OHi Mag Report Geopolitico nr. 117 Introduzione Il 17 aprile 2025, la capitale georgiana Tbilisi ha ospitato un incontro significativo, sebbene a livello di vice ministri degli Esteri, tra Georgia, Armenia e Azerbaigian. Questo vertice, tenutosi a porte chiuse, non rappresenta un evento diplomatico di routine, ma segnala l'emergere potenziale di un nuovo paradigma di cooperazione regionale nel Caucaso meridionale. In un'area storicamente caratterizzata da frammentazione, rivalità e forte influenza di potenze esterne, l'iniziativa mira a gettare le basi per un dialogo trilaterale strutturato, volto a rafforzare la stabilità geopolitica, promuovere interessi comuni e, soprattutto, affermare una maggiore autonomia decisionale regionale. Sullo sfondo dei lenti ma percepibili progressi verso un accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian e dei mutamenti nelle politiche estere dei tre stati, questo formato trilaterale incarna la speranza, seppur cauta, di un Caucaso meridionale più coeso e padrone del proprio destino. Un Vertice Esplorativo a Tbilisi L'incontro di Tiblisi del 17 aprile ha visto la partecipazione dei vice ministri degli Esteri Lasha Darsalia per la Georgia, Elnur Mammadov per l'Azerbaigian e Vahan Kostanyan per l'Armenia, insieme alle rispettive delegazioni. L'obiettivo primario, come dichiarato dal Ministero degli Esteri georgiano, era facilitare uno scambio aperto di vedute e visioni su potenziali aree di collaborazione, contribuendo così alla stabilità e alla cooperazione reciprocamente vantaggiosa nella regione. Ad aprire i lavori è stata Maka Bochorishvili, figura di spicco del ministero georgiano, la quale ha sottolineato il ruolo strategico ancora non pienamente realizzato del Caucaso meridionale e il potenziale intrinseco di formati cooperativi regionali. La Georgia, agendo da paese ospitante, ha manifestato il sincero desiderio di contribuire attivamente allo sviluppo di questa cooperazione. Il comunicato congiunto rilasciato al termine del summit ha definito l'incontro come un primo passo cruciale per costruire fiducia reciproca ("trust-building"), propedeutico a un eventuale dialogo futuro a livelli più alti. È importante notare che non si tratta della prima volta che Tbilisi funge da palcoscenico per incontri armeno-azeri. Già nel luglio 2022, l'allora ministro degli Esteri georgiano Ilia Darchiashvili aveva ospitato i suoi omologhi Ararat Mirzoyan (Armenia) e Jeyhun Bayramov (Azerbaigian). Tuttavia, il contesto geopolitico odierno è significativamente diverso. Nel 2022, la pace tra Baku e Yerevan appariva una prospettiva remota, con il controllo azero sulla regione del Nagorno-Karabakh ancora incompleto. Inoltre, la politica estera georgiana era meno flessibile nel suo ruolo di mediatore, e la frustrazione armena nei confronti della Russia, suo tradizionale alleato di sicurezza, non aveva ancora raggiunto i livelli attuali, che hanno spinto Yerevan a cercare alternative e a diversificare le proprie partnership. Oggi, invece, si assiste a un lento ma costante progresso nei negoziati di pace tra Armenia e Azerbaigian, segnato da dichiarazioni e incontri che lasciano intravedere una volontà, seppur faticosa, di risolvere le dispute territoriali decennali e costruire relazioni di vicinato. Conseguenze Geopolitiche, verso un’autonomia regionale La conseguenza geopolitica più rilevante dell'emergere di questo formato trilaterale è il segnale inviato riguardo alla crescente aspirazione dei tre stati del Caucaso meridionale a guadagnare autonomia decisionale e a ridurre la loro storica dipendenza da potenze esterne, in particolare Russia, Turchia e Iran, che hanno a lungo giocato un ruolo egemonico o fortemente influente nella regione. Questo tentativo di affermare una "agency" regionale è reso possibile da un mutamento strutturale nelle politiche estere di tutti e tre i paesi. La Georgia, pur mantenendo un orientamento formalmente filo-occidentale, ha adottato una politica estera "multi-vettoriale", cercando di bilanciare le relazioni con attori diversi come Turchia, Cina, Unione Europea e, pragmaticamente, anche con la Russia, nonostante le tensioni passate e presenti. L'Armenia, in maniera ancora più marcata, sta attivamente cercando di ridurre la propria dipendenza militare, politica ed economica da Mosca, diversificando le partnership di sicurezza e politiche. L'Azerbaigian, forte della sua posizione geostrategica ed energetica e della vittoria nel conflitto del Nagorno-Karabakh, ha sempre perseguito una politica estera pragmatica e multi-vettoriale, rafforzando ulteriormente questa tendenza dopo il 2022, costruendo legami solidi con Turchia, Israele, Russia e mantenendo canali aperti con l'Occidente. Questa convergenza verso politiche estere più autonome e pragmatiche crea lo spazio per un dialogo diretto e una cooperazione trilaterale che in passato era impensabile. Il Caucaso meridionale è stato tradizionalmente descritto come una regione "fratturata", dove le diverse e spesso incompatibili traiettorie di politica estera dei tre stati hanno inibito qualsiasi forma significativa di cooperazione pan-regionale. Se questo nuovo formato dovesse consolidarsi, rappresenterebbe un passo avanti significativo nel superare queste storiche linee di faglia. Pur riconoscendo che singolarmente Baku, Tbilisi e Yerevan mancano del peso geopolitico per contrastare efficacemente i loro potenti vicini, la loro volontà emergente di cooperare su base trilaterale potrebbe aumentare il loro peso collettivo e la loro capacità di manovra. Questo formato potrebbe diventare una piattaforma attraverso cui i tre stati coordinano posizioni su questioni regionali, gestiscono le relazioni con le potenze esterne in modo più unitario e promuovono progetti di connettività e sviluppo di cui beneficerebbe l'intera regione, trasformandola da mero oggetto delle politiche altrui a soggetto attivo nel plasmare il proprio futuro. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico, il formato trilaterale Georgia-Armenia-Azerbaigian ha il potenziale per alterare significativamente l'equilibrio di potere e le dinamiche di sicurezza nel Caucaso meridionale. La creazione di una piattaforma regolare per il dialogo e la cooperazione tra i tre stati potrebbe, innanzitutto, contribuire a de-escalare le tensioni e a gestire le dispute bilaterali, in particolare quella tra Armenia e Azerbaigian, in un contesto regionale e con la mediazione georgiana, riducendo così le opportunità per interferenze esterne strumentali. Sebbene la sfiducia tra Baku e Yerevan rimanga profonda e il rischio di scontri militari lungo il confine persista, un quadro trilaterale istituzionalizzato offre un canale di comunicazione supplementare e un meccanismo per affrontare questioni pratiche di interesse comune (come la delimitazione dei confini, l'apertura delle vie di comunicazione, la gestione delle risorse idriche). In secondo luogo, un Caucaso meridionale più coeso e cooperativo aumenterebbe il suo peso strategico collettivo nei confronti delle potenze regionali come Russia, Turchia e Iran. Questo permetterebbe ai tre stati di negoziare da una posizione leggermente più forte su questioni come le rotte energetiche e di trasporto, la sicurezza regionale e la gestione delle influenze esterne. Potrebbe anche facilitare lo sviluppo di progetti infrastrutturali trans-caucasici (strade, ferrovie, corridoi energetici) che bypassino o riducano la dipendenza da rotte controllate da attori esterni, aumentando così la resilienza economica e strategica della regione. Tuttavia, il successo strategico di questo formato dipende in larga misura dalla reale volontà politica dei tre governi di superare le diffidenze storiche e dalla capacità di raggiungere e implementare un accordo di pace duraturo tra Armenia e Azerbaigian. Inoltre, fattori esterni continueranno a giocare un ruolo cruciale: l'evoluzione della guerra russa contro l'Ucraina, le dinamiche interne e le ambizioni regionali di Iran e Turchia, e il livello di impegno da parte dell'Unione Europea e degli Stati Uniti nel sostenere la stabilità e l'integrazione regionale influenzeranno inevitabilmente le prospettive di questo formato trilaterale. Un fallimento nel processo di pace armeno-azero o un'escalation delle tensioni geopolitiche esterne potrebbero facilmente minare questa fragile iniziativa. Conseguenze Marittime È importante sottolineare che l'articolo di Emil Avdaliani, e di conseguenza questa sintesi, si concentra sulle dinamiche politiche e terrestri del formato trilaterale Georgia-Armenia-Azerbaigian. Le conseguenze marittime dirette di questo specifico incontro e del formato stesso appaiono, sulla base della fonte, limitate o non centrali nelle discussioni iniziali. L'Armenia è un paese senza sbocco sul mare. L'Azerbaigian si affaccia sul Mar Caspio, un bacino endoreico con le sue specifiche dinamiche geopolitiche ed energetiche, ma queste non sembrano essere state al centro del vertice di Tbilisi. La Georgia possiede un'importante costa sul Mar Nero, che la rende un attore marittimo rilevante in quel bacino e un potenziale snodo per la connettività Est-Ovest (il cosiddetto "Middle Corridor"). Indirettamente, una maggiore cooperazione e stabilità nel Caucaso meridionale, facilitata dal formato trilaterale, potrebbe rafforzare il ruolo della Georgia come paese di transito affidabile, aumentando potenzialmente i flussi commerciali e energetici che raggiungono i suoi porti sul Mar Nero (come Poti e Batumi) e da lì proseguono verso l'Europa. Tuttavia, il formato trilaterale in sé, come descritto, non sembra avere un focus primario sulle questioni marittime del Mar Nero o del Caspio, concentrandosi piuttosto sulle relazioni interstatali, la stabilità terrestre e la cooperazione regionale generale. Conseguenze per l’Italia L'articolo analizzato non menziona specificamente l'Italia o le sue dirette implicazioni. Tuttavia, l'Italia, come membro influente dell'Unione Europea e della NATO e come paese con significativi interessi energetici ed economici nel Mediterraneo allargato e nelle regioni limitrofe, non è indifferente alle dinamiche del Caucaso meridionale. Le conseguenze per l'Italia sono prevalentemente indirette ma non trascurabili. In primo luogo, la stabilità nel Caucaso meridionale è fondamentale per la sicurezza energetica europea e italiana. L'Azerbaigian è un fornitore chiave di gas naturale per l'Italia attraverso il Corridoio Meridionale del Gas (che include il gasdotto TAP), il quale transita attraverso la Georgia e la Turchia. Qualsiasi iniziativa che promuova la pace tra Armenia e Azerbaigian e rafforzi la stabilità regionale, come potenzialmente il formato trilaterale, è vista positivamente da Roma in quanto contribuisce a garantire la sicurezza e l'affidabilità di queste forniture energetiche vitali. Una regione più stabile potrebbe anche aprire nuove opportunità per diversificare ulteriormente le fonti e le rotte energetiche. In secondo luogo, il Caucaso meridionale si trova in una posizione strategica all'intersezione tra Europa, Asia, Russia e Medio Oriente. La sua stabilità è importante per la politica di vicinato dell'Unione Europea e per la sicurezza complessiva del fianco orientale della NATO. L'Italia, all'interno di questi quadri multilaterali, sostiene gli sforzi volti a promuovere la stabilità, la cooperazione economica e la risoluzione pacifica dei conflitti nella regione. Un Caucaso meridionale più autonomo e cooperativo, meno soggetto alle influenze destabilizzanti di attori esterni ostili agli interessi europei, è nell'interesse strategico italiano. Infine, una maggiore integrazione economica e lo sviluppo di corridoi di trasporto efficienti attraverso il Caucaso meridionale potrebbero creare nuove opportunità commerciali e di investimento per le imprese italiane in settori come le infrastrutture, l'energia, l'agroalimentare e il turismo. Pertanto, pur non essendo un attore diretto nel formato trilaterale, l'Italia ha un interesse indiretto ma concreto nel suo successo e nella stabilizzazione complessiva della regione. Conclusioni e Raccomandazioni Il vertice trilaterale di Tbilisi del 17 aprile 2025 tra Georgia, Armenia e Azerbaigian rappresenta un segnale promettente, ancorché iniziale, di una possibile nuova era di cooperazione e di affermazione di autonomia nel Caucaso meridionale. Questa iniziativa, nata dalla convergenza di mutate politiche estere nazionali e dai timidi progressi nel processo di pace armeno-azero, offre il potenziale per superare decenni di frammentazione e dipendenza esterna, permettendo ai tre stati di affrontare congiuntamente le sfide regionali e di accrescere il proprio peso geopolitico collettivo. Tuttavia, il percorso è irto di ostacoli: la profonda sfiducia storica, in particolare tra Baku e Yerevan, la fragilità dell'incipiente processo di pace e la persistente influenza di potenti vicini con agende spesso divergenti rappresentano sfide significative che potrebbero far deragliare questo sforzo. È fondamentale, quindi, coltivare questo formato con pazienza e realismo. Sarebbe auspicabile che i tre paesi partecipanti possano proseguire sulla strada del dialogo, concentrandosi inizialmente su aree di cooperazione pratica e "low politics" per costruire gradualmente fiducia. Parallelamente, è essenziale che Armenia e Azerbaigian compiano progressi concreti e rapidi verso la firma e l'implementazione di un accordo di pace completo e duraturo, poiché questo rimane il presupposto fondamentale per una cooperazione trilaterale significativa. Agli attori esterni, in particolare all'Unione Europea e agli Stati Uniti, si raccomanda di sostenere attivamente questo processo regionale, offrendo incentivi economici e politici, facilitando il dialogo e la mediazione ove richiesto, ma rispettando l'aspirazione dei paesi caucasici a trovare soluzioni endogene ai propri problemi, evitando imposizioni che potrebbero rivelarsi controproducenti. Il successo di questo formato non è garantito, ma rappresenta una delle poche vie percorribili verso un Caucaso meridionale più stabile, prospero e padrone del proprio destino. Riferimento:
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