OHi Mag Report Geopolitico nr. 101 La partecipazione di Donald Trump alla cerimonia funebre di Papa Francesco è un gesto che può essere letto in modi diversi. Da un lato, potrebbe essere interpretato come un atto di rispetto universale verso la morte, un momento che, al di là delle divergenze ideologiche, impone una pausa di riconoscimento della comune fragilità umana. Dall’altro, non si può ignorare il sospetto che si tratti di un calcolo politico, un’occasione per proiettare un’immagine di statista al di sopra delle divisioni. È vero che, in tali circostanze, persino figure polarizzanti come Trump si trovano a confrontarsi con l’ineluttabilità della fine. La morte, infatti, è il grande equalizzatore: di fronte a essa, ogni disputa terrena perde peso. In questo senso, la sua presenza potrebbe essere vista come un’ammissione implicita che, in fondo, tutti - persino chi ha costruito la propria carriera sul conflitto - devono prima o poi inchinarsi davanti a qualcosa di più grande. Tuttavia, è difficile separare completamente il gesto dalla sua natura politica. Trump non è un uomo noto per il distacco dalle proprie posizioni, né per il rispetto istituzionale verso chi la pensa diversamente. Se avesse voluto dimostrare coerenza, avrebbe potuto evitare di partecipare, confermando la sua linea di antagonismo verso certi valori. Invece, ha scelto di esserci, e questo solleva domande: è un segno di ipocrisia opportunistica o un momento di autentica riflessione? Forse la risposta sta nel mezzo. Anche se motivato da calcolo, il suo gesto dimostra comunque che, in certe circostanze, persino i leader più divisivi riconoscono l’importanza simbolica di certi riti. E questo, in sé, è significativo. Non tanto per Trump in quanto individuo, ma per ciò che rivela della natura umana: la capacità, anche se parziale e contraddittoria, di riconoscere che esistono momenti in cui persino le rivalità devono cedere il passo a un silenzio condiviso. Alla fine, che la sua presenza fosse calcolata o meno, poco importa. Quel che conta è che, in un’epoca di polarizzazione estrema, persino un uomo come Trump ha sentito il bisogno di onorare - almeno formalmente - un momento di unità universale. E questo, in qualche modo, dice più sulla nostra società che su di lui. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Maggio 2025
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