OHi Mag Report Geopolitico nr. 97 Sicurezza marittima europea Introduzione Il complesso scenario della sicurezza europea è attualmente interessato da una fase di profonda trasformazione, innescata, tra gli altri fattori, da una rimodulazione del ruolo che gli Stati Uniti intendono esercitare nel continente. La crescente enfasi posta da Washington sulla necessità che l'Europa assuma una responsabilità primaria nella tutela della propria difesa, un imperativo reso ancora più pressante dalle dinamiche scaturite dal conflitto russo-ucraino, introduce sfide inedite e significative per le marine militari del Vecchio Continente. Queste forze navali, che hanno subito una considerevole contrazione dimensionale nel periodo successivo alla Guerra Fredda e che presentano lacune strutturali in capacità considerate ormai cruciali, si troverebbero a dover operare in un contesto caratterizzato da un potenziale vuoto di supporto da parte degli Stati Uniti, un'eventualità che esporrebbe le loro intrinseche deficienze sia sul piano operativo che su quello strategico. Di fronte a questa prospettiva, i governi europei sono chiamati a una rapida e profonda revisione delle proprie priorità in materia di difesa, con un focus che inevitabilmente dovrà concentrarsi sul potenziamento e sulla modernizzazione delle proprie capacità navali. Tale sforzo richiederà investimenti mirati e significativi in settori chiave come la proiezione di potenza su terra, l'acquisizione e il mantenimento di una solida consapevolezza del dominio marittimo e la garanzia di una sostenibilità operativa a lungo termine (aspetti logistici divenuti essenziali), elementi indispensabili per assicurare una deterrenza credibile e una difesa efficace degli interessi europei in un contesto geopolitico caratterizzato da una rapida e costante evoluzione. Fatti La conclusione della Guerra Fredda ha rappresentato un punto di svolta che ha determinato una marcata riduzione delle dimensioni delle principali marine militari europee. Pur mantenendo in servizio un numero, seppur limitato, di piattaforme e risorse caratterizzate da un elevato livello di sofisticazione tecnologica, queste forze navali hanno assistito a una progressiva erosione della propria massa critica, un fattore che incide significativamente sulla loro capacità complessiva. Sebbene le marine dei paesi europei membri della NATO, considerate nel loro insieme, superino numericamente la flotta di superficie russa in termini di unità da combattimento principali, la loro effettiva capacità di esercitare una deterrenza credibile e di sostenere una postura difensiva robusta e efficace in assenza del tradizionale e consistente supporto fornito dagli Stati Uniti è una questione ben più complessa e meritevole di un'attenta analisi. La presenza avanzata della US Navy in Europa ha subito una contrazione significativa nel periodo successivo alla Guerra Fredda, pur mostrando una recente ripresa, in termini di visibilità e frequenza, grazie a dispiegamenti regolari e a incrementi temporanei di gruppi da battaglia portaerei (Carrier Strike Groups - CSG) e gruppi anfibi pronti (Amphibious Ready Groups - ARG). Tuttavia, è fondamentale sottolineare che la US Navy è attualmente sottoposta a notevoli pressioni operative a livello globale e, di conseguenza, non mantiene in maniera continuativa formazioni navali significative di questo tipo permanentemente dislocate nella regione europea. La sua presenza nelle acque europee si limita essenzialmente a una nave comando, a un numero ristretto di cacciatorpediniere, a distaccamenti di aerei da pattugliamento marittimo P-8 Poseidon e, soprattutto, a un numero imprecisato ma cruciale di sottomarini a propulsione nucleare dotati di elevate capacità operative. Nonostante i suoi numerosi impegni a livello globale, la capacità della US Navy di rinforzare significativamente la regione europea in tempi rapidi, in particolare attraverso l'invio di forze provenienti dalle basi situate sulla costa orientale degli Stati Uniti, rimane un elemento fondamentale per la strategia di difesa collettiva della NATO. Una delle principali carenze che affliggono le marine europee risiede nella loro limitata potenza di fuoco offensiva, in particolare per quanto concerne la capacità di condurre attacchi contro obiettivi terrestri situati a grande distanza. Questa limitazione è in parte strettamente correlata alla ridotta capacità europea in termini di portaerei. L'equivalente più vicino a una capacità di proiezione di potenza aerea paragonabile a quella di un gruppo da battaglia portaerei statunitense è rappresentato dalla portaerei nucleare francese Charles de Gaulle. Il Regno Unito possiede due portaerei della classe Queen Elizabeth, ma nella migliore delle ipotesi è in grado di schierare un solo gruppo aereo imbarcato completo e, con ogni probabilità, solo per un periodo di tempo limitato. Le piattaforme aeree con ponte di volo esteso in dotazione alle marine italiana e spagnola presentano capacità operative più limitate e sono concepite per un impiego diverso. Di conseguenza, la potenziale perdita delle capacità offerte dai gruppi da battaglia portaerei statunitensi si farebbe sentire in maniera particolarmente significativa e negativa. Allo stesso modo, la sottrazione dal contesto europeo dei cacciatorpediniere e dei sottomarini statunitensi, in particolare i sottomarini lanciamissili da crociera della classe Ohio (SSGN), capaci di lanciare un elevato numero di missili da crociera Tomahawk contro obiettivi terrestri, rappresenterebbe un significativo passo indietro per le capacità complessive della NATO nella regione. Al contrario, le capacità europee in questo specifico settore sono limitate al piccolo numero di missili da crociera che potrebbero essere lanciati dai sottomarini d'attacco a propulsione nucleare (SSN) britannici e francesi e da alcune navi di superficie francesi. Un settore in cui le marine europee hanno investito risorse significative è quello delle piattaforme di difesa aerea di fascia alta, sebbene anche in questo ambito permangano significative carenze strutturali. Nessuna nave europea è attualmente in grado di fornire le capacità complete di difesa missilistica d'area offerte da molti incrociatori e cacciatorpediniere della US Navy, e le marine europee sono anche inferiori alle loro controparti statunitensi in termini di capacità di immagazzinamento di munizioni e di scorte di armamenti. Questi sono fattori chiave sia per la protezione efficace delle principali formazioni navali durante le operazioni sia per il contributo alla difesa aerea e missilistica integrata europea nel suo complesso. Allo stato attuale, è probabile che le navi da difesa aerea europee incontrerebbero notevoli difficoltà nel contrastare efficacemente le moderne capacità di attacco navale russe. Anche l'inventario europeo di fregate specializzate nella guerra antisommergibile (Anti-Submarine Warfare - ASW) si troverebbe in seria difficoltà nel contrastare anche il ridotto numero di sottomarini in dotazione alla flotta russa. Compensare la potenziale mancanza di aerei da pattugliamento marittimo (Maritime Patrol Aircraft - MPA) statunitensi risulterebbe altrettanto problematico, date le flotte aeree limitate in termini numerici di cui dispongono i paesi europei. Lo stesso vale per il contrasto alla minaccia sottomarina. Le marine europee dispongono di piccole flottiglie di moderni sottomarini d'attacco a propulsione convenzionale, capaci di svolgere determinate missioni in contesti specifici. Tuttavia, ancora una volta, l'assenza degli SSN e degli SSGN della US Navy si farebbe sentire gravemente per quanto riguarda le loro avanzate capacità ASW in mare aperto e in profondità. Francia e Regno Unito insieme dispongono di soli dieci SSN operativi. La Marina francese è attualmente impegnata nella transizione dalla classe Rubis, caratterizzata da capacità operative inferiori, alla nuova e più performante classe Suffren, mentre la Royal Navy britannica ha affrontato sfide significative nel mantenimento di un adeguato livello di prontezza operativa dei suoi SSN della classe Astute. L'Europa si troverebbe inoltre in una posizione di netto svantaggio senza l'accesso alla vasta e sofisticata rete di sensori sottomarini statunitensi. Risulterebbe estremamente difficile per i paesi europei fornire autonomamente il quadro completo di consapevolezza del dominio marittimo che gli Stati Uniti sono in grado di offrire, così come garantire alcuni aspetti critici del comando e controllo in mare in maniera indipendente. Inoltre, sebbene l'Europa conservi alcune limitate capacità anfibie o di proiezione costiera, queste non sono in alcun modo paragonabili alle capacità e alle dimensioni dei gruppi anfibi pronti (ARG) statunitensi. Allo stesso modo, il supporto logistico e il rifornimento in mare rappresentano un altro settore cruciale in cui, attualmente, le marine europee incontrerebbero notevoli difficoltà ad operare in maniera autonoma e prolungata. Tuttavia, è importante sottolineare che esistono aree di nicchia specifiche in cui alcune delle marine europee più piccole dimostrano effettivamente punti di forza capacitivi significativi, come ad esempio la difesa costiera e il pattugliamento marittimo, nonché la guerra di contromisure mine (Mine Countermeasures - MCM). Qualora l'Europa dovesse intraprendere un significativo percorso di riarmo nel settore navale, l'attenzione iniziale si dovrebbe concentrare sull'aggiornamento e sul ripianamento delle lacune capacitivo più urgenti nelle piattaforme esistenti nel modo più rapido ed efficiente possibile, nonché sul miglioramento del loro livello di prontezza operativa. Ciò includerebbe necessariamente anche un focus sul reclutamento e sulla fidelizzazione del personale altamente specializzato. Le marine europee, al pari di altre forze armate a livello globale, stanno anche cercando di promuovere una rapida innovazione tecnologica, anche attraverso l'adozione di piattaforme e sistemi senza equipaggio, al fine di integrare e potenziare le capacità operative esistenti. A più lungo termine, qualsiasi piano di riarmo navale europeo di ampia portata richiederà anche investimenti aggiuntivi significativi e sostenuti nello sviluppo e nell'acquisizione di piattaforme e capacità chiave di fascia alta, nonché un ampliamento sostanziale della base industriale nazionale ed europea per la loro costruzione, manutenzione e supporto logistico nel tempo. Conseguenze Geopolitiche La potenziale diminuzione del coinvolgimento militare statunitense in Europa, in particolare nel cruciale dominio marittimo, porterebbe con sé profonde e significative conseguenze geopolitiche a livello continentale e globale. Un'Europa meno protetta e capace di esercitare un controllo efficace sui propri spazi marittimi potrebbe diventare più vulnerabile a pressioni e minacce esterne, con un impatto diretto e negativo sulla sua capacità di proiettare influenza politica ed economica e di difendere i propri interessi strategici a livello globale. La mancanza del deterrente fornito dalla US Navy potrebbe innescare un pericoloso incentivo per attori statali e non statali a intraprendere azioni più assertive e destabilizzanti in regioni di importanza strategica vitale per l'Europa, come il Mediterraneo Allargato e il teatro operativo Artico-Boreale. La necessità impellente per l'Europa di colmare le significative lacune capacitive in campo navale potrebbe inoltre portare a una maggiore competizione tra gli stati membri per l'allocazione di risorse finanziarie limitate e per la definizione delle priorità di difesa, influenzando negativamente la coesione e l'efficacia della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea. Inoltre, un'Europa militarmente più autonoma nel dominio marittimo potrebbe ridefinire in modo sostanziale le dinamiche di potere all'interno della NATO, con implicazioni dirette per la leadership e la distribuzione delle responsabilità tra i membri dell'alleanza. La capacità dell'Europa di agire autonomamente in scenari di crisi marittima, senza la necessità di un sostegno statunitense diretto e massiccio, diventerebbe un fattore cruciale nella sua interazione con altri importanti attori globali, inclusi la Russia e la Cina, influenzando gli equilibri di potere a livello internazionale. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strettamente strategico, una ridotta presenza navale statunitense in Europa costringerebbe inevitabilmente le marine europee a riconsiderare in profondità le proprie dottrine operative consolidate e le priorità di investimento a breve, medio e lungo termine. La necessità di compensare la perdita delle significative capacità di attacco terrestre a lungo raggio, di difesa aerea d'area avanzata e di guerra antisommergibile di fascia alta precedentemente fornite dagli Stati Uniti richiederà un ripensamento radicale delle attuali architetture di difesa navale europee. Si potrebbe assistere a un'accelerazione degli investimenti in tecnologie emergenti e potenzialmente disruptive, come i sistemi d'arma autonomi e le piattaforme operative senza equipaggio (sia di superficie che sottomarine), al fine di compensare le carenze di personale specializzato e di risorse convenzionali. La cooperazione e l'interoperabilità tra le diverse marine europee diventerebbero elementi ancora più critici e imprescindibili per massimizzare l'efficacia collettiva delle risorse disponibili e per affrontare le sfide comuni in maniera coordinata. La strategia di deterrenza europea dovrebbe necessariamente evolvere per tenere conto della ridotta presenza militare statunitense, potenzialmente enfatizzando maggiormente le capacità di deterrenza convenzionale e ibrida, integrando elementi militari e non militari. La protezione delle vitali linee di comunicazione marittime (Sea Lines of Communication - SLOC), essenziali per la prosperità economica europea e per la sua sicurezza strategica, richiederebbe una maggiore attenzione e una significativa allocazione di risorse, data la potenziale vulnerabilità in assenza della protezione e della sorveglianza fornite tradizionalmente dalla US Navy. Conseguenze Marittime Le conseguenze marittime dirette di uno scenario caratterizzato dall'assenza di un robusto e affidabile supporto navale statunitense sarebbero particolarmente significative e avrebbero un impatto tangibile sulla capacità operativa delle marine europee. La capacità di condurre operazioni di proiezione di potenza lontano dalle coste europee diminuirebbe considerevolmente, limitando la capacità dell'Europa di intervenire efficacemente in scenari di crisi globali. La protezione delle flotte mercantili, fondamentali per il commercio internazionale e per l'approvvigionamento di beni essenziali, e delle infrastrutture critiche sottomarine, come i cavi di comunicazione in fibra ottica che sostengono l'economia digitale globale, diventerebbe un compito molto più impegnativo e complesso. La capacità di mantenere la superiorità navale in aree geografiche contestate, come il Mar Baltico o il Mar Nero, sarebbe sensibilmente ridotta, con potenziali implicazioni negative per la libertà di navigazione, il commercio internazionale e la stabilità regionale. Le marine europee dovrebbero affrontare maggiori sfide nel condurre operazioni di mantenimento della pace e di assistenza umanitaria su scala globale, data la loro ridotta capacità di proiezione logistica e di supporto. La sorveglianza e il controllo del traffico marittimo, elementi essenziali per contrastare efficacemente la criminalità organizzata transnazionale e il terrorismo marittimo, diventerebbero operazioni più difficili e meno efficaci senza le vaste risorse e le sofisticate capacità di intelligence della US Navy. Infine, la necessità di sviluppare e mantenere capacità di rifornimento in mare efficaci e completamente autonome diventerebbe cruciale per sostenere operazioni navali prolungate lontano dalle basi operative convenzionali. Conseguenze per l'Italia Per l'Italia, le implicazioni di un cambiamento significativo nel panorama della sicurezza navale europea sarebbero molteplici e meritevoli di un'attenta considerazione strategica. La Marina Militare italiana, pur rappresentando una forza navale di tutto rispetto e caratterizzata da un elevato livello di professionalità e competenza, dovrebbe affrontare le sfide intrinseche legate alle proprie dimensioni e alle lacune capacitivo esistenti in un contesto di crescente responsabilità europea per la difesa marittima. L'Italia potrebbe trovarsi nella necessità di aumentare significativamente gli investimenti in settori chiave come la difesa aerea di area, la guerra antisommergibile avanzata e la proiezione di potenza anfibia per poter contribuire in modo efficace alla sicurezza collettiva europea e alla stabilità regionale. La cooperazione con gli altri alleati europei, in particolare nel cruciale teatro del Mediterraneo Allargato, diventerebbe un elemento ancora più importante e strategico per la condivisione degli oneri finanziari e delle risorse operative. L'Italia, in quanto paese con una vasta estensione costiera e con interessi marittimi significativi e diversificati, dovrebbe prestare particolare attenzione alla protezione delle proprie vitali linee di comunicazione marittime e alla sicurezza complessiva del Mar Mediterraneo, un'area geopolitica caratterizzata da una crescente instabilità e da numerose sfide alla sicurezza. La capacità di contribuire attivamente a operazioni di mantenimento della pace e di gestione delle crisi nel Mediterraneo Allargato e in altri Teatri Operativi di interesse strategico richiederà un potenziamento mirato delle capacità navali italiane. Inoltre, l'Italia potrebbe e dovrebbe svolgere un ruolo chiave nello sviluppo di tecnologie innovative nel settore della difesa navale e nella promozione di una maggiore cooperazione industriale a livello europeo in questo specifico e strategico ambito. Conclusioni e Raccomandazioni La prospettiva di un ridimensionamento del ruolo militare degli Stati Uniti nell'architettura di sicurezza europea presenta sfide indubbiamente significative per il futuro del continente, ma offre al contempo una preziosa opportunità per una maggiore autonomia strategica e per una ridefinizione delle priorità in materia di difesa. Le marine militari europee si trovano a un momento cruciale, chiamate a colmare lacune critiche, a investire in nuove capacità operative e a modernizzare le piattaforme esistenti per garantire una deterrenza credibile e una difesa efficace in un contesto geopolitico sempre più complesso e imprevedibile. La priorità strategica dovrebbe essere attribuita a investimenti mirati e sostenuti in settori chiave come la proiezione di potenza su terra, la difesa aerea integrata di area, la guerra antisommergibile di fascia alta e l'acquisizione e il mantenimento di una solida consapevolezza del dominio marittimo. È di fondamentale importanza promuovere e rafforzare una maggiore cooperazione e interoperabilità tra le marine dei diversi paesi europei, attraverso la pianificazione e l'esecuzione di esercitazioni congiunte sempre più ambiziose e realistiche, lo sviluppo di programmi di acquisizione condivisi per ridurre i costi e massimizzare l'efficienza, e la creazione di dottrine operative comuni che facilitino l'azione coordinata in scenari di crisi. L'innovazione tecnologica, con particolare attenzione all'adozione di sistemi senza equipaggio (Unmanned Surface Vehicles - USV, Unmanned Underwater Vehicles - UUV e Unmanned Aerial Vehicles - UAV) e allo sviluppo di solide capacità cyber marittime, dovrebbe essere sfruttata appieno per compensare le limitazioni dimensionali delle flotte europee e per migliorare complessivamente l'efficacia operativa. Per l'Italia, è imperativo proseguire e intensificare gli sforzi già intrapresi per modernizzare e potenziare la propria Marina Militare, concentrando gli investimenti nelle aree di maggiore necessità strategica e promuovendo attivamente la collaborazione con gli alleati europei e atlantici. Una Marina Militare italiana forte, tecnologicamente avanzata e ben equipaggiata è essenziale non solo per la difesa degli interessi nazionali, ma anche per contribuire in modo significativo alla sicurezza collettiva europea e alla stabilità del cruciale bacino del Mar Mediterraneo. Una solida consapevolezza della situazione geopolitica in continua evoluzione, un'efficace pianificazione strategica a lungo termine, unitamente a investimenti oculati e a una stretta e proficua cooperazione internazionale, saranno elementi cruciali per garantire che l'Europa, e l'Italia al suo interno, possano difendere efficacemente i propri interessi marittimi e contribuire alla sicurezza globale nel futuro. Riferimento: Il presente elaborato trae spunto e rielabora concetti e analisi contenuti nell'articolo: "The defence of Europe all at sea?" pubblicato da Military Balance+, International Institute for Strategic Studies (IISS). https://www.iiss.org/online-analysis/military-balance/2025/03/the-defence-of-europe-all-at-sea/ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Maggio 2025
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