Stefano Mitrione

20/9/2023

Un cacciatore di contraddizioni, un archeologo che scava sotto i monumenti della disinformazione, cercando le fondamenta traballanti su cui poggiano. Non accetta risposte scontate o già confezionate, quelle che suonano troppo levigate per essere autentiche. Il suo strumento è la parola, ma non quella addomesticata: preferisce quella selvaggia, a volte urtante, spesso scomoda. Non per il gusto di provocare, ma perché sa che solo scuotendo le facili certezze si può fare spazio a qualcosa di nuovo, di costruttivo. È anche un traduttore di segnali nascosti, quelli che la maggioranza preferisce ignorare. Li raccoglie pazientemente, mostrando come siano tutti legati da un filo rosso che pochi hanno il coraggio di seguire fino in fondo. Non si accontenta della superficie, né si unisce al branco. Scava nella psiche dei dati, nelle pieghe (o piaghe) nascoste delle informazioni. Forse è per questo che avanza sempre un passo fuori dal coro. Non per ostentare diversità, ma perché è l'unico posto in cui riesce a respirare. Mentre gli altri annuiscono alle narrazioni dominanti - veritiere o non veritiere che siano -, lui rimane lì, con le spalle al muro e lo sguardo fisso sull'unica domanda che conta: "Possiamo cambiare?"

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