Incertezza e imprevedibilità diffuse Questa analisi è stata preparata in collaborazione con cesmar.it Introduzione
Il panorama globale del 2025 si presenta come un mosaico complesso e frammentato, caratterizzato da una profonda riconfigurazione degli equilibri di potere e da una crescente instabilità sistemica. L'ordine internazionale unipolare, dominato dall'Occidente nel post-Guerra Fredda, sta visibilmente cedendo il passo a una realtà multipolare più fluida e caotica, in cui attori emergenti e potenze revisioniste sfidano le gerarchie consolidate. Questo saggio si propone di analizzare le interconnessioni tra i principali eventi che modellano lo scenario attuale, partendo dalla narrazione dei fatti più salienti per poi esplorarne le profonde conseguenze geopolitiche, strategiche e marittime. L'analisi si snoda attraverso le crisi che infiammano diverse regioni del globo, dall'Ucraina al Medio Oriente, fino alle nuove tensioni nell'Indo-Pacifico, esaminando come la competizione tecnologica, le guerre commerciali e le dinamiche militari stiano ridisegnando le alleanze e le strategie di sicurezza. In questo contesto di turbolenza, una particolare attenzione verrà dedicata alle implicazioni per l'Italia, un attore chiave nel Mediterraneo chiamato a navigare le complessità di un mondo in transizione, bilanciando sfide strutturali interne e opportunità strategiche esterne. L’obiettivo è offrire una lettura chiara e scientifica di un presente incerto, fornendo una chiave interpretativa per comprendere le forze che plasmano il nostro futuro. Eventi clou della giornata L'escalation militare al confine tra Thailandia e Cambogia ha catalizzato l'attenzione internazionale. Violenti scontri a fuoco, bombardamenti aerei e l'uso di droni hanno causato vittime tra civili e militari, riaccendendo una disputa territoriale decennale. La crisi, definita la più grave degli ultimi quindici anni, ha radici storiche legate alla demarcazione dei confini risalente all'epoca coloniale francese. Gli scontri si sono concentrati in diverse aree contese, tra cui quella del tempio di Ta Moan Thom. Entrambe le nazioni si sono scambiate accuse reciproche sulla responsabilità dell'inizio delle ostilità. La Thailandia ha chiuso i valichi di frontiera e ha ordinato l'evacuazione dei civili, mentre la Cambogia ha denunciato bombardamenti sul proprio territorio. La situazione ha innescato una crisi diplomatica, con il declassamento delle relazioni e la chiusura dei canali commerciali. La giornata in sintesi La giornata di ieri è contraddistinta da eventi che confermano la frammentazione dell'ordine globale. Il vertice BRICS di Rio, svoltosi senza la partecipazione di Cina e Russia, ha messo in luce un riassetto interno al blocco, con l'India di Modi che emerge come nuovo perno di un Sud Globale sempre più eterogeneo e meno allineato a un unico fronte anti-occidentale. Parallelamente, le relazioni transatlantiche mostrano crepe profonde. La percezione, diffusa in alcune analisi europee, di un'America che tratta l'Europa come una "semplice vassalla" si nutre di tensioni commerciali persistenti, con minacce di dazi da parte statunitense a cui l'Unione Europea ha risposto preparando contromisure per 93 miliardi di euro. Anche il dialogo con la Cina si è rivelato sterile, con il summit UE-Cina di Pechino che si è concluso in un nulla di fatto, evidenziando divergenze insanabili su commercio, terre rare e la guerra in Ucraina. I teatri di conflitto continuano a essere fonte di grave preoccupazione. In Ucraina, la guerra si trascina in una logica di attrito, mentre il governo di Zelensky affronta un crescente malcontento interno, con proteste di piazza contro una controversa legge anti-corruzione che ha richiesto una parziale retromarcia. La dipendenza di Kiev dal supporto militare occidentale resta totale, come dimostra la recente approvazione di 322 milioni di dollari in armi da parte degli USA e la ricezione di supporti per i caccia F-16, a fronte della perdita di altri velivoli. In Medio Oriente, la situazione è esplosiva. Il parlamento israeliano ha votato a favore di una legge per l'annessione di ampie porzioni della Cisgiordania, una mossa condannata fermamente dall'Arabia Saudita e che ha innescato una reazione diplomatica a catena. La Francia ha infatti affermato che intende riconoscere lo Stato della Palestina, provocando l'ira di Tel Aviv, mentre la Slovenia ha addirittura vietato l'ingresso a ministri israeliani, segnando una spaccatura senza precedenti in seno all'UE. La crisi umanitaria a Gaza, aggravata dalle dure condizioni estive e dalle restrizioni sugli aiuti, rimane una ferita aperta, con appelli internazionali largamente ignorati da Israele. Nel frattempo, nuovi focolai di tensione si sono accesi, come gli violenti scontri armati al confine tra Thailandia e Cambogia, nati da dispute territoriali storiche, che hanno causato vittime civili e militari e una grave crisi diplomatica. L'instabilità si manifesta anche in Africa, dove il ritiro della Francia dalla sua ultima base in Senegal segna la fine di un'era e apre nuovi spazi di influenza, prontamente occupati dalla Cina che espande la sua presenza economica e militare nel continente. Infine, la dimensione cibernetica e tecnologica della competizione globale si fa sempre più acuta, come testimoniato dal grave attacco hacker subito dall'azienda francese Naval Group e dalla corsa allo sviluppo di intelligenza artificiale quantistica per applicazioni militari. Principali notizie del giorno
Analisi per Teatro Operativo Mediterraneo Allargato. Questo teatro è un epicentro di crisi multiple. La decisione della Knesset israeliana di procedere con l'annessione della Cisgiordania rappresenta il punto di massima tensione, con il potenziale di scatenare una violenza diffusa e di isolare ulteriormente Israele a livello diplomatico. La condanna dell'Arabia Saudita e la mossa della Francia di riconoscere lo Stato palestinese indicano una frattura crescente con gli alleati occidentali e regionali. Le difficoltà USA nel promuovere gli Accordi di Abramo in Tunisia e la dura presa di posizione di quest'ultima su Gaza confermano la centralità della questione palestinese. In Libia, la notizia non smentita di un addestramento di militari di Haftar da parte dell'Italia evidenzia il continuo impegno di Roma per stabilizzare il paese e proteggere i propri interessi strategici, anche attraverso un dialogo con attori controversi. Le proteste in Germania di sostenitori del regime siriano sollevano preoccupazioni sulla propaganda islamista in Europa. La Turchia si afferma come potenza militare sempre più autonoma, con lo sviluppo di missili ipersonici e l'acquisto di caccia avanzati, cercando di bilanciare le sue alleanze tra NATO e interessi regionali. Il Mar Rosso rimane un'area ad alto rischio per la navigazione a causa degli attacchi Houthi. A livello infrastrutturale, progetti come i cavi sottomarini Medusa e Elmed e la strategia marittima italiana sulla ZEE puntano a rafforzare la connettività e l'influenza economica nell'area. Heartland euro-asiatico. La Russia continua la sua offensiva in Ucraina, guadagnando terreno nel Donbass mentre la diplomazia produce solo risultati parziali come lo scambio di prigionieri. Il Cremlino affronta sfide interne, come suggerito dalla morte dell'influente Roman Starovoit, e un calo di influenza nel "vicino estero". Il riconoscimento dei talebani in Afghanistan segna una chiara divergenza strategica con l'Occidente. La Cina è impegnata in un complesso gioco diplomatico ed economico: il summit con l'UE ha mostrato la profondità delle divergenze, mentre Pechino continua a espandere la sua influenza in Africa e America Latina attraverso investimenti e cooperazione. La sua strategia sulle terre rare rimane uno strumento di potere geoeconomico. In Asia Centrale, la ripresa delle esportazioni di petrolio del Kazakhstan attraverso il Mar Nero è una notizia positiva per la stabilità energetica globale. Teatro operativo Boreale-Artico. Le dinamiche in questo teatro sono dominate dalle relazioni intra-occidentali e dalla postura della NATO. Il patto di difesa nucleare tra Francia e Regno Unito, che mira a coordinare i loro arsenali e a potenziare una forza di spedizione congiunta, rappresenta un significativo passo verso una maggiore deterrenza europea, anche se rischia di creare un'Europa a "due velocità" in materia di difesa, con l'appoggio della Germania. L'alleanza atlantica sta inoltre integrando sempre di più il cambiamento climatico nelle sue valutazioni strategiche, riconoscendolo come un moltiplicatore di rischi per la sicurezza globale. Le tensioni commerciali tra USA e UE hanno un impatto diretto anche su questo teatro, influenzando la coesione dell'alleanza. Teatro operativo Australe-Antartico. In America Latina, il vertice BRICS a Rio, presieduto dal Brasile, ha cercato di dare voce al "Sud Globale", anche se indebolito dalle assenze di Cina e Russia. La crisi economica persistente in Argentina rimane un fattore di instabilità regionale. La mossa della Colombia di avvicinarsi alla Nuova Via della Seta cinese potrebbe alterare gli equilibri di potere nel continente, sfidando la tradizionale influenza statunitense. La situazione in Africa meridionale è influenzata dalla crescente competizione tra potenze globali per le risorse e l'influenza politica. L'Australia è indirettamente coinvolta negli sviluppi dell'Indo-Pacifico, come dimostra l'episodio dell'F-35 britannico diretto verso una portaerei in Australia dopo una sosta forzata in India. Indopacifico. Questo teatro è stato teatro dell'evento più critico della giornata: la crisi militare tra Thailandia e Cambogia. L'escalation, con vittime e una profonda crisi diplomatica, minaccia la stabilità dell'intera regione del sud-est asiatico e mette in luce la fragilità degli equilibri post-coloniali. Le dispute territoriali, mai risolte, possono riemergere con violenza, con impatti diretti sulle popolazioni e sull'economia. A Taiwan, il controverso tentativo di ripetere le elezioni legislative del 2024 segnala una profonda tensione politica interna, osservata con attenzione da Pechino. Le dinamiche tra le grandi potenze sono evidenti negli investimenti strategici del Giappone negli Stati Uniti e nella priorità che il Regno Unito sta assegnando alla regione per contenere l'influenza cinese. L'imbarazzante vicenda dell'F-35 britannico bloccato in India per un guasto tecnico ha messo in luce le difficoltà logistiche e di immagine nelle proiezioni di potenza militare a lunga distanza. Conseguenze Geopolitiche Gli eventi avvenuti non sono episodi isolati, ma sintomi di una trasformazione geopolitica profonda. L'assenza di Russia e Cina dal vertice BRICS di Rio segnala che il "Sud Globale" non è un blocco monolitico, ma un insieme di nazioni con agende divergenti, dove potenze come l'India cercano di ritagliarsi uno spazio autonomo, praticando un multi-allineamento strategico. Questo processo erode ulteriormente l'idea di un mondo diviso in due campi contrapposti, favorendo una maggiore fluidità diplomatica. La perdita di influenza delle potenze occidentali tradizionali è un altro filo conduttore. Il ritiro francese dal Senegal è l'emblema di un ripiegamento europeo dall'Africa, un vuoto che la Cina sta colmando con una strategia multidimensionale che include investimenti, cooperazione militare e la promozione dello yuan come alternativa al dollaro. In Medio Oriente, stiamo assistendo a un progressivo sganciamento dalla tutela statunitense. Il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Siria, culminato con la firma di 47 accordi di investimento, e il fermo rifiuto della Tunisia di aderire agli Accordi di Abramo promossi dagli USA dimostrano la volontà degli attori regionali di perseguire i propri interessi in autonomia. La condanna saudita dell'annessione israeliana della Cisgiordania e le decisioni di Francia e Slovenia indicano che la questione palestinese è tornata a essere un fattore di mobilitazione diplomatica e di divisione, anche all'interno dell'alleanza occidentale. Questo scenario di frammentazione è ben descritto dal concetto di "Pax Geriatrica", un paradigma in cui le vecchie potenze, demograficamente ed economicamente stagnanti, diventano più avverse al rischio, favorendo una gestione conservatrice delle crisi piuttosto che grandi iniziative trasformative. Tuttavia, questa presunta stabilità è costantemente minata dall'erosione delle norme internazionali, come dimostra la mossa di Israele in Cisgiordania, e dalla difficoltà della Russia nel mantenere il controllo del suo "vicino estero", segnali di un declino che potrebbe generare ulteriore instabilità ai confini dell'Europa. Conseguenze Strategiche Sul piano strategico, le lezioni dei conflitti recenti vengono tradotte in nuove dottrine e capacità militari. La guerra in Ucraina ha dimostrato l'importanza cruciale delle tecnologie emergenti, come i droni per attacchi e operazioni psicologiche, e la necessità di una base industriale-militare resiliente, una sfida che la Russia sta faticando ad affrontare a causa delle sanzioni e dei ritardi tecnologici. La risposta occidentale si concentra sul potenziamento delle capacità ucraine con sistemi avanzati come gli F-16, in una logica di contenimento a lungo termine. Questo ha innescato una nuova corsa agli armamenti, non solo quantitativa ma soprattutto qualitativa. La Turchia, ad esempio, ha annunciato lo sviluppo di un proprio missile ipersonico, una mossa che ne aumenta il peso strategico regionale e ne afferma l'ambizione di autonomia tecnologica, parallelamente all'acquisto di caccia Eurofighter. La competizione si estende a nuovi domini. La ricerca sull'intelligenza artificiale quantistica per scopi di difesa e il controverso piano del Pentagono di testare armi nello spazio indicano che la frontiera della deterrenza si sta spostando oltre i domini tradizionali. La sicurezza cibernetica è diventata un campo di battaglia a tutti gli effetti, come dimostra l'attacco a Naval Group, che ha esposto la vulnerabilità delle filiere strategiche occidentali. In questo contesto, le alleanze si stanno riconfigurando. L'accordo di difesa nucleare e convenzionale tra Francia e Regno Unito è un evento di portata storica: crea un asse militare potentissimo al di fuori delle strutture integrate della NATO e dell'UE, potenzialmente marginalizzando altri partner europei e indebolendo la coesione a 27. Al contempo, gli Stati Uniti rafforzano i loro legami nell'Indo-Pacifico, come dimostra il maxi-piano di investimenti strategici del Giappone nell'industria americana, per costruire un contrappeso efficace alla crescente assertività della Cina nella regione, una priorità anche per il Regno Unito. Conseguenze Marittime Il dominio marittimo è il teatro più caldo della competizione globale. La sicurezza delle rotte commerciali, linfa vitale dell'economia mondiale, è oggi seriamente minacciata. Gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden hanno costretto le potenze navali a intervenire, come nel caso della Grecia che ha inviato una nave di soccorso, e hanno causato un'impennata dei costi assicurativi e di trasporto. Episodi come il sequestro di navi cargo evidenziano una crescente instabilità che va oltre la pirateria tradizionale, assumendo connotati prettamente geopolitici. La risposta strategica a questo scenario è delineata nel concetto di "Operazioni Marittime Distribuite", che prevede l'impiego flessibile e coordinato di forze navali su vastissime aree oceaniche per garantire il controllo e la deterrenza in ambienti contesi, come il Mar Cinese Meridionale o l'Indo-Pacifico. La competizione navale non riguarda solo le navi da guerra, ma anche le infrastrutture critiche. Il maxi-investimento giapponese da 550 miliardi di dollari nell'industria statunitense, con un focus specifico sulla cantieristica, è una mossa strategica volta a potenziare la capacità produttiva dell'alleanza nippo-americana per fronteggiare la poderosa crescita della flotta cinese. Parallelamente, la geopolitica delle infrastrutture sottomarine sta assumendo un'importanza cruciale. Progetti come il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) e i cavi sottomarini per le telecomunicazioni come Medusa ed Elmed, che collegano Europa e Nord Africa, non sono semplici opere ingegneristiche, ma veri e propri strumenti di potere. Chi controlla questi snodi controlla i flussi di dati, energia e merci, potendo così esercitare un'influenza determinante. L'imbarazzante vicenda del caccia F-35 britannico rimasto bloccato in India per un guasto tecnico funge da monito sulle immense sfide logistiche che comporta la proiezione di potenza aeronavale a migliaia di chilometri di distanza, sottolineando l'importanza della resilienza delle catene di supporto. Conseguenze per l’Italia In questo scenario globale turbolento, l'Italia si trova in una posizione delicata ma potenzialmente strategica. Sul piano economico, il Paese mostra segnali di ripresa grazie agli investimenti del PNRR, ma è frenato da problemi strutturali come il debito pubblico elevato, la bassa produttività e la sfida demografica. La sua economia, fortemente orientata all'export, è esposta alle tensioni commerciali globali, in particolare allo scontro tariffario tra USA ed Europa. Tuttavia, la geopolitica delle infrastrutture offre opportunità uniche. Il progetto IMEC, se pienamente sviluppato, potrebbe trasformare i porti del Sud Italia in hub logistici cruciali tra l'Asia e l'Europa, rilanciando il ruolo del Paese nel commercio globale. Allo stesso modo, le competenze di aziende strategiche come Saipem, in sinergia con Eni, posizionano l'Italia come un attore chiave nel settore energetico, fondamentale per la sicurezza e la transizione ecologica del continente. La centralità geografica dell'Italia nel Mediterraneo è al contempo la sua più grande risorsa e la sua maggiore vulnerabilità. La cronica instabilità della Libia rappresenta una minaccia diretta per la sicurezza nazionale, in termini di flussi migratori e approvvigionamenti energetici. La controversa decisione di addestrare le forze del generale Haftar, pur non confermata ufficialmente, si inserisce in una strategia pragmatica volta a guadagnare influenza e promuovere una stabilizzazione funzionale agli interessi italiani. Questa politica si abbina a un rafforzamento della strategia marittima nazionale, attraverso la definizione della Zona Economica Esclusiva (ZEE) e la tutela della piattaforma continentale, strumenti giuridici essenziali per proteggere le risorse marine e affermare la sovranità in un mare sempre più affollato e conteso. Sul piano politico-militare, l'ascesa di un asse difensivo franco-britannico rischia di marginalizzare l'Italia nel processo decisionale della sicurezza europea. In questo contesto, l'attivismo diplomatico del governo Meloni, riconosciuto anche a livello internazionale, appare come un tentativo di costruire per l'Italia un ruolo di ponte tra l'Europa, il mondo atlantico e il "Mediterraneo allargato", per evitare di rimanere schiacciata tra le dinamiche delle grandi potenze. Conclusioni In conclusione, l'analisi del panorama della giornata di ieri rivela un mondo entrato in una fase di disordine strutturale, dove le vecchie certezze si dissolvono e nuovi paradigmi faticano a emergere. La frammentazione geopolitica, la competizione tecnologica e militare e l'erosione delle norme internazionali non sono più tendenze future, ma realtà consolidate che definiscono il presente. Le crisi in Ucraina, in Medio Oriente e le crescenti tensioni nell'Indo-Pacifico sono manifestazioni di una competizione sistemica tra potenze che si combatte su più domini: da quello militare convenzionale a quello cibernetico, da quello economico a quello marittimo e infrastrutturale. Di fronte a questo scenario, l'immobilismo non è un'opzione. Per la comunità internazionale, la raccomandazione principale è quella di ricostruire canali di dialogo multilaterale per gestire le crisi ed evitare escalation incontrollate, definendo con urgenza regole condivise per le nuove tecnologie disruptive come l'intelligenza artificiale e le attività nello spazio. Per l'Unione Europea, la sfida è vitale: superare le divisioni interne per sviluppare una reale autonomia strategica. Senza una politica estera e di difesa comune e credibile, l'Europa rischia di rimanere un gigante economico ma un nano politico, schiacciato tra gli interessi statunitensi e le ambizioni cinesi. Per l'Italia, la strada da percorrere è chiara, sebbene impervia. È necessario, in primo luogo, affrontare con determinazione le riforme strutturali interne per rafforzare la resilienza economica del Paese. In secondo luogo, l'Italia deve sfruttare appieno la sua vocazione mediterranea, investendo in modo strategico in infrastrutture portuali ed energetiche (come l'IMEC), potenziando la propria strategia marittima (ZEE) e giocando un ruolo diplomatico attivo e propositivo per la stabilizzazione del Nord Africa e del Levante. Solo attraverso una strategia proattiva, che combini il consolidamento interno con una visione geopolitica ambiziosa, l'Italia potrà trasformare le sfide dell'attuale disordine globale in opportunità per rafforzare la propria sicurezza, la propria prosperità e la propria influenza nel mondo. ____________________________________________________________ Per approfondimenti ulteriori consultate i siti cesmar.it e ohimag.com I contributi sono diretta responsabilità della redazione di OHiMAG e ne rispecchiano le idee. La riproduzione, totale o parziale, è autorizzata a condizione di citare la fonte. Le informazioni qui riportate sono frutto di lettura e analisi delle seguenti fonti: Cesmar "Sintesi di Geopolitica e Geoeconomia (del giorno)"; Notizie riportate dai principali siti che si occupano di politica internazionale, geopolitica e strategia marittima (ISPI, Foreign Affairs, Inside Over, Analisi Difesa, Limes, Le Grand Continent, Atlantic Council, Chatham House, IISS, CSIS, The National Interest, War o the rocks, Responsible Statecraft, IAI, IARI, CIMSEC, Formiche.net, GCaptain, The global eye, Center for maritime strategy, Naval News, Shipmag, Navylookout, Navytimes, Rand, il Sussidiario, Notizie Geopolitiche, ticaInfo, Starmag) e dalle principali agenzie di stampa internazionali (Associated Press, Reuters, AFP, ANSA, DPA, TASS, Xinhua, etc.) relative al giorno precedente quello indicato nel titolo La strutturazione e l'interpretazione dei dati sono frutto di un processo di sintesi volto a creare un quadro analitico coerente e organico. La sintesi non rappresenta un'analisi originale, ma una riorganizzazione strutturata delle informazioni raccolte e scelte basata sulla expertise dei nostri studiosi che ne hanno poi estrapolato le conseguenze nei campi geopolitico, strategico, marittimo e legato all’Italia.
0 Commenti
Leave a Reply. |
Sintesi giornaliera degli eventi geopolitici e geoeconomici più rilevanti analizzati il giorno successivo al loro accadere in collaborazione con il CESMAR.it
Le sintesi vengono pubblicate ogni giorno da Lunedì a Sabato alle ore 12.00
SocialCerca nel testoContributiArchivi
Novembre 2025
Categorie
|
RSS Feed