OHi Mag Report Geopolitico nr. 137 Introduzione L'articolo "Germany Acts" di George Friedman, pubblicato su Geopolitical Future il 27 maggio 2025, analizza una decisione di portata storica: il dispiegamento permanente di una forza tedesca di 5.000 soldati in Lituania. Questo evento, secondo Friedman, non è un mero aggiustamento tattico, ma il segnale distintivo dell'inizio di una nuova era geopolitica. Al centro di questa trasformazione vi è il progressivo disimpegno militare e finanziario degli Stati Uniti dal sistema globale, con la conseguente richiesta a un'Europa storicamente frammentata di assumersi la responsabilità primaria della propria sicurezza. La mossa tedesca rappresenta la prima, significativa risposta a questa mutata dinamica. Il saggio di Friedman esplora le profonde implicazioni di questa decisione, interrogandosi se essa prefiguri un'azione isolata o l'inizio di un più ampio e coordinato risveglio strategico europeo, con un focus particolare sul ruolo ambiguo e potenzialmente dirompente di una Germania che abbandona decenni di cautela militare. I Fatti così come sono stati descritti George Friedman focalizza la sua analisi sulla decisione della Germania di stanziare in modo permanente una brigata di 5.000 soldati in Lituania. Questo dispiegamento, pur non essendo numericamente sufficiente a respingere un'offensiva russa su vasta scala, assume un valore simbolico e strategico cruciale. È inteso, infatti, come un "filo d'inciampo" (tripwire), concepito per innescare una risposta massiccia da parte dell'Europa e della NATO in caso di aggressione, instillando così un senso di cautela strategica nella Federazione Russa. Friedman sottolinea come questa iniziativa tedesca rappresenti la prima concreta reazione europea alla crescente pressione statunitense affinché il Vecchio Continente si faccia carico della propria difesa. Gli Stati Uniti, infatti, hanno manifestato l'intenzione di limitare la propria esposizione militare e finanziaria globale, spingendo per una rinegoziazione dell'ordine economico e di sicurezza post-Seconda Guerra Mondiale. L'autore evidenzia la peculiarità della scelta tedesca. Se una mossa simile fosse stata intrapresa da Regno Unito, Francia o Polonia – nazioni con una tradizione di proiezione militare più assertiva – l'impatto sarebbe stato diverso. Il fatto che sia stata la Germania, un paese che per decenni ha evitato un ruolo militare prominente a causa del suo pesante fardello storico (due guerre mondiali scatenate e la successiva divisione e occupazione), a compiere questo passo, lo rende eccezionalmente significativo. La Germania riunificata è diventata rapidamente il baricentro economico dell'Europa, ma ha sempre agito con estrema prudenza sul piano militare, memore delle diffidenze storiche dei suoi vicini. Questo dispiegamento, accolto positivamente da USA e altri partner europei, infrange l'impegno tedesco a mantenere ambizioni modeste in termini di leadership continentale. Friedman pone una domanda fondamentale: questo atto tedesco rimarrà isolato o sarà il precursore di una serie di iniziative analoghe da parte di altre nazioni europee? Egli ricorda che "Europa" è solo un nome geografico per un continente composto da 44 stati sovrani, e una risposta coordinata avrebbe un significato ben diverso da 44 risposte individuali. Di particolare interesse sarà osservare le mosse dei principali attori militari europei in seno alla NATO: Regno Unito, Francia, Polonia, oltre alla stessa Germania. La guerra in Ucraina, sebbene non direttamente confinante con la Lituania, ha reso possibile scenari precedentemente impensabili, come lo stazionamento permanente di forze europee in posizioni avanzate per bloccare un'eventuale aggressione russa verso ovest. La scelta della Lituania come sede del contingente è strategicamente oculata: confina con Lettonia, Polonia e Bielorussia, ma non direttamente con Russia o Ucraina, minimizzando la percezione di una minaccia immediata per Mosca pur posizionando le truppe in un'area nevralgica. Conseguenze Geopolitiche Le conseguenze geopolitiche della mossa tedesca sono profonde e multidimensionali. In primo luogo, essa segnala la potenziale rinascita della Germania come attore geopolitico di primo piano, non solo economico ma anche militare. Per quasi ottant'anni, la Germania è stata, in una certa misura, uno "stato paria" dal punto di vista della proiezione di potenza, vincolata dalla sua storia e dalla volontà degli Alleati. Il dispiegamento in Lituania potrebbe indicare la volontà tedesca di superare queste autolimitazioni e di assumere un ruolo più consono al suo peso economico e demografico. Friedman suggerisce che, sebbene la paura della potenza tedesca possa sembrare obsoleta ad alcuni, essa potrebbe non esserlo affatto per molti paesi europei che conservano una "lunga memoria" storica dei conflitti passati. Questa evoluzione pone l'Europa di fronte a una nuova realtà: non dovrà più considerare solo le direttive o i desideri degli Stati Uniti, ma anche le ambizioni e le capacità emergenti della Germania. Ciò potrebbe alterare significativamente gli equilibri di potere interni all'Unione Europea e alla NATO. La leadership franco-tedesca, tradizionale motore dell'integrazione europea, potrebbe subire una trasformazione, con una Germania più assertiva che potrebbe cercare di imprimere una direzione più definita alla politica di sicurezza comune. Al contempo, paesi come la Polonia, già scettici nei confronti di un eccessivo protagonismo tedesco, potrebbero vedere rafforzate le loro preoccupazioni, spingendo per meccanismi di bilanciamento o per un rafforzamento del fianco orientale attraverso iniziative proprie o multilaterali che non dipendano esclusivamente da Berlino. Sul piano globale, la decisione tedesca risponde all'esortazione americana affinché l'Europa si assuma maggiori responsabilità. Tuttavia, un'Europa più autonoma militarmente, con una Germania più forte al suo interno, potrebbe anche sviluppare interessi strategici non sempre coincidenti con quelli di Washington. Questo scenario apre la porta a un sistema internazionale più multipolare, dove l'Europa potrebbe agire con maggiore indipendenza, complicando potenzialmente la diplomazia statunitense ma, al contempo, alleggerendo il fardello americano. Per la Russia, la mossa tedesca è un chiaro segnale. Sebbene una singola brigata non possa fermare un'offensiva su larga scala, la sua presenza in Lituania eleva considerevolmente la posta in gioco per qualsiasi avventurismo russo nei Paesi Baltici, rendendo quasi automatico un coinvolgimento della NATO e, potenzialmente, degli Stati Uniti. Questo rafforza la deterrenza sul fianco orientale dell'Alleanza. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico, il dispiegamento tedesco in Lituania offre un potenziale modello per la futura difesa europea. Friedman lo definisce un "blueprint": posizionare forze in posizioni avanzate, vicine ma non direttamente sul confine russo, per dimostrare risolutezza e dare ai paesi europei il tempo di reagire rapidamente, pur mantenendo aperte le opzioni per una risposta più ampia della NATO. La Lituania, non confinando direttamente con la Russia continentale (escludendo Kaliningrad) né con l'Ucraina, permette a Mosca di non interpretare il dispiegamento come una minaccia militare diretta alle sue operazioni in Ucraina o al suo territorio, ma al contempo segnala che ulteriori espansioni verso ovest comporterebbero rischi inaccettabili. Questa strategia di "deterrenza avanzata" mira a prevenire un'escalation, mostrando che un attacco alla Lituania attraverso, ad esempio, la Bielorussia, attiverebbe immediatamente una crisi su vasta scala coinvolgendo la Germania e, per estensione, l'intera Alleanza Atlantica. La permanenza della forza è un altro elemento strategico chiave: non si tratta di esercitazioni temporanee, ma di un impegno a lungo termine che cementa la credibilità della deterrenza. Friedman sottolinea che, sebbene possa sembrare irrealistico oggi pensare che la Russia possa avventurarsi oltre l'Ucraina, le nazioni non elaborano piani strategici a lungo termine sperando nel meglio, ma preparandosi al peggio. La decisione statunitense di ritirarsi parzialmente dalla responsabilità primaria per la sicurezza europea, finora più retorica che fattuale, ha comunque creato una "crisi" o, più precisamente, un vuoto strategico che l'Europa è chiamata a colmare. L'iniziativa tedesca è una prima risposta a questo vuoto. Tuttavia, la sua efficacia dipenderà dalla capacità degli altri principali attori europei – Francia, Regno Unito, Polonia – di intraprendere azioni complementari e coordinate. Un'alleanza come la NATO, ricorda Friedman, esiste solo quando le nazioni associate condividono una visione del mondo e degli interessi. Il passo tedesco potrebbe forzare l'Europa a confrontarsi con decisioni difficili sulla propria postura di difesa collettiva. Non decidere, in questo contesto, equivale a una decisione con conseguenze potenzialmente gravi. La speranza è che l'esempio tedesco venga emulato, anche se, come nota l'autore, è improbabile che alla Germania venga concesso un ruolo di leadership indiscussa, data la sua storia. Conseguenze Marittime L'articolo di George Friedman si concentra prevalentemente sulle dinamiche terrestri e sulle implicazioni politico-strategiche continentali del dispiegamento tedesco in Lituania. Non affronta direttamente e in dettaglio le conseguenze marittime specifiche di questa singola mossa. Tuttavia, è possibile estrapolare alcune considerazioni generali basate sul contesto più ampio di un'Europa che si assume maggiori responsabilità per la propria sicurezza e di una Germania più assertiva. La Lituania è uno Stato baltico, con accesso al Mar Baltico, un'area marittima di cruciale importanza strategica per la NATO e per la Russia (dove ha sede la sua Flotta del Baltico e l'exclave di Kaliningrad). Un rafforzamento della presenza militare NATO sul fianco nord-orientale, come simboleggiato dal contingente tedesco, implicitamente aumenta l'importanza della sicurezza marittima nel Baltico. Qualsiasi potenziale conflitto o escalation nella regione avrebbe una componente marittima significativa, riguardante il controllo delle SLOC, l'accesso ai porti e la proiezione di potenza navale. Una Germania più consapevole del proprio ruolo strategico potrebbe, nel tempo, essere spinta a investire maggiormente anche nelle proprie capacità navali e a partecipare più attivamente a operazioni di sicurezza marittima nel Baltico e nel Mare del Nord, aree vitali per i suoi interessi economici e di sicurezza. Inoltre, se l'Europa nel suo complesso dovesse sviluppare una politica di difesa più autonoma, ciò includerebbe necessariamente una riflessione sulla protezione delle sue vie di comunicazione marittime (SLOCs), vitali per il commercio e l'approvvigionamento energetico. Un'eventuale instabilità prolungata sul fianco orientale, o una postura russa più aggressiva, potrebbe portare a una maggiore militarizzazione del Baltico, con un aumento del dispiegamento navale, delle esercitazioni e della sorveglianza under-water. Sebbene il dispiegamento tedesco in Lituania sia terrestre, esso si inserisce in un quadro di rafforzata deterrenza che, per essere pienamente efficace nell'area baltica, necessita di un approccio interforze che comprenda anche la dimensione marittima. La "Finlandizzazione" del Baltico, con l'ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO, ha già radicalmente alterato gli equilibri marittimi, e l'accresciuto impegno tedesco sulla terraferma lituana contribuisce a consolidare questo nuovo scenario di sicurezza regionale. Conseguenze per l'Italia L'articolo di Friedman non menziona esplicitamente l'Italia, ma le dinamiche descritte hanno implicazioni significative anche per il nostro Paese. L'Italia è un membro fondatore dell'UE e un pilastro della NATO, con un tradizionale focus geostrategico sul Mediterraneo. Tuttavia, la crescente instabilità sul fianco orientale e la richiesta statunitense di maggiore "burden sharing" (condivisione degli oneri) la coinvolgono direttamente. La mossa tedesca potrebbe fungere da catalizzatore, aumentando le aspettative nei confronti di tutti i principali partner europei, Italia inclusa, affinché contribuiscano più attivamente alla difesa collettiva, non solo nelle aree di tradizionale interesse nazionale ma anche laddove la minaccia è percepita come più immediata per l'Alleanza. Un'Europa che si assume maggiori responsabilità per la propria sicurezza richiederà inevitabilmente un aumento della spesa per la difesa e un maggiore coordinamento delle politiche militari. Per l'Italia, ciò potrebbe tradursi in pressioni per incrementare il bilancio della Difesa e per partecipare con contingenti più consistenti alle missioni NATO sul fianco orientale, bilanciando questi impegni con la necessaria attenzione al Mediterraneo Allargato. La rinascita della Germania come attore militare più assertivo potrebbe alterare gli equilibri di potere interni all'UE. L'Italia dovrà definire la propria posizione in questo nuovo contesto, cercando di mantenere un ruolo influente nelle decisioni europee in materia di sicurezza e difesa, magari rafforzando l'asse con la Francia o cercando nuove forme di cooperazione con altri partner. Inoltre, se l'iniziativa tedesca dovesse effettivamente stimolare una maggiore integrazione europea nel settore della difesa, l'Italia, con la sua importante industria della difesa, potrebbe trovare nuove opportunità di collaborazione industriale e tecnologica a livello continentale. Tuttavia, vi è anche il rischio che un focus eccessivo sul fianco orientale possa distogliere risorse e attenzione politica dalle sfide provenienti dal fianco sud, cruciali per la sicurezza italiana. Sarà quindi fondamentale per l'Italia promuovere un approccio a 360 gradi alla sicurezza europea, che tenga conto di tutte le direttrici della minaccia e che valorizzi il contributo italiano alla stabilità sia orientale che meridionale dell'Alleanza e dell'Unione. La decisione tedesca, in ultima analisi, costringe anche l'Italia a riflettere più profondamente sul proprio ruolo e sulle proprie responsabilità in un'Europa in rapida trasformazione strategica. Conclusioni La decisione tedesca di schierare una forza permanente in Lituania, come analizzato da George Friedman, è molto più di una semplice manovra militare: è un sismografo che registra l'inizio di una nuova faglia geostrategica. Essa incarna la risposta più tangibile finora all'esortazione americana per un'Europa militarmente più autonoma e responsabile della propria sicurezza. Friedman vede in questo atto il potenziale ritorno della Germania sulla scena geopolitica come attore di peso, non solo economico, ma anche militare, una prospettiva che, se da un lato rafforza la deterrenza NATO sul fianco orientale, dall'altro risveglia antiche memorie e possibili diffidenze tra i partner europei. La questione cruciale sollevata è se questo passo rimarrà un'iniziativa isolata o se catalizzerà un più ampio e coordinato sforzo europeo verso una reale capacità di difesa collettiva. Le raccomandazioni che emergono implicitamente dall'analisi di Friedman sono indirizzate all'Europa nel suo complesso. Innanzitutto, vi è la necessità impellente che il continente prenda coscienza della nuova realtà strategica e agisca di conseguenza. "Non decidere è una decisione", ammonisce Friedman, sottolineando l'urgenza di una risposta coesa. L'Europa deve superare la sua storica frammentazione e sviluppare una visione strategica comune, supportata da capacità militari credibili. In secondo luogo, pur accogliendo positivamente iniziative come quella tedesca, è fondamentale che esse si inseriscano in un quadro multilaterale solido, preferibilmente NATO ed UE, per evitare derive nazionalistiche e per rassicurare i partner più scettici. La "lunga memoria" europea suggerisce che una leadership tedesca, per quanto necessaria, dovrà essere esercitata con sensibilità e in stretta concertazione. L'obiettivo finale dovrebbe essere un'Europa capace di difendere i propri interessi e valori, in partnership ma non più in totale dipendenza dagli Stati Uniti, affrontando con pragmatismo e unità le sfide di un'era geopolitica sempre più complessa e instabile. Riferimento: Friedman, George, "Germany Acts", Geopolitical Futures, 27 May 2025, geopoliticalfutures.com. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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