I contributi sono diretta responsabilità della redazione di OHiMAG e ne rispecchiano le idee. La riproduzione, totale o parziale, è autorizzata a condizione di citare la fonte. Le informazioni qui riportate sono frutto di lettura e analisi delle seguenti fonti: Cesmar "Sintesi di Geopolitica e Geoeconomia (del giorno)"; Notizie riportate dai principali siti che si occupano di politica internazionale, geopolitica e strategia marittima (ISPI, Foreign Affairs, Inside Over, Analisi Difesa, Limes, Le Grand Continent, Atlantic Council, Chatham House, IISS, CSIS, The National Interest, War o the rocks, Responsible Statecraft, IAI, IARI, CIMSEC, Formiche.net, GCaptain, The global eye, Center for maritime strategy, Naval News, Shipmag, Navylookout, Navytimes, Rand, il Sussidiario, GeopoliticaInfo, Starmag) e dalle principali agenzie di stampa internazionali (Associated Press, Reuters, AFP, ANSA, DPA, TASS, Xinhua, etc.) relative al giorno precedente quello indicato nel titolo Tensioni, Risorse e Crisi del Multilateralismo Questa analisi è stata preparata in collaborazione con cesmar.it La sintesi non rappresenta un'analisi originale, ma una riorganizzazione strutturata delle informazioni raccolte basata sulla expertise dei nostri studiosi che ne hanno poi estrapolato le conseguenze nei campi geopolitico, strategico, marittimo e legato all’Italia. Introduzione
Il panorama internazionale di giugno 2025 è definito da una pervasiva instabilità sistemica, un punto di svolta critico per l’ordine globale. Le dinamiche in atto sono riconducibili a una triplice crisi interconnessa: una rinnovata e intensa competizione tra grandi potenze, una corsa febbrile per il controllo di risorse strategiche come il litio e una profonda crisi di efficacia della governance multilaterale. In questo contesto, la logica della deterrenza militare e della competizione geoeconomica prevale nettamente su quella della cooperazione, generando tensioni che riverberano dai conflitti regionali in Europa orientale e Medio Oriente fino al dominio tecnologico e marittimo. Un evento emblematico di questa tendenza è la messa in servizio, il 28 giugno, della HMAS Arafura da parte della Royal Australian Navy. Sebbene non sia un atto bellico, questo evento rappresenta un tassello tangibile nella corsa al riarmo nell'Indo-Pacifico. La nuova unità incarna la risposta strategica dell'Australia a un ambiente regionale instabile, sottolineando la necessità di una "presenza persistente" per la sorveglianza marittima in quella che è diventata l'arena principale della rivalità globale. L'intersezione di questi fenomeni delinea i contorni di un ordine mondiale multipolare, frammentato e pericolosamente instabile, le cui dinamiche e implicazioni costituiscono l'oggetto della presente analisi. I fatti Il quadro degli eventi globali di giugno 2025, come emerge dalle analisi della stampa di settore, delinea un mondo in cui le tensioni a lungo latenti sono esplose in crisi manifeste su più fronti. Nel teatro Indo-Pacifico, epicentro della competizione strategica, il Regno Unito ha proiettato la sua influenza con il dispiegamento del Carrier Strike Group CSG25, guidato dalla portaerei HMS Prince of Wales. Questa operazione, inserita nella strategia della "Global Britain", non è solo una dimostrazione di forza militare ma anche un tentativo di proteggere le vitali rotte commerciali e di rafforzare l'interoperabilità con alleati chiave come Australia, Canada e Nuova Zelanda. Parallelamente, la Royal Australian Navy ha messo in servizio la HMAS Arafura, prima unità di una nuova classe di pattugliatori d'altura, segnando un passo cruciale nel suo ambizioso programma di modernizzazione navale volto a garantire una presenza persistente e a sorvegliare le sue vaste zone economiche esclusive. Nel frattempo, in Medio Oriente, la situazione sta vivendo ancora gli effetti dell’attacco militare diretto degli Stati Uniti contro gli impianti nucleari iraniani. L'operazione, pur infliggendo danni significativi al programma atomico di Teheran, ha innescato una pericolosa escalation e rivelato profonde crepe sia nel fronte anti-iraniano che tra gli alleati occidentali. Sul fronte europeo, il conflitto in Ucraina è proseguito con una violenza immutata, culminando nella conquista russa di Shevchenko, un'area strategica che ospita uno dei più grandi giacimenti di litio d'Europa. Questo evento ha sottolineato come la guerra non sia solo territoriale, ma anche una lotta per il controllo di risorse critiche. In risposta alla persistente minaccia russa, il vertice NATO dell'Aia del 25 giugno ha sancito una decisione storica: l'adozione di un obiettivo vincolante di spesa militare pari al 5% del PIL entro il 2035, un raddoppio che segnala un riarmo su vasta scala dell'Alleanza Atlantica. Infine, il panorama asiatico è stato scosso da profonde trasformazioni interne, tra cui la sistematica purga dei vertici militari in Cina da parte di Xi Jinping per consolidare il proprio potere e la ricalibrazione strategica della Corea del Sud sotto il nuovo presidente Lee, che valuta un parziale distanziamento da Washington per perseguire una maggiore autonomia. Analisi per Teatri Operativi
Conseguenze geopolitiche Le conseguenze geopolitiche di questi eventi sono state immediate e profonde, accelerando la transizione verso un ordine mondiale più frammentato e multipolare. L'attacco statunitense all'Iran, condotto con un limitato appoggio esplicito degli alleati, ha messo a nudo la crisi del multilateralismo e l'inefficacia delle istituzioni di governance globale, come evidenziato dal rapporto dello Stimson Center. La riluttanza della Russia a fornire un sostegno concreto a Teheran, a causa del suo impegno in Ucraina e del timore di ulteriori sanzioni, ha dimostrato la natura spesso opportunistica e fragile delle alleanze "anti-occidentali". Allo stesso tempo, sono emersi nuovi assi strategici, come il partenariato rafforzato tra Russia e Indonesia, che segnala la volontà delle potenze medie di diversificare le proprie relazioni e di sottrarsi alla logica dei blocchi contrapposti. In Europa, la decisione della NATO sul 5% del PIL alla difesa, pur mostrando un fronte apparentemente compatto contro la Russia, ha rivelato tensioni interne significative, con la Spagna che ha espresso riserve, evidenziando le difficoltà politiche ed economiche che molti governi dovranno affrontare per conciliare gli oneri della difesa con le esigenze sociali. La conquista russa delle riserve di litio ucraine ha trasformato una risorsa economica in un'arma geopolitica, garantendo a Mosca una leva strategica sulla transizione energetica europea e privando Kiev di un asset fondamentale per la sua futura ricostruzione e sovranità economica. Questo episodio ha consacrato la "geopolitica delle risorse" come un elemento centrale delle relazioni internazionali, in cui il controllo delle materie prime critiche è tanto importante quanto il controllo del territorio. Infine, il riassetto strategico della Corea del Sud e le purghe in Cina indicano un ricalcolo degli equilibri di potere in Asia, con il QUAD (USA, Giappone, India, Australia) che intensifica la sua cooperazione per fungere da contrappeso democratico a un'assertività cinese sempre più marcata. Conseguenze strategiche Sul piano strategico, gli avvenimenti del 28 e 29 giugno 2025 hanno offerto lezioni cruciali sulla natura della guerra e della deterrenza nel XXI secolo. La crisi iraniana ha svelato una vulnerabilità inaspettata anche per la più grande superpotenza mondiale. L'impiego massiccio di intercettori missilistici Standard Missile-3 (SM-3) per proteggere Israele e le basi americane ha portato a un esaurimento "allarmante" delle scorte, dimostrando che la superiorità tecnologica, se non supportata da una base industriale e logistica robusta e capace di sostenere un consumo elevato, può rivelarsi effimera. Questa "crisi logistica" ha costretto Washington a una revisione tardiva delle politiche di approvvigionamento, evidenziando un divario critico tra capacità tecnologica e sostenibilità operativa in un conflitto ad alta intensità. Simmetricamente, la scelta russa di non impiegare in modo massiccio il suo carro armato di ultima generazione, il T-14 Armata, per timore di perdite che ne avrebbero minato il prestigio, illustra il divario tra la propaganda militare e la realtà del campo di battaglia. La tecnologia, per essere strategicamente rilevante, deve essere affidabile, manutenibile e dispiegabile in quantità sufficienti. La guerra in Ucraina ha anche messo in luce la crescente importanza delle "proxy wars" e della regionalizzazione dei conflitti, come teorizzato per il teatro africano, in particolare la Somalia, definita un "laboratorio delle guerre del futuro". Qui, attori esterni come Turchia ed Emirati Arabi Uniti sostengono fazioni locali, combattendo guerre per procura che frammentano la sovranità statale e rendono le soluzioni politiche quasi impossibili. La decisione della NATO di destinare l'1,5% del PIL alla difesa cibernetica, alla protezione delle infrastrutture critiche e all'innovazione tecnologica rappresenta una svolta strategica fondamentale, riconoscendo che la sicurezza nazionale si gioca ormai su più domini interconnessi e che la resilienza di una nazione dipende tanto dalla sua forza militare convenzionale quanto dalla sua capacità di difendersi da attacchi ibridi e informatici. Conseguenze marittime Le conseguenze nel dominio marittimo sono state altrettanto significative, confermando l'Indo-Pacifico come l'epicentro della nuova competizione navale globale. Il dispiegamento del Carrier Strike Group britannico CSG25 non è stato un semplice esercizio militare, ma un'azione strategica polivalente. In primo luogo, ha riaffermato il ruolo del Regno Unito come attore di sicurezza globale con interessi diretti nel mantenimento della libertà di navigazione lungo le rotte commerciali vitali che attraversano lo Stretto di Malacca e il Mar Cinese Meridionale. In secondo luogo, ha rafforzato la rete di alleanze e l'interoperabilità operativa con le marine di nazioni affini, costruendo una massa critica di deterrenza contro l'espansionismo cinese. La presenza simultanea di portaerei cinesi, britanniche e di altre nazioni ha trasformato la regione in una scacchiera navale ad alta tensione, dove il rischio di incidenti e di escalation involontaria è tangibile, nonostante i canali di comunicazione "professionali" mantenuti tra le flotte. Parallelamente, il programma di modernizzazione della Royal Australian Navy, esemplificato dalla nuova classe di pattugliatori Arafura, dimostra la strategia delle medie potenze di investire in capacità di sorveglianza persistente. Queste unità non sono navi da combattimento di prima linea, ma sono essenziali per affermare la sovranità nelle vaste zone economiche esclusive e per monitorare le attività illegali, una componente cruciale della sicurezza marittima moderna. La crisi in Medio Oriente ha inoltre evidenziato la centralità delle forze navali nella difesa missilistica balistica. I cacciatorpediniere della U.S. Navy, dotati del sistema Aegis e di missili SM-3, si sono rivelati l'unica piattaforma in grado di fornire uno scudo difensivo credibile, ma il loro impiego intensivo ha sottolineato la vulnerabilità logistica e l'enorme costo di tale difesa, ponendo seri interrogativi sulla sua sostenibilità nel lungo periodo. Conseguenze per l’Italia Per l'Italia, le ripercussioni di questo scenario globale sono dirette e impegnative. La decisione della NATO di elevare la spesa militare al 5% del PIL rappresenta la sfida più immediata e dirompente. Se attuato, questo impegno si tradurrebbe in una spesa per la sicurezza superiore ai 100 miliardi di euro annui, una cifra che solleverebbe enormi interrogativi sulla sostenibilità dei conti pubblici e imporrebbe scelte politiche dolorose. Il governo italiano si troverebbe a dover bilanciare un onere militare senza precedenti con le pressanti esigenze del sistema di welfare, della sanità, dell'istruzione e della riduzione del debito pubblico, generando inevitabilmente un acceso dibattito politico e sociale. Sul piano economico, il caso della cessione di una quota di Monte dei Paschi di Siena a fondi statunitensi, percepito da alcuni come un "saccheggio" del risparmio nazionale, ha messo in luce la vulnerabilità del sistema finanziario italiano e ha alimentato il dibattito sulla necessità di una maggiore difesa della sovranità economica. In un contesto di competizione globale, la protezione degli asset strategici, non solo industriali ma anche finanziari, diventa un imperativo per la stabilità nazionale. Strategicamente, l'Italia, in quanto pilastro meridionale della NATO e potenza mediterranea, si troverà in prima linea nella gestione delle crisi provenienti dal Medio Oriente e dall'Africa. L'instabilità regionale, le pressioni migratorie e la competizione per le risorse energetiche nel Mediterraneo richiederanno un impegno diplomatico e militare crescente. Infine, il rafforzamento della base industriale della difesa europea, implicito nell'aumento della spesa NATO, offre un'opportunità significativa per l'industria della difesa italiana (come Leonardo e Fincantieri) di giocare un ruolo da protagonista, a patto di investire in innovazione e di integrarsi efficacemente nelle catene del valore europee. Conclusioni e Raccomandazioni In conclusione, il quadro globale di giugno 2025 cristallizza la transizione verso un ordine definito da una competizione strategica disinibita e un multipolarismo frammentato. I dati analizzati indicano che la sovranità economica è contesa con la stessa intensità di quella territoriale, e che la sicurezza nazionale è ormai indissolubilmente legata alla resilienza delle catene di approvvigionamento e al controllo di risorse critiche come il litio. Gli eventi hanno dimostrato che la superiorità tecnologica è fragile se non sostenuta da una solida base industriale e logistica, mentre l'erosione del multilateralismo lascia la comunità internazionale priva di strumenti efficaci per la mediazione dei conflitti. Questo sistema sotto stress, caratterizzato da conflitti ibridi e guerre per procura, sta entrando in una fase di elevata instabilità. In questo scenario, i possibili sviluppi a breve termine si concentrano su tre fronti critici. Il primo riguarda la potenziale reazione iraniana all'attacco subito, con un'elevata probabilità di escalation asimmetrica attraverso proxy regionali, in particolare nel sud del Libano, dove la tregua con Israele è già compromessa. Il secondo fronte è la reazione cinese alle iniziative diplomatiche occidentali su Taiwan, che potrebbe concretizzarsi in imponenti esercitazioni militari nello Stretto o in pressioni economiche mirate, volte a testare la coesione occidentale. Il terzo vettore è il consolidamento del partenariato strategico tra Indonesia e Russia, la cui formalizzazione attraverso accordi militari avanzati altererebbe significativamente gli equilibri di potere nell'Indo-Pacifico, costringendo il QUAD a una ricalibrazione strategica. Di fronte a queste dinamiche, emerge come sfida centrale l'inadeguatezza delle attuali architetture di governance globale. La raccomandazione più urgente è dunque un rinnovato e pragmatico impegno verso un multilateralismo efficace, che vada oltre il semplice finanziamento per promuovere una profonda riforma delle istituzioni esistenti. È imperativo sviluppare nuovi meccanismi di governance specificamente progettati per gestire rischi transnazionali complessi, quali le minacce cibernetiche, le pandemie e gli impatti del cambiamento climatico. Per gli attori statali, la raccomandazione strategica consiste nel bilanciare le legittime esigenze di sicurezza nazionale con l'imperativo della stabilità collettiva, riconoscendo che in un mondo interconnesso la sicurezza a lungo termine non può essere raggiunta isolatamente.
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