OHi Mag Report Geopolitico nr. 144 Introduzione L'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia nel 2022 ha scosso l'ordine internazionale, ma la capacità di resistenza ucraina, alimentata da agilità e innovazione, ha sorpreso ancor di più. In particolare, l'uso estensivo e creativo di droni navali da parte di Kiev ha trasformato il campo di battaglia del Mar Nero, costringendo entrambe le parti a una rapida adattamento e accelerando la corsa all'innovazione marittima. Questa nuova realtà, dove piccole imbarcazioni senza equipaggio mettono in discussione la supremazia delle grandi flotte tradizionali, offre lezioni cruciali per la NATO e per la futura concezione della guerra navale. L'esperienza ucraina dimostra come la necessità possa diventare madre dell'invenzione, ridefinendo tattiche, strategie e persino l'economia della guerra in mare, con implicazioni che si estendono ben oltre il conflitto attuale, influenzando le dottrine e gli investimenti delle marine di tutto il mondo. I Fatti Gli articoli descrivono la profonda trasformazione della guerra navale innescata dal conflitto in Ucraina, con un focus sull'impiego innovativo dei droni marittimi da parte di Kiev. Nonostante una marina convenzionale quasi inesistente all'inizio del conflitto – avendo perso gran parte della sua flotta con l'annessione russa della Crimea nel 2014 e autoaffondato la sua unica fregata importante, la Hetman Sahaidachny – l'Ucraina ha adottato una strategia asimmetrica. Questa si è basata su droni navali (Unmanned Surface Vehicles, USV), attacchi missilistici costieri e supporto aereo, riuscendo a infliggere colpi significativi alla Flotta Russa del Mar Nero. I droni marittimi ucraini, come il Magura V5 e il Sea Baby, dal costo relativamente contenuto (circa 250.000 dollari), si sono evoluti rapidamente, diventando l'arma d'attacco primaria della marina ucraina. Inizialmente utilizzati per colpire navi russe, costringendole a ritirarsi dai porti della Crimea occupata verso basi più sicure sulla terraferma russa, questi USV sono stati progressivamente adattati per capacità multi-ruolo. Sono stati equipaggiati con lanciamissili (inclusi missili aria-aria AIM-9 Sidewinder, che hanno abbattuto caccia russi), e trasformati in "porta-droni" robotiche capaci di lanciare droni FPV esplosivi contro bersagli costieri o di trasportare mine navali. Recentemente, è stato annunciato che i droni marittimi ucraini possono trasportare oltre una tonnellata di esplosivo e operare su distanze superiori ai 1.000 chilometri. Questi successi hanno avuto un impatto tattico e strategico significativo, costringendo la Flotta Russa a operare con maggiore cautela e prevalentemente vicino ai porti, e permettendo all'Ucraina di riaprire corridoi vitali per l'esportazione di grano. Tuttavia, la Russia ha iniziato a implementare difese più efficaci, con sistemi di rilevamento multi-livello attorno a basi chiave come Sebastopoli, e sta anch'essa sviluppando propri droni navali (come il Murena-300S). Parallelamente, gli articoli evidenziano come questa evoluzione stia influenzando altre nazioni. Taiwan ha presentato il suo primo USV, l'Endeavor Manta, progettato per operazioni di sciame e attacchi kamikaze, ispirandosi all'esperienza ucraina. Anche la Cina sta avanzando nello sviluppo di droni ibridi aria-acqua. La US Navy, spinta dalle lezioni ucraine e dalle minacce asimmetriche come quelle degli Houthi nel Mar Rosso, sta abbracciando con urgenza i sistemi senza equipaggio. Infine, si sottolinea il cambiamento nell'economia della guerra: droni economici possono distruggere bersagli molto più costosi, invertendo il tradizionale modello basato su piattaforme grandi e dispendiose. L'Ucraina è all'avanguardia anche nell'uso dell'IA per applicazioni belliche, sfruttando un vasto dataset di filmati da droni per addestrare algoritmi per il riconoscimento dei bersagli e tattiche autonome. Conseguenze Geopolitiche L'efficacia dimostrata dai droni navali ucraini nel Mar Nero sta ridisegnando gli equilibri geopolitici, specialmente in contesti di confronto asimmetrico. La capacità di una nazione con una marina convenzionale limitata di infliggere danni significativi a una potenza navale tradizionale come la Russia ha implicazioni profonde per la proiezione di potenza marittima. Stati più piccoli o attori non statali potrebbero essere incentivati ad adottare tecnologie simili per sfidare marine più grandi e meglio equipaggiate, alterando la dinamica del controllo marittimo in aree costiere e choke point strategici. Questo fenomeno potrebbe aumentare l'instabilità in regioni già tese, come il Mar Cinese Meridionale, il Golfo Persico o lo Stretto di Taiwan, dove la minaccia di attacchi con droni potrebbe limitare la libertà di manovra delle grandi potenze navali. L'esperienza ucraina sta accelerando una corsa agli armamenti nel campo dei sistemi senza equipaggio e delle relative contromisure. Nazioni come la Cina e la Russia stanno intensificando i loro sforzi per sviluppare e dispiegare droni navali, aerei e sottomarini, nonché sistemi di difesa contro tali minacce. Questo potrebbe portare a una nuova dimensione della competizione militare, focalizzata sulla superiorità tecnologica in ambito autonomo e sull'intelligenza artificiale applicata al dominio marittimo. La NATO e i suoi membri sono costretti a riconsiderare le proprie dottrine navali e i propri investimenti. La vulnerabilità delle costose piattaforme di superficie tradizionali di fronte a minacce asimmetriche a basso costo impone una riflessione sulla composizione futura delle flotte e sulla necessità di integrare rapidamente sistemi senza equipaggio. Paesi come il Regno Unito, come emerge dalla sua Strategic Defence Review 2025 (menzionata implicitamente attraverso le figure di Parkin e le innovazioni come il Kraken3), e gli Stati Uniti stanno già muovendosi in questa direzione, ma la sfida è mantenere il passo con la rapida evoluzione tecnologica e con l'approccio agile dimostrato dall'Ucraina. La Lituania, ad esempio, sta collaborando con l'Ucraina per la produzione congiunta di droni marittimi. Il conflitto ucraino ha anche evidenziato l'importanza della resilienza delle rotte commerciali e delle infrastrutture critiche. La capacità dell'Ucraina di riaprire i corridoi del grano nonostante il blocco russo, grazie anche alla minaccia posta dai suoi droni, sottolinea come il controllo (o la contestazione) degli spazi marittimi abbia dirette conseguenze economiche globali. La destabilizzazione delle rotte marittime, come visto anche con gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, può avere ripercussioni sull'inflazione e sulle catene di approvvigionamento a livello mondiale. Infine, la proliferazione di queste tecnologie potrebbe avere implicazioni per la sicurezza internazionale, rendendo più accessibili a una vasta gamma di attori capacità offensive significative. La necessità di sviluppare norme e meccanismi di controllo per l'uso di sistemi d'arma autonomi diventerà sempre più pressante. Conseguenze Strategiche Le lezioni della guerra navale in Ucraina stanno innescando una profonda revisione delle strategie militari a livello globale. La principale conseguenza strategica è il riconoscimento della crescente vulnerabilità delle grandi piattaforme navali tradizionali (portaerei, cacciatorpediniere, fregate) di fronte a sciami di droni a basso costo e ad altre minacce asimmetriche. Questo non significa la fine delle grandi navi, ma impone un ripensamento del loro ruolo e della loro protezione. Le marine dovranno investire massicciamente in sistemi di difesa multi-livello, guerra elettronica e capacità di contrasto ai droni, e potrebbero dover operare a maggiori distanze dalle coste nemiche. Emerge la necessità di una maggiore distribuzione della potenza di combattimento. Invece di concentrare capacità offensive e difensive su poche, costose piattaforme, le future flotte potrebbero essere caratterizzate da un numero maggiore di unità più piccole, con e senza equipaggio, operanti in modo coordinato. Il concetto di "flotta bimodale" di Wayne P. Hughes, che combina grandi navi con un gran numero di piccole navi missilistiche, trova nuova validità nell'era dei droni, dove le unità senza equipaggio possono fungere da piattaforme d'attacco sacrificabili o da sensori avanzati. La velocità dell'innovazione tecnologica diventa un fattore strategico determinante. La capacità di adattare rapidamente le tecnologie esistenti, di sviluppare nuove soluzioni e di integrarle efficacemente nelle operazioni, come dimostrato dall'Ucraina, è cruciale. Questo mette sotto pressione i tradizionali cicli di acquisizione militare, spesso lenti e burocratici, delle potenze occidentali. La necessità di "testare sul campo" le nuove tecnologie, come sottolineato dalla parlamentare ucraina Oleksandra Ustinova, evidenzia il valore dell'esperienza operativa diretta. La guerra economica e la logica dei costi assumono un ruolo centrale. La possibilità di infliggere danni sproporzionati con sistemi a basso costo (es. droni da 500 dollari che distruggono carri armati da 5 milioni di dollari, o missili da 1 milione di dollari usati per abbattere droni da 40.000 dollari) sta invertendo il tradizionale calcolo costo-efficacia. Questo costringe le potenze militari a riconsiderare gli investimenti in piattaforme "squisite" e a esplorare soluzioni più scalabili ed economicamente sostenibili nel lungo periodo. L'idea di Palmer Luckey di trasformare gli USA da "polizia del mondo" a "negozio di armi del mondo", privilegiando la produzione di massa, riflette questa nuova realtà. Infine, l'Intelligenza Artificiale (IA) e l'autonomia sono destinate a giocare un ruolo sempre più preponderante. La capacità di elaborare grandi quantità di dati (come i filmati dei droni ucraini) per addestrare algoritmi di IA per il riconoscimento dei bersagli, la navigazione autonoma e le tattiche di sciame rappresenta la nuova frontiera della guerra. Le nazioni che investiranno e svilupperanno competenze in questo campo avranno un vantaggio strategico significativo. Conseguenze Marittime L'impatto della guerra navale ucraina sul dominio marittimo è profondo e multiforme. Innanzitutto, si assiste a un'accelerazione nello sviluppo e dispiegamento di Unmanned Surface Vehicles (USV) e Unmanned Underwater Vehicles (UUV) per una vasta gamma di missioni, che vanno dalla sorveglianza e ricognizione (ISR) alla posa di mine, dagli attacchi kamikaze al ruolo di "navi madre" per droni più piccoli. La modularità e l'adattabilità di queste piattaforme, come dimostrato dai droni ucraini Magura V5 e Sea Baby, diventano cruciali. Le tattiche navali tradizionali sono messe in discussione. Il concetto di "flotta in essere" e il controllo del mare attraverso grandi navi da guerra devono fare i conti con la minaccia persistente e distribuita rappresentata da sciami di droni. Le operazioni costiere e litoranee diventano particolarmente rischiose, richiedendo nuove dottrine per la protezione dei porti e delle infrastrutture critiche, come le barriere fisiche e i sistemi di rilevamento multi-strato implementati dalla Russia a Sebastopoli. C'è una spinta verso una maggiore integrazione tra sistemi con e senza equipaggio (manned-unmanned teaming). Le navi tradizionali potrebbero fungere da piattaforme di comando e controllo per flottiglie di droni, estendendo il loro raggio d'azione e la loro capacità di sensori e di attacco, pur rimanendo a distanza di sicurezza. La proposta di Steven Wills di affiancare cacciatorpediniere con navi missilistiche senza equipaggio per aumentare la potenza di fuoco distribuita va in questa direzione. La guerra elettronica e la cyber security assumono un'importanza ancora maggiore nel dominio marittimo. La capacità di disturbare le comunicazioni dei droni, di ingannare i loro sensori o di prenderne il controllo diventa fondamentale, così come la protezione dei propri sistemi senza equipaggio da interferenze nemiche. L'uso da parte russa di antenne Starlink (o simili) sui propri droni indica la criticità delle comunicazioni resilienti. Si verifica una democratizzazione delle capacità offensive navali. Il basso costo e la relativa facilità di acquisizione o produzione di droni navali efficaci mettono a disposizione di un numero maggiore di attori (stati più piccoli, gruppi non statali) strumenti in grado di minacciare navi da guerra e rotte commerciali. Questo potrebbe portare a una maggiore proliferazione di queste tecnologie e a un aumento dei rischi per la navigazione commerciale. Infine, l'economia della guerra navale cambia radicalmente. La possibilità di neutralizzare o danneggiare navi da guerra da miliardi di dollari con droni da poche centinaia di migliaia di dollari impone una riflessione sugli investimenti futuri. Potrebbe esserci una tendenza a preferire un numero maggiore di piattaforme più piccole, sacrificabili e rapidamente sostituibili, piuttosto che poche, grandi e costose unità. Conseguenze per l'Italia Le dinamiche descritte, in particolare l'esperienza ucraina nella guerra navale asimmetrica, presentano diverse conseguenze e spunti di riflessione per l'Italia e la sua Marina Militare. La posizione geostrategica dell'Italia nel Mediterraneo, un bacino marittimo complesso e potenzialmente conteso, rende le lezioni del Mar Nero particolarmente rilevanti. La Marina Militare italiana, che già opera con piattaforme moderne e tecnologicamente avanzate, dovrà accelerare l'integrazione di sistemi senza equipaggio (USV, UUV, droni aerei) nelle proprie flotte. Questo non solo per missioni ISR o di cacciamine, ma anche per capacità offensive e di supporto, seguendo l'esempio dell'adattabilità ucraina. La protezione delle infrastrutture critiche costiere e marittime italiane, inclusi porti, terminali energetici e cavi sottomarini, diventa una priorità ancora più stringente. La minaccia posta da droni navali a basso costo e da altre tattiche asimmetriche richiede lo sviluppo di dottrine e capacità di difesa portuale e costiera innovative e multi-livello. L'industria della difesa italiana, con eccellenze in campo navale, elettronico e dei sistemi autonomi, ha l'opportunità di contribuire allo sviluppo di queste nuove tecnologie, sia per le esigenze nazionali che in collaborazione con alleati NATO. Il programma GCAP, menzionato nella Strategic Defence Review britannica come esempio di collaborazione che coinvolge l'Italia, potrebbe estendersi o ispirare sinergie anche nel campo dei sistemi navali senza equipaggio e delle relative tecnologie (IA, sensoristica, guerra elettronica). La Marina Militare dovrà continuare a investire nella formazione del personale per operare efficacemente in un ambiente "manned-unmanned". Saranno necessarie nuove competenze per la gestione di sciami di droni, l'analisi dei dati raccolti e l'integrazione di queste capacità nelle operazioni navali tradizionali. Considerando il rapporto costo-efficacia, l'Italia potrebbe valutare con maggiore attenzione l'acquisizione di un numero maggiore di piattaforme più piccole e versatili, con e senza equipaggio, da affiancare alle grandi unità principali, per aumentare la distribuzione della forza e la resilienza complessiva della flotta, specialmente in scenari litoranei o di confronto asimmetrico. Infine, la cooperazione con gli alleati NATO e i partner mediterranei sarà fondamentale per condividere le lezioni apprese, sviluppare standard comuni per i sistemi senza equipaggio e coordinare le strategie di sicurezza marittima in un bacino cruciale come il Mediterraneo. L'esperienza ucraina, seppur specifica, offre un catalizzatore per accelerare l'adattamento e l'innovazione anche per marine consolidate come quella italiana. Conclusioni In conclusione, la guerra navale in Ucraina ha innescato una rivoluzione tattica e tecnologica con profonde implicazioni per il futuro della guerra in mare. L'efficacia dei droni navali ucraini, economici e adattabili, ha dimostrato la vulnerabilità delle grandi piattaforme tradizionali e ha sottolineato l'importanza dell'innovazione asimmetrica, della velocità di adattamento e della guerra economica. Questo scenario impone alle marine di tutto il mondo, inclusa quella italiana e quelle della NATO, una seria riflessione strategica. Si raccomanda di accelerare l'integrazione di sistemi senza equipaggio (USV, UUV) nelle flotte, non solo per ruoli di supporto ma anche per capacità offensive e di proiezione di potenza distribuita. È cruciale investire in ricerca e sviluppo per contromisure efficacicontro i droni e per la resilienza delle comunicazioni e dei sistemi di bordo. Le dottrine navali devono evolvere per incorporare pienamente il concetto di "manned-unmanned teaming" e per operare in ambienti marittimi sempre più trasparenti e contestati. La collaborazione internazionale, specialmente in ambito NATO, sarà fondamentale per condividere lezioni, sviluppare standard comuni e garantire che l'Alleanza mantenga il suo vantaggio tecnologico e operativo. Infine, è necessario ripensare i cicli di acquisizione e l'approccio all'industria della difesa per favorire l'agilità e la produzione su scala di soluzioni innovative e costo-efficaci, imparando dalla rapidità con cui l'Ucraina ha saputo trasformare la necessità in capacità bellica. Riferimenti:
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