OHi Mag Report Geopolitico nr. 124 Abbiamo già scritto su questo nel nr. 74 di Ohimag, ma riteniamo importante che il tema sia discusso e recepito da chi si occupa di politica estera e di difesa. La visione che segue è euro-centrica e non tiene conto delle valutazioni di altri attori. Non rappresenta quindi la verità assoluta, ma ciò che l’Europa propone. Alla fine del testo, prima delle conclusioni la redazione ha espresso la sua personale valutazione sul tema. Introduzione Il "Libro Bianco per la Difesa Europea, emanato dalla Commissione Europea, segna una svolta epocale nella concezione della sicurezza continentale. Di fronte a un contesto geopolitico in rapido deterioramento, caratterizzato da conflitti alle porte dell'Unione, minacce ibride pervasive e una crescente competizione tra potenze, l'Europa è chiamata a un radicale cambio di paradigma. L'era dei "dividendi della pace" è tramontata, lasciando il posto a una cogente necessità di rafforzare la prontezza difensiva collettiva. Questo documento strategico non si limita a una diagnosi delle vulnerabilità, ma delinea una visione ambiziosa e un piano d'azione concreto – il piano "ReArm Europe" – per garantire che l'UE possa proteggere i propri cittadini, difendere i propri interessi e valori, e agire come un attore credibile e resiliente sulla scena globale entro il 2030. I Fatti Descritti nel "Libro Bianco" Il "Libro Bianco" parte da una constatazione inequivocabile: l'Europa si trova ad affrontare una minaccia acuta e crescente, esacerbata dall'aggressione russa contro l'Ucraina, che ha riportato la guerra ad alta intensità ai confini dell'Unione. Decenni di sotto-investimenti hanno indebolito la prontezza difensiva europea, rendendo il continente vulnerabile a coercizioni esterne che minano il suo modello di vita democratico. Il documento sottolinea come l'ordine internazionale post-1945 sia in profonda trasformazione e, se l'Europa non assumerà un ruolo attivo nel plasmare il nuovo assetto, ne subirà passivamente le conseguenze, rischiando marginalizzazione e instabilità. Per invertire questa tendenza, il "Libro Bianco" propone un piano denominato "ReArm Europe", che poggia sulla necessità di un massiccio e coordinato aumento degli investimenti nella difesa. L'obiettivo è raggiungere una piena prontezza entro il 2030. Tre linee d'azione principali guidano questa strategia: colmare urgentemente le lacune critiche in termini di capacità e sostenere l'industria della difesa dell'UE, anche attraverso la semplificazione della legislazione; preparare la difesa del futuro costruendo un vero mercato unico europeo per la difesa e accelerando la trasformazione attraverso l'innovazione dirompente; garantire la prontezza per gli scenari militari più estremi, inclusi lo stoccaggio strategico e la mobilità militare. Il documento identifica sette aree di capacità critiche prioritarie:
Per quanto riguarda il rafforzamento dell'industria della difesa europea (EDTIB), il "Libro Bianco" riconosce la sua attuale frammentazione e la limitata capacità produttiva su larga scala. Propone di aggregare la domanda degli Stati membri, rafforzare il dialogo con l'industria, ridurre le dipendenze strategiche (anche attraverso un Osservatorio delle Tecnologie Critiche), e costruire un vero mercato unico europeo per la difesa. Entro giugno 2025, la Commissione presenterà una proposta di semplificazione omnibus per la difesa. Si punta inoltre a trasformare la difesa attraverso l'innovazione dirompente, con una Roadmap Tecnologica Europea per gli Armamenti, e a sviluppare competenze e talenti nel settore. Infine, il piano "ReArm Europe" prevede un massiccio aumento della spesa per la difesa, stimato fino a 800 miliardi di euro aggiuntivi nei prossimi anni. Questo si basa sull'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità e Crescita (che potrebbe mobilitare fino a 650 miliardi di euro), sull'introduzione di un nuovo strumento finanziario UE, "Security Action for Europe" (SAFE), che mira a raccogliere fino a 150 miliardi di euro sui mercati per prestiti agli Stati membri, e sulla mobilitazione di capitali privati attraverso l'Unione dei Risparmi e degli Investimenti e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Conseguenze Geopolitiche Le implicazioni geopolitiche del "Libro Bianco" sono profonde. Innanzitutto, esso segnala la volontà dell'Unione Europea di assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza, rispondendo implicitamente alle richieste di lunga data di un maggiore "burden sharing" all'interno dell'Alleanza Atlantica. Questo non implica un allontanamento dalla NATO, che rimane la pietra angolare della difesa collettiva per i suoi membri, ma piuttosto un rafforzamento del pilastro europeo all'interno dell'Alleanza e una maggiore capacità di agire autonomamente quando necessario ("autonomia strategica"). Un'Europa più forte militarmente potrebbe alterare gli equilibri di potere regionali e globali. Potrebbe fungere da deterrente più credibile nei confronti di attori ostili, in primis la Russia, e aumentare la sua influenza nelle crisi internazionali. La cooperazione rafforzata nel settore della difesa potrebbe anche accelerare l'integrazione politica dell'UE, creando legami più stretti tra gli Stati membri in un'area tradizionalmente sensibile alla sovranità nazionale. Le partnership con paesi terzi che condividono gli stessi principi, come Stati Uniti, Canada, Regno Unito e partner dell'Indo-Pacifico, vengono viste come un elemento di forza, con un'architettura aperta per la partecipazione a progetti cooperativi. L'integrazione dell'Ucraina, anche a livello industriale, la proietta saldamente verso l'orbita europea, modificando ulteriormente il panorama geopolitico dell'Europa orientale. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico, il "Libro Bianco" sposta l'enfasi dalla gestione delle crisi esterne a una postura di deterrenza e difesa del territorio europeo. L'identificazione di sette aree di capacità critiche mira a colmare le lacune che limitano la capacità dell'Europa di condurre operazioni militari complesse e sostenute nel tempo. L'obiettivo di raggiungere il 40% di appalti collaborativi per la difesa, proposto dalla Strategia Industriale Europea per la Difesa (EDIS), mira a superare la frammentazione e a ottenere economie di scala, interoperabilità e tempi di consegna più rapidi. La "mobilità militare" diventa un imperativo strategico per consentire il rapido dispiegamento di forze attraverso il continente, una lezione appresa dall'attuale conflitto e cruciale per la deterrenza. La creazione di "scorte strategiche" di munizioni, componenti e materie prime, insieme a "pool di prontezza industriale della difesa", è una risposta diretta alla necessità di sostenere conflitti prolungati. L'attenzione all'innovazione in settori come l'IA, il quantistico e il cyber riflette la consapevolezza che la superiorità tecnologica sarà decisiva nei conflitti futuri. La resilienza delle catene di approvvigionamento e la riduzione delle dipendenze da paesi terzi per tecnologie e materiali critici sono anch'esse considerate priorità strategiche. Conseguenze Marittime Sebbene il "Libro Bianco" non dedichi una sezione esclusiva al dominio marittimo in termini di estensione paragonabile ad altre aree, le sue implicazioni per la sicurezza marittima sono significative. La "consapevolezza del dominio marittimo" è esplicitamente menzionata tra gli abilitatori strategici. La necessità di proteggere le infrastrutture critiche sottomarine, come cavi e gasdotti, è diventata palese dopo recenti incidenti e rientra implicitamente nella protezione delle infrastrutture critiche. I droni, inclusi quelli sottomarini, sono identificati come una capacità chiave, suggerendo un futuro aumento delle capacità di sorveglianza e azione subacquea. L'aumento generale della spesa per la difesa e la focalizzazione su capacità avanzate potrebbero tradursi in investimenti in nuove piattaforme navali, sistemi di difesa costiera e tecnologie per la guerra anti-sottomarino e di superficie. La mobilità militare include anche i corridoi marittimi e i porti, essenziali per il trasporto di truppe ed equipaggiamenti. La sicurezza delle rotte marittime commerciali (Sea Lines of Communication - SLOCs) e la capacità di proiettare influenza nelle aree marittime di interesse strategico per l'UE, come il Mediterraneo, il Mar Baltico, il Mar Nero e l'Artico, trarranno beneficio da un approccio europeo più robusto alla difesa. La cooperazione con partner internazionali sarà cruciale anche in questo dominio. Conseguenze per l'Italia Per l'Italia, il "Libro Bianco" e il piano "ReArm Europe" presentano sia sfide che opportunità significative. Il nostro Paese, con una solida base industriale nel settore della difesa (aerospazio, navalmeccanica, elettronica, sistemi terrestri), potrebbe beneficiare dell'aumento della domanda aggregata e dei programmi di appalto collaborativo. Aziende come Leonardo, Fincantieri, Iveco Defence Vehicles e altre potrebbero giocare un ruolo di primo piano nello sviluppo e nella produzione delle capacità richieste. L'Italia sarà chiamata ad aumentare la propria spesa per la difesa, sfruttando la flessibilità offerta dal Patto di Stabilità e Crescita e potenzialmente accedendo ai prestiti dello strumento SAFE. Questo richiederà scelte di bilancio oculate e una pianificazione a lungo termine. La partecipazione a progetti PESCO e ad altre iniziative collaborative sarà cruciale per garantire l'interoperabilità e l'accesso a tecnologie avanzate. Data la sua posizione geostrategica al centro del Mediterraneo, l'Italia avrà un ruolo chiave nel rafforzamento della sicurezza marittima e nella gestione delle sfide provenienti dal fianco sud dell'Europa. Il contributo italiano alle capacità di difesa aerea e missilistica, nonché alla mobilità militare, sarà altrettanto importante. Sarà necessario un forte coordinamento tra governo, industria e forze armate per massimizzare i benefici e contribuire efficacemente alla prontezza europea. Conclusioni e Raccomandazioni Il "Libro Bianco per la Difesa Europea – Prontezza 2030" rappresenta una risposta ambiziosa e valutata dalla Commissione europea come necessaria alle crescenti sfide alla sicurezza del continente. Esso non è solo un catalogo di intenzioni, ma una tabella di marcia dettagliata, sostenuta da strumenti finanziari concreti, per trasformare l'Europa in un attore di difesa più capace, resiliente e autonomo. L'urgenza è palpabile: il sostegno all'Ucraina è immediato, ma la costruzione di una difesa europea robusta è un progetto generazionale. La riuscita di questa impresa dipenderà dalla volontà politica collettiva degli Stati membri di superare le tradizionali reticenze, investire in modo coordinato e fidarsi delle istituzioni comuni. È fondamentale che le proposte legislative, come quella sullo strumento SAFE e la semplificazione omnibus, vengano adottate rapidamente. L'industria europea deve rispondere con agilità, aumentando la produzione e innovando. L'Italia, in questo contesto, ha l'opportunità di rafforzare il proprio ruolo strategico e industriale. In definitiva, il "Libro Bianco" è un appello all'azione: l'Europa deve scegliere se essere artefice del proprio destino o spettatrice passiva in un mondo sempre più instabile. La prontezza al 2030 non appare alla Commissione come un traguardo, ma una condizione essenziale per la pace e la prosperità future. Valutazioni della Redazione di OHiMAG L'ipotesi di un riarmo europeo agita il dibattito geopolitico, dividendo analisti e leader politici. A favore del riarmo, vi è un contesto storico deteriorato dall'invasione dell'Ucraina e dall'erosione dell'ordine internazionale ad opera di potenze in crescita come Cina e India, di potenze che vorrebbero tornare a un ruolo importante come la Russia e potenze deboli come gli USA. La crisi del patto euroatlantico, accentuata dall'era Trump, spinge l'UE a cercare un ruolo più autonomo, superando la sua storica accusa di essere un "nano politico" privo di una politica estera unitaria e, di conseguenza, di forze armate credibili. La globalizzazione, con il suo spostamento del baricentro economico verso Oriente, impone all'Europa la necessità di difendere i propri interessi, anche militarmente, in scenari distanti. Infine, la scelta europea di schierarsi nettamente con l'Ucraina, trascurando la diplomazia e percependo la Russia come una minaccia, rende il riarmo una risposta apparentemente necessaria e urgente per garantire stabilità regionale e globale, sovranità e capacità d'azione in un mondo competitivo. Tuttavia, si evidenziano alcune criticità in quanto il riarmo prospettato sembra scoordinato e centrato su esigenze legate agli eserciti, piuttosto che su una difesa integrata che tenga conto anche delle esigenze marittime. Il rischio di frammentazione e duplicazione degli armamenti è elevato, in contrasto con l'omogeneità delle forze armate statunitensi e ostacolando l'interoperabilità. L'assenza di priorità strategiche condivise, data la mancanza di una vera politica estera europea, solleva dubbi sull'effettiva utilità di forze armate comuni. Inoltre, la questione industriale – chi produrrebbe le armi? – è tutt'altro che risolta, con il rischio di favorire protezionismi nazionali o, peggio, l'acquisto di costosi armamenti statunitensi senza benefici per l'Europa. Non secondari sono i dubbi etici, legati all'efficacia degli strumenti di finanziamento proposti, basati prevalentemente sul debito pubblico, in contraddizione con le politiche di rigore adottate in passato. Infine, si levano voci critiche che contestano la percezione della Russia come minaccia esistenziale e attribuiscono l'escalation del conflitto ucraino all'espansione della NATO. Viene anche messo in discussione il peso decisionale di paesi baltici, demograficamente limitati, sulla politica estera europea, così come il ruolo ambiguo del Regno Unito post-Brexit e la dubbia opportunità di includere la Turchia in progetti di riarmo. Alcuni vedono nel riarmo un affare vantaggioso soprattutto per l'industria tedesca, mentre altri temono che esso sia funzionale agli interessi statunitensi, storicamente contrari a un'intesa UE-Russia, e che possa innescare una pericolosa escalation con Mosca. Prima di ogni riarmo, sarebbe necessario che l'UE sviluppi un piano strategico e una politica estera comuni. È prioritario rafforzare l'interoperabilità delle forze armate esistenti, anche attraverso una maggiore collaborazione a livello di intelligence sul modello del "Five Eyes". Si potrebbero poi sviluppare progetti di cooperazione militare a "geometria variabile" tra paesi europei con interessi specifici, come quelli che si affacciano sul Mediterraneo. Soprattutto, urge un cambio di prospettiva radicale, improntato al dialogo, alla comprensione reciproca e al riconoscimento degli interessi di tutte le parti. Solo una diplomazia rinnovata e una sincera volontà di cooperazione possono garantire la vera sicurezza e prosperità dell'Europa nel lungo termine. Il riarmo, basato sulle attuali premesse e sulla retorica della minaccia, rischia di essere uno spreco di risorse e un passo pericoloso verso un futuro di maggiore instabilità. Riferimento.
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