OHi Mag Report Geopolitico nr. 106 Introduzione Nel suo incisivo articolo "Toward America 4.0", Robert McNally lancia un allarme potente riguardo al futuro degli Stati Uniti, sostenendo che la nazione si stia dirigendo inesorabilmente verso la sua quarta grande crisi esistenziale, paragonabile per portata trasformativa alla Rivoluzione Americana, alla Guerra Civile e al binomio Grande Depressione/Seconda Guerra Mondiale. Questa volta, il catalizzatore non è la sovranità, la schiavitù o il ruolo globale, ma l'insostenibile traiettoria del debito nazionale. McNally utilizza un'affascinante analisi dei cicli storici americani, stimati in circa ottant'anni, per argomentare che il conflitto irrisolto tra la richiesta di generosi benefici sociali sovvenzionati e la riluttanza ad aumentarne la tassazione costringerà presto la nazione a una scelta radicale tra due visioni opposte del futuro. Questa sintesi esplorerà l'analisi di McNally, delineando i fatti storici e fiscali presentati, per poi estrapolarne le potenziali conseguenze geopolitiche, strategiche, marittime e le implicazioni per l'Italia, concludendo con le raccomandazioni implicite nel testo. I Fatti Il cuore dell'argomentazione di Robert McNally risiede nell'identificazione di un modello ciclico nella storia americana, caratterizzato da periodi di circa ottant'anni che culminano in "meta-crisi" decisive. Queste crisi risolvono dispute nazionali fondamentali costringendo la nazione a scegliere tra fazioni ideologiche precedentemente considerate marginali o estremiste. La prima crisi, la Rivoluzione Americana (America 1.0), risolse il conflitto tra i diritti dei coloni e la lealtà alla corona britannica, con la vittoria dei Patrioti, inizialmente una minoranza, sugli altrettanto minoritari Lealisti e sulla maggioranza neutrale. La seconda crisi, la Guerra Civile (America 2.0), pose fine al "conflitto irrefrenabile" sulla schiavitù, elevando gli abolizionisti, un tempo radicali, a nuova normalità e relegando i secessionisti confederati tra gli sconfitti della storia. La terza crisi, innescata dalla Grande Depressione e culminata con la Seconda Guerra Mondiale (America 3.0), riguardò il ruolo globale degli Stati Uniti. L'attacco a Pearl Harbor nel 1941 vaporizzò l'isolazionismo dominante, unendo il paese dietro una visione internazionalista, precedentemente sostenuta solo da una frangia minoritaria, e trasformando l'America in una superpotenza globale. Secondo McNally, ottant'anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti si avvicinano a una nuova resa dei conti, questa volta sulla dimensione e sul ruolo dello stato, specificamente riguardo al debito nazionale. Per decenni, gli americani hanno goduto di un "welfare state a basso costo": benefici sociali crescenti e generosi, in particolare per la sanità e la previdenza dei pensionati, finanziati non da tasse adeguate ma da un debito pubblico vertiginoso. La spesa federale è passata dal 9% del PIL nel 1930 al 23% nel 2024, con la maggior parte destinata alla salute alla social security. I politici, incentivati dal sistema elettorale, promettono questi benefici senza aumentarne la copertura fiscale, accumulando un debito che grava sulle generazioni future. McNally sottolinea che il debito pubblico detenuto dal pubblico, spesso citato a 36 trilioni di dollari, sottostima gravemente il problema reale. Le passività non finanziate per social security e salute nei prossimi trent'anni ammontano a ben 124 trilioni di dollari, cifre "strutturalmente e automaticamente" destinate a far esplodere il debito esistente. Sebbene il ruolo del dollaro come valuta di riserva globale abbia finora permesso a Washington di indebitarsi facilmente, segnali preoccupanti emergono dal mercato obbligazionario: rendimenti dei Treasury in aumento nonostante i tagli dei tassi a breve termine della Federal Reserve e spostamenti degli investitori lontano dal debito USA. Nonostante questi campanelli d'allarme, la classe politica appare incapace di invertire la rotta; anzi, accelera verso la crisi, come dimostra la recente legislazione bipartisan che ha aumentato i benefici di Social Security, avvicinandone l'insolvenza. McNally ritiene che un compromesso equilibrato (aumento tasse, taglio benefici) sia ormai impraticabile a causa dell'enormità del debito accumulato, della polarizzazione politica e della divisione dell'opinione pubblica. Pertanto, la crisi è inevitabile e probabilmente inizierà nel mercato obbligazionario. I creditori richiederanno rendimenti più alti per compensare i rischi di inflazione o default, innescando una spirale del debito: tassi più alti aumentano il servizio del debito, allargando ulteriormente il deficit e costringendo a nuovi prestiti a tassi ancora più alti. Questo shock finanziario si trasmetterà all'economia reale (tassi sui mutui e costo del capitale in aumento, recessione) e infine travolgerà la politica, costringendo a quelle scelte difficili finora evitate. Come nelle crisi passate, la soluzione emergerà non dal centro, ma dalle attuali frange estreme, ciascuna con diagnosi e cure radicalmente opposte. La sinistra attribuirà la colpa alla sotto-tassazione, proponendo massicci aumenti fiscali, confische patrimoniali e un'ulteriore espansione dei programmi federali, sul modello del Green New Deal esteso a tutta l'economia. La destra libertaria incolperà la cattiva gestione del Congresso, chiedendo di trasferire la responsabilità per pensioni e sanità dal governo agli individui e al mercato, riducendo drasticamente o abolendo il ruolo federale. La fazione che prevarrà definirà la "America 4.0" per le generazioni future, costringendo il paese a diventare "tutto una cosa o l'altra": o un'economia centralmente pianificata per finanziare un welfare state pervasivo, o una repubblica capitalista con un governo federale limitato. Conseguenze Geopolitiche Sebbene l'articolo di McNally si concentri quasi esclusivamente sulla dinamica politico-economica interna statunitense, le trasformazioni radicali che prospetta avrebbero inevitabilmente profonde ripercussioni geopolitiche. Una crisi del debito sovrano della principale economia mondiale e detentrice della valuta di riserva globale innescherebbe instabilità finanziaria e probabilmente una recessione su scala planetaria. Durante la fase acuta della crisi, gli Stati Uniti potrebbero sperimentare una paralisi decisionale e una ridotta capacità di proiezione esterna, creando vuoti di potere e incertezza per alleati e avversari. L'esito della crisi determinerebbe poi il futuro ruolo geopolitico di "America 4.0". Una vittoria della visione di sinistra, con un'economia più centralizzata e un focus sulla redistribuzione interna e su grandi progetti statali (simili al Green New Deal), potrebbe portare a un maggiore interventismo economico statale anche a livello internazionale, ma potenzialmente anche a un ripiegamento per concentrare risorse sulle priorità domestiche. Potrebbe cercare allineamenti con nazioni aventi modelli economici simili, ma anche generare tensioni commerciali se le politiche interne avessero carattere protezionistico. Una vittoria della visione di destra, con un governo federale drasticamente ridimensionato, implicherebbe probabilmente una riduzione significativa dell'impronta globale statunitense, un minore interventismo militare e forse un approccio più transazionale alle relazioni internazionali. Potrebbe rafforzare i legami con economie di mercato simili, ma anche indebolire le alleanze tradizionali se gli USA riducessero gli impegni di sicurezza. In entrambi i casi, lo status del dollaro come valuta di riserva potrebbe essere messo in discussione, alterando profondamente gli equilibri finanziari globali. La credibilità e l'affidabilità degli Stati Uniti come partner o garante della sicurezza sarebbero comunque soggette a una radicale rivalutazione da parte del resto del mondo. Conseguenze Strategiche Dal punto di vista strategico, la crisi del debito prospettata da McNally rappresenterebbe uno spartiacque. La fase di crisi acuta potrebbe limitare severamente le risorse disponibili per la difesa e la sicurezza nazionale, costringendo a dolorose scelte di priorità e potenzialmente riducendo la prontezza operativa. La capacità di sostenere operazioni militari prolungate o su vasta scala all'estero sarebbe messa a dura prova. L'orientamento strategico di "America 4.0" dipenderebbe dall'esito della crisi. Un modello "di sinistra" potrebbe reindirizzare le risorse verso sfide considerate prioritarie come il cambiamento climatico o la competizione tecnologica guidata dallo stato, forse integrando maggiormente la politica industriale e la difesa. Tuttavia, la competizione per le risorse tra ambiziosi programmi sociali e le forze armate sarebbe intensa. Un modello "di destra", con la sua enfasi sulla riduzione del governo, porterebbe quasi certamente a tagli significativi al budget della difesa e a una rivalutazione radicale degli impegni strategici globali. La strategia potrebbe concentrarsi sulla difesa del territorio nazionale e degli interessi economici vitali, con un minore coinvolgimento in interventi all'estero o nel nation-building. Potrebbe esserci una maggiore enfasi sull'efficienza, sulla tecnologia come "force multiplier" e forse su una maggiore delega di responsabilità agli alleati regionali. In entrambi gli scenari, la base industriale della difesa, la ricerca e sviluppo e la capacità di mobilitazione nazionale subirebbero trasformazioni significative, influenzando la postura strategica a lungo termine degli Stati Uniti. Conseguenze Marittime Le conseguenze marittime, non trattate direttamente da McNally, sarebbero un corollario delle più ampie dinamiche strategiche e di bilancio. Il mantenimento di una marina globale dominante, con la sua complessa infrastruttura, i costi operativi elevati e i lunghi cicli di acquisizione, sarebbe messo sotto forte pressione in entrambi gli scenari futuri. Nel caso di "America 4.0" orientata a sinistra, la Marina potrebbe vedere il suo budget ridotto a favore di priorità sociali o ambientali, oppure potrebbe essere riconfigurata per supportare agende come la lotta al cambiamento climatico (monitoraggio ambientale, missioni umanitarie) o la protezione delle catene di approvvigionamento globali ritenute essenziali per l'economia guidata dallo stato. La competizione tra servizi per risorse scarse si acuirebbe. Nel caso di "America 4.0" orientata a destra, i tagli al bilancio della difesa colpirebbero duramente anche la Marina. La sua dimensione globale potrebbe essere ridimensionata, concentrandosi sulla protezione delle rotte commerciali essenziali e sulla deterrenza strategica, con una minore presenza avanzata e capacità di proiezione di potenza globale. Potrebbe esserci una spinta verso piattaforme più piccole, autonome o meno costose, e una maggiore richiesta di contributi navali da parte degli alleati. La capacità di esercitare il "comando del mare" su scala globale, come discusso nell'articolo di McCranie, verrebbe probabilmente ridimensionata in modo significativo. Conseguenze per l’Italia Per l'Italia, in quanto alleato stretto e partner economico degli Stati Uniti inserito nel sistema di sicurezza euro-atlantico, le conseguenze di una crisi del debito americano e della successiva trasformazione in "America 4.0" sarebbero profonde e multidimensionali. L'instabilità economica e finanziaria durante la crisi avrebbe effetti di contagio diretti sull'economia italiana ed europea. L'incertezza sulla futura postura strategica e sugli impegni di sicurezza degli Stati Uniti rappresenterebbe una sfida fondamentale per la NATO e per la difesa europea, spingendo probabilmente verso una maggiore autonomia strategica europea, con tutte le difficoltà e i costi che ciò comporta. Se prevalesse il modello di sinistra, l'Italia potrebbe trovare punti di convergenza su temi come il clima e le politiche sociali, ma potrebbe anche affrontare un partner americano più concentrato su sé stesso, potenzialmente più protezionista e meno incline a sostenere oneri di sicurezza globale senza contropartite. Se prevalesse il modello di destra, l'Italia e l'Europa potrebbero trovarsi di fronte a un alleato meno prevedibile e meno disposto a investire nella sicurezza collettiva, aumentando la pressione per un maggiore impegno autonomo nella difesa regionale, specialmente nel Mediterraneo. Le relazioni economiche potrebbero cambiare a seconda delle nuove politiche commerciali e fiscali statunitensi. In entrambi i casi, l'Italia dovrebbe ricalibrare la propria politica estera e di sicurezza per adattarsi a un partner americano profondamente trasformato e potenzialmente meno egemonico nel sistema internazionale. Conclusioni e Raccomandazioni L'analisi di Robert McNally offre una prospettiva storica e una previsione allarmante: gli Stati Uniti sono sull'orlo di una crisi che, seguendo i pattern del passato, non sarà risolta da compromessi moderati ma da una scelta netta tra visioni radicalmente opposte del ruolo dello Stato e dell'economia. La crisi del debito è il sintomo di una frattura fondamentale sull'insostenibilità del modello attuale, che promette benessere diffuso senza richiederne il costo fiscale. La risoluzione di questa crisi, che McNally vede come inevitabile e probabilmente traumatica, darà vita a "America 4.0", una nazione profondamente diversa da quella attuale, con implicazioni che si estenderanno ben oltre i suoi confini. Sebbene McNally non offra raccomandazioni prescrittive su quale strada scegliere, il suo lavoro è un potente invito alla consapevolezza. Implica che i leader e i cittadini americani debbano riconoscere la gravità della situazione e la natura fondamentale della scelta che li attende. Più che una ricetta, è una diagnosi severa e un avvertimento: negare la realtà del debito, della demografia e della matematica fiscale non è più possibile. La raccomandazione implicita è quella di prepararsi a un periodo di profonda trasformazione, comprendendo che le soluzioni "marginali" di oggi potrebbero diventare la nuova normalità di domani, ridisegnando il contratto sociale americano e il suo posto nel mondo. Riferimento: McNally, Robert, "Toward America 4.0", National Interest, April 19, 2025. Indirizzo/Sito NATIONAL INTEREST https://nationalinterest.org/feature/toward-america-4-0. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Maggio 2025
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