e la libertà. Allo stesso modo, un impegno deciso per la risoluzione pacifica dei conflitti e per il disarmo può rafforzare le iniziative multilaterali in tal senso e delegittimare la logica della guerra. La scelta dei collaboratori chiave del Papa, in particolare il Segretario di Stato, sarà cruciale per tradurre la visione pontificia in azione diplomatica concreta. La capacità della Santa Sede di mantenere la propria autonomia e di agire come "coscienza critica" del mondo rappresenta un elemento strategico di grande valore in un'epoca di crescenti allineamenti e polarizzazioni. Conseguenze Marittime Sebbene l'articolo di Donnelly non si soffermi specificamente sulle questioni marittime, è possibile estrapolare potenziali conseguenze in questo dominio, considerando l'approccio olistico della Chiesa alle sfide globali. La voce del Papa ha una risonanza particolare su temi che toccano la dignità umana e la custodia del creato, entrambi intrinsecamente legati agli spazi marittimi. Innanzitutto, la crisi migratoria nel Mediterraneo e in altre rotte marittime è stata una preoccupazione costante per Papa Francesco, che ha più volte richiamato alla solidarietà e all'accoglienza, denunciando "l'indifferenza globalizzata". Un nuovo Pontefice che prosegua su questa linea continuerà a esercitare una forte pressione morale sui governi europei e sulle organizzazioni internazionali affinché vengano adottate politiche più umane e coordinate per la gestione dei flussi migratori via mare, per il salvataggio delle vite e per la lotta contro i trafficanti di esseri umani. In secondo luogo, la tutela degli oceani, minacciati dall'inquinamento, dalla pesca eccessiva e dai cambiamenti climatici, rientra pienamente nell'ambito della "ecologia integrale" promossa da "Laudato Si'". Il Papa può fungere da potente avvocato per la conservazione marina, incoraggiando accordi internazionali più stringenti, pratiche di pesca sostenibile e una riduzione dell'impatto delle attività umane sugli ecosistemi marini. La sua influenza potrebbe estendersi anche a questioni etiche legate allo sfruttamento delle risorse del mare profondo o alla militarizzazione degli oceani. Infine, un appello papale alla pace e al dialogo, in contesti di crisi che impattano rotte marittime cruciali come il Mar Rosso, lo Stretto di Hormuz o il Mar Cinese Meridionale, potrebbe aggiungere un peso morale significativo agli sforzi diplomatici, incoraggiando le parti a trovare soluzioni che garantiscano la libertà di navigazione e la sicurezza degli scambi, fondamentali per l'economia globale. La Santa Sede potrebbe anche sensibilizzare sulla condizione dei lavoratori marittimi, spesso vulnerabili e dimenticati. Conseguenze per l’Italia Per l'Italia, nazione che ospita la Città del Vaticano e che condivide con la Santa Sede una storia millenaria e una profonda connessione culturale e spirituale, le conseguenze dell'elezione papale sono particolarmente dirette e sentite. La relazione tra lo Stato italiano e la Santa Sede è unica e complessa, regolata dai Patti Lateranensi e da successivi accordi, ma animata da una continua interazione a vari livelli. La nazionalità del nuovo Papa, sebbene non determinante, può influenzare le dinamiche. Un Papa italiano, dopo una serie di Pontefici stranieri, potrebbe riaccendere un diverso tipo di attenzione interna, mentre un Papa proveniente da un'altra area geografica continuerebbe a sottolineare l'universalità della Chiesa. Indipendentemente dalla sua origine, il Pontefice è un interlocutore privilegiato per le istituzioni italiane. La sua voce ha un peso considerevole nel dibattito pubblico italiano su temi etici (bioetica, fine vita, famiglia), sociali (povertà, immigrazione, lavoro) e talvolta anche politici. Figure come il Cardinale Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e attore chiave nella diplomazia vaticana, esemplificano l'intreccio tra la dimensione italiana e quella globale della Chiesa. L'Italia, per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, è in prima linea nella gestione delle crisi migratorie e nelle dinamiche di instabilità del Nord Africa e del Medio Oriente. Le posizioni del Papa su questi temi hanno un impatto diretto sulle politiche italiane e sulla percezione pubblica. Un Pontefice che insista sulla solidarietà e sull'accoglienza può rappresentare sia uno stimolo sia una sfida per i governi italiani. Inoltre, iniziative di politica estera italiana, come il "Piano Mattei" per l'Africa, potrebbero trovare sinergie o divergenze con l'agenda papale per lo sviluppo e la pace in quel continente. La cooperazione in ambiti come la lotta alla povertà, la promozione della pace e la tutela del patrimonio culturale è un terreno fertile per la collaborazione tra Italia e Santa Sede. Conclusioni e Raccomandazioni L'elezione del nuovo Pontefice, come emerge chiaramente dall'analisi di Joe Donnelly e dalla natura stessa dell'istituzione papale, è un evento di portata storica le cui onde d'urto si propagano ben oltre le mura vaticane, influenzando il tessuto geopolitico, strategico e sociale del nostro pianeta. In un'epoca di frammentazione, di ritorno delle guerre di potenza e di crisi esistenziali, il mondo ha un disperato bisogno di guide morali capaci di trascendere gli interessi particolari e di parlare al cuore dell'umanità. La Santa Sede, con la sua diplomazia unica e la sua influenza globale, è posizionata per offrire proprio questa guida. Le raccomandazioni che scaturiscono da questa riflessione sono molteplici. Innanzitutto, la comunità internazionale, indipendentemente dagli orientamenti religiosi, dovrebbe prestare attenta considerazione alla voce e alle iniziative del nuovo Papa, riconoscendone il potenziale contributo alla pace e alla giustizia globale. In secondo luogo, il successore di Pietro è chiamato a proseguire, e possibilmente intensificare, l'impegno per il dialogo interreligioso e interculturale, fondamentale per sanare le fratture di un mondo polarizzato. Ci si attende che il nuovo Pontefice, come auspicato da Donnelly, incarni "integrità, carattere e decenza", qualità indispensabili per ispirare fiducia e guidare con saggezza. Dovrà avere il coraggio di denunciare le ingiustizie e, al contempo, la pazienza di tessere relazioni, promuovendo una cultura dell'incontro e della fraternità. La speranza è che da questo Conclave emerga non solo un leader per i cattolici, ma un faro di speranza e un costruttore di ponti per l'intera famiglia umana. Riferimento. McCausland, Phil, "Why the Papal Conclave Matters to the Globe", Council on Foreign Relations (CFR.org), May 7, 2025, https://www.cfr.org/article/why-papal-conclave-matters-globe © RIPRODUZIONE RISERVATA
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