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I contributi sono diretta responsabilità della redazione di OHiMAG e ne rispecchiano le idee. La riproduzione, totale o parziale, è autorizzata a condizione di citare la fonte. Le informazioni qui riportate sono frutto di lettura e analisi delle seguenti fonti: Cesmar "Sintesi di Geopolitica e Geoeconomia (del giorno)"; Notizie riportate dai principali siti che si occupano di politica internazionale, geopolitica e strategia marittima (ISPI, Foreign Affairs, Inside Over, Analisi Difesa, Limes, Le Grand Continent, Atlantic Council, Chatham House, IISS, CSIS, The National Interest, War o the rocks, Responsible Statecraft, IAI, IARI, CIMSEC, Formiche.net, GCaptain, The global eye, Center for maritime strategy, Naval News, Shipmag, Navylookout, Navytimes, Rand, il Sussidiario, GeopoliticaInfo, Starmag) e dalle principali agenzie di stampa internazionali (Associated Press, Reuters, AFP, ANSA, DPA, TASS, Xinhua, etc.) relative al giorno precedente quello indicato nel titolo L’era della transazione e della frammentazione strategica Questa analisi è stata preparata in collaborazione con cesmar.it La strutturazione e l'interpretazione dei dati sono frutto di un processo di sintesi volto a creare un quadro analitico coerente e organico. La sintesi non rappresenta un'analisi originale, ma una riorganizzazione strutturata delle informazioni raccolte e scelte basata sulla expertise dei nostri studiosi che ne hanno poi estrapolato le conseguenze nei campi geopolitico, strategico, marittimo e legato all’Italia. Introduzione
Il panorama globale dell'8 luglio 2025 è un mosaico di crisi, segnato da incertezza e frammentazione. Questi non sono eventi isolati, ma sintomi di una trasformazione strutturale: il passaggio da un ordine basato su regole a una geopolitica transazionale, aggressiva e imprevedibile. Il motore di questa dinamica è la politica estera dell'amministrazione Trump, le cui oscillazioni generano onde d'urto globali, dall'Ucraina al Mar Rosso. In questo nuovo contesto, i conflitti si cronicizzano, l'economia si militarizza e le crisi umanitarie diventano strumenti di pressione. La presente analisi decodifica questi segnali, delineando le conseguenze strategiche e marittime di un mondo instabile e offrendo una prospettiva sulle vulnerabilità dell'Italia. La giornata in sintesi La giornata dell'8 luglio 2025 ha dipinto un quadro di alta tensione globale, con la condotta dell'amministrazione USA come fulcro. In una spettacolare inversione di rotta, Washington ha sbloccato l'invio di missili Patriot all'Ucraina, motivato dalla frustrazione verso Putin. Sul fronte economico, ha annunciato nuovi dazi contro 14 nazioni, definendoli una "tassa per trattare" ma prorogando i negoziati. Contemporaneamente, i teatri di conflitto si sono infiammati. Mentre la Russia avanzava in Ucraina, il Mar Rosso ha visto la ripresa dei violenti attacchi Houthi, con 4 marinai uccisi, e una pericolosa escalation: la Germania ha accusato la Cina di aver puntato un laser contro un suo aereo da ricognizione. Sul piano strategico, Pechino ha compiuto un passo monumentale, creando con una fusione il più grande costruttore navale del mondo, consolidando il suo potere marittimo. Le crisi umanitarie si sono aggravate, con la minaccia di deportazione di massa per oltre due milioni di rifugiati afghani da Iran e Pakistan, la persistente drammaticità a Gaza e una nuova ondata di profughi dal Myanmar. La stabilità interna russa è stata inoltre scossa dalla morte sospetta di un ex ministro (avvenuta il giorno 7 luglio), mentre un summit ONU sull'IA ha messo in guardia sul crescente "divario digitale" globale. Principali notizie del giorno
Principali notizie marittime del giorno
Analisi per Teatro Operativo Mediterraneo Allargato. Questo teatro è un mosaico di crisi interconnesse. La ripresa degli attacchi Houthi e l'incidente del laser cinese nel Mar Rosso alzano il livello della contesa. La crisi umanitaria a Gaza persiste, con i piani di Netanyahu per "esportare" i palestinesi e la condanna di Lula che polarizza il dibattito internazionale. Le tensioni tra Russia e Azerbaigian nel Caucaso, l'attivismo diplomatico dell'Iran e la crisi migratoria gestita in modo frammentato (come dimostra l'incidente del "Team Europe" in Libia) confermano la regione come l'epicentro dell'instabilità globale. L'Italia risponde rafforzando le proprie capacità difensive (progetto "cupola", fregate FREMM EVO). Heartland euro-asiatico. Il fulcro rimane la guerra in Ucraina, dove la decisione americana sulle armi potrebbe ricalibrare gli equilibri sul campo. La cooperazione sino-russa si approfondisce a livello tecnologico-militare (componenti cinesi per droni russi), mentre l'Asia Centrale diventa un'arena di crescente rivalità per il controllo della "Via della Seta". La crisi afghana, alimentata dalle deportazioni, rischia di destabilizzare ulteriormente la regione, mentre la Russia affronta le conseguenze interne del conflitto, tra corruzione e purghe politiche. Teatro operativo Boreale-Artico. Il teatro è dominato dalle implicazioni della politica di Trump. L'incertezza sulla leadership americana spinge l'Europa a un "bagno di realtà", come evidenziato da diverse analisi critiche sulla sua inadeguatezza strategica e sull'inefficienza della spesa per la difesa. La NATO reagisce proattivamente, schierando F-35 e droni di sorveglianza nel Baltico per proteggere il fianco orientale. L'accordo per estendere i prestiti UE per la difesa a UK e Canada segnala un tentativo di rafforzare il coordinamento tra alleati occidentali al di là delle tensioni politiche. Teatro operativo Australe-Antartico. Le dinamiche principali sono la spinta del Sud Globale per un ordine multipolare, incarnata dal summit BRICS a Rio, e la competizione per l'influenza in Africa. L'approccio "carota e bastone" di Trump in Africa e la riconciliazione nazionale in Liberia sono eventi significativi. Indopacifico. È il teatro principale della competizione strategica tra Stati Uniti e Cina. Washington adotta misure dirette per contenere Pechino, come il divieto di acquisto di terreni agricoli. La Cina risponde consolidando il suo potere industriale (fusione cantieristica) e mostrando i muscoli militari (laser nel Mar Rosso). L'India si trova in una posizione complessa: partner economico per l'Occidente, ma al centro di controversie sulla libertà di stampa (scontro con X) e impegnata a gestire le ricadute delle crisi regionali (profughi dal Myanmar). La crescita del Vietnam, presentata al World Economic Forum, indica l'emergere di nuovi attori economici rilevanti in questa macro-area. Conseguenze Geopolitiche Le conseguenze geopolitiche di questi eventi sono profonde e delineano un mondo in cui le vecchie certezze sono state smantellate. L'approccio dell'amministrazione Trump, basato sulla massima imprevedibilità per massimizzare la leva negoziale, sta erodendo le fondamenta delle alleanze tradizionali. Gli alleati, dall'Europa al Giappone, non sono più partner in un ordine condiviso, ma concorrenti o clienti in una serie di transazioni bilaterali. Questo crea un vuoto di leadership occidentale e un clima di sfiducia che avvantaggia le potenze revisioniste. La decisione sulle armi all'Ucraina non è un atto di solidarietà atlantica, ma una mossa tattica condizionata alla reazione di Putin, rendendo la sicurezza europea dipendente dagli umori e dai calcoli della Casa Bianca. In questo vuoto, emergono tentativi di costruire ordini alternativi, come quello promosso dai BRICS. Tuttavia, il summit di Rio, privo dei leader di Cina e Russia e segnato da posizioni divisive come la dura condanna del brasiliano Lula al "genocidio" di Gaza, mostra le profonde fratture e i limiti di questo blocco. Il Sud Globale cerca una voce, ma è tutt'altro che monolitico e resta vulnerabile alle pressioni esterne. La geopolitica si sta regionalizzando. Le tensioni crescenti tra Russia e Azerbaigian, la rinnovata assertività diplomatica dell'Iran e la competizione per l'influenza in Asia Centrale lungo la "Via della Seta" indicano che i conflitti locali non sono più contenuti da un'architettura di sicurezza globale, ma sono liberi di divampare. Infine, le crisi umanitarie sono state pienamente integrate nell'arsenale geopolitico. Le deportazioni di massa degli afghani non sono solo una tragedia, ma un atto politico che riflette il crescente nazionalismo e la fatica dell'accoglienza, usato per esercitare pressione e scaricare responsabilità. Conseguenze Strategiche Sul piano strategico, gli eventi dell'8 luglio confermano che la competizione tra potenze è diventata totale, estendendosi dal campo di battaglia convenzionale ai domini economico, tecnologico e informativo. La guerra in Ucraina è l'emblema del conflitto di logoramento industriale. La decisione americana sui Patriot è una boccata d'ossigeno per Kiev, ma il ritiro di un colosso come BlackRock dal piano di ricostruzione segnala la sfiducia del capitale privato e l'enorme difficoltà di rendere "sostenibile" un conflitto a tempo indefinito. La scoperta di componenti cinesi nei droni russi, attraverso hub come Khabarovsk, non è un dettaglio tecnico ma la prova di un allineamento strategico sino-russo che mira a erodere la supremazia tecnologica occidentale. La militarizzazione degli spazi contesi è un'altra conseguenza diretta. Il Mar Rosso è diventato un teatro a due livelli: la minaccia asimmetrica degli Houthi, proxy dell'Iran, si sovrappone ora a un confronto a bassa intensità tra potenze NATO e la Cina. L'incidente del laser è un messaggio strategico chiaro: Pechino non solo è presente in un'arteria vitale per l'Occidente, ma è disposta a interferire attivamente con le operazioni militari europee, testandone le reazioni. Questo si lega indissolubilmente alla mossa cinese di creare un monopolista della cantieristica. Il dominio sulla costruzione navale conferisce a Pechino un vantaggio decisivo a lungo termine, permettendole di dettare i ritmi della logistica globale e di accelerare l'espansione della propria marina militare, sfidando il secolare potere marittimo statunitense. La competizione è anche tecnologica, come dimostra la preoccupazione per l'uso dell'IA per eludere sanzioni, e informativa, con lo scontro tra il governo indiano e la piattaforma X che esemplifica la lotta per il controllo della narrazione digitale. Conseguenze Marittime Il dominio marittimo, per secoli pilastro dell'ordine globale a guida occidentale, è oggi apertamente conteso. Gli eventi del giorno lo dimostrano in modo inequivocabile. La ripresa degli attacchi Houthi nel Mar Rosso non solo minaccia la libertà di navigazione e le vite dei marittimi, ma impone costi economici diretti, costringendo le flotte a deviare sulla rotta più lunga e costosa del Capo di Buona Speranza. La sicurezza dei choke points marittimi, come Bab el-Mandeb, non è più garantita. L'incidente del laser cinese aggiunge una dimensione ancora più preoccupante: la sfida al controllo dei mari non proviene solo da attori non statali, ma da una superpotenza rivale che impiega le sue forze navali per proiettare potenza e contestare la presenza occidentale. La fusione di CSSC e CSIC è forse l'evento marittimo più significativo a lungo termine. Dà alla Cina una capacità industriale senza pari di costruire, riparare e modernizzare flotte commerciali e militari a una velocità e a un costo che l'Occidente fatica a eguagliare. Questo ha implicazioni dirette sulla bilancia del potere navale nell'Indo-Pacifico e oltre. Mentre la Cina costruisce, l'Occidente si trova a gestire le conseguenze della globalizzazione marittima, come dimostra la maxi-causa per disastro ambientale intentata dall'India contro MSC. Questo episodio sottolinea la crescente pressione normativa e la responsabilità legale a cui è sottoposto il settore dello shipping. La sicurezza marittima è quindi una questione a 360 gradi: militare, economica, legale e ambientale. La centralità degli stretti, come analizzato in uno degli articoli di oggi, non è mai stata così evidente: chi li controlla, influenza il destino delle nazioni. Conseguenze per l'Italia Per l'Italia, nazione che proietta la sua economia e la sua sicurezza dal cuore del Mediterraneo, le conseguenze di questo scenario sono dirette e allarmanti. La nostra posizione geografica, un tempo punto di forza, ci rende estremamente vulnerabili all'instabilità del "Mediterraneo Allargato". La crisi nel Mar Rosso ha un impatto immediato sui nostri porti, minacciando di declassare il Mediterraneo da autostrada a cul-de-sac marittimo e colpendo il cuore della nostra economia di trasformazione e di export. Sul piano politico-strategico, l'Italia subisce appieno il "bagno di realtà" descritto da analisti come Marta Dassù. La volatilità della politica americana ci pone di fronte a un dilemma lacerante: la dipendenza dalla garanzia di sicurezza di un alleato sempre più inaffidabile ci costringe a riconsiderare i nostri paradigmi. Le analisi critiche sulla spesa militare europea inefficiente (Di Donato), sulla mancanza di strategie migratorie (Panebianco) e sull'inadeguatezza generale dell'Europa (Orsina) – sono diagnosi spietate che riguardano l'Italia in prima persona. L'incidente del "Team Europe" respinto in Libia è un piccolo ma significativo esempio della nostra difficoltà a tradurre le ambizioni europee in azioni efficaci sul terreno. Di fronte a queste minacce, l'Italia sta reagendo. L'investimento in una "cupola difensiva" multilivello e l'avvio del programma per le nuove fregate FREMM EVO da parte di Fincantieri sono passi necessari per adeguare il nostro strumento militare a un contesto di minacce aeree e navali più complesse. Tuttavia, come sottolinea il dibattito sull'articolo 5 della NATO, la partecipazione alle alleanze comporta anche rischi di trascinamento in conflitti non direttamente legati ai nostri interessi nazionali. La sfida per l'Italia è quindi duplice: contribuire a una difesa europea più coesa ed efficiente, e allo stesso tempo rafforzare la propria resilienza nazionale, proteggendo le infrastrutture critiche come i porti (emendamento "salva porti") e le reti energetiche (smart grid), e diversificando i partner economici, come dimostra l'attenzione crescente verso l'India. Conclusioni L'istantanea globale dell'8 luglio 2025 rivela un mondo che è inserito nell’era della competizione, non da regole condivise ma da transazioni di potere. L'ordine liberale non è solo in crisi, ma viene attivamente smantellato da una combinazione di revisionismo da parte di potenze come Cina e Russia e di un'imprevedibile politica di "interesse nazionale" da parte degli Stati Uniti. Questo scenario di frammentazione strategica e di confronto permanente aumenta i rischi di errore di calcolo e di escalation, rendendo il mondo oggettivamente più pericoloso. Le istituzioni multilaterali appaiono inadeguate, mentre i domini un tempo considerati civili – commercio, tecnologia, informazione – sono diventati veri e propri campi di battaglia. Per una nazione come l'Italia, la navigazione in queste acque turbolente richiede un cambio di paradigma fondato su pragmatismo, lucidità e coraggio strategico. Le raccomandazioni che emergono da questa analisi sono chiare. In primo luogo, è imperativo accelerare il percorso verso una reale autonomia strategica europea, non in contrapposizione all'alleanza atlantica, ma come suo pilastro più solido e affidabile. Ciò significa investire in modo coordinato ed efficiente nella difesa, sviluppare capacità industriali e tecnologiche comuni e parlare con una sola voce sulle grandi crisi internazionali. In secondo luogo, è fondamentale rafforzare la resilienza nazionale, proteggendo le infrastrutture critiche, diversificando le catene di approvvigionamento e investendo in settori strategici come la cybersicurezza e l'energia. Terzo, l'Italia deve perseguire una diplomazia agile e multi-vettoriale, capace di dialogare con tutti gli attori, consolidando i rapporti con i partner tradizionali e costruendone di nuovi con le potenze emergenti. Infine, la sicurezza marittima deve essere riconosciuta come un interesse nazionale vitale, meritevole di investimenti prioritari e di un'attenzione politica costante. Abbandonare le illusioni del passato e affrontare la realtà di un mondo competitivo è il primo, indispensabile passo per tutelare la nostra sicurezza e prosperità future.
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Sintesi giornaliera degli eventi geopolitici e geoeconomici più rilevanti analizzati il giorno successivo al loro accadere in collaborazione con il CESMAR.it
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