OHi Mag Report Geopolitico nr. 104 Introduzione Il presente lavoro di sintesi si propone di esaminare in profondità il potenziale impatto dell'industria emergente dell'estrazione mineraria dai fondali marini sulle catene di approvvigionamento di minerali critici e sulle dinamiche geopolitiche globali. L'analisi si basa sul rapporto "The Potential Impact of Seabed Mining on Critical Mineral Supply Chains and Global Geopolitics" pubblicato dalla RAND Corporation il 9 aprile 2025, a cura di Tom LaTourrette, Fabian Villalobos, Elisa Yoshiara e Zohan Hasan Tariq. In un contesto globale caratterizzato da una crescente domanda di minerali essenziali per le transizioni energetiche, le tecnologie avanzate e i sistemi di difesa, la dipendenza da fonti di approvvigionamento concentrate, in particolare dalla Cina, rappresenta un rischio significativo per gli Stati Uniti e i loro alleati. L'estrazione dai fondali oceanici si presenta come una potenziale opportunità per diversificare queste catene di approvvigionamento, ridurre la vulnerabilità a interruzioni geopolitiche e promuovere una maggiore sicurezza economica. Tuttavia, lo sviluppo di tale industria comporta implicazioni di vasta portata, che spaziano dalle conseguenze economiche per i paesi in via di sviluppo con consolidate industrie minerarie terrestri, alle complesse dinamiche geopolitiche legate al controllo delle risorse in acque internazionali, fino alle implicazioni strategiche e marittime per le potenze globali, inclusa l'Italia. La seguente sintesi si addentrerà nei dettagli del rapporto RAND, evidenziando i fatti salienti, le conseguenze previste e formulando, infine, alcune raccomandazioni. I Fatti Il rapporto della RAND Corporation evidenzia come la crescente preoccupazione negli Stati Uniti riguardo alla dipendenza dalla Cina per l'approvvigionamento di minerali critici sia alimentata dalla posizione dominante di Pechino in questo settore strategico. La concentrazione dell'offerta in un singolo paese espone il mercato globale a potenziali interruzioni, aggravate dal fatto che la Cina ha dimostrato in passato la volontà di utilizzare restrizioni all'export, all'accesso al mercato e alla politica dei prezzi come strumento di pressione politica e ritorsione. Esempi concreti, come le restrizioni sulle terre rare al Giappone nel 2010 e quelle più recenti su gallio, germanio, antimonio e componenti per batterie, sottolineano la validità di tali preoccupazioni e il potenziale impatto negativo su settori chiave come l'energia, i trasporti e la difesa. Di fronte a questa vulnerabilità, l'estrazione mineraria dai fondali marini, in particolare dei noduli polimetallici presenti nelle profondità oceaniche, emerge come una promettente alternativa per diversificare le fonti di approvvigionamento di minerali critici come nichel, cobalto, manganese e rame. Questi noduli, concentrazioni di minerali di dimensioni simili a patate, rappresentano una risorsa potenzialmente vasta, con stime che indicano quantità di metalli significativamente superiori a quelle presenti nelle riserve terrestri. Sebbene l'interesse per questa tecnologia risalga agli anni '70, è stato rinvigorito dalla transizione globale verso sistemi energetici e di trasporto a basse emissioni di carbonio, che ha fatto impennare la domanda di metalli per batterie di veicoli elettrici e sistemi di stoccaggio di energia rinnovabile. Un altro fattore cruciale che ha riacceso l'interesse per l'estrazione dai fondali marini è l'imminente implementazione di un regime normativo per le attività minerarie in acque internazionali da parte dell'Autorità Internazionale dei Fondali Marini (ISA), un'organizzazione autonoma istituita nel 1994 sotto la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS). L'ISA ha il compito di regolamentare l'esplorazione e lo sfruttamento delle risorse minerarie nella "Zona", l'area dei fondali marini al di là delle giurisdizioni nazionali. Sebbene gli Stati Uniti non siano parte di UNCLOS e quindi non membri dell'ISA, la prospettiva di un quadro normativo definito entro il 2025 (anche se molti esperti nutrono dubbi sulla tempistica) crea le condizioni per lo sviluppo di un'industria commerciale. Dal punto di vista tecnologico, sono state sviluppate diverse tecniche per l'estrazione dei noduli, tra cui veicoli cingolati collegati a navi di superficie tramite un tubo di risalita idraulico e veicoli autonomi che raccolgono i noduli con bracci robotici. Entrambe le tecnologie sono state testate in condizioni di acque profonde, ma nessuna ha ancora raggiunto la scala commerciale. Una volta raccolti, i noduli verrebbero trasportati a terra per la lavorazione e la raffinazione. L'analisi della RAND Corporation si basa su una metodologia che include la revisione della letteratura esistente, interviste con esperti del settore (aziende minerarie sottomarine e terrestri, società di lavorazione, agenzie governative), modellizzazione economica e un workshop con esperti per valutare le implicazioni geopolitiche. Le stime preliminari suggeriscono che un numero relativamente modesto di operazioni di estrazione dai fondali marini potrebbe contribuire in modo significativo alla domanda globale e statunitense di nichel e cobalto entro il 2040, in particolare per quest'ultimo, dove poche navi potrebbero soddisfare l'intera domanda interna statunitense. Tuttavia, il rapporto sottolinea che la lavorazione e la raffinazione dei minerali estratti dai fondali marini rappresentano una fase cruciale e spesso trascurata della catena di approvvigionamento, che incide significativamente sui costi finali. Poiché l'estrazione avverrebbe al di fuori delle giurisdizioni nazionali, i noduli dovrebbero necessariamente essere spediti attraverso i confini per la lavorazione, aprendo opportunità per paesi come gli Stati Uniti, che non possono sponsorizzare direttamente attività di estrazione nell'Area tramite l'ISA. Conseguenze Geopolitiche L'emergere di un'industria per l’estrazione mineraria dai fondali marini avrebbe profonde conseguenze geopolitiche. Innanzitutto, la possibilità di diversificare l'approvvigionamento di minerali critici potrebbe ridurre la leva geopolitica della Cina, diminuendo la vulnerabilità degli Stati Uniti a ricatti o interruzioni strategiche. Tuttavia, questa nuova arena potrebbe anche diventare un nuovo campo di competizione geopolitica. La Cina, pur non essendo esplicitamente menzionata come leader nelle tecnologie di estrazione sottomarina nel rapporto (sebbene si supponga una sua più che adeguata expertise nel campo), ha un forte interesse all'accesso alle risorse globali e potrebbe cercare di influenzare o competere in questo nuovo settore. La definizione del regime normativo da parte dell'ISA, in cui la Cina è un attore influente, sarà cruciale nel determinare le regole del gioco e l'accesso alle risorse. La mancata adesione degli Stati Uniti a UNCLOS li pone in una posizione di vulnerabilità nel poter sponsorizzare direttamente operazioni di estrazione. Un'altra importante considerazione geopolitica riguarda l'impatto sui paesi in via di sviluppo con significative industrie minerarie terrestri. L'introduzione di una nuova fonte di minerali potrebbe influenzare i prezzi globali e la domanda di minerali terrestri, potenzialmente erodendo le entrate di questi paesi, molti dei quali dipendono fortemente dal settore minerario per la loro economia. Questo potrebbe creare nuove tensioni geopolitiche tra paesi sviluppati, interessati all'approvvigionamento diversificato, e paesi in via di sviluppo, preoccupati per le conseguenze economiche. Infine, la governance e la sicurezza delle rotte marittime attraverso cui i noduli verrebbero trasportati rappresentano un'ulteriore dimensione geopolitica. La protezione di queste infrastrutture e la prevenzione di attività illecite o conflitti di interesse in acque internazionali richiederanno una cooperazione internazionale e una vigilanza costante. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico, l'estrazione mineraria dai fondali marini offre l'opportunità di rafforzare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, riducendo la dipendenza da un unico fornitore per minerali essenziali per le tecnologie militari, i sistemi di difesa e le infrastrutture critiche. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento renderebbe le catene di fornitura più resilienti a shock geopolitici, catastrofi naturali o manipolazioni del mercato. Tuttavia, lo sviluppo di un'industria di estrazione sottomarina comporta anche nuove sfide strategiche. Gli Stati Uniti, non essendo membri dell'ISA, dovranno trovare strategie alternative per partecipare al settore, concentrandosi possibilmente sulle fasi di lavorazione e raffinazione, a meno di instaurare partnership con paesi membri. La capacità di influenzare la definizione delle normative dell'ISA, pur non essendo un membro votante, diventa un obiettivo strategico cruciale. Inoltre, la protezione delle attività di estrazione e delle infrastrutture di trasporto sottomarine potrebbe richiedere un potenziamento delle capacità navali e di sorveglianza, nonché lo sviluppo di nuove competenze tecnologiche nella dimensione subacquea. La competizione per l'accesso alle zone più ricche di noduli polimetallici potrebbe intensificarsi, richiedendo una strategia diplomatica e di sicurezza ben definita per prevenire conflitti e garantire un accesso equo e sicuro alle risorse. La ricerca e lo sviluppo di tecnologie di estrazione e lavorazione efficienti e sostenibili diventano imperativi strategici per assicurare la competitività e la sostenibilità ambientale dell'industria. Investimenti in innovazione e partnership con il settore privato e accademico saranno fondamentali per raggiungere questi obiettivi. Conseguenze Marittime L'avvento dell'estrazione mineraria dai fondali marini avrà significative conseguenze nel dominio marittimo. Innanzitutto, si creeranno nuove rotte di navigazione per il trasporto dei noduli dalle zone di estrazione ai porti di lavorazione, con potenziali implicazioni per il traffico marittimo esistente e la necessità di nuove infrastrutture portuali. Le attività di estrazione stessa richiederanno la presenza di navi specializzate e infrastrutture sottomarine, con potenziali impatti sull'ambiente marino, un aspetto su cui il rapporto RAND non si sofferma in dettaglio ma che appare cruciale. La gestione dei sedimenti sollevati durante l'estrazione, il rumore sottomarino e il potenziale impatto sugli ecosistemi profondi sono questioni che dovranno essere attentamente monitorate e regolamentate. La sicurezza delle operazioni di estrazione e delle infrastrutture sottomarine in acque internazionali richiederà una maggiore cooperazione tra gli stati in termini di sorveglianza e applicazione della legge. La cosiddetta gestione dei beni comuni definibili come “commons” rischia di scadere in quella tragedia di cui scrisse per primo Garrett Hardin nel 1968. La possibilità di attività non autorizzate o concorrenza sleale nel settore emergente richiederà meccanismi di controllo efficaci. Dal punto di vista tecnologico, l'estrazione sottomarina stimolerà l'innovazione nella robotica marina, nei sistemi di comunicazione subacquea, nei materiali resistenti alle alte pressioni e nelle tecnologie di monitoraggio ambientale. Lo sviluppo di queste tecnologie potrebbe avere ricadute positive anche in altri settori marittimi. Conseguenze per l'Italia Per l'Italia, le conseguenze dell'emergere dell'estrazione mineraria dai fondali marini sono molteplici e interconnesse. In quanto paese membro dell'Unione Europea e firmatario di UNCLOS, l'Italia è indirettamente coinvolta nella definizione del quadro normativo tramite la sua partecipazione all'ISA. Potrebbe quindi influenzare le decisioni relative alle norme ambientali e alle procedure operative. L'Italia, con una solida tradizione nel settore manifatturiero e una crescente attenzione alla transizione energetica e alla mobilità elettrica, ha un interesse strategico nella sicurezza e nella diversificazione dell'approvvigionamento di minerali critici. L'accesso a nuove fonti di nichel, cobalto e manganese provenienti dai fondali marini potrebbe contribuire a ridurre la dipendenza da fornitori esterni e a stabilizzare i prezzi di questi materiali essenziali per le industrie italiane. Le aziende italiane attive nei settori della lavorazione dei metalli, della produzione di batterie e dei componenti per veicoli elettrici potrebbero trovare nuove opportunità di approvvigionamento e partnership nella catena del valore dell'estrazione sottomarina. La capacità di adattarsi alle nuove dinamiche del mercato e di investire in tecnologie di lavorazione innovative sarà cruciale per cogliere questi benefici. Dal punto di vista marittimo, l'Italia, con la sua flotta mercantile e le sue competenze nell'ingegneria navale e sottomarina, potrebbe giocare un ruolo importante nello sviluppo delle infrastrutture di trasporto e delle tecnologie di estrazione. La ricerca scientifica italiana nel campo delle scienze marine profonde potrebbe contribuire alla comprensione dell'impatto ambientale dell'estrazione e allo sviluppo di pratiche sostenibili. L'Italia, nel considerare l'estrazione di risorse dai fondali marini, deve prioritizzare un approccio responsabile e sostenibile. Questo implica, da un lato, la costruzione di forti legami diplomatici e collaborativi con i Paesi che condividono le aree marittime di interesse e, dall'altro, un impegno inderogabile per la protezione dell'ambiente marino e la gestione dei fondali come beni comuni. È essenziale agire preventivamente per evitare che la corsa alle risorse sottomarine degeneri in uno sfruttamento selvaggio, privo di normative e dannoso per gli equilibri ecologici. Tuttavia, l'Italia deve anche considerare le potenziali implicazioni economiche per i paesi in via di sviluppo con cui intrattiene relazioni commerciali nel settore minerario terrestre. Un calo dei prezzi dei minerali dovuto all'offerta proveniente dai fondali marini potrebbe avere ripercussioni sulle loro economie. Conclusioni e Raccomandazioni In conclusione, il rapporto della RAND Corporation evidenzia come l'estrazione mineraria dai fondali marini rappresenti una potenziale svolta per la diversificazione delle catene di approvvigionamento di minerali critici, offrendo un'alternativa alla dipendenza dalla Cina e contribuendo alla sicurezza economica e strategica degli Stati Uniti e dei loro alleati. Tuttavia, lo sviluppo di questa nuova industria è ancora nelle sue fasi iniziali e comporta una serie di sfide e incertezze di natura tecnologica, economica, ambientale e geopolitica. Le conseguenze geopolitiche sono significative, con la possibilità di una riduzione della leva cinese ma anche la creazione di nuove dinamiche competitive e potenziali tensioni con i paesi in via di sviluppo. Dal punto di vista strategico, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento rafforzerebbe la resilienza delle catene del valore critiche, ma richiederà nuove strategie di engagement internazionale e investimenti in capacità tecnologiche e di sicurezza marittima. Le implicazioni marittime sono altrettanto rilevanti, con la creazione di nuove rotte, la necessità di gestire l'impatto ambientale e la sfida di garantire la sicurezza delle operazioni in acque internazionali. Per l'Italia, l'emergere dell'estrazione sottomarina offre opportunità di diversificare l'approvvigionamento di minerali cruciali per la sua industria e la transizione energetica, ma richiede anche un'attenta valutazione delle implicazioni economiche e un impegno attivo nella definizione del quadro normativo internazionale. Sulla base di questa analisi, alcune raccomandazioni emergono:
Riferimento: La sintesi è basata sul rapporto: Tom LaTourrette, Fabian Villalobos, Elisa Yoshiara, Zohan Hasan Tariq, "The Potential Impact of Seabed Mining on Critical Mineral Supply Chains and Global Geopolitics", RAND Corporation, pubblicato il 9 aprile 2025, disponibile online all'indirizzo https://www.rand.org/pubs/research_reports/RRA3560-1.html. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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