OHi Mag Report Geopolitico nr. 113 Premessa Il Centro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima (Cesmar) monitora costantemente l'evoluzione del dibattito strategico relativo al cuore marittimo dei nostri interessi nazionali, focalizzandosi su concetti quali Mediterraneo Allargato, Indo-Mediterraneo, Mediterraneo Globale o Globalizzato. In qualità di attori che hanno storicamente contribuito a delineare la fisionomia e la valenza strategica di questo complesso e vitale teatro operativo, riconosciamo come la sua comprensione profonda, nelle sue molteplici implicazioni, non sia ancora universalmente diffusa o pienamente acquisita nel discorso pubblico e, talvolta, anche in quello specialistico. Il Centro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima (Cesmar) ha da tempo posto al centro delle proprie analisi il concetto di Mediterraneo Allargato (nostra la pubblicazione uscita nel marzo del 2025 per i tipi di Pathos), definendone i contorni strategici fondamentali per l'Italia. Tuttavia, constatiamo con una certa preoccupazione come questa visione, intrinsecamente nazionale e radicata nei nostri interessi vitali, fatichi ancora ad essere pienamente compresa e venga spesso interpretata secondo prospettive esterne che ne riducono o ne distorcono la portata strategica per il nostro Paese. L'articolo di Paolo Mauri per Inside Over, pur stimolante nel richiamare la necessità di indirizzi pratici per una strategia marittima, offre il fianco a una riflessione critica proprio su questo aspetto cruciale. Troppo spesso, infatti, il Mediterraneo viene letto – specialmente dagli attori nord-europei o globali – primariamente come corridoio di transito, una scorciatoia marittima conveniente per abbreviare le distanze verso i mercati asiatici. Questa prospettiva, che Mauri non contrasta forse con la dovuta enfasi, rischia di oscurare e depotenziare la visione strategica italiana: quella che mira a fare delle nostre coste non una semplice linea di passaggio, ma il fulcro di un sistema marittimo integrato, un punto d'arrivo e di snodo privilegiato per i flussi provenienti dall'Indo-Pacifico, recuperando così quel ruolo storicamente egemonico che fu di Repubbliche Marinare come Venezia e Genova. Per l'Italia, il Mediterraneo non è e non può essere mero transito; è spazio vitale, ambiente operativo primario, il cuore del nostro "infinito Mediterraneo". La nostra strategia marittima deve focalizzarsi sulla protezione delle linee di comunicazione che servono il nostro interesse nazionale e sulla capacità di proiettare influenza in quest'area, non limitarsi a facilitare rotte che arricchiscono competitors lontani. È con questa lente interpretativa ben chiara, attenta a non avallare involontariamente visioni per noi svantaggiose, che ci apprestiamo a sintetizzare e valutare le proposte contenute nell'articolo di Mauri. Introduzione Il Mar Mediterraneo, crocevia strategico che collega l'Oceano Atlantico all'Indo-Pacifico, sta vivendo una fase di rinnovata centralità geopolitica ed economica. Questo "medio oceano", come definito da Caracciolo, è solcato da rotte commerciali vitali, infrastrutture energetiche e digitali, flussi migratori e, sempre più, da flotte militari di attori regionali e globali con agende assertive. In questo contesto dinamico e potenzialmente conflittuale, l'Italia ha da tempo elaborato il concetto strategico di "Mediterraneo Allargato", una visione sviluppata dalla Marina Militare che riconosce l'interconnessione tra lo spazio marittimo e le terre emerse circostanti. Come analizza Paolo Mauri nel suo articolo per InsideOver, questo concetto, pur valido teoricamente, necessita ora di essere tradotto in indirizzi pratici di strategia marittima nazionale. L'obiettivo di questa sintesi è esplorare le argomentazioni di Mauri, delineando i fatti, le sfide e le proposte concrete per dotare l'Italia di una strategia marittima efficace e lungimirante, capace di tutelare i propri interessi in questo spazio vitale e nelle sue proiezioni globali. I Fatti L'analisi di Paolo Mauri parte dalla constatazione della recuperata centralità del Mediterraneo, non più solo un mare chiuso ma un corridoio fondamentale che unisce due oceani e i rispettivi sistemi geopolitici (un concetto questo che quando espresso in questo modo emargina il nostro Paese a luogo di transito e mette in evidenza il significato di un Mediterraneo visto da attori esterni come la Gran Bretagna prima e gli USA poi)). Questa centralità lo rende un'arena ambita e contesa, dove la presenza di attori statuali con interessi divergenti è sempre più marcata e talvolta aggressiva. L'Italia, per la sua posizione geografica e la sua storia, è intrinsecamente legata a questo spazio. Il concetto di "Mediterraneo Allargato", elaborato dall’Istituto di Alta Formazione della Marina Militare fin dagli anni '80, riconosce che questo spazio non è solo acqua, ma un "susseguirsi di spazi acquatici e terre emerse messi a sistema in una griglia di linee di rifornimento e comunicazione". Si tratta quindi di una regione con una forte connotazione "anfibia", dove la sicurezza marittima è indissolubilmente legata alla stabilità delle aree terrestri rivierasche e retrostanti, fino a estendersi idealmente verso il Corno d'Africa, il Sahel e il Golfo Persico. Mauri sottolinea, condivisibilmente, che il Mediterraneo Allargato non deve essere interpretato come un recinto geografico fisso, ma piuttosto come uno spazio di transizione dinamico verso le due regioni globali fondamentali per la sicurezza e la prosperità italiana ed europea: l'Atlantico (che il CESMAR ha definito come Teatro Operativo Artico-Boreale) e, soprattutto, l'Indo-Pacifico. Questa visione giustifica e anzi richiede la proiezione di capacità aeronavali italiane anche al di fuori del bacino mediterraneo sensu stricto, come dimostrano le recenti missioni della Marina Militare nell'Indo-Pacifico e la pianificazione di nuovi assetti navali, inclusi i sottomarini, capaci di operare a lungo raggio e con maggiore autonomia. Tuttavia, il Mediterraneo Allargato è anche uno spazio di contese. Dispute territoriali marittime, in particolare per la definizione delle Zone Economiche Esclusive (ZEE), sono all'ordine del giorno e hanno rischiato in passato di sfociare in crisi internazionali. La presenza assertiva di potenze regionali ed extra-regionali che sfidano il diritto internazionale o cercano di imporre la propria egemonia rende necessaria un'azione italiana concreta. Mauri identifica come primo passo pragmatico fondamentale la necessità per l'Italia di definire chiaramente i propri spazi marittimi nazionali, negoziandoli bilateralmente con i Paesi confinanti, e soprattutto di essere pronta a difenderli attivamente. Ciò richiede una presenza aeronavale credibile che funga da deterrente e da strumento di tutela del diritto internazionale e degli interessi nazionali. Conseguenze Geopolitiche Le dinamiche in atto nel Mediterraneo Allargato hanno conseguenze geopolitiche che toccano il cuore dell'interesse nazionale italiano. La crescente competizione per l'influenza vede l'Italia confrontarsi non solo con le tradizionali potenze europee e gli Stati Uniti, ma soprattutto con l'assertività di attori regionali (Turchia, Egitto, Algeria) e le ambizioni di potenze globali (Russia, India, Cina) che cercano di penetrare e condizionare quello che per noi è uno spazio vitale primario. In questo scenario, limitarsi a una postura militare reattiva sarebbe insufficiente e perdente. L'analisi di Mauri coglie la necessità di recuperare il soft power italiano, ma questo strumento deve essere inteso non come generica promozione culturale, bensì come leva strategica per consolidare l'influenza italiana e plasmare l'ambiente regionale secondo i nostri interessi. La nostra identità "mediterranea" non è un mero attributo culturale, ma la base per proporre un modello di interazione alternativo, paritario e rispettoso, in contrasto con approcci neo-coloniali o predatori. Il "Piano Mattei" assume qui un ruolo cruciale, ma deve essere orientato a rafforzare la centralità italiana. Non si tratta solo di sviluppo economico fine a sé stesso, ma di legare strategicamente a noi i Paesi partner attraverso la formazione (creando classi dirigenti allineate e consapevoli), la cultura e la costruzione di infrastrutture (porti, reti energetiche, vie di comunicazione) che facciano dell'Italia il nodo logistico ed economico naturale per queste regioni, non una semplice tappa intermedia verso il Nord Europa. L'esempio del Corno d'Africa è emblematico: un ruolo guida italiano nella risoluzione delle crisi e nello sviluppo infrastrutturale non è filantropia, ma un investimento per stabilizzare il nostro vicinato strategico e contrastare la penetrazione di potenze i cui interessi divergono dai nostri o mirano a ridurre il Mediterraneo a semplice via di transito. In un contesto di crisi del multilateralismo globale, i partenariati mirati diventano lo strumento per tessere una rete di influenza italiana che rafforzi la nostra posizione nel nostro mare e nelle sue estensioni vitali. Conseguenze Strategiche Sul piano strategico, riconoscere il Mediterraneo Allargato come spazio vitale impone una revisione profonda della strategia di sicurezza nazionale, superando ogni residua tentazione "continentalista". La strategia deve essere intrinsecamente "anfibia", come suggerito, ma finalizzata a garantire il controllo e l'influenza italiana su questo spazio marittimo e sulle sue interconnessioni terrestri. La difesa attiva delle nostre linee di comunicazione (SLOC) e dei nostri spazi marittimi non è solo tutela, ma affermazione di sovranità e capacità di interdizione verso chi minaccia i nostri interessi. L'acquisizione di assetti avanzati come i sottomarini classe Todaro non è un lusso, ma uno strumento essenziale per garantire una presenza persistente e una capacità di proiezione di potenza autonoma in grado di operare efficacemente all'interno di questo vasto teatro e oltre, a tutela degli interessi nazionali ovunque siano in discussione o si manifestino. La strategia non può limitarsi alla difesa dello status quo, ma deve essere proattiva nel costruire un ambiente favorevole all'Italia. I partenariati esterni (con "ponti" come Giappone e Brasile) non servono solo a estendere la presenza, ma a proiettare l'influenza italiana dal suo epicentro mediterraneo verso aree globali cruciali (Infinito Mediterraneo), rafforzando la nostra centralità geostrategica, non diluendola. Il Piano Mattei, in quest'ottica, è strumento strategico fondamentale per stabilizzare il fianco sud, creare interdipendenze positive e prevenire l'insediamento di influenze avversarie nel nostro immediato retroterra strategico. Per sostenere tale visione, un robusto e prioritario investimento nel bilancio della Difesa è ineludibile: non si tratta di spesa, ma di investimento per dotare l'Italia della credibilità e della capacità materiale necessarie a essere un attore determinante nel proprio spazio vitale, capace di plasmarlo e non solo di subirlo. Il deficit di cultura strategica e geopolitica, evidenziato da Mauri, è particolarmente grave perché impedisce alla nazione di comprendere la posta in gioco e la necessità di questa postura assertiva, rendendola permeabile a narrazioni esterne che promuovono una visione del Mediterraneo come semplice corridoio, funzionale ad interessi altrui e non ai nostri. Conseguenze Marittime Le implicazioni marittime sono il cuore pulsante di questa strategia. L'obiettivo non è semplicemente partecipare a missioni internazionali o pattugliare le coste, ma garantire la sicurezza e la fruibilità delle SLOC primariamente per l'economia e la sicurezza italiane, proteggere i nostri interessi economici marittimi (dalla pesca alle risorse energetiche, ai cavi sottomarini che sono le nuove arterie digitali) e proiettare potenza e influenza italiana dove necessario all'interno del Mediterraneo Allargato. Ciò richiede uno strumento aeronavale completo, moderno e bilanciato, capace di operare con autonomia e persistenza. Cruciale, come sottolineato da Mauri, è la questione della cantieristica nazionale, sia militare che mercantile. Il possesso di una flotta mercantile battente bandiera italiana non è un dettaglio folcloristico, ma una questione di resilienza e sicurezza nazionale. La crisi del Mar Rosso ha insegnato che dipendere da flotte straniere, specie se controllate da competitor globali, significa esporre il fianco a ricatti e interruzioni delle catene di approvvigionamento proprio quando servono di più. Sostenere la cantieristica nazionale e creare condizioni favorevoli per l'armamento italiano è quindi un imperativo strategico per garantire l'autonomia del Paese nei momenti critici e per assicurare che i benefici economici del trasporto marittimo ricadano primariamente sull'Italia. La "rinnovata coscienza marittima" invocata da Mauri deve quindi tradursi nella consapevolezza diffusa che il mare è il fondamento della nostra prosperità e sicurezza, il mezzo attraverso cui l'Italia interagisce con il mondo da protagonista, a partire dal suo Mediterraneo. Conseguenze per l’Italia Le conseguenze per l'Italia di un tale cambio di paradigma strategico sono profonde e richiedono un impegno corale e duraturo. Si tratta di reclamare attivamente il ruolo di potenza marittima centrale nel Mediterraneo, rifiutando la narrazione riduttiva di "ponte" o "piattaforma logistica" al servizio di economie nord-europee o asiatiche. Tradurre il concetto di Mediterraneo Allargato in azione significa: definire e presidiare assertivamente i nostri spazi marittimi; investire in modo prioritario e adeguato nello strumento aeronavale e nella cantieristica (militare e mercantile); implementare una politica estera che utilizzi ogni leva (dalla diplomazia al soft power del Piano Mattei) per costruire un ambiente regionale stabile e favorevole ai nostri interessi; stringere alleanze strategiche che amplifichino la nostra influenza e non ci releghino a ruoli subalterni. L'aumento del bilancio della Difesa non è più negoziabile, ma diventa la conditio sine qua non per tutelare l'interesse nazionale nella sua interezza, poiché esso dipende intrinsecamente dalla sicurezza di questo spazio vitale marittimo. La sfida più grande resta però quella culturale: "recuperare la vocazione marittima" significa avviare un massiccio sforzo educativo a tutti i livelli, per radicare nella coscienza collettiva l'importanza strategica del mare per l'Italia e la necessità di una politica estera e di sicurezza assertiva e autonoma. Solo una nazione consapevole del proprio destino marittimo e dei propri interessi vitali potrà respingere le narrazioni esterne fuorvianti e sostenere nel tempo lo sforzo necessario a garantire sicurezza e prosperità nel complesso scenario globale, a partire dal nostro Mediterraneo. Conclusioni e Raccomandazioni In conclusione, l'analisi di Paolo Mauri rappresenta un accorato appello affinché l'Italia adotti una strategia marittima nazionale pragmatica, olistica e di ampio respiro, adeguata alla rinnovata centralità e complessità del Mediterraneo Allargato. Il concetto teorico, pur valido, deve ora tradursi in azioni concrete: dalla definizione e difesa attiva degli spazi marittimi alla proiezione di capacità aeronavali anche nell'Indo-Pacifico, dal rilancio della cantieristica militare e mercantile all'uso intelligente del soft power attraverso iniziative come il Piano Mattei. Mauri sottolinea l'importanza cruciale dei partenariati strategici mirati e la necessità inderogabile di un aumento del budget della Difesa. Le raccomandazioni implicite nel suo saggio sono chiare: l'Italia deve superare una visione puramente difensiva e continentale, abbracciando pienamente la sua natura di potenza marittima. Ciò richiede una "rinnovata coscienza marittima" che permei non solo le istituzioni ma l'intera società. La raccomandazione più forte è forse quella di investire massicciamente nell'educazione strategica e marittima dei cittadini, unico modo per creare il consenso e la consapevolezza necessari a sostenere una politica estera e di sicurezza ambiziosa e coerente nel lungo periodo. Solo così l'Italia potrà navigare con successo le acque agitate del XXI secolo, tutelando i propri interessi vitali e giocando un ruolo da protagonista nel Mediterraneo Allargato e oltre. Riferimento: Mauri, Paolo. "L’Italia alla frontiera del Mediterraneo Allargato: nuovi indirizzi pratici di strategia marittima". InsideOver. 19 Aprile 2025. Disponibile presso: https://it.insideover.com/difesa/litalia-alla-frontiera-del-mediterraneo-allargato-nuovi-indirizzi-pratici-di-strategia-marittima.html#google_vignette © RIPRODUZIONE RISERVATA
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