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Questa analisi è stata preparata in collaborazione con cesmar.it Introduzione
Il panorama globale del 21 luglio 2025 si presenta come un mosaico complesso e contraddittorio, un'istantanea di un ordine mondiale in piena e disordinata transizione. La giornata è dominata da un paradosso sconcertante: da un lato, l'inatteso annuncio di imminenti colloqui di pace tra Ucraina e Russia apre un fragile spiraglio diplomatico in uno dei conflitti più devastanti degli ultimi decenni; dall'altro, la spirale di violenza in Medio Oriente accelera brutalmente, con la crisi umanitaria a Gaza che raggiunge nuovi abissi di disperazione e il conflitto che si allarga pericolosamente al Mar Rosso. Questa dualità tra speranza e catastrofe riflette le dinamiche di un mondo multipolare caratterizzato da una crescente frammentazione. Le alleanze storiche sono messe in discussione, l'interdipendenza economica viene sistematicamente usata come arma e le minacce ibride erodono la stabilità delle nazioni dall'interno. Eventi clou della giornata L'annuncio di colloqui di pace diretti Ucraina-Russia in Turchia (previsti per il 23 luglio) rappresenta la svolta più significativa. Zelensky conferma i negoziati (confronto sui memorandum per una soluzione pacifica e la discussione di alcune questioni umanitarie) dopo mesi di stallo, segnalando una potenziale apertura diplomatica in un conflitto che ha destabilizzato l’Europa e l’economia globale. Parallelamente, l’episodio di Gaza dove 67 civili in cerca di aiuti umanitari sono stati uccisi dal fuoco israeliano ha innescato condanne internazionali e un appello congiunto di UE+24 Paesi per un "cessate il fuoco immediato", evidenziando l’acuirsi della crisi umanitaria. La giornata in sintesi La giornata del 21 luglio è definita da un forte paradosso geopolitico. Da un lato, l'inatteso annuncio di colloqui di pace tra Ucraina e Russia in Turchia offre un fragile spiraglio diplomatico. Questa mossa si inserisce in un più ampio riposizionamento strategico di Kiev, mentre la pressione internazionale per un Tribunale Speciale contro Mosca non si attenua. A questo fa da contraltare il drammatico deterioramento in Medio Oriente. A Gaza, la catastrofe umanitaria è culminata in un tragico attacco israeliano su civili in attesa di aiuti, scatenando la condanna globale. La controversa strategia militare di Israele, unita a un'azione aerea contro obiettivi Houthi nel porto yemenita di Hodeidah, evidenzia l'allargamento del conflitto e la crescente minaccia alla sicurezza marittima nel Mar Rosso. Questo scenario si colloca in un contesto di accesa competizione globale. L'India sfida l'influenza cinese nel Sud del mondo, il patto di sicurezza AUKUS nell'Indo-Pacifico mostra segni di fragilità e il sistema commerciale mondiale è minacciato da protezionismo e tensioni sui dazi tra USA e UE. La stabilità delle stesse potenze occidentali appare erosa da crisi interne, come dimostrano una grave fuga di dati nel Regno Unito e governi politicamente indeboliti in Francia e Spagna, delineando un quadro di profonda instabilità globale. Principali notizie del giorno
Analisi per Teatro Operativo 1. Mediterraneo Allargato. Libia: Divisa tra governi rivali (Tripoli/Bengasi) e ingerenze esterne (Turchia, Russia, Egitto). Saif al-Islam Gaddafi tenta un ritorno come figura unificatrice. Siria: Pedina contesa tra potenze regionali. Fragilità del regime di Assad e dipendenza da Iran-Russia. Mar Rosso: Attacchi Houthi e risposta israeliana minacciano la sicurezza navale. 2. Heartland Euro-Asiatico. Russia: Perde influenza in Serbia (pivot serbo verso UE) e affronta sanzioni alla "flotta ombra". Cina: Normalizza rapporti con l’Australia (visita di Albanese), ma divergenze strategiche restano. Armenia: Tensione tra governo Pashinyan e Chiesa Apostolica, con ripercussioni sull’identità nazionale. 3. Teatro Boreale-Artico. Artide: Sviluppo energetico ostacolato da tensioni USA-Russia e sfide ambientali. UE-Canada: Potenziano logistica navale per proiezione militare (navi da rifornimento). Francia: Crollo di popolarità di Macron (19%) limita l’azione politica. 4. Teatro Australe-Antartico. Nigeria: Impennata di violenza (jihadisti, banditismo) legata a crisi economica e corruzione. Cile: Onda criminale spinge l’elettorato verso destra. RDC: Mediazione angolana per accordo di pace con ribelli M23. 5. Indopacifico. Cina-ASEAN: Dialogo sul Mar Cinese Meridionale, ma accuse a USA di interferenze (esercitazioni FONOP). Giappone: Instabilità politica nonostante vittoria LDP-Komeito (calo consensi per inflazione). AUKUS: Ambizioni australiane frenate da costi e complessità tecnologiche. Conseguenze Geopolitiche Gli eventi del 21 luglio delineano una mappa geopolitica in rapida e caotica riconfigurazione. L'annuncio dei colloqui di pace in Ucraina (confronto sui memorandum per una soluzione pacifica e la discussione di alcune questioni umanitarie), sebbene precario, ha il potenziale di alterare drasticamente gli equilibri di potere in Europa. Esso evidenzia il ruolo della Turchia come mediatore indispensabile e, soprattutto, segnala la presa di coscienza da parte di Kiev che il sostegno occidentale non è incondizionato, spingendola a un pragmatismo dettato dall'incertezza politica americana. Geopoliticamente, questo potrebbe indebolire la coesione del fronte anti-russo e aprire spazi di manovra per Mosca, che nel frattempo vede però erodersi la sua influenza storica in altre aree, come nei Balcani, dove la Serbia si allontana progressivamente. Nel Medio Oriente, il conflitto a Gaza sta avendo conseguenze geopolitiche devastanti. Sta provocando un crescente isolamento diplomatico di Israele, come dimostra l'appello congiunto di 25 nazioni, e sta mettendo a dura prova la relazione strategica con gli Stati Uniti, posti di fronte a un dilemma tra lealtà all'alleato e rischio di destabilizzazione regionale. La guerra non è più contenuta: l'attacco a Hodeidah la proietta direttamente nella cruciale arena del Mar Rosso, minacciando di infiammare l'intera penisola arabica e di coinvolgere l'Iran, che ha già avvertito di "insicurezza regionale" in caso di nuove sanzioni. La regione è un campo di battaglia per potenze esterne, con la Siria contesa tra Russia e Iran, e la Libia paralizzata dalle ingerenze di Turchia, Russia ed Emirati Arabi Uniti, creando un arco di crisi che si estende dal Levante al Nord Africa. La competizione tra grandi potenze si gioca su più scacchieri. La sfida dell'India alla Cina nel Sud Globale segnala la nascita di un mondo più genuinamente multipolare, dove le nazioni emergenti non si allineano più automaticamente ai blocchi tradizionali. Nell'Indo-Pacifico, le difficoltà del patto AUKUS e l'instabilità politica in Giappone complicano la strategia statunitense di contenimento della Cina. Allo stesso tempo, il timore di un disimpegno americano, evocato dall'analisi "Making America Alone Again", spinge gli alleati europei a cercare una maggiore "autonomia strategica", come evidenziato dal Trattato di Kensington tra Regno Unito e Germania. Questo processo, tuttavia, avviene in un contesto di indebolimento delle istituzioni multilaterali, con la WTO sull'orlo del collasso e una crescente tendenza al protezionismo che frammenta l'economia globale. Conseguenze Strategiche Sul piano strategico-militare, gli eventi del giorno confermano e accelerano tendenze già in atto. La guerra in Ucraina continua a essere un laboratorio per la guerra del futuro. L'analisi sulle lezioni per le forze corazzate moderne evidenzia un cambiamento epocale: la sopravvivenza sul campo di battaglia dipende ora dall'integrazione con droni, dalla dispersione e dalla capacità di resistere in un ambiente saturo di minacce elettroniche e di precisione. Questa lezione sta guidando una profonda trasformazione degli eserciti occidentali. La spinta della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per una deterrenza terrestre rafforzata in Europa è una diretta conseguenza strategica della dimostrata aggressività russa e delle lacune di capacità emerse. L'incertezza sull'impegno americano a lungo termine sta spingendo gli alleati europei a un riarmo qualitativo. Il "Trattato di Kensington" tra Berlino e Londra non è solo un accordo bilaterale, ma un passo strategico per costruire la spina dorsale di una difesa europea più integrata e interoperabile. La decisione della Francia di sviluppare un nuovo missile balistico a medio raggio e di investire in capacità di difesa spaziale segnala la volontà di mantenere un'autonomia di deterrenza credibile anche al di fuori dell'ombrello nucleare statunitense. Tuttavia, la vulnerabilità dell'Occidente a minacce non convenzionali rimane altissima. La grave fuga di dati sensibili dei servizi segreti e delle forze speciali britanniche è un campanello d'allarme sulla fragilità della sicurezza informatica. Come sottolineato dagli analisti, le minacce ibride – che includono ciberattacchi, disinformazione e sabotaggio di infrastrutture critiche – richiedono una risposta strategica unita tra alleati euro-atlantici e dell'Indo-Pacifico che ancora fatica a materializzarsi. La valutazione sulla potenziale rottura della comunità d'intelligence USA a causa del sovraccarico e della politicizzazione rappresenta una vulnerabilità strategica di primo ordine per l'intero Occidente. Infine, la dissuasione rimane un calcolo complesso: l'avvertimento che una guerra con l'Iran sarebbe un "disastro strategico" a causa della sua capacità di guerra asimmetrica dimostra come la superiorità militare convenzionale non sia più garanzia di vittoria. Conseguenze Marittime Il dominio marittimo è sempre più al centro delle contese geopolitiche ed economiche. L'attacco israeliano nel porto yemenita di Hodeidah è un evento dalle profonde implicazioni marittime. Da un lato, è una mossa tattica per degradare la capacità degli Houthi di minacciare il traffico navale nel Mar Rosso, una delle arterie commerciali più vitali del mondo che collega l'Asia all'Europa attraverso il Canale di Suez. Dall'altro, rischia di intensificare gli attacchi, aumentando i premi assicurativi per le navi, costringendo le flotte a circumnavigare l'Africa e causando gravi interruzioni alle catene di approvvigionamento globali. Questo attacco trasforma un conflitto regionale in una crisi di sicurezza marittima globale. Parallelamente, il mare è diventato un fronte chiave della guerra economica contro la Russia. La decisione del Regno Unito di sanzionare 135 petroliere della "flotta ombra" russa è una mossa strategica per colpire le finanze del Cremlino. Mira a rendere più difficile e costoso per Mosca aggirare il tetto al prezzo del petrolio imposto dal G7, limitando la sua capacità di finanziare lo sforzo bellico. Questa azione dimostra come il controllo dei servizi marittimi (assicurazioni, certificazioni, servizi portuali), dominati da attori occidentali, possa essere usato come un'efficace arma geoeconomica. Le conseguenze si vedono anche sui flussi commerciali globali: il calo delle importazioni di container nei porti statunitensi è un indicatore marittimo diretto del rallentamento economico indotto dai dazi, con un impatto significativo sulle rotte trans-pacifiche. In risposta a questo scenario di crescente insicurezza, le potenze navali si stanno adattando. Il programma AUKUS, con i suoi sottomarini a propulsione nucleare per l'Australia, è l'esempio più eclatante di un investimento a lungo termine volto a contrastare il potere navale cinese nell'Indo-Pacifico. Anche se afflitto da problemi, il suo obiettivo strategico rimane la proiezione di potere marittimo. Su scala diversa, l'investimento delle marine europee e canadesi nel potenziamento della logistica navale (navi da rifornimento, infrastrutture portuali) riflette una lezione cruciale appresa dai recenti conflitti: la capacità di una flotta di operare a lungo raggio e di sostenere operazioni complesse dipende tanto dalle navi di supporto quanto dalle unità da combattimento. Infine, aree marittime precedentemente considerate secondarie, come il Mar Caspio, stanno acquisendo un'importanza strategica cruciale come corridoi energetici alternativi alla Russia, ma la loro stabilità è minacciata da dispute latenti e militarizzazione. Conseguenze per l’Italia Per l'Italia, nazione a vocazione marittima e proiezione mediterranea, le turbolenze globali del 21 luglio hanno conseguenze dirette e significative. Sul piano economico, il Paese è direttamente colpito dalla frammentazione del commercio globale. Il crollo dell'11% delle esportazioni agroalimentari, denunciato da Coldiretti, è la prova tangibile di come dazi e incertezze internazionali possano danneggiare settori chiave del Made in Italy. A questa minaccia esterna si aggiunge una minaccia interna all'Unione Europea: il progetto di riforma della Politica Agricola Comune (PAC), con un taglio del 20% al bilancio, rischia di colpire mortalmente oltre 770.000 aziende agricole italiane, indebolendo la sovranità alimentare nazionale e la coesione sociale nelle aree rurali. La sicurezza nazionale italiana è intrinsecamente legata alla stabilità del Mediterraneo Allargato, oggi epicentro di crisi multiple. La paralisi della Libia, stretta tra governi rivali e ingerenze straniere, rimane una delle principali preoccupazioni per Roma, con implicazioni dirette sulla gestione dei flussi migratori, sulla sicurezza energetica (data la presenza dell'ENI) e sulla lotta al terrorismo. Le crescenti tensioni nel Mediterraneo orientale, nel triangolo tra Grecia, Turchia e la stessa Libia, si svolgono alle porte di casa e minacciano la libertà di navigazione e lo sfruttamento delle risorse energetiche in un'area di vitale interesse strategico. La crisi nel Mar Rosso, innescata dagli attacchi Houthi e ora esacerbata dall'intervento israeliano, ha un impatto diretto sui porti italiani, che dipendono dal flusso di merci attraverso il Canale di Suez. Sul piano politico e della difesa, l'Italia è chiamata a navigare la complessa transizione verso una maggiore autonomia strategica europea. L'accordo di cooperazione militare rafforzata tra Germania e Regno Unito crea un nuovo asse portante nella difesa europea, ponendo all'Italia la sfida di non rimanere ai margini e di contribuire attivamente a questo processo. La partecipazione italiana all'appello congiunto per il cessate il fuoco a Gaza dimostra una volontà di posizionamento diplomatico, ma l'inefficacia e il "doppiopesismo" spesso imputati all'UE ricadono anche sulla credibilità della politica estera italiana. Infine, il dibattito interno, simboleggiato polemicamente dal divario tra una cultura percepita di "eco-ansia" e la necessità di una postura strategica "spartana", riflette una tensione irrisolta sulla reale preparazione del Paese ad affrontare un contesto internazionale sempre più pericoloso e competitivo. Conclusioni L'analisi degli eventi del 21 luglio 2025 rivela un sistema internazionale entrato in una fase di "policrisi", dove shock geopolitici, economici e di sicurezza si alimentano a vicenda in un circolo vizioso. Il mondo è sospeso tra la fragile speranza di una diplomazia che riaffiora faticosamente, come nel caso ucraino, e la brutale realtà di conflitti che si incancreniscono e si espandono, come in Medio Oriente. La logica dei blocchi contrapposti si scontra con l'emergere di un mondo multipolare disordinato, dove potenze medie come Turchia e India ritagliano i propri spazi di autonomia e il sistema multilaterale fondato su regole comuni mostra segni di cedimento strutturale sotto i colpi del protezionismo e della rivalità strategica. Le alleanze tradizionali, pilastro della sicurezza occidentale per decenni, non sono più scontate e richiedono una manutenzione costante e una rinegoziazione dei ruoli, pena il loro svuotamento e l'isolamento strategico. In questo scenario di elevata incertezza, è imperativo passare da una logica di reazione alle crisi a una di anticipazione e costruzione di resilienza. Per l'Occidente, e per l'Europa in particolare, ciò richiede un duplice sforzo. In primo luogo, è fondamentale rafforzare la coesione interna e la credibilità esterna. Ciò significa investire massicciamente nell'autonomia strategica europea, non in contrapposizione ma come rafforzamento del pilastro europeo della NATO, sviluppando capacità di difesa credibili e un'industria integrata. È altrettanto cruciale formulare una politica estera più unificata e assertiva, capace di superare le paralisi e i "doppiopesismi" che ne minano l'efficacia, specialmente nel proprio vicinato. In secondo luogo, è necessario un reinvestimento coraggioso nella diplomazia e nel multilateralismo. Per l'Italia, ciò si traduce nella necessità di agire come un attore proattivo nel Mediterraneo, promuovendo iniziative di de-escalation e cooperazione, e di difendere con forza i propri interessi economici in sede europea, opponendosi a politiche miopi che ne minano la sicurezza alimentare ed economica. La preparazione alle minacce del futuro non è solo una questione di budget per la difesa, ma anche di resilienza delle infrastrutture critiche, di sicurezza cibernetica e di coesione sociale. Affrontare un mondo frammentato richiede lucidità strategica, unità di intenti e la consapevolezza che la sicurezza e la prosperità non possono più essere date per scontate. ____________________________________________________________________ Per approfondimenti ulteriori consultate i siti cesmar.it e ohimag.com I contributi sono diretta responsabilità della redazione di OHiMAG e ne rispecchiano le idee. La riproduzione, totale o parziale, è autorizzata a condizione di citare la fonte. Le informazioni qui riportate sono frutto di lettura e analisi delle seguenti fonti: Cesmar "Sintesi di Geopolitica e Geoeconomia (del giorno)"; Notizie riportate dai principali siti che si occupano di politica internazionale, geopolitica e strategia marittima (ISPI, Foreign Affairs, Inside Over, Analisi Difesa, Limes, Le Grand Continent, Atlantic Council, Chatham House, IISS, CSIS, The National Interest, War o the rocks, Responsible Statecraft, IAI, IARI, CIMSEC, Formiche.net, GCaptain, The global eye, Center for maritime strategy, Naval News, Shipmag, Navylookout, Navytimes, Rand, il Sussidiario, Notizie Geopolitiche, ticaInfo, Starmag) e dalle principali agenzie di stampa internazionali (Associated Press, Reuters, AFP, ANSA, DPA, TASS, Xinhua, etc.) relative al giorno precedente quello indicato nel titolo La strutturazione e l'interpretazione dei dati sono frutto di un processo di sintesi volto a creare un quadro analitico coerente e organico. La sintesi non rappresenta un'analisi originale, ma una riorganizzazione strutturata delle informazioni raccolte e scelte basata sulla expertise dei nostri studiosi che ne hanno poi estrapolato le conseguenze nei campi geopolitico, strategico, marittimo e legato all’Italia.
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